video : 6.38 — dalla ” CENERENTOLA ” DI GIOACHINO ROSSINI- LIBRETTO DI JACOPO FERRETTI — IL BRANO ” COME UN’APE NE’ GIORNI D’APRILE ” — BARITONO : CLAUDIO DESDERI (ALESSANDRIA, 1943 – FIRENZE, 2018 ), BARITONO, DIRETTORE ARTISTICO DI IMPORTANTI TEATRI E DIRETTORE D’ORCHESTRA + introduzione

 

 

 

 

 

La Cenerentola (8) – “Come un’ape nei giorni d’aprile”

Scritto da Christian | Etichette: La Cenerentola, Rossini

Lo “scudiero” Ramiro annuncia al padrone di casa, Don Magnifico, l’imminente arrivo del “principe”. E pochi istanti dopo, ecco giungere la carrozza reale e il suo seguito: è il momento della sensazionale entrata in scena di Dandini, il cameriere che per un giorno recita la parte del nobile. Il servitore si dà da fare per non sfigurare nella messinscena, ma finisce con l’esagerare con i modi ricercati e le frasi da aristocratico, dando vita a un effetto comico su più piani: quello testuale e quello musicale (oltre che, se l’allestimento è ben curato, quello scenografico).Introdotto dal coro dei cortigiani che lo esortano ad affrettarsi a prendere una sposa (“La principesca linea se no s’estinguerà”), Dandini esordisce con un’ardita similitudine, paragonandosi a un’ape che vola di fiore in fiore per scegliersi il “boccone” più prelibato. Fra una frase pomposa e l’altra, però, è ben conscio di recitare una commedia che – quando sarà svelata – per alcuni potrebbe tramutarsi in tragedia. Terminato il suo brano (ricco di colorature e di difficile esecuzione: una vera prova d’esame per ogni baritono rossiniano che si rispetti, al pari della cavatina di Figaro nel “Barbiere”), Dandini continua nel suo artificioso eloquio, esibendosi in spudorati elogi alle due figlie di Don Magnifico e al suo ospite stesso, al quale paragona indelicatamente le due ragazze (“Son tutte papà”, aveva già intonato durante l’aria; e ora azzarda una frase in latino, “Tales patris talem filias”, che risulta del tutto sgrammaticata: la versione corretta avrebbe dovuto essere “Tali patris, talem filia”). Quando inanella l’ennesimo complimento fuori luogo (“Vere figure etrusche!”; poco prima aveva persino affermato “Siete l’ottava e nona meraviglia!”), Ramiro si accinge a riprenderlo: “cominci a dirle grosse”, al che il servo replica spiegando il suo concetto di grandeur: “Grande essendo, grandi le ho da sparar!”. In precedenza, per due volte, il principe lo aveva ripreso anche più duramente con un “Bestia!” (cui Dandini aveva ironicamente risposto “Grazie!”), un termine che forse non fa tanto parte del lessico di Ramiro quanto di quello di Don Magnifico (che infatti userà lo stesso epiteto, rivolgendolo ad altri o a sé stesso, ben quattro volte in tutta l’opera).A questo punto Dandini si rende conto di non aver ancora recitato il discorso che Ramiro gli aveva ordinato di fare, e cerca rapidamente di porre rimedio recitandolo tutto d’un fiato come se fosse una filastrocca, con effetti esilaranti dovuti anche alle ripetute rime in “-ato”. Non si tratta però solo di una gag: il discorso è utile per spiegarci i motivi per cui il principe ha così fretta di trovare una moglie. Tornato dai suoi “lunghi viaggi”, ha trovato il padre in fin di vita (“fra i quondam è capitombolato”, frase impagabile che unisce cultura alta – l’avverbio latino “quondam” significa “una volta”, “un tempo”: tra i quondam vuole dire “tra i defunti” – e cultura bassa – il “capitombolo”, termine non certo degno di un principe) che ha minacciato di diseredarlo se non si fosse sposato immediatamente (o meglio, “a vista qual cambiale”, altra metafora efficace ma non proprio aristocratica!). A questo punto, dovendo contrarre matrimonio per forza, tanto vale cercare fra le ragazze del circondario la più bella e meritevole.Mentre tutto il gruppo si appresta a raggiungere la residenza estiva del principe (la “deliziosa”, nome che designava un piccolo fabbricato o capanna in un parco, utilizzato in alternativa alla casa in muratura durante i periodi più caldi) dove si terranno la cena e il ballo, e mentre Dandini non perde occasione per fare un’altra gaffe di cui naturalmente Don Magnifico non si rende conto (la frase “Perseguitate con i piè baronali i magnifici miei quarti reali” può essere letta, oltre che “venite nei miei appartamenti”, anche con il significato di “prendetemi a calci nel didietro”!), ecco che Angelina prende il coraggio a due mani e si decide a chiedere al patrigno il permesso di recarsi anche lei alla festa. Non certo per conquistare il principe, come sperano di fare invece le sorellastre, ma solo per trascorrere un breve momento di svago dalla sua dura vita “sempre fra la cenere”.

testo da ::

http://operaomniablog.blogspot.com/2012/10/la-cenerentola-8-come-unape-nei-giorni.html

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