MARIANGELA MIANITI, GIORNALISTA, SCRITTRICE ::: Darsi il potere di morte e di vendetta — IL MANIFESTO — 30 GIUGNO 2020-

 

 

IL MANIFESTO — 30 GIUGNO 2020

https://ilmanifesto.it/darsi-il-potere-di-morte-e-di-vendetta/

 

VISIONI

Darsi il potere di morte e di vendetta

 

Habemus Corpus. Venerdì notte a Margno un uomo ha ucciso i due figli gemelli di dodici anni, ha mandato un messaggio alla moglie, che aveva avviato un percorso di separazione, in cui le diceva «Non li rivedrai più», poi è andato sul ponte della Vittoria, a Cremeno, e si è buttato giù

Mariangela Mianiti

 

EDIZIONE DEL  30.06.2020

PUBBLICATO30.6.2020, 0:15

AGGIORNATO29.6.2020, 18:04

 

Padre amorevole, attento e presente, persona squisita, mai una parola fuori posto, mai una discussione, mai una lite con nessuno, donatore di sangue, la giovinezza fra oratorio, amici e la passione per il calcio, poi la famiglia. Questo impiegato 45enne così ammodo e corretto, venerdì notte a Margno (provincia di Lecco) ha ucciso i due figli gemelli di dodici anni, forse soffocandoli dopo averli sedati, ha mandato un messaggio alla moglie, che aveva avviato un percorso di separazione, in cui le diceva «Non li rivedrai più», poi è andato sul ponte della Vittoria, a Cremeno, e si è buttato giù. Chi lo ha conosciuto e frequentato si è detto incredulo, sgomento perché mai si sarebbe aspettato una cosa del genere dal Mario «Un ragazzo che più regolare non si può».

Quante volte abbiamo sentito una storia così, quella di una famiglia all’apparenza serena dove inaspettata scoppia la peggiore delle tragedie quando lei, la moglie, decide di rompere il quadro che tutti credevano idilliaco. In questo caso non è stata ammazzata lei, ma i figli. L’uomo ha realizzato la vendetta che sapeva l’avrebbe annientata per tutta la vita, l’ha condannata a vivere con il dolore più grande che una madre possa conoscere. Tutto ciò, il pensiero, la preparazione, l’azione è perversamente violento. È anche la rappresentazione di un gigantesco delirio di onnipotenza che si arroga la potestà di uccidere anche chi si ama pur di levarlo per sempre a colei che ha osato rompere la costruzione perfetta, o almeno che era perfetta per lui. Tu mi lasci e io ti condanno a vivere nella disperazione assoluta, tu hai partorito i figli e io li elimino, se tu li hai fatti nascere io li faccio morire. Io mi prendo il potere che tu volevi togliermi e me lo tengo per sempre. Roba mia. Loro e tu.

Qui abbiamo una facciata e un lato nascosto che scorre nel profondo ed è un brutto profondo, nutrito dall’idea che una persona, un uomo, possa possederne altre, una donna e i suoi figli. Il fatto che nessuno si aspettasse dal perfetto padre di famiglia un gesto così dimostra che quell’idea di dominio è trasversale, caratterizza ogni ceto sociale, la si può trovare fra i colti e i non colti, nella classe media così come in quelle più e meno abbienti perché non dipende dal fatto di avere tanto o poco denaro e istruzione, ma dalla (s)cultura del patriarcato. Quando una madre uccide un figlio è quasi sempre per depressione. Quando li uccide un padre è quasi sempre per rappresaglia nei confronti di lei e per orgoglio ferito. Lei agisce perché incapace di uscire da un buco nero, lui perché vuole gettare lei in un buco nero. È questa l’arroganza da patriarcato.

Certo, da ciò che emerge sulla figura di quest’uomo appaiono segni di ossessione di controllo, di dover prevedere tutto e tutto gestire, ma la decisione di uccidere e la capacità di compiere materialmente quel gesto, tenere un cuscino o quel che è sul viso dei figli, sentirli rantolare e poi smettere di respirare e solo per toglierli a lei ha bisogno di qualcosa di molto più vasto e radicale, il darsi il potere di morte e di vendetta alla stregua di un «Dopo di me il diluvio». Fra i commenti alla vicenda quello di un uomo dice: »Vai a capire cosa gli è passato per la testa… da un momento all’altro ti ritrovi la famiglia che hai tirato su con sacrifici e fatica sgretolarsi, non si sa mai uno come può reagire». Ecco, quel «Non si sa mai uno come può reagire» contiene già una giustificazione e magari chi l’ha scritta non se ne rende nemmeno conto. Sta lì, proprio in quella inconsapevolezza il nocciolo del danno.

 

mariangela.mianiti@gmail.com

 

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