ALBERTO GAIANI, Un’amicizia perenne per leggere l’Europa tra la stampa e Lutero –IL MANIFESTO DEL 4  SETTEMBRE  2016 + TRAILER E CLIP DEL FILM ” UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI ” DI FRED ZINNEMANN, 1966

 

 

IL MANIFESTO DEL 4  SETTEMBRE  2016

https://ilmanifesto.it/unamicizia-perenne-per-leggere-leuropa-tra-la-stampa-e-lutero/

 

Tommaso Moro: L'UTOPIA o la miglior forma di repubblica. – Biblioteca Teresa Gullace

Un’amicizia perenne per leggere l’Europa tra la stampa e Lutero

 

Da Studium, a cura di Giuseppe Gangale, le lettere 1499-1533 tra Erasmo da Rotterdam e Thomas More. Si conobbero in Inghilterra a casa di amici. La corrispondenza rivela, fra molto altro, la genesi delle opere-chiave: «Elogio della follia» e «Utopia»

 

Hans Holbein il Giovane, studi per il ritratto di Erasmo, circa 1523, Parigi, LouvreHans Holbein il Giovane, studi per il ritratto di Erasmo, circa 1523, Parigi, Louvre

Alberto Gaiani

EDIZIONE DEL 04.09.2016

PUBBLICATO4.9.2016, 0:32

AGGIORNATO1.9.2016, 19:48

 

All’inizio dell’ottavo libro dell’Etica nicomachea, per definire il ruolo dell’amicizia nella vita degli esseri umani Aristotele sceglie un superlativo assoluto – anagkaiotaton – che in italiano non può essere reso con un’unica parola: l’amicizia è massimamente necessaria alla vita, e senza amici nessuno sceglierebbe di vivere. Nei paragrafi successivi passa in rassegna i legami fondati sull’utile, sul piacere e sulla virtù, identificando la forma perfetta dell’amicizia in quella che si genera tra due persone portatrici di una disposizione alla virtù e che in ciò si trovano profondamente simili.

 

 

 

File:Hans Holbein d. J. - Erasmus - Louvre.jpg

HANS HOLBEIN IL GIOVANE ( 1497/ 98  – 1543 ), ERASMO, 1500-1525 – 42 x 32 cm, olio su tavola,   LOUVRE

 

 

 

 

Qualcosa di analogo deve avere riguardato, nel 1499, durante un viaggio in Inghilterra, l’incontro tra Erasmo da Rotterdam, a quell’epoca all’incirca trentenne, e Tommaso Moro, di una decina d’anni più giovane di lui, che conobbe in casa di amici comuni.

 

 

«Più di metà dell'anima mia». Corrispondenza - Giuseppe Gangale,Erasmo da Rotterdam,Tommaso Moro - ebook

2014

 

Ne nacque un rapporto intenso e duraturo, le cui tracce si possono seguire in «Più di metà dell’anima mia» Corrispondenza a cura di Giuseppe Gangale, autore di un utilissimo apparato critico (Studium, pp. 239, euro 19,00).

Le lettere raccolte, che coprono gli anni dal 1499 al 1533, consentono anzitutto una lettura della storia europea del periodo in cui la cultura comincia a laicizzarsi e a diffondersi anche grazie all’affermarsi della stampa, negli stessi anni in cui la riforma protestante infiamma il continente a diverse latitudini e le scorrerie ottomane fanno temere il crollo della cristianità.

 

 

 

La mano di Erasmo, disegnata da Hans Holbein il Giovane

La mano di Erasmo di Hans Holbein Il Giovane

 

 

Ma permettono anche di cogliere i pensieri e le aspettative degli autori dell’Elogio della follia (pubblicato per la prima volta nel 1511) e di Utopia (uscito nel 1516), il loro progetto di riforma politica e culturale, il loro tentativo spesso violentemente contestato di rimanere in equilibrio tra pulsioni riformatrici e brutali richiami alla tradizione. Infine, fanno luce su dettagli di vita materiale, sulle difficoltà economiche di chi si dedicava alla vita intellettuale agli inizi del XVI secolo, sulle tensioni di chi si trovava invischiato in dispute dottrinali e politiche che scuotevano i governi dei maggiori stati europei, sulle incertezze di chi, pur raggiunta la fama letteraria (Erasmo) o il vertice di una carriera politica (Moro), si rivolgeva all’amico di una vita per sottoporgli i dubbi più profondi, inconfessabili a chiunque altro. «Sei per me più di metà di me», scriveva Moro nel 1520, riecheggiando ciò che Orazio scrisse di Virgilio, animae dimidium meae.

 

 

La casa di Tommaso Moro a Londra

Mistvan di Wikipedia in inglese

 

 

 

E non era soltanto un artificio retorico o un empito di emotività: Moro usò questa espressione al termine di una lunghissima missiva in cui comunicava a Erasmo di avere assunto una posizione di scontro frontale nei confronti del francese de Brie, che aveva scritto un Antimorus in cui, oltre ad accusarlo di scrivere versi zoppicanti infarciti di barbarismi e di solecismi (accusa terribilmente infamante tra gli umanisti), cercava di mettere Moro in cattiva luce presso la corona inglese. Erasmo conosceva de Brie e ne apprezzava, ricambiato, l’opera. È perciò proprio in questo scambio che si coglie una delle chiavi di lettura dell’intero epistolario: nonostante le innumerevoli differenze, a dispetto della distanza, nonostante opinioni difformi e scelte contrastanti, rimane una radice comune, inestirpabile. Un’appartenenza condivisa che nulla può scalfire e che resiste ai silenzi, alle divergenze, al tempo che passa e ai malanni fisici perché, come diceva Aristotele, è massimamente necessaria alla vita.

 

 

 

Esemplare dell’Elogio della pazzia con disegni di Holbein, 1515

 

 

 

 

altro disegno: ” Stoltezza del sapiente ”

 

 

 

” La follia scende dal pulpito ”

 

 

 

Elogio della follia - Erasmo da Rotterdam - copertina

 

 

Erasmo scrisse l’Elogio della follia in un periodo in cui era ospite nella casa di Tommaso Moro e gli dedicò l’opera con una lettera che poi sarà riportata in tutte le edizioni, nella quale giocava sull’assonanza tra ‘More’ e ‘moría’, follia in greco, affidando al sodale il frutto del proprio lavoro: «lo prenderai sotto la tua protezione come a te dedicato e non più mio, bensì tuo».

Utopia di Moro fu pubblicata grazie all’interessamento dell’amico, alle sue conoscenze e alle sue intercessioni presso intellettuali e stampatori di mezza Europa, tanto che diversi studiosi affermano che il vero editore di Utopia fu Erasmo da Rotterdam. Entrambe le opere – insieme ad altre, ovviamente: nel 1513, solo per fare un esempio, fu pubblicato Il Principe di Machiavelli – si situano al principio dell’età moderna e in seguito sono state riconosciute come capitali, ma sono anche state spesso viste come un ibrido difficilmente classificabile: testi metaforici, allusivi, ironici, paradossali, lontani da un impegno teorico esplicito.

 

 

 

Hans Holbein, the Younger - Sir Thomas More - Google Art Project.jpg

RITRATTO DI TOMMASO MORO DI HOLBEIN IL GIOVANE – 1527- NATIONAL GALLERY DI LONDRA

 

 

 

 

 

L’Elogio della follia è una critica sferzante alle tendenze dominanti del tempo, ai mille modi dispersivi e inautentici in cui gli esseri umani trascorrono la vita e si occupano pensando di compiere grandi imprese. Lì Erasmo usava i toni della satira, effettuando continui e manifesti richiami alla letteratura classica, da Cicerone a Orazio, da Ovidio a Luciano.

In Utopia si trova una radicale messa in questione dei presupposti sulla base dei quali si stava sviluppando la società inglese dei primi anni del Cinquecento: attraverso una finzione letteraria, il racconto di un racconto, Moro illustrava i principi in base a cui può svilupparsi una società giusta, equilibrata, armonica.

 

 

 

STUDIO PER IL RITRATTO DI TOMMASO MORO DI HOLBEIN IL GIOVANE, 1527, REALE COLLEZIONE, WINDSOR

 

 

 

 

Erasmo e Moro si accollarono entrambi, in forme differenti, un compito etico e politico, e per darvi corpo misero in piedi due mirabili costruzioni di fantasia. Certo: nella loro opera pesava molto lo spirito del tempo e il loro essere due umanisti integrali, uomini curiosi, lettori onnivori, indefessi studiosi delle letterature classiche, il che emerge con chiarezza in diversi passi del loro scambio epistolare trentennale. Ma qui si rivela anche un tratto che in un certo senso trascende la dimensione contingente in cui maturarono le loro opere e i pensieri scambiati per lettera. Entrambi si impegnarono in una critica serrata dell’esistente: sia Moro sia Erasmo, pur con accenti e ruoli differenti, seppero prendere posizioni scomode, contrastate, ma a volte decisive rispetto a questioni che riguardavano il mondo in cui vivevano.

Ebbero il piglio dei riformatori ma si tennero lontani dai settarismi, lottando sempre per soluzioni razionali, condivise, orientate al bene comune. In questo senso il riferimento alla classicità – come risulta anche dagli accenni presenti in molte delle loro missive – è un elemento essenziale del compito intellettuale di cui si sentivano investiti: dominavano con padronanza la letteratura latina, la letteratura greca, la filosofia antica, e i testi classici costituivano in un certo modo il loro lessico familiare, il serbatoio delle espressioni più precise e più evocative che si potessero usare per nominare le cose con le giuste parole.

Nel 1535 Moro morì decapitato per non avere accettato l’Atto di supremazia di Enrico VIII. L’anno successivo lo seguì Erasmo, afflitto dai reumatismi, dalla gotta, dalla dissenteria. Hanno lasciato dietro di loro un’eredità importantissima, ma forse il loro monumentum aere perennius è la reciproca amicizia. Preoccupato per la ricezione e la diffusione di Utopia, in un passaggio di una lettera del 1516 Moro scrisse: «Mi aspetto dunque che daranno approvazione alla mia opera, ed io la desidero assai. Tuttavia (…) il tuo solo voto mi sarà più che bastante. Secondo come sento, noi due siamo una folla, e penso che potrei essere felice con te anche in un deserto».

 

 

 

 

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RITRATTO DELLA FAMIGLIA DI TOMMASO MORO DI HANS HOLBEIN IL GIOVANE

 

Il Ritratto della famiglia

 

 

 

 

 

 

( qualcosa ) della FINE DI TOMMASO MORO:

 

 

Dal  rifiuto del papa Clemente VII di sciogliere il suo matrimonio con Caterina d’Aragona e sposare quindi Anna Bolena, derivò tutta una serie di reazioni da parte di Enrico VIII, che giunsero anche alla decisione del re di considerarsi l’unico capo della Chiesa d’Inghilterra.

Al clero venne richiesto di pronunciare un Giuramento di Supremazia, dichiarando il sovrano come capo della Chiesa; Moro, in quanto laico, non sarebbe stato tenuto a fare questo giuramento, ma il 16 maggio 1532 si dimise comunque dalla carica di Cancelliere del Regno, piuttosto che prestare i suoi servigi a un sovrano ormai dichiaratamente anti-papale.

In un primo tempo, Moro sfuggì a un tentativo di collegarlo a un episodio di tradimento. Tuttavia l’approvazione nel 1534 del Primo atto di successione da parte del Parlamento di Westminster (che includeva un giuramento che riconosceva la legittimità di ogni figlio nato da Enrico e Anna Bolena e ripudiava “ogni autorità straniera, principe, o potentato”) si rivelò uno strumento nelle mani della Corona contro gli oppositori del re. L’Atto prevedeva, infatti, che questo giuramento venisse richiesto non a tutti i sudditi, ma soltanto a coloro che erano specificatamente tenuti a prestarlo: chi rivestiva un incarico pubblico e tutti coloro che erano sospettati di non appoggiare il re.

Moro venne chiamato a prestare tale giuramento nell’aprile del 1534 e, a causa del suo rifiuto, fu imprigionato nella Torre di Londra.

 

 

 

 

HANS HOLBEIN IL GIOVANE, STUDIO PER IL RITRATTO DELLA FAMIGLIA DI TOMMASO MORO

https://www.wikiwand.com/it/Tommaso_Moro

 

 

 

Nella Torre di Londra, Tommaso Moro continuò a scrivere. La sua scelta fu quella di mantenere il silenzio, comunemente interpretato come allo stesso tempo ammissione di colpevolezza e rifiuto dell’abiura. Nove delle diciassette lettere furono indirizzate da More alla figlia Margaret Roper.

«Sapessi, Margaret, quante e quante notti insonni ho trascorse, mentre mia moglie dormiva o credeva che fossi anch’io addormentato, a passare in rassegna tutti i pericoli cui potevo andare incontro: spingendomi così lontano con l’immaginazione che ti assicuro che non può accadermi niente di più grave. E mentre ci pensavo, figlia mia, sentivo l’animo oppresso dall’angoscia. E tuttavia ringrazio Dio che, nonostante tutto, non ho mai pensato di venire meno al mio proposito, anche se fosse dovuto accadermi il peggio che andava raffigurandomi la mia paura.»

 

Quando, tuttavia, la scelta strategica del silenzio fallì, Moro venne processato, condannato, incarcerato e quindi giustiziato a Tower Hill il 6 luglio 1535:

«Avanzò quindi verso il ceppo, davanti al quale s’inginocchiò per la recita del Miserere. Poi si rialzò in piedi, e quando il boia gli si avvicinò per chiedergli perdono, lo baciò affettuosamente e gli mise in mano una moneta d’oro. Poi gli disse: “Tu mi rendi oggi il più grande servizio che un mortale mi possa rendere. Solo sta’ attento: il mio collo è corto, vedi di non sbagliare il colpo. Ne andrebbe della tua riputazione”. Non si lasciò legare. Da sé si bendò gli occhi con uno straccetto che s’era portato appresso. Quindi, senza fretta, si coricò lungo disteso, appoggiando il collo sul ceppo, che era molto basso. Inaspettatamente si rialzò con un sorriso sul labbro, raccolse con una mano la barba e se la collocò di lato celiando: “Questa per lo meno non ha commesso alcun tradimento”.»

La sua testa venne mostrata sul London Bridge per un mese, quindi recuperata (dopo il pagamento di un riscatto) da sua figlia Margaret.

 

Dal 1980 è commemorato anche dalla Chiesa anglicana, come martire della– riforma protestante.

 

 

 

TRAILER DEL FILM ” UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI ” DI FRED ZINNEMANN DEL 1966

LA  STORIA DI TOMMASO MORO E DEL SUO CONFLITTO CON IL POTERE DEL RE, ENRICO VIII

 

 

 

 Thomas More è convocato dal cardinale Wolsey – 6.30

 

1.53

 

 

2.04

 

 

 

2.35

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  1. ueue scrive:

    Che bella storia di amicizia, accanto alla storia infame del potere.

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