Rodney Smith nacque a Long Island, New York, nel 1947. La vita della sua famiglia ruotò interamente attorno alla moda, in quanto il padre di Rodney fondò l’azienda Anne Klein.
Il giovane Smith, però, non fu mai attirato da questo mondo patinato, preferendo gli sudi, in particolare psicologici.Rodney Smith si dedicò, quindi, principalmente allo studio, con l’intento di scoprire i meandri reconditi della realtà, intraprendendo gli studi teologici in Virginia.Rodney Smith
Agli inizi degli anni 70 si laureò e successivamente studiò fotografia a Yale, dove ebbe come insegnante uno dei più grandi fotografi contemporanei, Evan.
Un fotografo che lo instradò nel mondo dell’arte e soprattutto nella fotografia in bianco e nero, ovviamente sempre e soltanto su pellicola fotografica.
Fotografo di moda, abile ritrattista, ma soprattutto creatore di atmosfere dolcemente surreali, nelle quali ha spazio il sogno disteso, la negazione dell’incubo. In casa ha respirato immediatamente il senso della bellezza e dell’equilibrio formale poiché il padre era presidente del colosso della moda Anne Klein. Smith, a proposito dell’infanzia e adolescenza ricorda: “Un senso di stile, un senso delle proporzioni e un senso di bellezza e un senso di grazia -. Tutte queste cose erano molto importanti nella mia educazione”. E quest’equilibrio, questa vena gentile, equilibrata e dolce è rimasta certamente nella sua produzione fotografica.
Nel 1976 ha trascorso più di tre mesi in Terra Santa, dove ha scattato fotografie per complessivi ottantotto rullini, dai quali ha poi selezionato le immagini del suo primo libro “Nella terra della Luce: Israele, un ritratto della sua gente (1983).
“Il bianco e nero è come una struttura architettonica che rispecchia le fondamenta del nostro essere, del nostro sentire – dice Rodney Smith – Potremmo paragonarlo alle travi portanti di un edificio. Evoca l’essenza dell’esperienza vissuta. E questo è un aspetto di fondamentale importanza. Ma c’è di più: sul piano emotivo è, a mio parere, molto più intenso del colore. Non ne sono sicuro, ma credo che tragga la sua forza dalla nostra percettività visiva. Il colore si ferma all’apparenza delle cose. Può essere veramente bello, delicato, meraviglioso a suo modo, ma è totalmente diverso.”
BUONA PARTE DEL TESTO SOPRA E’ TRATTO DA: STILE ARTE
Rodney Smith, surreale maestro del bianco e nero e della luce naturale. Le opere
quasi tutte le foto sopra sono prese dal FACEBOOK RODNEY SMITH