Tratto da “Impressioni di Roma” di Edmondo de Amicis, cronista al seguito dell’esercito italiano a Porta Pia:
“L’artiglieria stava ancora bersagliando le porte e le mura per aprire le brecce. Non ricordo precisamente che ora fosse quando ci fu annunziato che una larga breccia era stata aperta vicino a porta Pia, e che i cannoni dei pontifici appostati a quella porta erano stati smontati. Si parlava di qualcuno dei nostri artiglieri ferito. Interrogammo parecchi che tornavano dai siti avanzati, e tutti ci dissero che i pontifici davano saggio d’una meravigliosa imperizia nel tiro, che i varchi già erano aperti, che l’attacco della fanteria era imminente. Salimmo sul terrazzo d’una villa e vedemmo distintamente le mura sfracellate e la porta Pia malconcia. Tutti i poderi vicini alle porte brulicavano di soldati. In mezzo agli alberi dei giardini si vedevano lunghe colonne di artiglieria. Ufficiali di stato maggiore e staffette correvano di carriera le strade in tutte le direzioni. È impossibile ch’io vi dia notizie particolari di quello che fecero le altre divisioni. Vi dirò della divisione Mazè de la Roche, che è quella ch’io seguii. La strada che conduce a porta Pia è fiancheggiata ai due lati dal muro di cinta dei poderi. Ci avanzammo verso la porta. La strada è dritta e la porta si vedeva benissimo a una grande lontananza; si vedevano i materassi legati al muro dai pontifici, e già per metà arsi dai nostri fuochi; si vedevano le colonne della porta, le statue, i sacchi di terra ammonticchiati sulla barricata costrutta dinanzi; tutto si vedeva distintamente. Il fuoco dei cannoni pontifici, da quella parte, era già cessato, ma i soldati si preparavano a difendersi dai muri. A 300 o 400 metri dalla barricata due grossi pezzi della nostra artiglieria battevano la porta e il muro. Il contegno di quegli artiglieri era ammirabile. Non si può immaginare con che tranquillità, con che disinvolta e inalterabile indifferenza facevano le loro manovre, a cosi breve distanza dal nemico. Gli ufficiali erano tutti presenti. II generale Mazè, col suo stato maggiore, stava dietro a due cannoni. Ad ogni colpo si vedeva un pezzo del muro o della porta staccarsi e rovinare. Alcune granate, lanciate, parve, da un’altra porta, passarono non molto al disopra dello stato maggiore. Gli zuavi facevano un fuoco fittissimo dalle mura del Castro Pretorio e uno dei nostri reggimenti ne aveva patito qualche danno. Quando la porta Pia fu affatto libera e la breccia vicina aperta sino a terra, due colonne di fanteria furono lanciate all’assalto. Non vi posso dar particolari. Ho visto passare il 40° a passo di carica. L’ho visto, presso alla porta, gettarsi a terra per aspettare il momento opportuno ad entrare. Ho sentito un fuoco di moschetteria assai vivo; poi un lungo grido Savoia; poi uno strepito confuso; poi una voce lontana che gridava: Sono entrati. Allora, giunsero a passi concitati i sei battaglioni bersaglieri della riserva; giunsero altre batterie di artiglieri e s’avanzarono altri reggimenti; vennero oltre, in mezzo alle colonne, le lettighe pei feriti.”
DA :
FACEBOOK : ” ROMA SPARITA “
Video commemorativo sul XX SETTEMBRE e sulla Breccia di Porta Pia realizzato dal Circolo UAAR di Roma.
7.26 minuti
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Come doveva essere bella quella Roma fatta di antiche costruzioni, di ville e di giardini e orti. Se Roma capitale fu senz’altro una cosa buona ( finalmente il potere del Papa non tagliava più a metà la Penisola), tuttavia l’insediamento del governo nazionale e di tutto l’apparato burocratico rovinò per sempre molti aspetti di Roma, coma già aveva rovinato Firenze nel breve periodo in cui fu capitale.