Giansandro Merli :: Dalla caserma Levante di Piacenza al Cpr di Ponte Galeria (Roma ): La vicenda del cittadino marocchino Hachim Hikim –IL MANIFESTO DEL 13 AGOSTO 2020

 

 

IL MANIFESTO DEL 13 AGOSTO 2020

https://ilmanifesto.it/dalla-caserma-levante-di-piacenza-al-cpr-di-ponte-galeria/

 

 

 

Dalla caserma Levante di Piacenza al Cpr di Ponte Galeria

 

La vicenda del cittadino marocchino Hachim Hikim: ha denunciato le angherie subite dai militari inquisiti, ma ora rischia di essere espulso

 

La caserma Levante di Piacenza, posta sotto sequestro il 22 luglio scorsoLa caserma Levante di Piacenza, posta sotto sequestro il 22 luglio scorso

Giansandro Merli

EDIZIONE DEL  13.08.2020

PUBBLICATO12.8.2020, 23:59

 

Nel centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, vicino Roma, è stato trasferito martedì 11 agosto Hachim Hikim, cittadino marocchino che ha denunciato di aver subito le angherie dei carabinieri della caserma Levante di Piacenza. Pochi giorni dopo l’arresto dei militari di via Caccialupo, avvenuto il 22 luglio, il 34enne aveva raccontato la sua storia al sito ilpiacenza.it, mettendosi in contatto con la giornalista Emanuela Gatti dall’interno del Cpr di Gradisca.

 

Cpr di Gradisca

 

Nel centro era stato portato in seguito a un decreto di espulsione una volta scontata la condanna per spaccio nel carcere Le Novate di Piacenza. L’uomo si è convinto a raccontare la sua vicenda solo dopo aver riconosciuto l’appuntato Giuseppe Montella, il presunto capo del sistema criminale, sui principali mezzi di informazione. E ora rischia di finire in Marocco.

«QUEL POMERIGGIO del 30 ottobre in caserma mi hanno picchiato perché non volevo fare il loro informatore né spacciare per loro», ha detto Hikim. La testimonianza ha diversi tratti in comune con quelle riferite da altri cittadini stranieri: la richiesta dei carabinieri di vendere la droga, le minacce, le botte e, in questo caso, la denuncia per spaccio e la condanna. I militari, infatti, si sarebbero vendicati del rifiuto a collaborare aggiungendo qualche grammo di hashish alla canna di cui era effettivamente in possesso al momento del fermo. Così, anche a causa di un precedente per lo stesso reato, è finito dietro le sbarre.

 

NON È STATO POSSIBILE parlare direttamente con il 34enne perché all’ingresso nel Cpr di Ponte Galeria gli è stato sequestrato il telefono, al pari degli altri reclusi.

Hikim, comunque, ha riferito ai legali con cui è in contatto che gli agenti avrebbero giustificato lo spostamento di 650 chilometri con motivazioni legate ai posti liberi all’interno dei Cpr.

A Gradisca l’uomo aveva protestato, anche attraverso uno sciopero della fame, per le condizioni di detenzione e le percosse subite da un altro recluso. Al momento le espulsioni verso il Marocco sono ferme a causa dell’emergenza sanitaria, ma se i voli verso Rabat dovessero ricominciare entro i cinque mesi che mancano allo scadere del limite massimo di trattenimento amministrativo (180 giorni) c’è il rischio che Hikim sia rimpatriato. In genere i voli partono proprio dalla capitale.

 

«HO PRESENTATO un’istanza di permesso per motivi di giustizia – afferma l’avvocata Barbara Citterio, nominata dall’uomo – Mi auguro che Hikim possa rimanere sul territorio italiano. Mi preme che venga fatto uscire da questi centri di detenzione, lager in cui non esistono nemmeno le garanzie minime previste in carcere».

Una prima istanza di revisione del trattenimento presentata dalla legale è stata respinta dal giudice di pace di Gorizia. La richiesta del permesso per motivi di giustizia, invece, è stata avanzata alla procura di Piacenza, sollecitata nuovamente nel giorno del trasferimento a Ponte Galeria. Si attende una decisione.

«Spero che non lo rimpatrino per poi magari, tra un anno o due, chiedergli di tornare a deporre, perché a quel punto non è certo possa farlo», continua Citterio.

 

Hikim è stato interrogato a seguito della richiesta della legale dalla guardia di finanza di Gorizia, su ordine della procura di Piacenza. Le dichiarazioni, però, non sono state rilasciate in un incidente probatorio, quindi se risultassero importanti per l’accusa ma lui non fosse più in Italia durante il dibattimento il giudice non potrebbe utilizzarle come prova.

 

SE FOSSERO CONFERMATE le circostanze che hanno portato all’arresto del cittadino marocchino, Hikim sarebbe non solo totalmente estraneo alle accuse, ma avrebbe anche trascorso un periodo di ingiusta detenzione, di cui dovrebbe essere risarcito. Il rimpatrio, invece, rappresenterebbe una seconda condanna.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a Giansandro Merli :: Dalla caserma Levante di Piacenza al Cpr di Ponte Galeria (Roma ): La vicenda del cittadino marocchino Hachim Hikim –IL MANIFESTO DEL 13 AGOSTO 2020

  1. Donatella scrive:

    Vi sono leggi che sembrano una condanna anticipata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *