TONIA MASTROBUONI, In Polonia le vittime della Shoah non hanno casa — REPUBBLICA.IT / VENERDI’ — 10 SETTEMBRE 2021

 

 

REPUBBLICA.IT / VENERDI’ — 10 SETTEMBRE 2021

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In Polonia le vittime della Shoah non hanno casa

dalla nostra inviata Tonia Mastrobuoni

 

Una mostra storica al museo della fabbrica di smalti di Oskar Schindler (Getty Images)

 

Una nuova legge stabilisce un limite di trent’anni per reclamare le proprietà sottratte da nazisti e comunisti. E nel vecchio ghetto di Cracovia esplode la protesta: «Fanno leva sulla retorica dei ricchi ebrei». Reportage

SINAGOGA- TRIPADVISOR – link sotto

 

 

 

 

CRACOVIA. Quando sua madre andò a reclamare la casa che le era stata strappata dai nazisti, un impiegato del Comune la guardò negli occhi e le disse “ma non si vergogna?”. Anche a Cracovia la retorica velenosa sui “ricchi ebrei che tornano a espropriare i poveri polacchi” è diffusissima. Da decenni. La madre di Piotr Kwapiesiwicz ha vissuto sulla sua pelle cosa significa far parte di un popolo che si è quasi estinto durante la Shoah – in Polonia su oltre tre milioni di ebrei solo 150 mila sono sopravvissuti allo sterminio– e che continua a essere discriminato. Piotr ci accoglie nel suo ufficio con un caffè fumante, siamo nel quartier generale della sua Associazione ebraica Czukent, nelle viuzze stupende del vecchio ghetto di Cracovia, nel quartiere Kazimierz.

 

 

CIMITIERO EBRAICO

 

 

Dalla stanza accanto arrivano le risate degli attivisti Lgbtqi di All Out arrivati da mezza Europa per preparare il Pride – persino la sinagoga ha esposto degli ombrelli arcobaleno in segno di solidarietà.

Il quartiere Kazimierz di Cracovia, cuore della cultura ebraica della Polonia (Getty Images)

 

Sui giornali, però, si parla solo della nuova legge che ha stabilito un limite di trent’anni per reclamare le case, le fabbriche, le fattorie che due regimi totalitari hanno scippato ai legittimi proprietari. Una mossa che ha suscitato un’ondata di indignazione in tutto il mondo. Le reazioni ufficiali di Israele e degli Stati Uniti sono state durissime. Entrambi considerano quella controversa norma un esplicito colpo di spugna ai diritti dei discendenti delle vittime della Shoah. Yair Lapid, ministro degli Esteri israeliano, ha tuonato contro una decisione che “rasenta il negazionismo dell’Olocausto”. E il segretario di stato americano AntHony Blinken ha chiesto “giustizia per le vittime” degli espropri durante il nazismo e il comunismo, e ha preteso che “le restituzioni continuino a essere garantite” anche a chi è dovuto fuggire durante l’occupazione nazista.

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Tensioni con gli Usa

Il governo polacco, tuttavia, è scivolato ormai in una tale deriva autoritaria da non temere neanche di compromettere i rapporti con il suo più importante alleato degli ultimi trent’anni: gli Stati Uniti. Negli stessi giorni della “legge sulle vittime dell’Olocausto”, com’è stata battezzata un po’ sbrigativamente, Washington si è infuriata anche per l’ennesimo giro di vite sull’informazione libera: per la cacciata degli americani di Discovery dall’emittente Tvn.

quartiere-ebraico-Krakow-Cracovia-Kazimierz-Poland-Polonia

https://ealloraparto.it/visitare-il-quartiere-ebraico-di-cracovia/

 

 

“Il problema non è la legge di per sé, perché non è specificamente contro gli ebrei. Il problema è il modo in cui è stata presentata. Il problema è politico”, ci spiega Piotr. Che è testimone diretto, a causa delle torture burocratiche e le umiliazioni subite da sua madre, che “le leggi erano discriminatorie già prima”.

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Dopo la Seconda guerra mondiale il regime comunista nazionalizzò una Varsavia finita quasi tutta in macerie per facilitarne la ricostruzione; nel resto del Paese e a Cracovia milioni di proprietà abbandonate dagli ebrei sterminati o fuggiti dalle persecuzioni naziste furono invece occupate dai polacchi. E il regime decise anche che le case o i terreni di chi fosse morto senza un erede – spesso il caso delle vittime della Shoah – sarebbero andate comunque allo Stato.

 

Polonia, la messa è finita

di Raffaele Oriani 14 Dicembre 2020

 

La burocrazia è una trappola

Anche dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dei regimi filosovietici, le autorità polacche hanno continuato a erigere un muro di burocrazia per impedire le restituzioni. E a rifiutare qualsiasi forma di compensazione. “A un mio amico emigrato in Israele”, racconta Piotr, “chiesero di dimostrare che i suoi antenati fossero polacchi. I nazisti avevano deportato la sua famiglia e lui era cresciuto in un orfanotrofio.

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E gli hanno contestato il fatto che avesse cambiato nome, nella sua nuova patria, cosa che notoriamente moltissimi israeliani hanno fatto”.

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Le domande legittime furono affogate in un mare di scartoffie, di ostacoli “ma anche nella retorica sempre più violenta del “ricco ebreo che torna dall’estero per rubare le terre al polacco””.

 

 

Ghetto ebraico- murales-Cracovia-Pdgorze

https://www.tripadvisor.it/AttractionProductReview-g274772-d11463283-Krakow_Jewish_Quarter_Guided_Walking_Tour-Krakow_Lesser_Poland_Province_Southern_P.html#/media-atf/11463283/-1:p/?albumid=-150&type=0&category=-150

 

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Szymon Filek si occupa di restituzioni da una vita: l’avvocato ebreo fa parte del Comitato delle restituzioni, e anche la sua famiglia ha attraversato l’odissea di un’impresa nazionalizzata, riconquistata miracolosamente negli anni 90 e poi tornata nelle mani dello Stato. “In tutti questi anni il problema sono state le leggi e le prassi esistenti: è fuorviante definire la legge appena approvata “contro i discendenti delle vittime dell’Olocausto”, perché è una legge che riguarda tutti i polacchi e mette ordine in una ragnatela ingarbugliata e ostile di norme.

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Io penso che il problema vero sia politico, sia il fatto che il governo Morawiecki pensi di guadagnare voti facendo leva su un antisemitismo ancora molto presente in questo Paese”.

 

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Secondo Filek la polemica feroce con Israele è esattamente ciò che voleva ottenere Morawicki. “Perciò sono anche molto arrabbiato con il governo israeliano che è cascato in questa trappola.


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La verità è che già prima i tribunali decidevano dopo 30 anni la prescrizione. E persino la Corte costituzionale ha deciso nel 2015 che le leggi esistenti andavano cambiate, che andava messo un limite temporale. Il problema è a monte, esiste da decenni”.

Il cimitero ebraico di Cracovia (Alamy/Ipa)

 

La questione, dunque, è complessa. A Varsavia, ad esempio, il nodo riguarda la nazionalizzazione forzata del dopoguerra che ha interessato l’intera città, comprese le proprietà private.

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“Adesso miriadi di case sono fatiscenti, addirittura senza luce né acqua perché il Comune si nasconde dietro al fatto che è inutile ristrutturarle se un giorno può arrivare qualcuno e reclamarle”, spiega Milosz Hodun, direttore del think tank liberale Projekt Polska, che ricorda come sulla legge anche gran parte dell’opposizione si sia astenuta.

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“Non hanno votato contro perché ritengono che su quella materia ci sia bisogno di chiarezza. E che città come Varsavia non possano continuare a marcire perché il Comune può usare la scusa del proprietario ignoto”.

 

Anne Applebaum: “Polonia e Ungheria, non vi riconosco più”

di Raffaele Oriani 14 Aprile 2021

 

Antisemitismo diffuso

Il sociologo Michal Bilewicz è tra i maggiori esperti in Polonia di antisemitismo e ha studiato a fondo gli effetti della norma sulle restituzioni. Lo raggiungiamo al telefono nel suo ufficio dell’Università di Varsavia; per lui il senso di quella mossa del governo Morawiecki è chiaro. “In Ungheria e in Polonia l’antisemitismo è più forte che in altri Paesi europei. Abbiamo condotto delle indagini. Quando abbiamo chiesto ai polacchi se sia giusto restituire le proprietà private ai legittimi proprietari, rispondono convintamente di sì. Ma quando aggiungiamo la domanda: “ed è giusto che vengano restituite agli ebrei?”, la stragrande maggioranza risponde di no”.

 

 

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Bilewicz è a favore della legge, ma è spaventato dalla retorica che la accompagna. In Polonia non c’è solo un governo ultra cattolico che alimenta sentimenti antisemiti; anche l’estrema destra usa slogan che alimentano l’odio contro gli ebrei. “In Polonia la proprietà privata è sacra. E il modo più semplice di far digerire una legge che mette un limite temporale alle restituzioni senza prevedere uno straccio di indennizzo è farla sembrare una legge contro gli ebrei. Il governo attuale alimenta in generale una retorica messianica dei poveri polacchi che vengono puniti per la loro bontà e generosità. Come si dice? “Italiani brava gente”? Ecco, è il luogo comune dei “polacchi brava gente”, dei bravi cittadini ingenui truffati dagli avidi ebrei. Una storia orribile, vecchia quanto il mondo”.

Sul Venerdì del 10 settembre 2021

 

 

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Kazimierz, il quartiere ebraico di Cracovia

Scelto come set per le riprese di Schindler’s List, il celebre film di Steven Spielberg, il Kazimierz è il secondo complesso in Europa di monumenti ebraici, per ricchezza e dimensioni dopo il quartiere di Josefov a Praga.

 Alfonso Cannavacciuolo

Il Quartiere ebraico Kazimierz a Cracovia

Il Quartiere ebraico Kazimierz a Cracovia

 

 

Ad oriente della Città Vecchia di Cracovia sorge il quartiere di Kazimierz, dal nome del suo fondatore, Re Casimiro il Grande.  Edificata nel 1335 come cittadina distinta, nel 1800, a seguito dell’allargamento dei confini amministrativi di Cracovia, divenne un quartiere della città.

 

 

 

 

Il Kazimierz è diviso in due parti: ad ovest c’è quella cristiana, ad est quella ebraica.Nella parte cristiana potrete ammirare la Piazza del Mercato (Wolnica), le chiese gotiche di Santa Caterina e del Corpus Christi e la chiesa barocca di San Stanislao sulla roccia, luogo del suo martirio.

Ma il Kazimierz è stato, soprattutto, il centro della vita religiosa e sociale della Cracovia ebraica fino a quando la comunità semita che lo abitava (circa 65.000 persone) venne deportata nei vari campi di sterminio durante l’occupazione nazista. Passeggiando per le vecchie stradine in pietra si avverte lo spirito della cultura ebraica in ogni dive: le sinagoghe, le facciate delle case in via Jozefa con le scritte in yiddish e, in alcuni casi, la stella di David, l’affollato mercato quotidiano di Plac Nowy, la piazza principale del quartiere.

Il quartiere trascurato ed abbandonato fino ad una decina di anni fa, ha ritrovato lustro e notorietà anche grazie alle scene del film Schindler’s List che vi sono state girate. Oggi è un quartiere molto vivace in cui aprono botteghe di artisti, locali alternativi e negozi di moda.

 

 

 

La fabbrica di Schindler

Oskar Schindler era un imprenditore tedesco che comprò una fabbrica di stoviglie nel distretto industriale di Cracovia impiegando circa 1200 lavoratori ebrei.Quando i nazisti iniziarono il rastrellamento degli ebrei che vivevano nel distretto di Podgorze, Schindler li salvò dichiarando che erano fondamentali per il lavoro della fabbrica e per la produzione delle pentole destinate all’esercito tedesco. Grazie alle sue abilità diplomatiche e alla corruzione dei gerarchi nazisti, Schindler riuscì a salvare circa 1200 ebrei altrimenti destinati al vicino campo di Auschwitz.

La storia di Schindler è stata fatta scoprire al grande pubblico dal film di Spielberg ispirato ad un romanzo di Thomas Keneally. Spielberg ha scelto di girare le scene del film a Kazimierz perché questo quartiere è rimasto uguale al 1940, mentre Podgorze è stato profondamente modificato.

 

 

 

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La fabbrica si trova in Via Lipowa a 20 minuti dal centro ed è diventata un museo dove si può visitare l’ufficio di Schindler e una mostra audio-visiva sugli ebrei di Cracovia.

Informazioni per la visita alla Fabbrica di Schindler

 

 

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Il museo è a ingresso ridotto, quindi i biglietti sono limitati.E’ aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18 tranne il lunedì 10-14.I biglietti si possono prenotare online qui: www.bilety.mhk.pl

 

 

La Fabbrica di Schindler a Cracovia

La Fabbrica di Schindler a Cracovia

 

 

Itinerario ebraico nel Kazimierz

Il distretto è ricco di storia e pieno di luoghi d’interesse. E’ il secondo complesso in Europa di monumenti ebraici, per ricchezza e dimensioni dopo il quartiere di Josefow a Praga, dal Centro della Cultura Ebraica ai santuari che via via si incontrano.

 

 

 

 

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La Sinagoga Tempel del 1862 (la più nuova del quartiere) in stile neo-moresco,  la Sinagoga Kupa e la Sinagoga di Isacco (visita a pagamento) con bei portici all’entrata, entrambe del XVII secolo; la Sinagoga Wysoka (non visitabile) del 1560, chiamata anche Sinagoga Alta, in quanto la sala per la preghiera è posta in alta rispetto al livello della strada.In via Szeroka, a poca distanza l’una dall’altra si trovano: la Vecchia Sinagoga (Sinagoga Stara)(visita: merc – lun 10-16; ven 10-17; chiuso mar; a pagamento) in mattoni rossi, la più antica sinagoga presente in Polonia (XV secolo). Attualmente ospita il Museo Giudaico ed una sezione del Museo Storico di Cracovia dedicata alla storia degli ebrei di Cracovia.E poi la più piccola delle sinagoghe, la rinascimentale Sinagoga Remuh (1553), l’ultima rimasta attiva nella città (visita: dom-ven  9 -16, chiuso sabato; a pagamento).

 

 

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Accanto ad essa c’è un antico cimitero (1551) dove sono conservate molte tombe monumentali  in stile ebraico. Qui riposano in pace molti degli ebrei più in vista di Cracovia, qui vengono in pellegrinaggio ebrei da tutto il mondo per pregare sulla tomba del rabbino Moses Isserles, detto Remuh. Una parte del muro che circonda il cimitero è edificato con le pietre che i nazisti rimossero dalle tombe ed usarono per edificare un muro che impedisse agli ebrei di uscire dal ghetto.

 

MOSES ISSERLES DETTO REMUH 

(Cracovia, 22 febbraio 1520 – Cracovia, 11 maggio 1572), rinomato rabbino talmudista ashkenazita e posek, uno dei primi Acharonim.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Moshe_Isserles

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1 risposta a TONIA MASTROBUONI, In Polonia le vittime della Shoah non hanno casa — REPUBBLICA.IT / VENERDI’ — 10 SETTEMBRE 2021

  1. ueue scrive:

    Bellissimi e tragici questi luoghi. La cosa più bella, forse, è che hanno ripreso vita, una vittoria delle vita sulla morte.

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