+++ FEDERICO RAMPINI, La missione fantasma dei sapienti Ming — RICERCA.REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006

 

 

RICERCA.REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006

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La missione fantasma dei sapienti Ming

FEDERICO RAMPINI

 

PECHINO.

 

Un “giallo” storico appassionante ha come protagonisti una delegazione di alti dignitari cinesi nella Firenze rinascimentale del 1433; le rivelazioni scientifiche di cui erano portatori gli emissari della dinastia Ming; un astronomo italiano esperto in cartografia; e infine il suo ruolo decisivo nell’ ispirare le esplorazioni di Cristoforo Colombo.

Si è già discusso molto sull’ ipotesi che la grande flotta dell’ ammiraglio cinese Zheng He abbia scoperto l’ America settant’ anni prima di Colombo, e di recente a suffragare altri indizi si è aggiunto il ritrovamento di una carta geografica cinese del 1418 in cui figura il continente americano (anche se la California vi è rappresentata come un’ isola). Ma ora un’ altra pista – che non esclude il primato cinese per lo sbarco nel Nuovo Mondo – eccita la curiosità degli storici: è l’ ipotesi che le formidabili traversate oceaniche di Colombo e di Amerigo Vespucci siano state possibili grazie al progresso tecnologico portato dai cinesi in Italia.

Un ruolo-chiave lo svolge la misteriosa ambasciata cinese del Quattrocento a Firenze, una missione fantasma a giudicare dall’ avarizia di informazioni negli annali diplomatici della corte dei Medici o del papato. Questa scarsità di notizie sulla presenza degli illustri visitatori dall’ Estremo Oriente però è meno sconcertante di quanto appaia. La distrazione degli storici dell’ epoca ha una spiegazione razionale. Il 1433 è un anno particolarmente turbolento nella storia di Firenze perché è segnato dalla cacciata in esilio di Cosimo il Vecchio dei Medici, bersaglio della congiura degli Albizi.

Nella vicina Roma intanto monta il malcontento popolare che culmina nel maggio 1434 con la rivolta dei banderesi e la proclamazione della Repubblica.

Il papa di origine veneziana Gabriele Condulmer (Eugenio IV) è costretto a scappare travestito da monaco benedettino e a rifugiarsi proprio a Firenze, trasferendo per due anni a Santa Maria Novella la sede del pontificato. In mezzo a tante tensioni interne non stupisce la scarsa attenzione prestata nelle cronache ufficiali alla visita dei cinesi.

Tanto più che gli scambi di ambasciatori tra la Cina dei Ming e l’ Europa – in modo particolare lo Stato pontificio – non erano più un evento straordinario.

Già nel 1338 Benedetto XII aveva ricevuto dei rappresentanti cinesi ad Avignone, e un’ altra delegazione era stata inviata in Italia dalla dinastia Ming nel 1371; a sua volta un’ ambasciata papale aveva reso omaggio all’ imperatore Yongle all’ inizio del Quattrocento. Di questi intensi scambi sono pieni gli annali cinesi dell’ epoca che parlano delle missioni a Lumi (Roma), Fulin o Farang (Firenze).

Ecco come Firenze viene descritta nel resoconto di un ambasciatore di ritorno alla corte di Yongle: «A differenza che in Cina le loro case sono in mattoni, la gente fa il vino con l’ uva, gli strumenti musicali includono clarinetto, violino e tamburo. Il re locale veste di rosso e di giallo e avvolge il capo in sete dorate. Ogni anno a marzo il papa va al tempio seduto su una portantina rossa trasportata da religiosi, circondato di ministri vestiti in colori verde e porpora, a cavallo. I piccoli reati sono puniti con decine di frustate. I crimini più gravi fino a duecento frustate. Per i reati capitali la pena è la morte, di solito per annegamento. Gli Stati pontifici sono piuttosto pacifici. Le dispute minori si risolvono con guerre di parole o lo scambio di messaggi diplomatici. Per conflitti seri però sono pronti a scendere in guerra. Coniano monete d’ argento e oro, ma senza il buco che noi usiamo per legarli con la corda per contarli. Sulla moneta è impressa l’ effigie del re con il suo nome e il titolo. La terra di Fulin commercia in oro, argento, perle, vestiti, cavalli, olive e uva».

Questa è una descrizione basata sull’ osservazione diretta, più precisa dei precedenti resoconti cinesi che nel Duecento venivano tradotti dai rapporti dei mercanti arabi al servizio dell’ imperatore cinese, racconti dove spesso Roma e Costantinopoli venivano confuse in un amalgama. Nel 1225 lo storico Zhao Ruqua nel suo libro Descrizioni di vari barbari aveva citato Firenze come la città «dove gli uomini portano il turbante e mangiano spaghetti con una salsa a base di carne».

E’lo storico cinese Wang Tai Peng, oggi docente in Canada all’ università di Vancouver, ad aver studiato le conseguenze eccezionali della missione del 1433. Una traccia preziosa è la lettera inviata nel 1474 dall’ astronomo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482) a Cristoforo Colombo, insieme con una carta navale decisiva per propiziare la scoperta dell’ America. In quella lettera Toscanelli riferisce a Colombo una lunga conversazione avuta con un ambasciatore cinese «che esprimeva sentimenti di grande amicizia per i cristiani» proprio nell’ anno 1433 sotto il papato di Eugenio IV.

Nella stessa lettera l’ astronomo fiorentino cita l’ emissario cinese come la sua fonte di informazioni «sulla grande dimensione dei loro palazzi reali, la meravigliosa lunghezza e larghezza dei loro fiumi e la moltitudine di città nel loro paese». E’ noto che la Cina aveva già dimensioni demografiche molto superiori all’ Europa, dove le maggiori città non superavano i centomila abitanti (Napoli e Venezia) e Firenze raggiungeva appena i cinquantamila.

Secondo Wang Tai Peng la lettera di Toscanelli apre uno squarcio sulle «eccitanti interazioni intellettuali tra la Firenze rinascimentale e la Cina dei Ming, relazioni che in seguito sono rimaste sepolte sotto la polvere del tempo».

Il Rinascimento, sostiene lo storico di Vancouver, «è ancora oggi considerato come un fenomeno essenzialmente italiano ed europeo; non si sono studiate le possibili influenze della scienza e della tecnologia cinese, in particolare nell’ astronomia e nella navigazione, benché sia ormai accertato dagli storici che la Cina del XV secolo era all’ avanguardia mondiale in questi campi».

La portata dell’ incontro fra l’ astronomo fiorentino e la delegazione cinese viene riscoperta oggi, a sei secoli di distanza. Wang Tai Peng ricorda che fino a quell’ epoca la cartografia europea era relativamente arretrata: i navigatori occidentali dovevano affrontare i mari senza un’ accurata misurazione delle longitudini. Le lacune delle mappe rispecchiavano a loro volta i ritardi dell’ astronomia europea. Le flotte cinesi, invece, da secoli perlustravano l’ Oceano Indiano utilizzando conoscenze astronomiche più avanzate per determinare sia la latitudine che la longitudine di una nave in mare. Nel Trecento l’ ammiraglio Wang Dayuan aveva compiuto una traversata oceanica dal Mozambico allo Sri Lanka, con 150 anni di anticipo su Vasco de Gama, combinando l’ uso dei sestanti e l’ osservazione delle stelle.

Nel 1413 la grande flotta guidata dall’ ammiraglio Zheng He aveva compiuto una traversata diretta di 6.800 chilometri dall’ isola indonesiana di Sumatra al porto di Mogadiscio (Somalia) in 25 giorni, un’ impresa che non era alla portata degli europei con le tecniche di posizionamento e di navigazione a loro disposizione in quell’ epoca. La visita degli ambasciatori cinesi nel 1433 sembra un punto di svolta.

Lo testimonia il figlio e biografo di Cristoforo Colombo, don Fernando Colon, ricordando che il Toscanelli considerava la Cina «un modello per noi latini non solo per le sue grandi ricchezze ma anche per i suoi eruditi scienziati, filosofi ed astronomi».

La figura del Toscanelli è anch’ essa avvolta da ombre e illazioni, perché molte delle sue opere sono andate perdute. Si sa che era un astronomo, matematico e geografo fra i più stimati del suo tempo, ammirato anche dal giovane Leonardo da Vinci. La sua influenza cruciale si esercita su Colombo. Nel 1474 Toscanelli teorizza la possibilità di navigare verso Occidente per raggiungere le Indie e la espone in una lettera al canonico della cattedrale di Lisbona, l’ arcivescovo Martines, a sua volta erudito cosmografo. Colombo viene a saperlo e si mette in contatto con Toscanelli che gli fornisce incitamenti, consigli, e una carta nautica per raggiungere il mitico Cipangu (Giappone) di Marco Polo facendo rotta dall’ Europa verso Ovest.

L’ astronomo fiorentino è probabilmente l’ ispiratore scientifico delle imprese transatlantiche di Colombo e anche di Amerigo Vespucci, che sembra sia stato suo amico personale.

Lo storico Wang Tai Peng sottolinea che tutta l’ attività scientifica di Toscanelli subisce un’ accelerazione evidente dopo l’ incontro con i cinesi. La delegazione della dinastia Ming infatti porta in Europa per la prima volta il calendario Datong, il più accurato dell’ epoca nel prevedere le fasi lunari, il passaggio delle stagioni, e le eclissi: tre anni dopo, nel 1436, Toscanelli insieme con gli astronomi Regiomontanus e Nicola di Cusa presenta alla Chiesa un progetto di riforma del calendario giuliano (ma bisogna aspettare il 1582 perché entri in vigore il nuovo e più preciso calendario gregoriano).

E’ sempre dopo il suo incontro con la misteriosa delegazione cinese che il Toscanelli fa costruire nel Duomo di Firenze uno “gnomone” che per mezzo di un foro praticato in una lastra di bronzo alla base della cupola consente di controllare il passaggio del solstizio d’ estate, correggendo le tavole dei moti solari.

Nel 1456 Toscanelli è il primo europeo che riesce a prevedere con esattezza il passaggio della cometa di Halley. E’ noto che gli scienziati cinesi avevano duemila anni di tradizione nello studio delle comete, e avevano registrato ogni passaggio della cometa di Halley dal 240 prima di Cristo.

In quanto alla cartografia navale, il contributo decisivo dei cinesi per misurare la latitudine è la tecnica che consiste nel rilevare la declinazione del sole a mezzogiorno alla stessa longitudine ma su latitudini diverse. La mappa del pianeta che Toscanelli mette a punto nel 1474, e che attira la curiosità di Colombo, è la prima in Occidente a essere suddivisa per longitudini e latitudini.

Secondo Wang Tai Peng, «non è esagerato affermare che Toscanelli ha la paternità intellettuale di tutte le esplorazioni transatlantiche che portano i navigatori occidentali ad approdare in America».

A Cristoforo Colombo il fiorentino scrive che il viaggio in Cina verso Occidente «è non solo possibile ma certo, offre inestimabile onore e guadagno, e una gran fama tra i cristiani». Aggiunge di avere informazioni ricche e dettagliate «da uomini eminenti venuti da quelle terre fino alla corte papale, che parlano con grande autorità di queste questioni». Per il ricercatore sino-canadese la vicenda dell’ ambasciata cinese a Firenze non è solo un avvincente giallo storico che può gettare una luce nuova sulla conquista europea dell’ America. E’ anche la data simbolica di una sorta di passaggio del testimone tra due mondi. Da quel momento infatti volge al tramonto l’ era gloriosa delle imprese navali cinesi, che si esauriscono dopo la morte dell’ ammiraglio Zheng He. La dinastia Ming affonda progressivamente in una involuzione autocratica e isolazionista. La sua capacità di eccellere nell’ innovazione si indebolisce. La supremazia della Cina come centro del commercio internazionale e dello sviluppo delle idee viene sfidata da nuove potenze emergenti. «L’ Italia del Rinascimento – dice Wang Tai Peng – viene beneficiata dalla visita di una delegazione cinese, e anche grazie a questo contributo si prepara a sorpassare la stessa Cina nel secolo successivo».

 

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1 risposta a +++ FEDERICO RAMPINI, La missione fantasma dei sapienti Ming — RICERCA.REPUBBLICA DEL 9 APRILE 2006

  1. ueue scrive:

    Che storia affascinante!

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