TOMMASO RODANO :: Politico, massone e mitomane: le 7 vite di Gianmario –IL FATTO QUOTIDIANO DEL 11 APRILE 2021

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 11 APRILE 2021

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Politico, massone e mitomane: le 7 vite di Gianmario

Politico, massone e mitomane: le 7 vite di Gianmario

Avventure – Da Bossi a “Silvietto”, l’amato Licio e la Romania

di Tommaso Rodano 

| 11 APRILE 2021

 

Gianmario Ferramonti è una di quelle creature mitologiche del potere italiano di cui è difficile capire la natura. Come definirlo:

Ferramonti è un politico? Sì, ma ha navigato sotto il pelo della superficie dei partiti, è stato raramente candidato e mai eletto.

È un massone? Innegabile, anche se lui sostiene di aver frequentato moltissime massonerie senza mai affiliarsi ad alcuna di esse.

È un delinquente? Parola ingiusta, pure se Ferramonti ha conosciuto il carcere nel 1996 per l’inchiesta Phoney Money, una gigantesca truffa finanziaria da 20mila miliardi di lire scoppiata come una bolla di sapone, e in parallelo è stato indagato come promotore di una rete di spionaggio internazionale: tutte le ipotesi sono cadute con un’archiviazione.

Per le figure come la sua si usa il termine “faccendiere”, vacuo come ogni tentativo di semplificare realtà complesse.

Ferramonti è un affabulatore, un uomo che ama raccontarsi tra ironia e millanterie, che sembra divertirsi a proiettare un’ombra più lunga della sua statura reale. Verità fattuale e abilità narrativa si mescolano di continuo.

Di sicuro c’è la sua impronta in molti passaggi di Prima e Seconda Repubblica.

Nella Lega di Bossi e di Gianfranco Miglio era il tesoriere. Si definiva, scherzando, “galoppino” dell’ideologo della Padania, ma era pure il tratto d’unione tra Miglio e il mondo della massoneria.

Ferramonti figura (e ci tiene a figurare) tra i registi del primo governo Berlusconi nel 1994 e come garante della nomina di Roberto Maroni al Viminale, primo storico ministro dell’epopea leghista.

 

Nel centrodestra ha partecipato anche alla nascita di Alleanza Nazionale. È generoso con gli aneddoti:

“Il nome è un’invenzione di Vittorio Feltri – disse Ferramonti in un’intervista al Fatto – che lo propose per un’alleanza elettorale tra Lega e Movimento Sociale a Belluno. Per Fini chiamarla An era una cazzata ma Pinuccio Tatarella la registrò lo stesso”.

Tre anni fa Ferramonti ha scritto una lettera aperta a Berlusconi: “Silvio, ricordati che l’idea primigenia di fondare Forza Italia è mia, ho una cassetta registrata in cui il tuo segretario Guido Possa lo dice chiaramente”. Con “Silvietto” era arrabbiato perché si dimentica di tutti gli amici (come lui): “Dell’Utri lasciato a marcire in carcere e poi Bettino Craxi, Ennio Doris, Dario Rivolta, Ezio Cartotto”.

 

La vicinanza agli ambienti massonici e dei servizi internazionali è postulata nelle inchieste che lo riguardano. La esibisce come una medaglia: “Mi considero un gelliano – disse a gennaio a Report –. Gli ultimi quattro capodanni li ho passati a villa Wanda, assieme a lui”. Nell’intervista al Fatto mette in fila i suoi preferiti, dopo Licio:

“Flavio Carboni, Francesco Pazienza, Luigi Bisignani, Alfredo Di Mambro, Renato D’Andria, Filippo Rapisarda, Mario Foligni”.

 

Il primo nome è rilevante nelle ultime vicende: Carboni, gran protagonista dell’inchiesta sulla P3, ai tempi del governo Renzi riferì di aver incontrato tre volte il papà di Maria Elena Boschi e di avergli fatto il nome di Fabio Arpe per il ruolo di direttore generale per Banca Etruria. Glielo raccomandò Ferramonti in persona: “Con Flavio siamo amici da 30 anni, mi chiese una mano per Etruria e un nome per Pier Luigi Boschi”.

E a proposito di P3: le ultime suggestioni sul Ferramonti massone lo vorrebbero ancora ai vertici di intriganti entità esoteriche. A Natale 2019 sul canale YouTube della Marea Loja Nationala Romana – 1880 (la Grande Loggia Nazionale Romena) compare un video sulla “Nuova Propaganda Massonica 3”.

L’autoproclamato capo è il generale romeno Bartolomeu Constantin Savoiu, che annuncia la genesi di un’associazione erede della P2 di Gelli. Alla destra di Savoiu chi c’è? Ovvio: Gianmario Fioramonti.

Che aveva da poco fallito l’assalto al Parlamento europeo, tra le file del non brillantissimo partito dell’ex ministro montiano Mario Mauro, “Popolari per l’Italia”. Ferramonti giurò al Fatto: “Prenderemo il 5%”. Invece fu solo 0,3: meglio dedicarsi ai grembiuli.

Il confine è labile: verità o menzogne, potere occulto o mitomania? Una via di mezzo: Gianmario Ferramonti.

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1 risposta a TOMMASO RODANO :: Politico, massone e mitomane: le 7 vite di Gianmario –IL FATTO QUOTIDIANO DEL 11 APRILE 2021

  1. i. scrive:

    E’ incredibile che la politica italiana sia inquinata da secoli da personaggi del genere. Non credo che ne vedremo la fine.

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