+++ PIETRO DEL RE : Jihad: dal Sahel al Congo, così gli islamisti si prendono l’Africa –REPUBBLICA DEL 1° MARZO 2021 ++ altri link di Repubblica sul tema

 

 

REPUBBLICA DEL 1° MARZO 2021

https://www.repubblica.it/esteri/2021/03/01/news/jihad_l_africa_nuova_meta_degli_islamisti-289740799/

 

 

Jihad: dal Sahel al Congo, così gli islamisti si prendono l’Africa

 

Centrafrica, Mozambico, Nigeria: lo Stato islamico e Al Qaeda stanno colonizzando il Continente. Le ultime nazioni dove stanno espandendosi sono il Benin e la Costa d’Avorio. C’è chi li considera responsabili anche dell’agguato nel Parco Virunga

 

 

Informazione Corretta

di Pietro Del Re

Pietro Del Re è nato a Roma nel 1960. Come inviato per gli esteri di «Repubblica» negli ultimi venticinque anni ha seguito i maggiori eventi internazionali, portando sempre con sé la sua Leica. Le sue foto sono state esposte nel 2014 all’Istituto di Cultura italiana di Amsterdam, nel 2015 al Centro San Fedele di Milano, nel 2016 all’Institut français di Roma, nel 2017 al Castello di Postignano e nel 2018 alla chiesa di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli. Nel 2001 ha pubblicato Fratello orso, sorella aquila, nel 2013 Giallo umbro (premio Portus e premio Isola del Libro Trasimeno) e nel 2016 Cose viste (premio Parco Majella). Nel 2016 ha vinto il premio Luchetta per il miglior articolo della stampa italiana.

 

 

Dalla parte giusta. Donne e uomini che salvano il mondo - Pietro Del Re - copertina

baldini& castoldi, 2020

 

le lettere, 2001

 

Giallo umbro - Pietro Del Re - copertina

visioni, 2012

 

 

 

 

01 MARZO 2021

Nelle inchieste sull’agguato contro il nostro ambasciatore a Kinshasa, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo, c’è già chi punta il dito contro un gruppo jihadista affiliato allo Stato islamico, che con quel gesto dimostrativo avrebbe rivendicato la sua fedeltà alla più importante e sanguinaria organizzazione terrorista del pianeta. E’ l’Islamic State Central Africa Province, sempre più potente in Congo Orientale dove, approfittando del caos che regna nella regione, da qualche mese ha moltiplicato gli attacchi sia contro le città dove svaligia le banche sia contro le caserme per rubare armi.

 

 

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Ma è ormai l’Africa intera preda ambita della Jihad, dalla Somalia, dove da oltre un decennio imperversano gli shabab, alla regione mozambicana di Cabo Delgado, con le più recenti infiltrazioni dello Stato islamico in Nigeria, Camerun e Ciad che dagli anni Novanta subiscono le sanguinarie razzie di Boko Haram.

 

 

Ora, mentre gli shabab del Mozambico hanno giurato fedeltà alla branca centrafricana dello Stato islamico, piccole cellule jihadiste sono apparse alle Isole Comore, in Madagascar, in Ghana, Togo e Sierra Leone.

 

Adesso le feroci milizie di Al Qaeda nel Sahel sono impegnate in un progetto espansivo verso il Golfo di Guinea, in particolare verso la Costa d’Avorio e il Benin.

A lanciare l’allarme di questo nuovo piano di conquista africano è il capo dei servizi segreti francesi, Bernard Émié, pubblicando un video che mostra riuniti i leader dei principali gruppi armati di quella regione desertica, grande una volta e mezzo l’Europa.

 

«Il meeting s’è tenuto nel centro del Mali nel febbraio 2020, e li ritrae mentre stanno preparando offensive militari di grande portata verso Sud», dice Émié. «Cercano uno sbocco destinato ad alleggerire la pressione che manteniamo su di loro. In quei Paesi, i terroristi stanno già investendo per piazzarvi i loro uomini».

Nel video si riconoscono gli eredi diretti di Bin Laden, da Abdelmalek Droukdel, capo storico di Al Qaeda nel Maghreb islamico, a Iyad ag-Ghaly, leader del Gruppo del sostegno all’Islam e ai musulmani e ad Amadou Koufa, capo della milizia Macina.

 

Ora, dopo la morte di Droukdel, ucciso lo scorso giugno dalle forze francesi in Mali, è Iyad ag-Ghaly a incarnare la strategia di Al Qaeda nel Sahel. «Non si tratta soltanto di un uomo che pensa il terrorismo: lo pratica anche, quotidianamente, e non esita a imbracciare lui stesso il kalashnikov», aggiunge il capo degli 007 d’Oltralpe, sottolineando come nel progetto politico dei jihadisti vi sia anche la preparazione di attentati in Europa, soprattutto in Francia.

 

 

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Un grande esercito jihadista

Secondo un recente rapporto dell’Unione africana, i loro effettivi complessivi avrebbero raggiunto sul continente le 15mila unità, il che significa che, se avessero un comando centralizzato, sarebbero il primo esercito jihadista del pianeta.

 

Per Jacob Zenn, che per conto della Fondazione Jamestown di Washington studia da anni le ramificazioni jihadiste in Africa, «finché lo Stato islamico conquista nuove regioni sul continente nero, il sogno di un “califfato” non muore».

 

Nella Repubblica democratica del Congo, i jihadisti lanciano offensive sempre più incisive anche grazie a una maggiore sinergia con la filiale somala dell’Isis,che avrebbe fornito alla “sorella” congolese finanziamenti e addestratori militari. Il che ha consentito al gruppo centrafricano di attaccare quattro mesi fa il carcere di Beni, liberando più di 1300 detenuti 240 dei quali avrebbero rinforzato le fila del gruppo.

 

 

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La missione francese

Lo sconfinato Sahel è invece preda di una miriade di gruppi estremisti, legati sia ad Al Qaeda sia allo Stato islamico, che funestano regioni abbandonate dalle autorità e dai poteri centrali. Le popolazioni locali di quelle terre senza Stato non li amano ma quando questi forniscono una sia pur elementare forma di amministrazione sono anche disposte a pagare loro le tasse.

In quell’area la Francia è presente dal 2014 con l’Operazione Barkhane che conta oltre cinquemila uomini a Gao, in una base militare del Mali orientale.

Un dispiegamento molto dispendioso che, al summit G5 del Sahel (Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad) s’è tenuto due settimane fa a N’Djamena, il presidente Emmanuel Macron ha promesso di mantenere, pur sperando nell’aiuto di altri partner europei.

 

 

 

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E’ vero, nel corso della missione “Eclipse” ( forze francesi ) lanciata tra il 2 e il 31 gennaio dalle forze di Barkhane sono stati “eliminati” circa 200 jihadisti. Ma trovandosi con le spalle al muro, i nemici cambiano strategie, ricorrendo sempre di più ai “campi di battaglia immateriale”, ossia alle guerre d’informazione e propaganda. Aumentano i loro video, sempre più sofisticati, come quelli diffusi in Siria e in Iraq tra il 2014 e il 2017. La strategia del terrore in Africa consiste nel controllare il più gran numero di province e regioni, apparendo il meno possibile, nell’intento di amministrarle apertamente in un prossimo futuro. Anche perché, sebbene le forze francesi pattuglino tutti i Paesi del G5 avventurandosi talvolta fino alla Libia, all’Algeria e al Nord della Nigeria, i risultati sul terreno rimangono modesti, mentre il mostro islamista continua a condurre la sua efferata guerriglia asimmetrica.

 

 

Abusi contro i diritti umani e jihad: così il terrorismo conquista l’Africa subsahariana
di Raffaella Scuderi -11 Dicembre 2020
https://www.repubblica.it/esteri/2020/12/11/news/il_rapporto_l_africa_subsahariana_e_diventata_piu_pericolosa_mozambico_e_rdc_tra_i_primi_10_a_livello_globale-277956206/

 

Al momento, in Costa d’Avorio e Benin i jihadisti possono trovare rifugio e rifornirsi in armi e carburante. Ma oltre all’espansione territoriale, un corridoio aperto sul mare avrà un grande vantaggio logistico per ogni tipo di traffico. Il Benin è già sotto attacco jihadista dal maggio 2019, quando furono rapiti due francesi e uccisa la loro guida in un parco al confine con il Burkina e il Niger. Quanto alla Costa d’Avorio, per via dei numerosi interessi francesi, dal porto di Abidjan alla telefonia e alle banche, è il luogo ideale dove colpire.

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1 risposta a +++ PIETRO DEL RE : Jihad: dal Sahel al Congo, così gli islamisti si prendono l’Africa –REPUBBLICA DEL 1° MARZO 2021 ++ altri link di Repubblica sul tema

  1. i. scrive:

    Si tratta di una realtà che, anche vista da molto lontano, è spaventosa.

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