LUCIO CARACCIOLO : Commento Unione Europea Se la Germania torna potenza — REPUBBLICA  DEL 29 AGOSTO 2020

 

 

REPUBBLICA  DEL 29 AGOSTO 2020

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Commento

Unione Europea

Se la Germania torna potenza

29 AGOSTO 2020

Le ambizioni tedesche negli equilibri internazionali: continuerà su questa strada pur non sapendo fin dove spingersi, ma il percorso sarà accidentato

DI LUCIO CARACCIOLO

La Germania sta pensando l’impensabile: affermarsi ago della bilancia degli equilibri euro-mediterranei. Anche a costo di accentuare lo scontro con gli Stati Uniti, che dal 1949 si sono intestati l’area via Nato. Ambizione evocata tre anni fa da Angela Merkel, con accenti sibillini, in una birreria bavarese (luogo topico della politica tedesca) dopo il primo incontro con Trump: “Il tempo in cui potevamo affidarci agli altri è trascorso. Noi europei dobbiamo prendere in mano il nostro destino”. Dove “europei” sta anzitutto per “tedeschi”. L’Unione Europea è la veste che da sempre la Germania indossa per affermare e legittimare i suoi interessi nazionali. E continuerà a farlo finché possibile.

Al tempo la sentenza di Merkel pareva reazione agli sgarbi di Trump contro i “cattivi tedeschi”. Ma il reciproco disprezzo fra i due leader esprime un cambiamento strutturale nelle relazioni fra Berlino e Washington. Potrà essere addolcito, se Trump perderà le elezioni. La sostanza resterà. Quest’estate lo si è visto su ogni scenario di crisi. Dalla partita del Recovery Fund alla crisi greco-turco-mediterranea e alla Bielorussia, Berlino si è fatta avanti come centro di gravità. Talvolta senza avvertire i partner. Neanche fosse l’America. E se nello scontro strategico Cina-Usa Berlino ha accostato verso Washington, senza allinearsi, nel parallelo duello russo-americano sta tenendo il punto: le pressioni del Congresso, dell’amministrazione e degli apparati Usa contro il raddoppio del gasdotto Nord Stream, che lega vitalmente Mosca e Berlino, non sono (finora) bastate a stroncare il progetto. Mentre hanno reso più striduli i toni della polemica fra la superpotenza a stelle e strisce e quello che molti a Washington considerano un semiprotettorato ribelle, da sanzionare e rimettere al suo posto. Sotto l’America. Prima che slitti troppo verso oriente. E trasformi quella che alcuni analisti tedeschi chiamano “semi-egemonia in Europa” in emancipazione dall’impero americano.

Ci sono tre fattori che impediscono di concepire prossimo un simile stravolgimento: lo stigma del “passato che non passa”; le divisioni interne alla Germania e al suo sistema politico-istituzionale, con l’emergere di forze nazionaliste e xenofobe, anti-multiculturaliste e antiamericane, in un paese che ha introiettato per decenni l’illusione della “Grande Svizzera” espressa oggi anche dall’ascesa dei verdi; l’impotenza militare, tanto più rilevante quanto più l’uso della forza torna di moda nel nostro continente e dintorni.

Qui emerge un paradosso. Gli Stati Uniti premono sulla Germania (e sugli altri alleati europei) perché spenda almeno il 2% del Pil per le sue modeste Forze armate. Ma se davvero i tedeschi riarmassero, scatterebbe l’allarme generale. Già il fatto che da un paio d’anni si discuta pubblicamente in Germania, sui media più autorevoli, di bomba atomica tedesca o europea (leggi: franco-tedesca, magari estesa ai britannici, alla faccia di Brexit) non passa inosservato.

Due certezze: la Germania sta riscoprendo l’ambizione della potenza (parola ieri proscritta, oggi normale) e non tornerà indietro, anche se non sa fin dove spingersi; questo “ritorno al futuro” sarà accidentato, con frenate e brusche accelerazioni. Fino a che Berlino risponderà alla domanda che ha sempre schivato, da ex adolescente che scalpita in vista della linea d’ombra: “Che farò da grande?”.

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