ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti” @ANPIRomaPosti :: ore 8.00 di oggi :: #Alessandro Caravillani, studente romano di 17 anni la mattina del #5marzo 1982 stava recandosi a scuola quando venne ucciso dai neofascisti dei #NAR + IL FATTO QUOTIDIANO + WIKIPEDIA sulla liberazione di Francesca Mambro

 

 

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ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti”

@ANPIRomaPosti

 

 

#Alessandro Caravillani, studente romano di 17 anni la mattina del #5marzo 1982 stava recandosi a scuola quando venne ucciso dai neofascisti dei #NAR durante una sparatoria con le forze dell’ordine.

#FrancescaMambro fu ritenuta colpevole dell’omicidio e condannata all’ergastolo.

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da internet ::

 

 

Spazio70 - Morire in strada a 17 anni. La rapina Nar che costerà la vita ad Alessandro Caravillani

ALESSABDRI CARAVILLANI

 

 

Alessandro Caravillani era uno studente diciassettenne del Liceo IV Artistico di piazza Risorgimento, a Roma, e la mattina del 5 marzo 1982, come abitualmente faceva, stava recandosi a scuola quando, partito da via Giacinto Carini e giunto nei pressi di piazza Irnerio, venne ucciso in una sparatoria ingaggiata tra un gruppo di terroristi e le forze dell’ordine.

Pochi minuti prima, un commando di otto terroristi dei NAR, formato da Francesca Mambro, Giorgio Vale, Walter Sordi, Stefano Procopio, Roberto Nistri, Ciro e Livio Lai e Fabrizio Zani, aveva appena messo a segno una rapina all’agenzia della Banca Nazionale del Lavoro nella stessa piazza. Quando i rapinatori uscirono per darsi alla fuga trovarono all’esterno ad attenderli, avvertite da un passante, le forze dell’ordine, che ingaggiarono un violento conflitto a fuoco con i terroristi, i quali risposero sparando all’impazzata tra la folla presente nel vicino mercato.

Diversi passanti rimasero lievemente feriti, mentre Caravillani morì sul colpo, inizialmente colpito a un ginocchio da una pallottola di rimbalzo, sparata dal fucile utilizzato da Livio Lai, e poi colpito alla testa da una pallottola sparata forse dalla Mambro, un’esponente di rilievo dell’organizzazione e da tempo latitante la quale venne colpita all’inguine e, gravemente ferita, venne poco dopo arrestata

Durante il processo Nar 2, nei confronti dei componenti dell’organizzazione terroristica, Lai si assunse le sue responsabilità nel delitto Caravillani e venne condannato a 15 anni di reclusione. Francesca Mambro, che si assunse le responsabilità di tutti gli altri delitti commessi, negò di essere direttamente o indirettamente coinvolta nell’omicidio di Caravillani. Nonostante l’esistenza di più perizie che affermano che la pallottola che uccise Caravillani lo aveva colpito di rimbalzo dopo essere partita dal fucile d’assalto adoperato da Lai, la Mambro venne ritenuta colpevole e condannata alla pena dell’ergastolo.

DA : 

https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Alessandro_Caravillani

 

Uno studente di nome Alessandro è un cortometraggio distribuito il 27 settembre 2011 e ispirato al fatto di cronaca, realizzato dal regista Enzo De Camillis (cugino di Caravillani) e interpretato da Valentina Carnelutti e Giuseppe Maggio. Presentato come Evento Speciale in occasione del Roma Fiction Fest, il corto ha ricevuto il riconoscimento da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali come opera di Interesse di Cultura Nazionale ed è stato insignito del Premio speciale per la qualità giornalistica, ai Nastri d’argento 2012.

Il 22 dicembre 2011, a poco meno di tre mesi dall’uscita, è giunta la richiesta di sequestro del corto da parte della Mambro secondo cui, il film, avrebbe “leso la propria immagine”. Il 12 febbraio 2013, il Giudice Elvira Tamburelli della Procura di Roma ha respinto la richiesta perché reputa che un film abbia il diritto di ricostruire come vuole una vicenda e perché la Mambro, condannata all’ergastolo sei volte, non avrebbe, a detta del giudice, una reputazione da difendere

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 11FEBBRAIO 2012

https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/11/mambro-chiede-sequestro-film-ultimo-omicidio-lesivo/190610/

 

 

EMILIA ROMAGNA

La Mambro chiede il sequestro del film sul suo ultimo omicidio: “E’ lesivo” (video)

Il cortometraggio pluripremiato ricostruisce la storia di un ragazzo di 17 anni ucciso dai Nar: per quel delitto l’autrice materiale della strage di Bologna ha collezionato il suo nono ergastolo. Ma oggi deve difendere la sua “immagine”

di Antonella Beccaria | 11 FEBBRAIO 2012

 

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L’avvocato di Mambro: “Quel ragazzo ucciso da un proiettile di rimbalzo”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/lavvocato-mambro-quel-ragazzo-ucciso-proiettile-rimbalzo/190860/

Diciotto minuti. Tanto dura un cortometraggio uscito lo scorso 27 settembre che ricostruisce la storia di Alessandro Caravillani, 17 anni, ucciso a Roma il 5 marzo 1982 al termine di una rapina alla Banca Nazionale del Lavoro di piazza Irnerio. Rapina messa a segno dai Nar (Nuclei Armati rivoluzionari) e quel delitto è valso il nono – l’ultimo – ergastolo a Francesca Mambro, condannata in via definitiva anche come esecutrice materiale della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

A meno di 3 mesi dall’uscita, però, è giunta la richiesta di sequestro del corto, intitolato “Uno studente di nome Alessandro”, perché “il film avrebbe leso l’immagine di colei che di quell’omicidio è stata ritenuta colpevole”.

Lo afferma il regista, Enzo De Camillis, che di Caravillani era cugino e che con lui frequentava il liceo artistico di piazza Risorgimento, nella capitale, lo stesso che oggi porta il nome della giovanissima vittima del terrorismo. Se in questi giorni è in corso la richiesta di accesso al fascicolo aperto dal pubblico ministero di Roma Barbara Sargenti, la querela giunge come un fulmine a ciel sereno per regista e produttori, Fitel e l’associazione culturale Sas – Scuola Arte Spettacolo.

Né Francesca Mambro né altri ex appartenenti al gruppo dell’estrema destra capitolina aveva dato segni di nervosismo.

Numerose, invece, le attestazioni a favore del film di De Camillis da parte delle associazioni che riuniscono le vittime del terrorismo, a iniziare da quella bolognese sulla strage alla stazione (che ha aderito a una petizione in favore del film), e da parte delle istituzioni.

Presentato a inizio autunno al Roma Fiction Fest, il cortometraggio nel corso dei mesi è stato proiettato al Dams di Roma, alla Protomoteca del Campidoglio nel corso di un incontro sul terrorismo internazionale e al XVI municipio della capitale. Nel frattempo “Uno studente di nome Alessandro” ha passato la prima selezione ai Nastri d’Argento e agli autori è giunta una lettera del Quirinale in cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso apprezzamento per la storia.

Inoltre, ancora prima dell’uscita, la polizia di Stato aveva concesso il proprio patrocinato e squadre di agenti e della scientifica avevano partecipato alle riprese della sparatoria. E ancora il ministero per i Beni e le Attività Culturali aveva riconosciuto il cortometraggio come documento di cultura nazionale. Allora perché la richiesta di sequestro?

Se il regista De Camillis preferisce attendere di vedere le carte della magistratura per esprimere un giudizio di merito, intanto precisa che “io racconto una storia, non faccio un discorso politico, voglio uscire da giochi del genere. Il corto l’ho realizzato per una serie di motivi che ritengo importanti. Intanto è un monito ai politici. In questo momento, se non ascoltano le esigenze dei giovani, si rischia il terrorismo e forse già ci siamo. Ricordiamo gli scontri di piazza San Giovanni a Roma di ottobre, i proiettili che girano nelle buste e i pacchi bomba”.

Poi, in merito alla scarcerazione di Francesca Mambro, aggiunge: “Non voglio entrare nemmeno in questioni giuridiche perché uno si affida al giudizio della magistratura già formulato nel 1985. Però un cittadino una riflessione se la pone, a fronte di pene per reati meno gravi del tutto espiate e 65 suicidi nelle carceri solo lo scorso anno. Mambro è stata riconosciuta colpevole di 97 omicidi e le sono stati inflitti 9 ergastoli. Eppure è fuori, abita a 400 metri da casa mia e mi è capitato di incrociarla per caso. L’averla rivista ha riportato a galla questa storia che avevo rimosso e che ho vissuto sulla mia pelle per il legame familiare e d’amicizia con Alessandro”.

Chi era Alessandro Caravillani? “Era un ragazzo di 17 anni, correva in moto, aveva una fidanzatina e nutriva tutte le fantasie di un diciassettenne”, dice ancora De Camillis. “Non faceva politica né a sinistra né a destra. Passava di fronte a quella banca per caso: stava attraversando la strada per andare a scuola e si è trovato in mezzo a una sparatoria. Venne colpito di rimbalzo a un ginocchio e dal giaccone gli usciva il manico di un ombrello corto. In quel momento Francesca Mambro l’ha scambiato per una pistola e deve aver pensato che Alessandro fosse un poliziotto in borghese. Allora è tornata indietro e gli ha sparato alla testa. Per questo evento è stata condannata all’ultimo ergastolo”.

Ma si tratta di una storia, ribadisce il regista, da raccontare per preservare la memoria degli anni di piombo e non per ragioni di schieramento politico. “Oggi il Comune di Roma è di destra e chi sono coloro che mi hanno chiamato a presentare il cortometraggio? Sono i signori del Pdl e con tutti gli attestati che abbiamo raccolto, la querela di Francesca Mambro mi appare gratuita. Quando è uscito il corto io ero in silenzio e mi limitavo a promuoverlo, come si fa sempre. Ma a fronte di questa situazione intendo difendermi a tutti i costi perché questa difesa la ritengo un’azione culturale, al pari dell’opposizione al bavaglio del giornalisti. Questo è un modo per zittire non solo le notizie, ma anche l’autorialità dell’immagine”.

 

 

PERCHE’ LA MAMBRO E’ LIBERA –SECONDO I GIUDICI CHE L’HANNO DECISO

 

 

Francesca Mambro, la richiesta impossibile dello Stato: vuole un risarcimento da 2 milioni di euro – Libero Quotidiano

Francesca Mambro (Chieti, 25 aprile 1959)

 

DA WIKIPEDIA SOTTO ” FRANCESCA MAMBRO

https://it.wikipedia.org/wiki/Francesca_Mambro

 

SALTIAMO FINO AL PARAGRAFO :

La pena

Dopo i processi e le condanne scontò, complessivamente, 16 anni di reclusione in carcere. Nel 1998 venne ammessa al regime di semi-libertà, commutata nel 2002 in detenzione domiciliare speciale.

Il 16 settembre del 2008, il tribunale di sorveglianza di Roma le ha concesso la libertà condizionale accogliendo un’istanza presentata dal suo legale, Michele Leonardi, motivata sulla base degli ultimi dieci anni passati in carcere, in cui l’ex terrorista si sarebbe “ravveduta e dedicata senza risparmiarsi alla riconciliazione e pacificazione con i familiari delle vittime”, portando come prova anche due lettere scritte alla Mambro (e a Valerio Fioravanti) da Anna Di Vittorio e Gian Carlo Calidori: una coppia che si è incontrata e innamorata in seguito alla bomba che aveva ucciso il fratello di lei (Mauro Di Vittorio) e uno degli amici più cari di lui. Di Vittorio e Calidori hanno espresso il loro perdono per la coppia di ex terroristi, in contrasto con l’Associazione Vittime della Strage per aver espresso una posizione non colpevolista in maniera assoluta, anche se ci furono alcune incomprensioni successive (dovute al fatto che Fioravanti aveva aderito alla teoria di Enzo Raisi, che vedeva proprio Mauro Di Vittorio come inconsapevole responsabile della detonazione della bomba).

Durante gli anni del carcere, strinse amicizia con alcune ex nemiche ideologiche, appartenenti alle Brigate Rosse, tra cui Anna Laura Braghetti e Barbara Balzerani.

Sulla militanza nel terrorismo ha detto:

«Sono sempre stata condannata per concorso “morale” in azioni terroristiche di cui mi sono assunta completamente le responsabilità politiche e processuali. E difatti non mi sono mai vantata di non avere le mani sporche di sangue, perché noi facevamo delle cose da cui purtroppo il sangue scorreva… Qualcuno ci ha perdonato cristianamente, e noi abbiamo accettato solo in quei termini. Non c’entrano le ideologie né la politica, sono percorsi individuali e riservati, che tali devono rimanere.»

La decisione del tribunale venne aspramente criticata dall’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e definita, per bocca del suo presidente, Paolo Bolognesi, come “una vergogna. È scandaloso che la libertà condizionale sia stata concessa a una terrorista che non ne ha i requisiti, che è stata condannata a sette ergastoli e che non ha mai espresso alcun sentimento di distacco dal suo passato.”

 

Fine pena

Il provvedimento di libertà condizionale è terminato il 16 settembre 2013 quando la sua pena è stata definitivamente estinta.

Nel 2015, rispondendo a una nuova sollecitazione di Bolognesi, il sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri ha ribadito, come per Fioravanti, che in Francesca Mambro «l’esistenza di un sicuro ravvedimento venne dedotta sulla base degli esiti della lunga osservazione delle rispettive personalità, attestati nelle relazioni degli operatori, in cui si evidenziavano l’avvenuta maturazione di un genuino processo di rielaborazione critica delle scelte criminali del passato e il definitivo ripudio dei disvalori ad esse sottese, accompagnato da angoscioso senso di colpa per le vittime» e che «si era proficuamente dedicata ad attività di volontariato, ritenuta indice di sicura volontà di ristoro simbolico, essendosi occupata di minori abbandonati o ristretti a Casal di Marmo».

Dai primi anni novanta collabora con Nessuno tocchi Caino, l’associazione contro la pena di morte legata al Partito Radicale.

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1 risposta a ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti” @ANPIRomaPosti :: ore 8.00 di oggi :: #Alessandro Caravillani, studente romano di 17 anni la mattina del #5marzo 1982 stava recandosi a scuola quando venne ucciso dai neofascisti dei #NAR + IL FATTO QUOTIDIANO + WIKIPEDIA sulla liberazione di Francesca Mambro

  1. i. scrive:

    Quando qualcuno esce dal carcere, io personalmente sono contenta. La cosa che non mi piace è che certi personaggi, con ergastoli alle spalle ( vedi Mambro e Fioravanti) siano beneficiari della libertà, mentre tante altre persone, con pene anche molto meno gravi alle spalle, marciscano in prigione. Perché questa disparità di trattamento? Forse che la Giustizia ( con la G maiuscola) non sia uguale per tutti? Che cosa c’è davvero dietro questa libertà-premio a due assassini rei confessi di molti omicidi? Secondo me la prigione non fa bene a nessuno, ma occorre che ci sia una eguaglianza di trattamento. Credo che la maggior parte dei detenuti sia attualmente in carcere per reati di spaccio e di piccoli crimini contro la proprietà; sicuramente moltissimi non hanno a disposizione illustri avvocati che possano tirarli fuori. Queste cose gridano vendetta e fanno vedere in una luce odiosa la libertà concessa a due pluriomicidi.

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