CLAUDIO GERINO :: Recovery Fund, ecco le richieste del popolo verde–REPUBBLICA DEL 30 NOVEMBRE 2020

 

 

 

REPUBBLICA DEL 30 NOVEMBRE 2020

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2020/11/30/news/recovery_fund_ecco_le_richieste_del_popolo_verde-276451123/?rss&ref=twha

 

 

Recovery Fund, ecco le richieste del popolo verde

di Claudio Gerino

 

 

Consultazione su Change.org che ha coinvolto oltre 30 mila persone e numerose organizzazioni di base. Ecco cosa chiedono gli italiani per un “Green New Deal” ecologico, sostenibile e di vero sviluppo economico e sociale. Da realizzare con i fondi in arrivo dall’Ue

30 NOVEMBRE 2020 

La società civile scende in campo per indicare i percorsi più urgenti e importanti sull’utilizzo del Recovery Fund in chiave ecologica, sostenibile e di vero sviluppo economico e sociale. Col contributo  di circa 30 mila proposte ricevute dai singoli cittadini attraverso una consultazione su Change.org e con il supporto tecnico scientifico del Kyoto Club, le organizzazioni di base hanno elaborato una proposta per il Governo che si articola in 5 “progetti faro” da realizzare nell’ambito del programma Next Generation EU, e dunque con i soldi del Recovery Fund.  Il documento propone inoltre 5 linee guida e 5 principi su cui fondare le scelte che il paese si troverà ad affrontare.

LEGGI ANCHE :

L’ANALISI . Cosa deve fare l’Italia per tingere di verde il suo Recovery Plan — di Luca Fraioli, 30 Novembre 2020
https://www.repubblica.it/green-and-blue/2020/11/30/news/cosa_deve_fare_l_italia_perche_il_suo_
recovery_plan_si_tinga_di_verde-276070838/

 

 

 

 

L’idea di base è che gli investimenti che verranno fatti oggi debbano essere coraggiosi e lungimiranti, e il lavoro si fonda su due pilastri: da una parte ridurre le emissioni e dall’altra creare una società più giusta, rispettosa delle persone e dell’ambiente. Quello che viene proposto è un Green New Deal dal basso. Alla petizione, lanciata su Change.org, stanno rispondendo migliaia di cittadini.

Ma cosa chiede la società civile per un utilizzo in chiave sostenibile del Recovery Fund?

“Da anni chiediamo ai governi di realizzare una svolta importante verso una società più giusta e sostenibile sia per le persone che per l’ambiente. Spesso le ragioni economiche sono state un pretesto per non affrontare un cambiamento necessario e urgente. Oggi che i soldi ci sono, non esistono più scuse per non cogliere questa opportunità unica. Adesso possiamo, ma soprattutto abbiamo il dovere di compiere scelte coraggiose, visionarie e lungimiranti – spiegano le associazioni che hanno promosso l’iniziativa – Questa è l’unica direzione verso cui orientare quella massiccia iniezione di denaro che ci offre l’Europa. Dobbiamo iniziare a curare gli interessi della “next generation”, ossia la prossima e le prossime generazioni, poiché alla fine saranno loro a pagare gran parte dei debiti economici, sociali e ambientali che abbiamo accumulato fino ad ora”.

 “Gli investimenti resi possibili dal Recovery Fund – sottolinea chi ha risposto all’iniziativa – produrranno dei risultati già nel breve periodo, con un probabile aumento dell’occupazione e, di conseguenza, migliori condizioni di vita delle persone. Ciò detto, però, per una valutazione reale e complessiva degli effetti di tali investimenti sul sistema Paese, bisognerà attendere cinque anni. Solo allora potremo comprendere se questa grande disponibilità di denaro avrà davvero contribuito a una svolta, soprattutto in termini di sostenibilità, e misurare il reale cambiamento, capire se il Paese è andato avanti in maniera virtuosa negli ambiti decisivi per uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Capiremo se vivremo in una nazione che avrà puntato su un trasporto pubblico eccellente e moderno, su una sanità accessibile a tutti e senza carenze, capiremo se avrà investito in nuove filiere, imprese e tecnologie sostenibili, se avrà ridotto le disuguaglianze, risolto i problemi della scuola e puntato veramente sull’istruzione. Capiremo se avremo fatto davvero passi avanti verso i Sustainable Development Goals che noi stessi ci siamo imposti. A questo si aggiungerà una valutazione necessaria per comprendere se lo Stato avrà accompagnato questi investimenti con una visione chiara e con progettualità, chiudendo le maglie ai tentativi di infiltrazione delle mafie”.

 

 

LEGGI ANCHE ::

L’INTERVISTA

Giovannini (ASviS): “Ci sono tanti nodi da sciogliere e all’Ue non bastano i progetti”— di Luca Fraioli30 Novembre 2020 https://www.repubblica.it/green-and-blue/2020/11/30/news/giovannini_asvis_ci_sono_tanti_nodi_da_sciogliere_e_all_ue_non_bastano_i_progetti_-276074707/

 

Ecco i criteri per fare in modo che non si sprechi questa opportunità.

  1. Riduzione delle emissioni climalteranti
  2. Garanzia di equità sociale e partecipazione  
  3. Creazione di nuovi posti di lavoro dignitosi e rispettosi delle persone e dell’ambiente

Tutela della salute pubblica e del territorio (anche attraverso una sistemica prevenzione, che passi dalla riduzione drastica delle fonti di inquinamento di aria, acqua, suolo)

  1. Costruzione di resilienza sociale e ambientale
  2. Tutela delle minoranze e del gender balance

In tale contesto, diverse realtà della società civile, che rappresentano milioni di Italiani, hanno sentito la necessità di dire la loro sui progetti da finanziare tramite il Recovery Fund.

Ed ecco cosa propongono con i progetti “Faro” e con le cinque linee guida per indirizzare il lavoro del governo, lavoro che dovrà avere risultati concreti entro i prossimi cinque anni.

“Vogliamo ridurre sensibilmente le nostre emissioni e spendere meno in energia; Vogliamo muoverci più facilmente, di meno, senza inquinare e senza magari possedere una  macchina; Vogliamo scuole e università sicure e moderne, che non inquinino, e che preparino i giovani alle sfide del futuro; Vogliamo vivere in sicurezza, senza che il territorio sia una minaccia alla nostra salute o alla nostra vita, costruiamo resilienza; Vogliamo cambiare il nostro modello produttivo e di consumo

 

  1. Entro 5 anni:Consolidare lo strumento del SUPERBONUS, rendendolo energeticamente più ambizioso, con il potenziamento degli strumenti ad hoc per l’edilizia popolare.
    Contestuale implementazione di un intervento straordinario per la riqualificazione strutturale ed energetica di almeno il 30% dell’edilizia popolare e degli edifici pubblici, riqualificazione delle periferie urbane.
    Realizzazione  di almeno 1.000 MW di nuove installazioni di impianti fotovoltaici ad uso collettivo, dedicati alla generazione di energia pulita per la popolazione in stato di fragilità economica (contrasto alla povertà energetica, attivazione di   progetti di reddito energetico).

 

2. Entro 5 anni:

prolungare il programma Industria 4.0 con specifico focus su innovazione green, sostenibilità, digitalizzazione. Rimodulare progressivamente i 19 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi fino ad azzerarli.
Il tutto a beneficio della decarbonizzazione delle attività industriali più impattanti, da raggiungersi attraverso il supporto sia ad investimenti di rinnovamento in tecnologie più efficienti, sia con la sostituzione di risorse fossili con materiali di origine rinnovabile.
Implementare l’agro-ecologia, perseguendo tanto l’obiettivo di potenziare e sostenere le filiere generative, trasparenti, eque, costruite con logiche di prossimità con i centri urbani, quanto quello di portare sulle tavole di ciascuno un cibo davvero sostenibile per l’ambiente e per la salute, riducendo drasticamente la nostra  dipendenza dei pesticidi, e concretizzando il risultato di convertire a biologico almeno il 40% della superficie agricola in produzione.
La realizzazione di una rete capillare di impianti tecnologici innovativi per il recupero e la trasformazione di scarti e rifiuti in materie prime seconde.

 

 

3.

 

Entro 5 anni: acquistare 1150 treni regionali, metro e tram, per eliminare o ridurre al minimo le auto in ingresso nelle aree metropolitane. Potenziare le ferrovie regionali, in particolare nel sud, per 1500 km totali di rete. Realizzare l’adeguamento tecnologico di tutte le linee a binario unico e raddoppiare le tratte saturePotenziare il trasporto merci su rotaia fino al 30% del totale della merce movimentata. Realizzare almeno 500 km di linee tram, metropolitane, BRT e 5000 km di percorsi ciclabili nelle città italiane.

Aumentare le ZTL e le   pedonalizzazioni. Sviluppare una rete di postazioni per la ricarica elettrica dei veicoli condivisi e privati a costo ridotto rispetto a quello dei consumi domestici,  grazie ad un bilanciamento efficace della rete nazionale e all’efficientamento degli impianti di produzione di energia elettrica pulita

 

4.

 

Entro 5 anni:

 

completare il monitoraggio della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici. Riqualificare in ottica antisismica ed energetica almeno il 50% degli edifici, con rigenerazione delle aree adiacenti ai plessi scolastici, attraverso progetti di rinaturalizzazione e messa a dimora di alberi e arbusti autoctoni, per un totale di almeno 5 milioni di alberi. Realizzare il processo di digitalizzazione delle scuole e delle università in tutto il territorio nazionale, ponendo definitivo rimedio al divario, emerso prepotentemente in fase di pandemia, tra nord e sud e tra aree periferiche e aree centrali. Investire nella ricerca, garantire processi trasparenti a aperti per le carriere di ricerca e insegnamento all’interno degli atenei universitari.

 

5.

 

Entro 5 anni:

 

avviare e completare la bonifica e la messa in sicurezza di almeno il 30% dei siti di interesse nazionale e regionale. Realizzare più infrastrutture verdi a tutela della biodiversità e contro il dissesto idrogeologico e assicurare la de-impermeabilizzazione dei suoli in aree urbane, con la piantumazione di almeno 50 milioni di alberi su tutto il territorio nazionale.

Migliorare la tutela dei mari, aumentando del 50% le aree marine protette e le riserve terrestri a ridosso di quelle marine, intensificando controlli e pene nei confronti dei pescatori di frodo.  Efficientamento energetico delle abitazioni e del sistema produttivo.

Incremento della rete Ferroviaria, investimenti in ricerca, intervento di riqualificazione delle strutture. Ristoro dei territori inquinati, a rischio idrogeologico.

Industria, imprese, agricoltura: conversione nella logica della filiera e dell’economia circolare, abbassamento delle emissioni.

 

Le associazioni di base chiedono, inoltre, che tutto ciò sia costruito tenendo ben chiaro l’obiettivo di ridurre l’impatto del nostro Paese sullo sfruttamento insostenibile delle risorse e dei lavoratori in paesi in via di sviluppo. In questo senso la società civile chiede maggiore trasparenza, come mappare e valutare le proposte in vista di un piano coordinato, monitoraggio civico, coinvolgimento delle persone anche per favorire l’inclusione e costruire resilienza. Da qui le richieste alla politica e all’imprenditoria come investire con lungimiranza.

 

Ed ecco le proposte:

 

  1. Il lavoro del governo deve seguire un modello di sviluppo che metta al centro, finalmente, la tutela della salute dei cittadini, intesa come bene primario e inderogabile. Nessuna forma di investimento può in alcun modo scambiare il diritto alla salute con il profitto o la ragion di Stato, come è avvenuto in passato. Al contrario bisogna risanare o ridurre condizioni negative già esistenti e, considerato anche quanto emerso in periodo di pandemia, il governo deve potenziare e rendere omogenee le strutture e le competenze sanitarie pubbliche, attraverso la realizzazione di nuovi ospedali, ma soprattutto attraverso la ricostruzione e il potenziamento dei presidi territoriali, a partire dalla rete dei medici di famiglia e degli strumenti a loro disposizione, dall’assistenza domiciliare, dalla stabilizzazione dei precari (anche nel campo della ricerca medica) e dal completamento degli organici. Occorre rispondere strutturalmente, cioè, alla necessità di un sistema di welfare e conoscenze in grado di ricostruire e sostenere le relazioni sociali e le comunità, depauperate dal processo di disintermediazione ed isolamento in atto da decenni.
  2. Il Recovery Fund deve essere l’occasione per dare vita a uno sviluppo sostenibile, nel quale l’ambiente sia una risorsa da valorizzare, da recuperare (laddove è compromessa) e da tutelare ulteriormente, promuovendo tipologie di produzioni votate a garantire occupazione e sviluppo in un rapporto armonico con l’ambiente e la sua difesa, ma anche realizzando interventi atti a migliorare le condizioni di salute del patrimonio ambientale e paesaggistico italiano. Un tema che non si deve relegare solo al mondo dell’industria o della produzione energetica, ma anche a quello del commercio, del turismo e della trasformazione green delle città e dei centri urbani, con il coinvolgimento attivo e responsabile dei cittadini.
  3. L’intervento sul ritardo infrastrutturale del Sud, sia a livello fisico che digitale, è urgente e, già prima dell’emergenza Covid, era oggetto di un piano dettagliato e massiccio (Piano per il Sud), di durata decennale, finalizzato ad eliminare il gap. Nella realizzazione delle infrastrutture però non bisogna cedere alla tentazione di procedere come accaduto spesso, specialmente in periodi nei quali l’attenzione all’ambiente e alle caratteristiche dei territori era bassa. Le infrastrutture devono infatti avere un impatto minimo, la loro realizzazione deve avvenire attraverso le tecnologie più moderne e a basso impatto disponibili.
  4. Le aree interne e i piccoli comuni coinvolgono circa 13 milioni di italiani, che vivono quotidianamente in territori marginalizzati, sul piano infrastrutturale e delle opportunità. Valorizzare le aree interne e i piccoli comuni significa ascoltare le vocazioni di quei territori e concretizzarle inserendole dentro un contesto non più marginale e periferico. Sviluppare e favorire sistemi produttivi sostenibili (es: bioagricoltura, ecoturismo, ecc.), creare il collegamento fra le realtà economiche di tali aree e il “centro”, significa creare comunità, in modo virtuoso e non attraverso forme di investimento che stravolgono la fisionomia economica, sociale e ambientale dei luoghi, spesso impoverendoli.
  5. Favorire il pieno sviluppo dei cittadini, riducendo le disuguaglianze attraverso meccanismi di equità sociale che garantiscano a tutti uguali punti di partenza e, ai più svantaggiati, sistemi di tutela e meccanismi di riequilibrio che rendano possibile la partecipazione di tutti gli individui presenti nel nostro Paese non solo alla vita economica e produttiva ma anche a quella culturale, politica e sociale. Le associazioni chiedono un sistema digitale, accessibile a tutti, trasparente e funzionale per tracciare in dettaglio le spese, conoscere chi trae beneficio dai soldi del Recovery Fund, vedere lo stato di avanzamento dei progetti. Riteniamo questo passo essenziale per permettere il monitoraggio pubblico, prevenire la corruzione e le infiltrazioni mafiose nell’assegnazione dei fondi. Chiedono anche che le proposte per il finanziamento dal Recovery Fund siano valutate secondo un piano generale con una “regia” sulla finalità olistica dei progetti. Per permettere una valutazione professionale e valida, occorre il potenziamento nella Pubblica Amministrazione di figure competenti con le capacità necessarie per valutare i progetti e i loro progressi. Integrare, a tale scopo, le diverse competenze della Pubblica Amministrazione, migliorando la qualità dei servizi, snellendo le procedure burocratiche, introducendo innovazioni organizzative e gestionali al fine di migliorare l’efficacia dell’azione della PA e sviluppare meccanismi di coordinamento fra i diversi settori. Qualora, la stima dei tempi di investimento e realizzazione, con riferimento a specifici ambiti, sia superiore a quanto previsto dal Recovery Plan, il governo dovrebbe fare pressione per richiedere una proroga, così da assicurare che il modello di sviluppo privilegi la progettazione di qualità e di lungo termine.La società civile vuole il coinvolgimento dei cittadini e di esperti nel monitoraggio delle spese e nella definizione di misure per la lotta all’emergenza climatica e suggerisce di sperimentare meccanismi di coinvolgimento democratico come ad esempio le assemblee cittadine create con estrazione a sorte, per determinare l’utilizzo dei fondi, anche al livello locale, e risolvere eventuali conflitti che possono spuntare in casi specifici, sul modello realizzato in Francia. Il Recovery Fund deve poter creare lavoro dignitoso e rafforzare le infrastrutture pubbliche a sostegno di ogni cittadino. Le associazioni fanno riferimento all’ottica strategica proposta dalla campagna europea #halfOfIt, ripresa in Italia come “il giusto mezzo”, che garantisca che almeno il 50% delle risorse siano impiegate in investimenti che colmino il divario di genere e favoriscano l’emersione dei talenti e la partecipazione paritaria delle donne in ogni ambito. Gli investimenti devono aiutarci a costruire una società resiliente sia in termini ecologici che sociali. Questo ci metterà al riparo dalle numerose crisi che dovremo affrontare in futuro e avrà anche un effetto positivo sul nostro PIL.
    Considerando che alcuni eventi climatici sono ormai irreversibili e saranno sempre frequenti, ne abbiamo prova ad ogni stagione (alluvioni, mareggiate, incendi, grandine…), la società civile chiede di investire in progetti che permettano di affrontarli limitando al minimo i danni in termini umani ed economici. La resilienza deve essere un principio fondante anche per le scelte di natura economico-sociale.

A firmare il documento proposto sono diverse organizzazioni sociali, tra cui RinascimentoGreen, Slow Food Italia, Eumans, 6000 Sardine, Grameen Italia, Slow Food Youth, Arci, Focsiv, Movimenta, Le Resseau con il supporto tecnico scientifico di Kyoto Club. 

 

 

Per approfondimenti. Qui l’intero piano::

https://rinascimentogreen.it/

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *