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Gli esorcismi sono intorno a noi

 

 

IL POST

  • ITALIA 
  • VENERDÌ 28 MAGGIO 2021

Gli esorcismi sono intorno a noi

 

 

La Chiesa riconosce e regola una pratica che potrebbe sembrare medievale, ma che in certi contesti continua a sostituirsi all’aiuto psichiatrico

di Giulia Siviero

 

 

La parte superiore dell’affresco “La Cacciata dei diavoli da Arezzo”, scena del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto. L’episodio appartiene alla Legenda maior, cioè una biografia, di Francesco d’Assisi: «Quando il beato Francesco vide sopra la città di Arezzo i demoni esultanti e al suo compagno disse: “Va’, e in nome di Dio scaccia i diavoli, così come dal Signore stesso ti è stato ordinato, gridando da fuori della porta”; e come quello obbedendo gridò, i demoni fuggirono e subito pace fu fatta».

«Ci hanno voluto far credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male» disse papa Francesco nel 2014 durante un’omelia. Invece, continuava, «esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui». Questa lotta, secondo la Chiesa cattolica, in alcuni casi deve essere praticata attraverso un esorcismo che, a differenza di quanto si possa credere, non è affatto un residuo medievale ed è tuttora riconosciuto, regolato e promosso. Chi sono gli esorcisti? Come lo diventano? Cosa fanno? Quanto “lavorano”?

 

 

Partire dalle parole

 

L’esorcismo, come spiega Treccani, è «lo scongiuro mediante il quale con gesti, formule e oggetti, una persona investita di un ruolo sacrale scaccia una potenza avversa». Alla base dell’esorcismo c’è la demonologia, che si occupa di credenze e miti intorno agli spiriti, ai demoni e ai diavoli, e c’è il concetto di possessione, la credenza cioè che delle entità soprannaturali, buone o cattive, angeliche o infernali, possano invadere un corpo o uno spazio.

La credenza della possessione, spiega sempre Treccani, appare condivisa dalla gran parte dei popoli, in tutti i tempi e in tutto il mondo. L’esorcismo ha dunque origini molto antiche ed è presente in un gran numero di sistemi religiosi. La Chiesa cattolica, via via, l’ha regolato e certificato cercando di distinguerlo dalla magia.

 

 

Un po’ di storia

 

Nel libro Possessione. Esorcismo ed esorcisti nella storia della Chiesa cattolica (pubblicato da Carocci nel 2018) lo studioso in storia delle credenze soprannaturali Francis Young affronta l’esorcismo dal punto di vista della storia ecclesiastica. Dice innanzitutto che la pratica dell’esorcismo è vecchia quanto la Chiesa e più antica di molte delle istituzioni all’interno della Chiesa stessa, che nel corso dei secoli hanno cercato di regolamentarla. E spiega come di questa pratica sia stato fatto per secoli anche un uso politico, in funzione apologetica e propagandistica: l’esorcismo è stato cioè un esercizio di potere nei confronti delle donne e di quei soggetti che non si conformavano a certi canoni.

 

Riguardo al tema teologico del demonio e della pratica di liberazione rappresentata dall’esorcismo, Young spiega che nel mondo cattolico ci sono state da sempre – e ci sono ancora oggi– posizioni molto diverse tra loro. C’è chi crede nella realtà delle possessioni, e chi mette in dubbio l’esistenza del demonio in quanto essere personale, chi ritiene che le pratiche esorcistiche vadano accantonate e chi intende riaffermarle. Per tutti, e al di là delle differenze, resta comunque imprescindibile il confronto con i testi dei Vangeli canonici dove si descrive l’opera di Gesù come una lotta contro Satana e dove la liberazione dai demoni è parte integrante del messaggio («Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni», per fare un esempio).

 

La pratica dell’esorcismo si è evoluta nel tempo: nel Terzo secolo, all’interno del rito del battesimo (che prevede una forma di esorcismo) era praticato dal clero, mentre gli esorcismi extra-battesimali sui cosiddetti indemoniati o energumeni non erano un atto liturgico né erano praticati necessariamente dal clero. Un secolo dopo, l’esorcismo fu strettamente collegato al culto dei santi e dunque inteso come una specie di miracolo basato sull’eccezionalità di alcuni individui impegnati in una battaglia contro i demoni, Sempre nel Quarto secolo, durante il Sinodo Romano di papa Silvestro, l’esorcistato venne riconosciuto e regolarizzato come ordine minore, poi abolito con il Concilio Vaticano II.

 

Padre Luis Ramirez è il coordinatore dell’Istituto Sacerdos, un’istituzione accademica internazionale che promuove anche la formazione degli esorcisti e che fa a sua volta parte dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Descrivendo l’evoluzione della pratica, dice che «nei primi secoli della storia della Chiesa, l’esorcismo come sacramentale lo poteva fare qualsiasi persona credente. Poi, la Chiesa ha dovuto regolamentarlo per il bene del popolo, perché qui si interagisce direttamente con il maligno. È cosa seria».

 

Young, nel suo libro, spiega anche come questa pratica abbia avuto epoche di crisi e altre di particolare successo, che sono coincise con i momenti di maggiore divisione della Chiesa e con i momenti in cui era forte e concreta la paura di un nemico esterno, personificato nel corso della storia dall’eretico, dalla strega, dall’isterica, dallo stregone, dal razionalista, dal massone e così via.

 

A molti potrebbe sembrare che oggi la pratica dell’esorcismo possa essere un residuo del Medioevo, che però in realtà rappresentò un periodo di crisi dell’esorcismo liturgico praticato dai preti e un periodo di transizione, durante il quale il suo legame con i santi si indebolì. I periodi in cui tornò a fiorire furono il Sedicesimo e il Diciassettesimo secolo (momenti di disciplinamento, durante i quali la liturgia relativa all’esorcismo venne fissata nel Rituale Romanum del 1614), e l’epoca attuale.

 

Un momento fondamentale per la rinascita della pratica dell’esorcismo nella modernità fu il Concilio Vaticano II (1962-65). Durante le sessioni conciliari l’esorcismo non venne mai citato, ma alcuni cattolici tradizionalisti, proprio come reazione al programma del Concilio, lavorarono per recuperare le antiche pratiche cattoliche, esorcismo compreso.

 

Dopodiché, alla fine degli anni Sessanta, la pubblicazione di alcuni libri (compreso quello di William Peter Blatty del 1971 da cui venne tratto il film L’esorcista), il racconto mediatico degli esorcismi e il panico per la presunta diffusione di riti satanici fecero in modo che la pratica tornasse a diffondersi.

 

La tesi di Young è che l’esorcismo sia ora in piena e costante ripresa. I papati di Giovanni Paolo II (1978-2005) e di Benedetto XVI (2005-2013), dice, hanno promosso il risveglio «di un pensiero teologico conservatore» sul diavolo, creando «un contesto favorevole al fatto che esorcisti in attività condividessero esperienze personali e altrui». Lo stesso papa Francesco «nonostante venga identificato come un “liberale” da alcuni cattolici conservatori», si è dimostrato «un convinto sostenitore di questo rito». Il 13 giugno 2014, ricorda l’autore del libro, la Congregazione per il clero ha emesso un decreto che riconosce giuridicamente l’Associazione internazionale degli esorcisti (AIE), fondata insieme ad altri negli anni Novanta da uno degli esorcisti forse più famosi al mondo, padre Gabriele Amorth, modenese, morto nel 2016. L’AIE è l’unico ente in materia riconosciuto dal Vaticano.

 

Non solo: la richiesta di esorcismi è tale, conclude l’autore, che nel 2005 l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha avviato un corso sull’esorcismo. E nel 2008 i vescovi della Polonia hanno creato a loro volta un centro nazionale di formazione.

 

 

Qualche numero

 

L’Associazione internazionale degli esorcisti dice via mail che ci sono circa 300 esorcisti in Italia e circa 600 nel mondo (nel 2016 erano invece più o meno 400). Ramirez spiega che l’istituto Sacerdos sta facendo delle indagini: dal punto di vista numerico, i dati dicono che su 226 diocesi italiane, 160 hanno confermato la presenza di uno o più esorcisti e che gli esorcisti dichiarati sono 283.

 

Nel 2016 SIR, l’agenzia di stampa della CEI, scriveva che dopo l’Italia è la Polonia il paese europeo ad avere più esorcisti (non fanno però parte dell’AIE, ma rispondono direttamente alla Conferenza episcopale) e che fuori dall’Europa i numeri più alti appartengono al Messico.

 

Non esiste in Italia un archivio che raccolga a livello locale i casi di esorcismi praticati, spiega Ramirez: non è dunque possibile sapere quanti esorcismi siano stati fatti o quanti ne vengano praticati ogni anno, né quante persone vadano alla ricerca di tali servizi, anche se in diversi articoli pubblicati in questi anni sono presenti delle stime. Nel 2016 la Stampa sosteneva che gli italiani che chiedono gli esorcismi siano addirittura 500 mila l’anno, un numero che sembra esageratamente alto. L’impressione comunque è che la richiesta della pratica non sia così marginale, dal punto di vista quantitativo.

 

Don Giuseppe Peressotti, ex esorcista della diocesi di Udine, racconta al Post di aver praticato l’esorcismo su 25-30 persone nei suoi venticinque anni di attività e che, però, le persone che ha incontrato e che hanno chiesto il suo intervento «sono state centinaia e centinaia: su 100 persone che si presentano, una o due sono state poi riconosciute come possedute, indemoniate». Premettendo che non si tratta di nulla di scientifico, dice che nella sua esperienza sono «prevalse nettamente le donne sugli uomini perché, in qualche modo, nelle donne c’è una predisposizione maggiore all’assoggettamento, una predisposizione a lasciarsi prendere da certe sensazioni, per le quali forse gli uomini sono un po’ meno portati».

 

Ramirez, come Peressotti, dice che si rivolgono agli esorcisti anche persone «non credenti, che magari dopo tanti anni di sofferenza alla fine cercano un sacerdote, perché capiscono che si tratta di una cosa che va oltre una situazione normale».

 

 

Perché?

 

Nel libro Esorcisti e Psichiatri padre Gabriele Amorth ha spiegato che l’esorcismo – e dunque anche la credenza nell’esorcismo – si basa su tre premesse: «il demonio esiste»; «il demonio può prendere possesso di una persona o causarle dei mali che, anche quando si presentano identici a malattie naturali, non si curano per via medica»; «chi crede in Cristo possiede la forza di cacciare il demonio in suo nome».

 

Secondo il racconto di chi ha fatto proprie queste basi, come padre Ramirez, «ci sono delle creature spirituali che si chiamano angeli, e una parte di questi angeli non ha voluto obbedire a Dio: sono i demoni, angeli caduti, comunque creati da Dio ma guidati da Satana». Semplificando: il diavolo non è la personificazione del maligno né un simbolo; il diavolo è il maligno. Secondo Ramirez, i demoni «entrano nei corpi degli esseri umani perché tu cerchi il maligno, ti predisponi». Andando cioè a vedere la storia della persona che sta chiedendo l’esorcismo, dice, questa motivazione emerge in modo molto evidente: ci sono persone che hanno cercato «un rapporto con questi spiriti», sostiene, e cita «la magia, gruppi che fanno riti strani, e il satanismo dichiarato». L’altra strada della possessione ha a che fare con Dio: «È perché Dio lo permette e lo permette all’interno del suo piano». Ma questi ultimi casi «sono pochissimi», secondo lui.

 

Secondo il CICAP, organizzazione fondata per promuovere un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale e dei misteri, «gli “esorcisti” effettuano una diagnosi di possessione dopo aver riscontrato alcuni segni, a loro modo di vedere, di nessuna pertinenza psichiatrica e quindi ritenuti inspiegabili e sovrannaturali».

 

Armando De Vincentiis, psicologo clinico e socio emerito del CICAP, spiega che la cosiddetta possessione, in ambito scientifico o in psicologia, viene definita “delirio di possessione”, «la convinzione cioè che una persona sia posseduta dal demonio, dal maligno». Questa suggestione ha a che fare innanzitutto con un fenomeno culturale: «determinati fenomeni si esprimono all’interno di un contesto culturale che condivide quelle determinate situazioni e quelle precise dinamiche. Un fenomeno di possessione demoniaca non si esprimerà mai all’interno di un contesto culturale dove non è contemplata tale dinamica». E aggiunge che tra i non credenti e tra gli atei, ad esempio, non esistono fenomeni di possessione demoniaca: «Non ci sono, semplicemente perché il loro sistema culturale non li contempla».

 

De Vincentiis dice ancora che «quando si parla di possessione demoniaca, nella maggior parte dei casi si dice, e lo dicono anche degli psichiatri di orientamento cattolico, che non sempre è possibile rivelare una dinamica psicopatologica e quindi, di conseguenza, si sospetta la possibilità di una reale possessione. Il problema è che siamo sempre in ambito culturale. Non è sempre possibile osservare una patologia mentale perché stiamo parlando di una dinamica culturale patologica. Se all’interno di un contesto familiare si crede nella possessione demoniaca, determinati comportamenti possono essere interpretati come tali, come segni di una possessione: ma soltanto perché c’è un’interpretazione culturale distorta del fenomeno».

 

Diversi esorcisti hanno anche scritto e dichiarato di lavorare con medici e psichiatri, come padre Amorth («Io ho avuto casi di persone che mi sono stati indirizzati da psichiatri») e ci sono medici e psichiatri che collaborano con l’AIE. De Vincentiis racconta di essersi confrontato spesso sull’esorcismo, anche in tv, con dei rappresentanti dell’associazione degli psichiatri cattolici e di aver avuto con loro delle diatribe: «Nel momento in cui uno psichiatra appartiene a quell’associazione è ovvio che il suo sistema culturale, al di là delle sue conoscenze, non fa altro che avvallare determinate credenze. Lo psichiatra cattolico è uno psichiatra che crede. Anche lui sarà vittima della sua stessa interpretazione culturale del fenomeno».

 

 

Esorcisti non si nasce, lo si diventa se nominati

 

Padre Peressotti spiega di non aver deciso di fare l’esorcista: fu il suo vescovo di allora a indicargli il servizio. L’esorcismo è un sacramentale regolamentato dalla Chiesa, lo può fare soltanto un sacerdote certificato, cioè un sacerdote che abbia ricevuto un mandato diretto dal suo vescovo.

La sua autorità si fonda dunque su un’autorizzazione: quella di Dio, ma anche quella della Chiesa. L’esorcista non ha insomma particolari “poteri” o predisposizioni. Il codice di diritto canonico dice però che questa licenza viene concessa «solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita».

I laici possono invece effettuare preghiere di liberazione, che non sono scongiuri diretti a Satana bensì preghiere rivolte a Dio. Si tratta dei cosiddetti esorcismi minori, «preghiere in cui si chiede a Dio l’aiuto per essere liberati o per non avere niente a che fare con il maligno», spiega Ramirez. «Per esempio durante il battesimo c’è un momento in cui viene pronunciato un esorcismo, e anche alla fine del Padre Nostro, quando alla fine si dice “non abbandonarci alla tentazione, ma libraci dal male”». L’esorcismo maggiore è invece quello proprio dell’esorcista e si basa su un rito che la Chiesa ha codificato in modo molto preciso.

Durante il rituale, accanto all’esorcista possono esserci gli ausiliari (circa 300 nel mondo, secondo l’AIE), cioè persone – anche laici – che aiutano il sacerdote con la preghiera, lo assistono e “controllano” che la persona esorcizzata non commetta atti violenti contro se stessa o gli altri: «Magari entra in trance, spinge il sacerdote, sbatte il proprio corpo contro il pavimento», spiega Ramirez, e «l’ausiliario resta lì per aiutare». Dice anche che se la persona da esorcizzare è una donna «è buono che ci siano anche donne ad affiancare il sacerdote», per aiutare «la vittima» a rivestirsi «se si toglie i vestiti durante la trance», ad esempio, e questo come «forma di tutela verso tutti e come forma di rispetto per la persona che viene esorcizzata».

Ramirez dice che al rituale possono essere presenti anche un medico o degli avvocati, «che aiutano i sacerdoti ad avere un comportamento regolato dalla legge civile, per svolgere nel migliore modo possibile il loro ministero».

Gli esorcisti non hanno una formazione specifica: vengono nominati e poi, quasi sempre, affiancano altri esorcisti più anziani per imparare il mestiere. Da tempo, però, l’AIE insiste molto sulla necessità di una formazione e l’Istituto Sacerdos da sedici anni ha avviato un corso specifico. Il corso – qui un esempio di cosa viene insegnato – consiste in un «approfondimento interdisciplinare», dice Ramirez. Ci sono incontri di teologia, liturgia, filosofia, sociologia, «perché noi non studiamo l’esorcismo in sé ma tutto quello che può essere collegato a questa realtà». Il corso è aperto a tutti, è a pagamento, ed è frequentato, spiega Ramirez, anche «da laici, psicologi, medici e, negli ultimi anni, anche a titolo personale da forze dell’ordine che ricevono chiamate per andare a controllare una situazione difficile, gruppi dove fanno i riti satanici».

 

I segni

 

Il sacramentale dell’esorcismo è disciplinato da un apposito rituale. Si chiama De exorcismis et supplicationibus quibusdam (letteralmente “gli esorcismi e alcune preghiere”), è stato adottato nel 1998 e poi emendato, in sostituzione del precedente rituale del 1614. Quest’ultimo resta comunque in uso, perché alcuni esorcisti lo considerano più completo ed efficace: chi vuole applicare le vecchie regole, insomma, può farlo. Padre Amorth, ad esempio, lo faceva.

 

Il De exorcismis et supplicationibus quibusdam è un libro liturgico che contiene la descrizione precisa di tutte le cose da fare e da dire durante il rito. E che invita gli esorcisti a seguire un principio di cautela: l’AIE, più di recente, ha anche elaborato delle “Linee guida per una corretta prassi del ministero degli esorcismi”, una specie di vademecum a cui fare riferimento nelle varie circostanze: per accertarsi, prima di celebrare l’esorcismo, «che si tratti di una presenza del maligno e non di una malattia». Serve in teoria a prevenire casi come quelli raccontati nel film-documentario Liberami, diretto nel 2016 da Federica di Giacomo.

Nel libro si dice che il sacerdote esorcista procede alla celebrazione completa dell’esorcismo fino alla sua forma imperativa (rivolgendosi dunque direttamente al maligno, per scacciarlo) solo dopo aver raggiunto «la certezza morale sulla reale possessione diabolica del soggetto». Per raggiungere la certezza morale (che «non è una certezza matematica», dice padre Peressotti) potrà confrontarsi con altri sacerdoti esorcisti e, in alcuni casi, con persone «esperte di medicina e di psichiatria». Si dice anche che «di fronte a disturbi psichici o fisici di difficile interpretazione il sacerdote non procederà al rito dell’esorcismo maggiore».

 

Il libro elenca quali vadano considerati come segni di possessione diabolica, segni, a loro modo di vedere, che non hanno alcuna pertinenza psichiatrica e che quindi sono ritenuti sovrannaturali: «parlare correntemente lingue sconosciute o capire chi le parla; rivelare cose occulte e lontane; manifestare forze superiori all’età o alla condizione fisica».

 

Questi segni – che secondo la scienza hanno invece riscontri in vari disturbi – possono comunque essere dei semplici indizi, dice il manuale, e quindi non vanno necessariamente considerati come provenienti dal demonio. Perciò va fatta attenzione anche ad altri segni «soprattutto di ordine morale e spirituale, che rivelano, sotto forma diversa, l’intervento diabolico». E questi possono essere: «una forte avversione a Dio, alla Santissima Persona di Gesù, alla Beata Vergine Maria, ai Santi, alla Chiesa, alla Parola di Dio, alle realtà sacre, soprattutto ai sacramenti, alle immagini sacre».

 

Padre Peressotti racconta che durante una possessione «non è il soggetto a parlare, ma è il demonio che parla attraverso quel soggetto». Dice anche «che certe cose, certi gesti non li fa la persona, ma è costretta. Quindi parole o gesti passano attraverso la persona posseduta ma non vengono da lei». E cita anche «parole di sfida, di menzogna, parole di disprezzo verso l’esorcista», parla di persone che «sputano, che si buttano a terra, che si divincolano come fossero serpenti».

 

Armando De Vincentiis spiega che ognuno di questi “segni” tipici può avere molte altre spiegazioni, che sono «tutti fenomeni spiegabili sotto un aspetto psicologico» e che avendo assistito ad esorcismi collettivi e avendo visto per motivi di studio decine e decine di filmati di esorcismi non ha mai «osservato nulla, ma veramente nulla» che potesse lasciarlo perplesso. «Assolutamente no». Per quanto riguarda l’avversione al sacro: «Non è altro che un ruolo giocato dalla cultura di riferimento. Ogni posseduto si comporta secondo i dettami della cultura di riferimento o della propria tradizione storica. I nostri indemoniati, della cultura cattolica, si comportano secondo il film L’Esorcista: urlano, compiono atti spudorati, eccetera. In altre culture i posseduti si comportano secondi i dettami della loro cultura. In alcune regioni del Madagascar c’è la convinzione di essere posseduti da spiriti di antenati nobili, quindi il posseduto, in quel caso, assume un atteggiamento regale».

 

Per poter stabilire che si tratta di una reale avversione al sacro gli esorcisti hanno spesso fatto degli esperimenti, come raccontato anche da padre Amorth. De Vincentiis spiega che è stata ad esempio versata dell’acqua benedetta nell’insalata, per osservare le reazioni: nel momento in cui si manifestavano, allora si stabiliva che fosse possessione. In realtà non si tratta di veri esperimenti: «Quando hanno ad esempio messo l’acqua benedetta nel bicchiere si è creato il cosiddetto “effetto Rosenthal“, la profezia che si autodetermina: hanno interpretato in base alle aspettative le reazioni del soggetto. Se io sono convinto che la persona debba avere determinate reazioni, sarò io con il mio comportamento, con il mio modo di osservare e di interpretare il suo comportamento a determinare il fenomeno».

 

Anche il fatto di parlare lingue sconosciute è spiegabile: «la psicologia parla di criptoamnesia, ossia un’amnesia della fonte». Non si ricorda cioè, anche a distanza di anni, dove alcune frasi o espressioni in altre lingue sono state lette e memorizzate. «Esiste il caso molto famoso di una bambina, riportato in letteratura» ricorda De Vincentiis «che ha cominciato a parlare in russo e fu considerato un prodigio. Durante le indagini, venne fuori che la bambina abitava in un appartamento con pareti molto sottili al di là delle quali c’era un docente di russo che faceva lezioni di russo tutte le sere. E la bambina ascoltava, apprendeva determinate frasi senza magari conoscerne il significato. Ma aveva dimenticato questa cosa e a distanza di anni “parlava” il russo».

 

Molti sacerdoti dicono però che gli indemoniati parlano lingue antiche, come l’aramaico, il sanscrito, «ma nemmeno il sacerdote conosce la lingua che si parlava al tempo di Gesù in Palestina: anche in questo caso, alcune parole, alcune frasi saranno interpretate dallo stesso sacerdote». Tra gli anni Settanta e Ottanta, spiega De Vincentiis, uno psichiatra riportò in un testo uno studio fatto su persone presunte indemoniate: «Registrarono le loro frasi e le fecero analizzare da esperti di lingue antiche: nessuno di questi esperti confermò la presenza di questo linguaggio antico. Erano frasi senza senso, a volte inventate, con qualche parola straniera, sentita, o ricordata attraverso il fenomeno della criptoamnesia. Ma non c’è mai stato davvero un linguaggio continuato di una lingua straniera».

 

Infine, la forza fisica superiore segnalata come comune tra i presunti indemoniati «è un fenomeno suggestivo, ma in uno stato alterato, psicotico, io posso diventare più forte del normale, ma sempre all’interno dei limiti fisiologici che il mio organismo mi consente. E così avviene nei fenomeni di possessione. Io ho osservato per motivi di studio anche registrazioni di diverse sedute di esorcismo collettivo, in realtà questa forza fisica superiore è soltanto un mito. Nessuno ha mai piegato un palo di acciaio». Sono spiegabili anche i fenomeni di presunta chiaroveggenza: «Fino ad oggi non è mai stato dimostrato un chiaro fenomeno di chiaroveggenza, o il sacerdote si è lasciato suggestionare, interpretando in modo improprio determinate affermazioni oppure anche in questo caso parliamo di criptoamnesia».

 

 

La pratica

 

La performance dell’esorcismo inizia con l’aspersione dell’acqua benedetta, seguono le litanie, uno o più salmi e la proclamazione del Vangelo. Poi l’esorcista impone le mani  invocando la forza dello Spirito Santo e può anche alitare «verso il viso del fedele tormentato dal Maligno». Si recitano altre preghiere e poi l’esorcista mostra la croce e traccia sulla persona che ritiene posseduta il segno della croce.

 

A questo punto, inizia la fase centrale. L’esorcista recita prima la formula invocativa di supplica a Dio (si rivolge cioè a Dio e lo invoca perché liberi la persona) e poi la formula imperativa di comando diretto al demonio perché lasci il corpo della persona.

 

Padre Peressotti racconta di avere interagito direttamente con il demonio. Dice anche che «quando l’esorcismo risulta valido e ottiene il suo effetto, ci si accorge del cambiamento della persona: mentre prima era determinata nel suo agire e nel parlare poi diventa calma, normale». Dice che qualche volta la situazione si risolve dopo due o tre incontri e che in alcuni casi ne servono diversi. Dice, infine, che a volte il rito funziona e a volte no. E che dopo che l’esorcismo è avvenuto «qualcuno ha coscienza di quanto accaduto, mentre altre volte non ci si ricorda niente».

 

Oltre la Chiesa cattolica

 

L’esorcismo è praticato anche dalle Chiese protestanti, dalle Chiese ortodosse e anche in altre religioni. E poi ci sono gruppi che praticano l’esorcismo in forme meno controllate e controllabili. Cercando su Google sugli “esorcisti in Italia”, uno dei primi risultati è quello di un sito i cui curatori si presentano come discepoli di Gesù e come ministri laici, «una rete di persone che aderisce al cristianesimo biblico».

 

Spiegano che tra le varie cose che fanno c’è l’esorcismo che «è un modo per raggiungere le persone, portare il Vangelo, la liberazione, non solo dai demoni, ma anche dalle malattie e da altre cose». Per loro «non esiste un rituale al quale i demoni rispondono» e che «l’unica cosa a cui i demoni rispondono è il nome di Gesù Cristo e un ministro “nato di nuovo”». Cioè, nel cristianesimo biblico, una persona «che ha avuto fede in Gesù, si è ravveduta dei peccati, si è battezzata in acqua e mette in pratica tutte le istruzioni che il maestro ha dato». Ogni persona “nata di nuovo”, dicono, «ha autorità nel nome di Gesù di cacciare i demoni»: persone nel loro gruppo battezzate da una settimana «impongono le mani a una persona, scacciano i demoni, i demoni si manifestano e se ne vanno».

 

Dicono di essere una cinquantina, in Italia, e attraverso il loro sito, che è attivo dal maggio del 2019, ricevono in media una decina di richieste a settimana. Dopo una prima selezione dei casi, incontrano la persona che ha fatto richiesta e si fanno raccontare la sua storia: «Spesso le persone sono già molto convinte che si tratti di qualcosa di soprannaturale, hanno oggetti che si spostano in casa, vedono forme, sentono voci, si materializzano oggetti, appaiono insetti che poi scompaiono, anche gli avvistamenti UFO e le esperienze con i cosiddetti alieni sono di origine demoniaca».

 

Una volta «capito il problema della persona», dicono, «la portiamo a confessare il peccato che ha aperto le porte. Se una persona in passato è andata da un mago e ha fatto magari un rito vudù, e da quel momento o poco tempo dopo ha iniziato ad avere pensieri suicidi o esperienze strane, la persona deve capire che quello che ha fatto è contrario alla parola di Dio, deve confessare il peccato, chiedere perdono».

 

Il racconto su quel che accadrebbe durante questi incontri, nel caso dei cosiddetti “ministri laici”, non è affatto reticente. Sostengono che i demoni si manifestano «gridando, la persona cambia voce, a volte cambia colore degli occhi, a volte ha la pancia gonfia che pian piano si sgonfia, a volte parla in lingue sconosciute, spesso gridano o si agitano, sputano, a volte addirittura sputano oggetti che si materializzano. Più è grave il peccato alla fonte e più sono forti i demoni e le manifestazioni nel momento in cui vengono scacciati». Comunque, «se la persona confessa, chiede perdono, e collabora, l’esorcismo completo non supera mai l’ora, ora e mezza». Dopo che una persona viene “liberata” (a titolo gratuito, «non si accettano offerte» e anzi «a volte abbiamo dato noi dei rimborsi spese alle persone che sono venute a trovarci») «le spieghiamo il Vangelo».

 

Secondo il rito ufficiale della Chiesa cattolica, gli esorcismi non possono essere eseguiti in pubblico in modo che il rituale non diventi uno “spettacolo”, e in generale intorno ai risultati e alle storie delle persone che vi si sottopongono ci sono poche notizie e di attendibilità assai dubbia. C’è una vasta documentazione, tuttavia, dei risultati tragici in Italia e nel mondo degli esorcismi eseguiti soprattutto al di fuori delle pratiche maggiormente regolamentate.

 

De Vincentiis – precisando di non aver mai ottenuto il permesso di assistere a un esorcismo “ufficiale” da padre Amorth e da monsignor Andrea Gemma – è dell’idea che manchi, intorno agli esorcismi, «una sufficiente informazione». Aggiunge però che «dobbiamo considerare il fatto che viviamo in un paese fondamentalmente cattolico: esiste cioè una certa cultura che ci spinge a credere in determinati fenomeni. Ecco perché il numero delle persone che si rivolgono agli esorcisti è elevato, perché gli esorcismi sono contemplati all’interno del nostro sistema culturale».

 

Conclude spiegando che quando uscì L’Esorcista, il film venne considerato un horror e che, a distanza di tempo, «negli anni, grazie anche a una sorta di bombardamento di esorcisti che andavano in tv, il fenomeno cominciò ad essere percepito come un fatto reale. E quando poi davano il film in tv, L’Esorcista passò dall’essere un horror all’essere categorizzato come film drammatico. Questo fa comprendere come all’interno del nostro sistema culturale il fenomeno della possessione sia entrato a far parte del quotidiano».

***

 

Dove chiedere aiuto

Se sei in una situazione di difficoltà, puoi chiamare la Società Italiana di Psicologia e Psichiatria S.I.Psi al numero 06 96520457, o puoi rivolgerti a un medico di fiducia.

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