ANSA.IT++ IL FATTO QUOTIDIAN O — 16 GENNAIO 2021 –18.38 :: Governo: Udc, no a giochi di palazzo, noi nel centrodestra. Renzi, Iv decisiva.

 

 

ANSA.IT — 16 GENNAIO 2021 –18.38

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/16/governo-udc-no-a-giochi-di-palazzo-noi-nel-centrodestra-_28e10dd8-abc0-419d-a84a-34b36c41826a.html

 

Governo: Udc, no a giochi di palazzo, noi nel centrodestra. Renzi, Iv decisiva.

 

 

DA SINISTRA : LORENZO CESA E CLEMENTE MASTELLA

 

 

 “Non si può gettare il Paese nella palude e nel caos. Gli italiani sono stanchi e stremati.

Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel Centrodestra.    Continueremo a lavorare in questo frangente drammatico per il bene del Paese. I nostri valori non sono in vendita”. E’ quanto spiegato dall’ufficio stampa nazionale Udc in una nota.

 “Sono molto fiero di come stiamo lavorando. Noi siamo sui contenuti e ogni giorno che passa diventa più chiaro che la verità vince sulle veline del Palazzo. Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti”.

Così Matteo Renzi all’assemblea dei parlamentari Iv che tornerà a riunirsi nuovamente domani sera.

Ma si registrano le prime crepe all’interno di Italia viva.  “È stata sbagliata la scelta di Iv di aprire la crisi mentre il Paese è attraversato da tante difficoltà e sofferenze. Per questo – annuncia  il deputato Iv Vito De Filippo, raggiunto dall’ANSA  –lunedì voterò la fiducia al governo. Ho deciso di continuare il mio impegno parlamentare per favorire l’uscita dall’emergenza sanitaria e sociale e la necessaria ripresa economica nel gruppo del Partito Democratico riprendendo il filo di un percorso che viene da lontano e in questo senso ringrazio il segretario Zingaretti ed il capogruppo Delrio”. De Filippo torna nel Pd.

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 16 GENNAIO 2021 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/16/crisi-di-governo-pd-cerchiamo-maggioranza-politica-ludc-chiude-e-renzi-cerca-di-tenere-i-suoi-stiamo-uniti-non-hanno-i-numeri/6067636/

 

Crisi di governo, Pd: “Cerchiamo maggioranza politica”. L’Udc chiude e Renzi cerca di tenere i suoi: “Stiamo uniti, non hanno i numeri”

Crisi di governo, Pd: “Cerchiamo maggioranza politica”. L’Udc chiude e Renzi cerca di tenere i suoi: “Stiamo uniti, non hanno i numeri”

In un’intervista a Repubblica, il vicesegretario dem guarda a pezzi di Forza Italia e chiude ancora la porta ai renziani, nonostante il leader di Iv si dica pronto “a parlare di contenuti”. No anche dei 5 stelle e di Palazzo Chigi. Intanto va avanti l’operazione “costruttori”. Si valuta di offrire garanzie per dare un futuro al gruppo: per il Messaggero ci sono in ballo due ministeri, ma la strada indicata dalla maggioranza punta a un patto di legislatura subito dopo il via libera in Aula

 

 

di F. Q. | 16 GENNAIO 2021

 

 

Pontieri e mediatori sono al lavoro per sondare i “responsabili” che potrebbero sostenere l’esecutivo alla Camera e, soprattutto, al Senato. Sono ore decisive in attesa delle comunicazioni di Giuseppe Conte in Aula (lunedì sarà a Montecitorio e martedì in Senato).

Prima di allora sarà necessario capire su quali forze può contare e se una nuova maggioranza è possibile. “Nell’interesse del Paese cerchiamo una maggioranza politica”, ha detto la vicepresidente Pd Debora Serracchiani, “che raggiunga gli obiettivi che ci siamo dati in Europa. Ci serve un patto di legislatura e una maggioranza politica che si impegni ad utilizzare al meglio i fondi del Recovery e a mantenere quella credibilità che abbiamo conquistato in Europa”.

A due giorni dall’appuntamento decisivo in Parlamento, l’esito della crisi di governo aperta da Matteo Renzi è ancora un punto interrogativo. Secondo le ricostruzioni dei quotidiani l’auspicio di Palazzo Chigi è che alla fine si riesca ad arrivare a una sintesi intorno a due cardini – da un lato il neonato gruppo Maie-Italia23 e dall’altro i centristi.

Ma se in un primo momento si era parlato di ottimismo, l’Udc tenta di smarcarsi, facendo sapere in una nota di non volersi prestare “a giochi di palazzo”: “Stiamo nel centrodestra. I nostri valori non sono in vendita“.

I 161 voti per la maggioranza assoluta a Palazzo Madama sembrano difficili da ottenere, ma basterebbe una vittoria dei Sì per permettere a Conte di restare in sella e lavorare nelle prossime settimane a un ulteriore allargamento della maggioranza, per arrivare quindi al tanto agognato patto di legislatura che chiede il Pd.

Italia viva perde pezzi, Renzi cerca di tenere i suoi –

Intanto chi perde pezzi è Italia viva: nel pomeriggio si è registrato il primo deputato renziano Vito De Filippo che ha deciso di tornare nel Partito democratico. Un segnale? Presto per dirlo.

Nel pomeriggio Matteo Renzi ha radunato i suoi e chiesto compattezza: “Non hanno i numeri, stiamo uniti”, ha detto nel corso della riunione parlando con i parlamentari di Italia viva. “Sono molto fiero di come stiamo lavorando. Noi siamo sui contenuti e ogni giorno che passa diventa più chiaro che la verità vince sulle veline del Palazzo. Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti”. In realtà, come spiegato da ilfattoquotidiano.it, al Senato per avere i numeri basterà che i Sì superino i No.

 

I dem chiedono “una maggioranza politica” che si allarghi agli europeisti – Di fronte all’incertezza, il Pd chiede che si lavori per la stabilità.

Il dem Andrea Orlando in un’intervista a Repubblica ha detto: “È evidente che si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare. Perciò il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura e lavorare alla ricostruzione di un campo con le forze che hanno dato segnali ma che non si sono ancora sentite di fare questo passo, pur volendo prendere le distanze dalla destra sovranista“.

Per raggiungere i numeri stabili si guarda quindi a pezzi di Forza Italia, ai centristi e a “responsabili” dentro la stessa Italia viva per arrivare a una maggioranza “stabile” come chiesto dal Quirinale.

Noi a Fi abbiamo sempre guardato come una forza che sostiene posizioni europeiste. Ultimamente questo profilo si è indebolito, quindi non so se si ci possa rivolgere a Fi nel suo complesso o a quei settori di Fi che rifiutano l’annessione” da parte di Lega e Fdi, ragiona Orlando. Ma le preoccupazioni restano.

“Avvertiamo una disponibilità di forze intermedie a garantire la stabilità in questa fase, ma non abbiamo alcuna sicurezza“, avverte. “Però riteniamo giusto che sia il Parlamento a verificare se c’è o non c’è una maggioranza. E che chi ha aperto una crisi al buio, senza nessuno sbocco politico, si assuma davanti al Paese la responsabilità di aver prodotto un vulnus gravissimo per l’Italia”. Nessuna possibilità di dialogo, quindi, con l’ex alleato.

“Le parole non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti“, continua Orlando, sostenendo che l’attacco a Conte di Renzi aveva come obiettivo “destrutturare l’alleanza politica che il Pd ha creato con M5s e Leu. Anche in questo caso, non ci nascondiamo i limiti di tale alleanza, ma siamo consapevoli che si tratta dell’unico punto di partenza per costruire un campo alternativo alla destra”.

La strada per arrivare al traguardo, però, è lastricata di insidie. A partire dalle mine piazzate da Italia viva in queste ore.

In un’intervista al Messaggero Matteo Renzi porta avanti l’opera già iniziata ieri dai suoi: far ripartire non si sa bene quali trattative, astenendosi settimana prossima in Parlamento, nonostante solo mercoledì abbia ritirato le sue ministre. “Sono pronto a parlare di contenuti“, dice. Un’opzione che nella tarda serata di ieri la presidenza del Consiglio ha sbarrato ancora una volta, ribadendo di “escludere assolutamente” un ritorno con i renziani. A dargli manforte i pentastellati Di Maio e Di Battista, anche perché i toni del leader di Iv non sono affatto cambiati. Nell’intervista torna ad attaccare la gestione della pandemia da parte del governo, sostenendo che l’Italia ha il “peggior numero di morti” per Covid e “mandiamo a scuola i nostri ragazzi meno di tutti gli altri”. Renzi chiede quindi di “uscire dall’immobilismo”, accettare il Mes e “tornare a fare politica“, visto che a suo dire senza Iv l’esecutivo “non ha i numeri” per governare. “Io penso che tutti i senatori di Italia viva – Psi voteranno allo stesso modo”, sostiene.

In effetti le parole rilasciate al Corriere dal senatore del Psi Riccardo Nencini – l’uomo che ha concesso a Renzi di avere un gruppo autonomo a Palazzo Madama – suonano quantomeno ambigue, nonostante lui stesso nei giorni scorsi sia uscito allo scoperto annunciando l’intenzione di restare in maggioranza.

Un Conte ter senza Italia viva “è una prospettiva che non è all’altezza né di questa fase politica né della situazione”, spiega. Si dovrebbe ripartire “dalla maggioranza che c’era e che può essere rinnovata“.

Nencini registra “le aperture di Pd e Iv. Poi ci sono Regioni e Comuni governati insieme da Pd, Iv, Psi e M5S”. Per Renzi il Mes resta una pregiudiziale ma “la politica, diceva Machiavelli, è l’arte di trovare una congiunzione. L’hanno trovata personalità come Togliatti, Nenni e De Gasperi, Craxi e De Mita. Possono farlo anche Conte e Renzi“. Il primo passo, secondo Nencini deve farlo “chi ha la maggiore responsabilità: il premier“. Il senatore del Psi lavorerà per ricucire la maggioranza fino a martedì mattina e “domando: il bene comune è rappresentato meglio da un governo con una rinnovata solidità o con una pesca magica“.

Tutte discussioni che però agitano chi sta lavorando per dare una “casa politica” ai “costruttori”. A partire da Clemente Mastella, innervosito dall’atteggiamento di Italia viva e di una parte del Pd.

Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di “Renzi”. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi”. Stando al Messaggero, un modo per mettere al riparo l’operazione potrebbe essere quella di offrire alla nuova quarta gamba della maggioranza non solo un futuro politico vicino al premier, ma anche dei posti in Consiglio dei ministri. I nomi sarebbero quelli di De Bonis all’Agricoltura e della centrista Paola Binetti alla Famiglia, nonostante una fetta del Pd, dei 5 stelle e di Liberi e uguali potrebbero ritenere inaccettabile che sia proprio lei a ricoprire quella casella, viste le sue ben note posizioni in materia di diritti civili per le persone lgbt+.

L’alternativa, che piace anche a Zingaretti, è quella di mettere sul piatto le dimissioni di Conte subito dopo la fiducia in Parlamento, in modo tale da avviare il tavolo per dare vita al Conte ter su nuove basi programmatiche.

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