Rear view of Köprülü library, at Piyer Loti Caddesi, corner of Divan Yolu Caddesi opposite the Sultans Türbe.
Gryffindor – Opera propria
La Biblioteca Koprulu fu la prima biblioteca della città costruita nel 1678 Grand Vizier Köprülü Mehmed Pasha. E’ il retro dell’edificio nella strada dedicata a Pierre Loti perché in questa strada ha abitato nel 1910.
la facciata —
PIERRE LOTI E LA TURCHIA: LA STORIA DI UNA PASSIONE
VALERIE LEMOULT- 7 SETTEMBRE 2018
https://www.redaction.media/articles/pierre-loti-turquie-lhistoire-dune-passion/
Pierre Loti ritratto da Henri Rousseau, 1891
Pierre Loti, pseudonimo di Louis Marie Julien Viaud (Rochefort, 14 gennaio 1850 – Hendaye, 10 giugno 1923), è stato uno scrittore francese, membro dell’Académie française. È sepolto nell’isola di Oléron.
Ufficiale di marina, i suoi viaggi gli hanno ispirato numerosi romanzi, tra cui Pêcheur d’Islande (Pescatore d’Islanda).
IL CAFFE’ PIERRE LOTI
Pierre Loti Cafè, Istanbul
Il caffè Pierre Loti è una vera e propria istituzione qui a Istanbul: abbarbicato sulla collina di Eyüp, è uno dei luoghi migliori dove immergersi in un’atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio, passando una giornata in perfetto stile La dolce vita versione turco-francese. Arrivati in cima alla collina c’è una terrazza che si affaccia sul Corno d’Oro: eccolo il Pierre Loti, un affollatissimo caffè letterario con mille tavolini, tovaglie a quadri bianchi e rossi e gard fous dipinti di bianco, in perfetto stile franco-ottomano.
Luciano ROMEO
Cafè Loti Trio @ BBC Persian – Pejman Tadayon, Stefano Saletti & Nando Citarella- VIDEO, 6 minuti ca
Guido Festinese
Il Café Loti a Istanbul era, temporibus illis, luogo di mediazione, di scambio d’idee, di liti che finivano immancabilmente in riconciliazioni (magari dopo il baluginare minaccioso di qualche lama).
Andava così ovunque nei punti cruciali del Mediterraneo, a Orano come a Genova, a Venezia, a Marsiglia, a Tunisi. Le lingue imparavano le une dalle altre a intendersi sul minimo comune denominatore di radici comuni, sull’affinità dei suoni, e dove le radici etimologiche non aiutavano, aiutava la fantasia del comporre a mosaico con spezzoni di suoni e sensi di altre lingue, fini a capirsi per davvero. Il sabir nacque così, ad esempio, con una finzione per molti versi identica a quella che ebbe lo swahili in Africa.
È la quarta volta, per quanto ne sappiamo, che in un lavoro di ottimo folk “progressivo” tornano a risuonare le parole in sabir, estintosi alla svolta del Novecento, e parlato per secoli con il continuo rimescolamento di termini genovesi, siciliani, turchi, spagnoli, veneziani, arabi e via citando. Una volta lo raccolse la Piccola Banda Ikona, una i Radiodervish, e ultimamente un “Padre nostro” in sabir è risuonato nel disco dell’Orchestra Bailam.
Orchestra Bailam, il genovese lingua franca
E proprio Bailam, il trascinante ensemble genovese, è un buon termine di confronto con il nuovo lavoro dei Cafè Loti: perché l’idea di far risuonare note che, con ogni realtà, davvero hanno gonfiato di voli di armonici i cafè haman di Salonicco, di Smirne, di Istanbul e i tekès greci e le locande è davvero patrimonio comune. E ogni volta che un disco di neofolk ”mediterraneo” torna a far girare l’idea che le culture del piccolo mare furono soprattutto incontro, mediazione e trattativa, oltre che scontro frontale, vince un’idea di civiltà che troppi mestatori contemporanei vorrebbero ridurre al silenzio, o all’horror vacui sonoro delle bombe.
Cafè Loti è di base un trio con le corde, la voce e la tammorra di Nando Citarella, voce e corde arabe e mediorientali di Stefano Saletti, che della citata Piccola Banda è stato il fondatore, l’iraniano musicista (e pittore) Pejman Tadayon a voce, saz, oud e percussioni.
Serve, il tutto, perché questo lavoro è partito in due grandi campiture: la prima accoglie sei brani di composizione che mettono in conto sonoro schegge di Spagna medievale, Napoli e i trovatori francesi, il sabir per capirsi e commerciare, la Persia come chiave di volta per l’accesso all’Oriente. Nella seconda parte, che intitola tutto il progetto, In Taberna, Café Loti recupera invece lo spirito originale del Codex Buranus, il corpus di composizioni che tutti conoscono nella versione fastosa e tonitruante dei Carmina Burana. Qui l’intento è ben diverso, un lavoro per sottrazione che invece cerca di restituire equilibrio sottile tra sacro e profano, natura e cultura, canti maliziosi e pure espressioni mistiche: e anche qui risuonano tante lingue, a comporre un arazzo che è bello proprio perché multicolore. Senz’altro più “realistico” di quanto fece Carl Orff.
Centro ancora una volta, comunque, con una menzione particolare, oltre che per la consueta perizia strumentale, per la viva, spesso aspra vitalità delle voci.
DA :
https://www.giornaledellamusica.it/dischi/corde-e-voci-di-cafe-lot
Oh l’amour, sempre l’amour. Fu una storia d’amore a rendere famoso il caffè letterario Pierre Loti di Istanbul, in cima ad una collina nel quartiere di Eyup.Un tempo tranquillo e sconosciuto caffè con pochi tavoli sul Corno d’Oro, ora celebre tappa per un tipico cay ( = speziato) o per un pranzo, per immergersi nel ricordo ma soprattutto per godere di una bellissima vista panoramica. Il caffè è molto semplice, qualche tavolino con sedie e servizio non memorabile. Tovaglie a quadretti bianchi e rossi, immancabile il te turco normale o alla mela nei tipici bicchierini turchi, che adoro. Ma qui si arriva per altri motivi…Arrivare fin qui vale davvero la pena per la vista panoramica che si gode sui quartieri del Corno d’Oro. Il quartiere di Eyup si trova in fondo al corno d’oro ed uno dei quartieri più tradizionali della città, scorcio reale della Istanbul di oggi, o di una delle sue tante facce. Passeggiare per le sue vie vivaci e ben tenute offre un idea reale della città nel suo lato tradizionale. Una grande moschea è dedicata al sultano di Eyup, nella piazzetta una grande fontana, tanti piccioni e caffé. Si può arrivare in pullman dal quartiere di Eminomu o in taxi. Arrivati nel quartiere di Eyup si può salire la collina a piedi, passando per un cimitero di lapidi bianche o si può prendere la funicolare che per due lire turche porta in cima. Qui ci si trova su una bella terrazza panoramica. Un lato insolito della città. Sulla destra i quartieri europei di Istanbul con le moschee, le loro cupole e i minareti che svettano sottili verso il cielo. Particolare è la forma del corno d’oro e a sinistra i quartieri asiatici con grattacieli e palazzi grandi. Affascinante assistere al tramonto da questa zona insolita. Lo scrittore francese Pierre Loti , il cui vero nome era Louis Marie Julien Viaud, venne qui per cercare la donna sposata di cui si era innamorato tempo prima, ma ne scoprì la sua morte attraverso la sua tomba in questo quartiere. Il caffè che oggi prende il suo nome divenne sua tappa fissa, luogo di ispirazione per molti sui romanzi. A lei dedicò le opere: Aziyadè e Fantôme d’Orient.
QUARTIERE EYUP – IMMAGINI dal link in fondo
VISTA DAL CAFE’ PIERRE LOTI
TESTO E FOTO DA :
http://frammentidiviaggi.blogspot.com/2014/03/caffe-pierre-loti-istanbul.html
DENTRO IL CAFFE’
TRIPADVISOR
YOUTUBE
Impossibile resistere al fascino dell’Oriente, soprattutto con queste bellissime immagini.