VIVALDI, CONCERTO IN RE MINORE, SECONDO TEMPO
VAN GOGH, COVONI DI GRANO, OTTOBRE 1889
IL CONFINE di MGP
C’è un confine sui tetti delle case che passa attraverso una linea accecante di azzurro e separa l’ombra distesa sul terreno da ogni erba secca circostante.
Il dentro e il fuori della terra, il lontano e il vicino del cielo, il mondo aperto che guarda il corso del sole e quello nascosto, che l’immobile osservatore dell’alto non conosce.
Le ombre d’estate erano nere e fonde e io mi ci sedevo dentro. Il deserto di sabbia davanti a me si scioglieva intorno ondeggiando fino all’altezza degli ombrelloni.
Tutto era senza riparo, allo scoperto, come le albicocche mature sui rami verdi o i fichi spaccati dal troppo calore. La campagna si sentiva ardere intorno al paese, una superficie piana, circolare, di color giallo secco, di polvere, di zolle, di grano tagliato.
Il mare pareva dare una direzione e un sollievo a quella distesa schiacciata a terra dall’arco del sole.
In alto un cielo di gesso e le nuvole che montavano a cumuli in pomeriggio, come grandi montagne bianche sopra le strade. Le case quasi non si alzavano da terra, così come le persone, viandanti ciechi ben incollati alla loro ombra, con gli occhi socchiusi, tenuti in fondo, sul cuore. Oltre il muro di luce non vedevo che contorni incerti e bruciati, forse il mondo era dietro.
Volevo essere un animaletto nero per entrare nel terreno e là trovare riparo, all’ombra. Dentro la terra, dove lo sguardo si riposa e respira il freddo che sale da sotto.
“C’è un frusciare di luci nel buio del fosso, qualcosa che deve uscire. Ascolta ora, nell’ombra, si muove. La luna posata sugli orti lo attende!”
E’ il margine dentato di una foglia, il limite estremo tra il lucido e l’opaco, il crepitare dell’acqua in un secchio o la fessura di luce che chiude il silenzio dentro la stanza del sonno.
Entrare nell’ombra, indietreggiare, ritirarsi e poi esporsi, avanzare allo scoperto fino alla striscia di sole che separa l’orizzonte dal mare e passare dall’altra parte del mondo.
MANET, COVONI, 1891, 73 × 92, COLL. PRIVATA ( USA )
Oltre la linea spezzata di un crinale montuoso che trasforma il giallo in viola e poi si avvolge sempre più in basso verso il fondo della valle dove il verde si incupisce e si concentra il corvino.
Nella regione più nascosta, nel bordo livido della terra si allunga il pianeta delle figure in nero, l’origine obliqua dell’universo che assorbe oscurità e genera creature deformi.
“ Se chiudi gli occhi potrai toccare lo spessore del mondo, il corpo sotto la pelle, e proprio al centro l’apertura che perfora il globo da parte a parte.”
Là dentro, nella notte, gli oggetti si nascondono. Perdono il tessuto che li ricopre e trovano nuovi confini dove le vecchie tracce sprofondano. E le ombre, completamente nude fuggono verso altre forme, cercano accordi intorno a una figura e sono pronte ad assumere nuovi nomi.
Il mio sguardo le segue, le riveste di blu e di bianco argentato, poi le abbandona, si aggira tra i cespugli, si ferma alla prima curva e di nuovo cerca lontano.
A passi lenti, a macchie grigie e rosa si allarga il mattino, alza l’orlo luccicante della riva e si distende in alto fino a occupare il grandissimo cielo. Lo spettacolo è perfetto, completo e vicino, il colore si vede e si tocca, il mondo è prossimo alla sua rivelazione, tra poco forse si potrà capire cosa c’è dietro e dopo e fra.
“ Ogni penombra trattiene una promessa. Guarda!”
C’è ancora una luce accesa sulla strada che conduce al mare, dall’alto della mia terrazza non vedo che un punto luminoso e una lunga linea bianca.
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Grazie Chiara dei commenti musicale e visivo, mi sembrano perfetti.
Un caro abbraccio MGP
Molto bella.
grazie cara Laura di esserci venuta a trovare… chiara per il blog
Poesia in prosa di contrasti.
Luci e colori
Oscurità e ombre
Cielo e terra
Linee piatte e spezzate
Forme e accordi
Vicino e lontano
Il confine e il vasto orizzonte
Epifania tra il qui e l’oltre
Riparo ed esposizione
Pace ed inquietitudine
Solo
Una luce accesa ad indicare la meta
Ciò che ora non è possibile oltrepassare.
Complimenti Mariella!
grazie carissima ” poetessa ” Ivana P….le immagini mi sono state ispirate dalla ” leggerezza ” comune alla poesia e ai quadri, ciao, a- rivederci…con altre poesie, se ti va, chiara per il blog
Grazie Ivana, anche tu ti sei cimentata. Bravissima!!!
Sì, proprio come tu hai scritto con lo sguardo che vuole scoprire, capire e immaginare. Un portare se stessi fuori, nel sole o nel buio, nell’ombra e nella luce, con l’attesa di scoprire tutto ciò che il mondo sembra promettere.
un abbraccio e un grazie MGP
Bella,mi piace questa tua visione. il confine è ovunque nei tuoi contrasti,il buio,i colori che mano mano
che la luce ,aumentando,ne da forza e incertezza.L’ombra che nella chiara lucentezza ti segue, il nascere della vita dal buio della notte. Condivido con Ivana il suo commento. ciao Gianca
Grazie Giancarlo,
tutto è incanto e sorpresa, tutto è meraviglia e stupore, la luce con i suoi splendori accecanti, ma anche il buio con i suoi segreti. Ci lasciamo sedurre dal miracolo che si ripete ogni giorno, gli occhi stregati non cessano di guardare, scrutare e indagare. Forse aspettiamo di scoprire ciò che c’è oltre, aldilà, sotto . . . ma poco, ben poco capiamo.
Un caro abbraccio