SALLY ROONEY ( Castlebar- Irlanda, 1991– vive a Dublino )– due romanzi e una miniserie tv della BBC dal secondo, l’hanno reso famosa, la scrittrice-ritratto dei Millenials + DUE RECENSIONI DA DOPPIOZERO- 2020/ 2021 – UNA DEL SECONDO ROMANZO, DI ALICE FIGINI E – L’ALTRA, DI ISABELLA PASUQUALETTO – SONO ANTICIPAZIONI DEL TERZO IN TRADUZIONE DA EINAUDI

 

 

 

Il 7 settembre esce in Inghilterra il nuovo romanzo di Sally Rooney: librerie aperte da mezzanotte

Sally Rooney (Castlebar, 20 febbraio 1991) è una scrittrice, poetessa e saggista irlandese.

Pur avendo al proprio attivo poche opere letterarie, è acclamata dal pubblico e dalla critica come una delle migliori scrittrici della sua generazione, già a partire dalla pubblicazione del suo secondo romanzo.

 

Sally Rooney, la scrittrice che ha detto “no” alla traduzione in ebraico del suo ultimo libro – ProgettoItaliaNews

 

Nata nel 1991 a Castlebar dall’insegnante di matematica e scienze Marie Farrell e dal tecnico per le telecomunicazioni Kieran Rooney, vive e lavora a Dublino.

Laureata al Trinity College e lanciata dall’editore come la “Salinger della generazione Snapchat”, ha esordito nella narrativa nel 2017 con il romanzo Parlarne tra amici, sui complicati rapporti tra 4 persone: le studentesse Frances e Bobbi e la coppia di sposi Melissa e Nick.

L’anno seguente ha dato alle stampe Persone normali, romanzo che segue il complicato rapporto tra Connell e Marianne dalla scuola superiore agli anni universitari ottenendo il premio per il miglior romanzo ai Costa Book Awards e la trasposizione in serie televisiva nel 2020.

 

Copertina del libro Parlarne tra amici di Sally Rooney

EINAUDI, 2018

pp. 304

 

Parlarne tra amici si può leggere come una commedia romantica o si può leggere come un testo femminista. Si può leggere come un libro sul tradimento e l’infedeltà ai tempi di WhatsApp o su ciò che nei rapporti di coppia non cambia mai. Ma in qualsiasi modo si decida di leggerlo, Parlarne tra amici è un romanzo indimenticabile e universale sulle strade che l’amore sa aprire nel cuore degli esseri umani

 

 

 

 

 

 

Frances è troppo intelligente per innamorarsi di un uomo sposato. O almeno cosí pensava prima di incontrare Nick. Bobbi, la sua ex amante, e Melissa, la moglie di Nick, sono troppo moderne e consapevoli per essere gelose. O almeno cosí pensavano. «Sally Rooney ha scritto il caso letterario dell’anno. Parlarne tra amici è il romanzo sull’amore e il tradimento nel nostro tempo».«The New Yorker»

Frances ha ventun anni e ha costruito un muro fatto di intelligenza, autocontrollo e freddezza per arginare il mare delle sue insicurezze. L’insicurezza per un corpo che non le piace e che è pronta a ferire pur di metterlo a tacere; l’insicurezza per una famiglia troppo povera e ignorante per il mondo in cui la figlia ha deciso di vivere; l’insicurezza per la sua stessa intelligenza che per quanto brillante, seducente e incline al sarcasmo, non lo sarà mai come quella di Bobbi. Ecco, Bobbi: la sua amica, compagna di studi e di passioni (insieme scrivono e recitano poesie in una Dublino mai cosí bohémienne e sensuale), e suo primo amore. Anche adesso, quando dopo essere state amanti imparano a essere amiche, Bobbi agli occhi di Frances sembra sempre la versione migliore di lei: piú bella, piú cool, piú trasgressiva, piú impegnata, piú lesbica, piú ricca. Eppure, quando le due ragazze conoscono una coppia sposata piú grande di loro, sarà su Frances e non su Bobbi che poserà gli occhi Nick – un attore in crisi ma decisamente bello. E Melissa, la moglie di Nick, cosa ci trova in Bobbi? È piú attratta dal suo esibito disprezzo per i borghesi (come Melissa stessa) o dalla sua distratta e selvaggia sensualità? Man mano che i legami si intrecciano e le relazioni si saldano, dal vivo o online, i quattro protagonisti di questa storia discutono insieme di sesso e amicizia, di arte e letteratura, di politica e genere, e ovviamente di loro stessi. Ma il centro di tutto è lei, Frances: il suo acume e la sua ingenuità, il suo desiderio, le sue debolezze, il suo amore ne fanno uno dei personaggi femminili piú autentici del nuovo millennio, il ritratto struggente, malinconico, profondissimo di una generazione e il simbolo di questi tempi inquieti. Parlarne tra amici è stato salutato per quello che è: l’esordio piú importante degli ultimi anni in lingua inglese, l’opera prima di un’autrice che, poco piú che ventenne, dimostra la raffinatezza stilistica e la profondità psicologica dei grandi scrittori, tra Sylvia Plath e Zadie Smith. Non solo: Rooney è stata paragonata a Elena Ferrante per la sincerità con cui racconta l’amicizia femminile, e Parlarne tra amici a un Bonjour tristesse del XXI secolo per come racconta la scoperta dell’eros di una giovane donna; mentre Kazuo Ishiguro ha definito il suo esordio «un evento davvero significativo». Quello che però rimane, una volta terminata la lettura, è la consapevolezza di una scrittura modernissima, di una freschezza nello sguardo, di un’intelligenza elettrica che non hanno paragoni nel panorama di oggi.

 

 

 

 

Sally Rooney biografia: chi è, età, altezza, peso, fidanzato, libri, Instagram e vita privata - Spettegolando

 

 

 

 

EINAUDI, 2020

pp. 240

Euro,  11

 

 

«Un grande romanzo su tutto ciò che abbiamo: gli esseri umani che si cercano, e si perdono».

Annalena Benini :: Persone normali è la storia di Marianne e di Connell, di due ragazzi che si incontrano al liceo e simili a due pianticelle condividono lo stesso pezzo di terra, crescendo l’una vicino all’altra, contorcendosi per farsi spazio, a volte sostenendosi a vicenda, altre togliendosi il respiro. È la storia di un amore giovane che pare destinato a non compiersi mai, di due anime che si inseguono e si sfiorano per anni, ma è anche una tagliente riflessione sulla prevaricazione e la tenerezza in questo nostro tempo strano.

Sally Rooney è riuscita nell’impresa piú difficile di tutte: scrivere un romanzo sulla banale e feroce dolcezza di una relazione. Riuscendo a cogliere quell’attimo infinito in cui si trova il coraggio di perdersi negli occhi di un’altra persona per ritrovare se stessi.

 

 

 

SALLY ROONEY è nata a Dublino nel 1991 e si è laureata al Trinity College in Letteratura americana. I suoi racconti sono apparsi su alcune delle maggiori riviste letterarie tra cui «Granta», «The White Review» e «The Stinging Fly». Per Einaudi ha pubblicato anche Parlarne tra amici. Da Persone normali, la Bbc sta per portare sugli schermi di tutto il mondo la serie tv scritta e coprodotta da Sally Rooney.

  • Normal People, regia di Lenny Abrahamson e Hettie Macdonald (2020), miniserie TV

 

 

 

 

 

Sally Rooney ora boicotta Israele: «Stop alle traduzioni dei miei libri»- Corriere.it

 

 

 

 

 

Home

 

11 ottobre 2020

 

https://www.doppiozero.com/materiali/sally-rooney-le-relazioni-imperfette-di-una-generazione

 

 

Sally Rooney: le relazioni imperfette di una generazione

Alice Figini

 

Sally Rooney, irlandese classe 1991, è l’astro nascente della letteratura contemporanea: la stampa di settore la acclama all’unanimità con l’impegnativo epiteto di «voce dei Millenials»,assegnandole in un certo senso il compito di rappresentare la complessità di una generazione opaca e sfuggente che da sempre naviga nelle acque perigliose del futuro tra crisi economica, digital disruption e precarietà lavorativa.

La Rooney, laureata in letteratura americana al Trinity College di Dublino, a vent’anni aveva già il privilegio di scrivere sulle principali riviste letterarie. Il trampolino di lancio al suo successo editoriale è stato un articolo pubblicato sulla Dublin Review «Even if you beat me», in cui narrava il complicato mondo delle competizioni oratorie delle quali lei era stata campionessa indiscussa collezionando successi in tutta Europa. In quel breve saggio la Rooney rivelò tutta la forza del proprio potenziale narrativo e fu immediatamente contesa dalle principali case editrici nazionali: le offrivano un contratto perché scrivesse un’opera di fiction. Le grandi aspettative che tutti nutrivano nei suoi confronti son state confermate da romanzo, Parlarne tra amici (Einaudi 2018), pubblicato a soli 26 anni e subito diventato un caso letterario internazionale. Acclamatissima da pubblico e critica, nominata «Best Young Writer» dal Sunday Times, l’autrice conferma le sue doti meno di due anni dopo il suo esordio con il secondo libro che – se possibile – raddoppia il successo clamoroso del primo. Persone normali (Einaudi 2019) è stato nominato per il Man Booker Prize, votato libro dell’anno per il premio Waterston e ha vinto come miglior romanzo il premio Costa Novel Award. Nel 2019 il Guardian l’ha classificato come venticinquesimo tra i migliori 100 romanzi del XXI secolo.

 

Il fenomeno Sally Rooney non deve essere assolutamente sottovalutato; e Persone normali lo dimostra, rivelandosi un gran libro capace di comporre, senza finzioni né patetismi, il ritratto perfetto di una generazione imperfetta.

La copertina azzurro pallido del libro, con le sagome dei due protagonisti in rilievo, ultimamente rimbalza su tutti i social, complice la recente uscita della serie tv omonima, Normal people, prodotta dall’emittente inglese Bbc in partnership con l’americana Hulu.

Mentre la critica plaude con toni entusiastici la serie televisiva – sceneggiata dalla stessa Rooney – definendola «perfetta», non resta che domandarsi quale sia la chiave del successo di questa giovane autrice. Forse il segreto risiede proprio nella semplicità dei suoi titoli: A conversation with friends, Normal people, che sembrano rimandare ad un’atmosfera quotidiana, familiare e – al contempo – a una situazione collettiva. Proprio questa apparente chiarezza espositiva, tuttavia, cela significati occulti. La locuzione Persone normali può essere letta come un ossimoro: un concetto infatti pone direttamente in antitesi l’altro. L’unicità, la straordinarietà, l’insondabilità di ogni persona annulla di fatto la definizione abusata, generica e sovrastimata di “normalità”. Ed è esattamente questo che la Rooney sembra raccontarci attraverso una storia dolorosa che fa della relazione tra due ragazzi il pretesto per analizzare il fenomeno di rottura insito nella crescita, il meccanismo di incomunicabilità che si instaura nei rapporti umani – narrando poi implicitamente la difficoltà ad affrontare la vita per ciò che è davvero, con tutto il suo carico di sciagure, inganni, sofferenze.

 

La potenza di questo libro si manifesta soprattutto nella capacità di esprimere a fondo la complessità delle coscienze dei protagonisti, Marianne Sheridan e Connell Waldron: la narrazione è sempre al presente, si divide in capitoli che scandiscono inesorabili l’avanzare del tempo che continuamente avvicina e allontana i due personaggi, definendo i diversi stadi della loro relazione. Seguendo l’uno o l’altro punto di vista, la storia si dipana in un continuo flusso di coscienza in grado di immergere il lettore nelle dinamiche astratte dei sentimenti, delle sensazioni cui è difficile dare forma e senso, trasmettendo i gradi di intensità di una relazione umana senza tacerne l’incomunicabilità, le rotture, la brutalità e la ferocia che spesso si accompagnano alla vicinanza estrema di anime e di corpi.

I personaggi creati da Sally Rooney sono individualità complesse: conosciamo Marianne e Connell durante gli anni del liceo, quando ancora sono immersi nelle dinamiche tipiche di una scuola di provincia, mentre si affannano per uscire indenni da atti di bullismo e superare la sessione d’esame finale per l’ammissione al college. All’apparenza i due ragazzi sono molto diversi, eppure entrambi possiedono «la stessa innominabile ferita spirituale» anche se ancora non lo sanno, e proprio negli abissi della loro profondità interiore si incontrano. La radice dell’amore doloroso – topòs ricorrente nei romanzi della Rooney – ha origine proprio dall’attrazione tra queste solitudini complementari.

 

La maggior parte della gente, ha pensato Marianne, vive un’intera vita senza mai sentirsi così vicina a qualcuno. 

 

Malgrado le differenze caratteriali, Marianne e Connell appaiono alienati in compagnia di altre persone, vivono spesso un senso di disagio in società, solo quando sono vicini sembrano finalmente allinearsi, comprendersi, trovare il proprio posto nel mondo. Nel caos competitivo di una società che pretende sempre il massimo delle prestazioni individuali, i protagonisti crescono e si evolvono «come due pianticelle che condividono lo stesso pezzo di terra, crescendo l’una vicina all’altra contorcendosi per farsi spazio, assumendo posizioni improbabili».

Rooney analizza in modo sottile la dinamica dei rapporti di potere che si instaura all’interno delle relazioni, dove sotterraneamente è in atto una continua pratica di sopraffazione reciproca: questa dinamica si ripete ossessiva nella relazione tra Marianne e Connell, nei rapporti famigliari dei protagonisti, e si ingigantisce nel macrocosmo delle dinamiche sociali, in particolare delle differenze di classe, rappresentate con grande efficacia.

 

 

Quando approdano al Trinity College di Dublino, le loro vite sembrano ribaltarsi in un gioco di specchi. L’ascesa sociale di uno comporta la caduta dell’altro, e viceversa: lungo tutto il corso della narrazione assistiamo a questi continui impercettibili movimenti di avvicinamento-allontanamento, al tentativo inesausto di trovare un equilibrio contrapposto a un’instabilità di fondo. Le strade di Marianne e Connell si dividono molte volte, seguiamo i loro percorsi individuali attraverso le insidie della vita adulta mentre cambiano città e scoprono nuove ambizioni, incontrano altre persone, pure con la consapevolezza che il legame tra loro rimane sempre stretto, al di là di ogni distanza, al di là di ogni logica: è un’affinità atavica, quasi spirituale, che conserva tutta l’irruenza e la fatalità del primo amore.

 

Ha realmente voluto morire, ma non ha mai voluto che Marianne lo dimenticasse. Questa è l’unica parte di sé che vuole salvare, la parte che esiste dentro di lei. 

 

La coerenza morale e intellettuale dei due protagonisti li conduce sempre, inevitabilmente, sull’orlo di un precipizio. La loro identità si sviluppa in un attrito di costruzione/auto-distruzione che li rende affascinanti e, al contempo, nocivi l’uno per l’altra. Sono interiormente molto simili, eppure tra loro c’è una distanza impossibile da eludere: Marianne è ricca, Connell no. Lei trascorre l’estate nell’elegante casa-vacanze di famiglia, mentre lui è costretto a lavorare al Walmart di paese per pagarsi la retta universitaria. Entrambi ottengono la borsa di studio; ma Marianne la vede come l’ennesima conferma delle proprie capacità, mentre per Connell quel denaro rappresenta una necessità materiale, la possibilità di vivere finalmente una vita intellettuale e dedicarsi agli studi senza sensi di colpa. «Sono i soldi la sostanza che conferisce realtà al mondo», pensa mentre contempla l’Allegoria della pittura di Vermeer in un assolato pomeriggio a Vienna. Marianne, invece, cresciuta in un ambiente privilegiato e borghese può permettersi di disquisire filosoficamente su «quell’invenzione umana chiamata denaro» e lanciarsi in lunghe dissertazioni a proposito della “moralità del lavoro”: «È tempo che nessuno ti restituirà,» fa notare all’amica Joanna impelagata nella routine di sfruttamento degli stage «Il tempo è un fenomeno fisico, i soldi sono solo una costruzione sociale».

 

C’è un’intelligenza e un’arguzia sottesa nei dialoghi del libro che inevitabilmente rimanda alla lunga esperienza della Rooney nelle competizioni oratorie: le conversazioni sono estremamente vive e dinamiche, spesso incentrate su uno scontro – più o meno sotteso – di opinioni. La narrazione grazie a questi “duelli verbali” procede a un ritmo scorrevole: la Rooney è riuscita ad assimilare la conversazione online a un nuovo tipo di prosa; il linguaggio di Internet, il concetto di post Facebook e videochiamata Skype si inseriscono nella scrittura senza attriti, formando un rilevante sottotesto conversazionale.

Persone normali è una narrazione stratificata che, pur nella sua brevità, riesce a dipanare numerose temi secondari sempre affrontati in modo icastico e competente: differenze sociali; problemi famigliari; bullismo; depressione; politica.

 

Sally Rooney non ha vergogna di nominare le cose con il loro nome e, nel descriverci l’amore giovane, ce ne rivela anche le imperfezioni: la passione, le parole non dette, la paura di abbandonarsi all’altro. Uno dei punti di svolta del romanzo è legato proprio a un’affermazione fraintesa, tanto per dimostrare il peso che nella narrativa – come nella vita – hanno i dialoghi tra le persone.

In duecento pagine densissime è racchiusa tutta la forza prorompente della giovinezza, l’illusione di avere il mondo in pugno e di poterlo cambiare, la pretesa rivoluzionaria insita nell’inconsapevolezza dei vent’anni, e lo scontro inevitabile con la dura realtà adulta, disincantata, votata al raziocinio. La fragilità della crescita e la rottura che questa evoluzione necessariamente comporta sono colte perfettamente nelle parole della Rooney che, nel dare voce ai cosiddetti Millennials, fornisce uno spaccato generazionale per certi versi destabilizzante. Un groviglio di aspettative, sogni, capacità, ansie ed incertezze: ecco i giovani di oggi, forse non poi così diversi da quelli di ieri. Con lo stesso desiderio folle di amare e il timore, inconscio, di non essere amati abbastanza: cuori in bilico che cercano costantemente un equilibrio nel caos primordiale dei sentimenti.

 

Persone normali è il ritratto più compiuto della società del XXI secolo, ne riflette implicitamente la crisi di aspettative e valori, l’incertezza nei confronti del futuro. L’instabilità relazionale vissuta dai protagonisti rispecchia, di fondo, il precario equilibrio di una comunità umana ormai consacrata alla competizione e alla spietatezza.

In un’intervista per l’Irish Indipendent Sally Rooney ha dichiarato: «C’è una parte di me che non sarà mai felice di sapere che sto solo scrivendo intrattenimento, realizzando oggetti estetici, decorativi, in un momento di crisi storica». Potremmo rassicurarla dicendo che non c’è nulla di “decorativo” nella sua narrativa; se ne avverte al contrario tutta l’urgenza, la veemenza, la spinta a dire – con stupefacente chiarezza ed espressività – quello a cui nessuno è ancora riuscito di dare un nome.

 

 

 

Home

 

20 settembre 2021

 

https://www.doppiozero.com/materiali/sally-rooney-beautiful-world

 

 

 

Sally Rooney, Beautiful World

Isabella Pasqualetto

Sono le diciannove e zeroquattro, una giovane donna siede al tavolino di un bar, vicino alla finestra. Fuori, il sole sta tramontando sull’Atlantico. Alle diciannove e zerosei, la donna abbassa lo sguardo e si osserva le unghie. Il bar è tranquillo, ogni tanto lei lancia un’occhiata verso la porta. Alle diciannove e zerosette, entra un uomo che si guarda intorno e poi si avvicina al tavolino, e chiede alla donna se è Alice. Lui è un po’ in ritardo, ed è Felix.

Il nuovo romanzo di Sally Rooney, Beautiful World, Where Are You, che Maurizia Balmelli sta traducendo per Einaudi, presso cui uscirà all’inizio del prossimo anno, si apre come un film. La macchina da presa si muove lenta, e indugia sui dettagli e sui gesti: la camicetta bianca di lei, lui che sblocca e riblocca nervosamente il telefono, una scia di birra che scende dal bicchiere. Quando i due iniziano a parlare, muovendosi in punta di piedi sul terreno minato di quello che subito appare come un primo appuntamento, ce ne vengono descritte le reazioni – lei diventa un po’ nervosa mentre gli spiega perché si trova in quel paesino sulla costa, lui la guarda impassibile e poggia il bicchiere sul tavolo; la voce narrante registra ciò che accade, ma non interpreta, non ci spiega perché Alice a un certo punto arrossisca né perché questo preoccupi Felix. Anzi, la voce narrante non è nemmeno sicura che Felix sia preoccupato, a dire il vero: sembra esserlo. Poi fa un gesto con la mano che forse indica incertezza, forse indecisione, o forse mediocrità, ma forse persino intesa sessuale.

Quando si spinge oltre la descrizione per avventurarsi nell’interpretazione, la voce narrante è insicura, e noi con essa. Non capiamo bene cosa stia succedendo, intuiamo che né lui né lei si stanno dicendo tutto, ma non c’è un narratore onnisciente che ci dica: Alice si comporta così perché è una scrittrice che dopo il successo del primo romanzo si è trasferita a New York e ha avuto un esaurimento nervoso, per cui è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico di Dublino per due mesi, e ora si è ritirata a vivere in questo insulso paese costiero per cercare tranquillità, solo che è nervosa perché ovviamente non vuole dire tutto questo a una persona che vede per la prima volta; Felix invece lavora in un magazzino, cerca di mostrarsi sicuro ma è intimorito dalla statura intellettuale di Alice e talvolta innervosito dalla sua freddezza, ed è in soggezione per la disparità culturale, economica e di classe che li separa e che mette lui in una posizione di inferiorità; poi c’è Eileen, la migliore amica di Alice, che le scrive lunghe e-mail mentre cerca di capirci qualcosa della sua relazione con Simon, un amico d’infanzia di dieci anni più grande di lei, che forse potrebbe essere qualcosa in più di un amico, o forse è meglio di no. Tutto questo lo scopriamo gradualmente, attraverso i dialoghi – diretti o riportati – tra i personaggi.

Ancor più filmico è il fatto che la voce narrante a volte non sente cosa si dicono: Eileen segue Simon in camera da letto, e lui le dice qualcosa che però noi non sentiamo perché, di fatto, Simon ci chiude fuori, e possiamo solo origliare i loro mormorii e metterci l’anima in pace quando all’una di notte scende il silenzio. Così, le volte che in camera da letto riusciamo ad entrare, infilandoci dietro Alice, Eileen, Felix o Simon, abbiamo l’impressione di sentirci voyeur, testimoni di qualcosa di molto intimo e privato che rimaniamo a guardare anche se non dovremmo. Anche lì, ovviamente, non sentiamo proprio tutto: Eileen sussurra qualcosa a Simon, col volto affondato nell’incavo del suo collo, ma noi dobbiamo rassegnarci a non sapere cosa.

Questa trovata narrativa di Rooney è la vera novità – forse l’unica – rispetto ai due precedenti romanzi, Parlarne tra amici e Persone normali (entrambi Einaudi, rispettivamente 2017 e 2019, entrambi tradotti da Maurizia Balmelli): nel primo c’era una narratrice interna alla storia che parlava al passato in prima persona, mentre il secondo si svolgeva al tempo presente e alla terza persona, in una staffetta tra i punti di vista dei due protagonisti. Il cambiamento di questo nuovo romanzo funziona, per lo stile di Rooney: le consente di mettere in scena la sua coreografia di dettagli – fisici, emotivi, caratteriali – senza rinunciare al minimalismo narrativo che la contraddistingue.

Le emozioni sono liofilizzate in periodi di esattezza linguistica raggiunta senza sforzo apparente, ma la prosa rimane effervescente, vivace, a tratti divertente. Sembra sapere esattamente come ci comportiamo, come facciamo nuove amicizie e cerchiamo di mantenere quelle vecchie, come ci innamoriamo e persino come facciamo sesso: è come se il genere umano fosse stato progettato e costruito da Sally Rooney, che in ogni nuovo romanzo ci mostra generosamente le carte, e non ha alcuna difficoltà a farci vedere come funzioniamo, a mettere in scena l’epica delle relazioni umane, a mostrarci quanto siamo complicati e a dirci che, in fondo, viviamo degli altri oltre che con gli altri.

In sostanza: in Beautiful World, Where Are You, Rooney continua a fare molto bene ciò che già ci aveva dimostrato di saper fare molto bene nei primi due romanzi. Meno bene, a mio avviso, funziona l’altro espediente che mette in campo, ossia le lunghe e-mail che si scambiano Alice ed Eileen e che scandiscono il loro rapporto. Eileen vive a Dublino, Alice si è traferita sulla costa ovest; le separa solo qualche ora di macchina, ma né l’una né l’altra hanno la patente, e il collegamento coi mezzi pubblici non è l’ideale. Perciò la distanza tra loro, che sembra irrisoria di fronte a un’amicizia così radicata, per qualche ragione diventa via via più incolmabile, e Alice ed Eileen iniziano a comunicare con lunghe e-mail in cui si tengono al corrente delle rispettive vite. Sono parti in cui ci rendiamo conto di che ritmo ha un’amicizia, delle sue maree e movimenti tettonici, di come l’empatia si scontra con una certa forma di resistenza ad accettare il vittimismo altrui per rivendicare il proprio – ti sono accadute cose veramente orribili, dev’essere stato davvero difficile per te, ma non hai idea di cos’ho vissuto io.

Tuttavia, il lato negativo di queste e-mail è che, oltre a darci conto di tutto questo, Rooney dà l’impressione di usarle come contenitore dove infilare tutto ciò che non si sarebbe potuto mettere nel resto del romanzo – perché non si incastrava, perché era fuori luogo, o perché era troppo pedante. Questi scambi tra Alice ed Eileen spesso sembrano essere un modo di mettere le mani avanti nei confronti di quanti avevano criticato Rooney dopo i primi due romanzi, sostenendo, di fatto, che faceva un genere di letteratura di puro intrattenimento, che parlava solo di amore, sesso e amicizia – fosse poco, peraltro. Perciò, in Beautiful World, Where Are You, ci sono questi scambi un po’ surreali in cui dal nulla Eileen tira fuori il declino della civiltà nella tarda età del bronzo, ed Alice le risponde che però anche il cambiamento climatico al giorno d’oggi non scherza, ed Eileen replica che sì, è vero, ma infatti come si fa a scrivere libri in un periodo come questo, di enorme crisi climatica, economica, politica, sociale, e secondo te quand’è che gli esseri umani hanno perso l’istinto per la bellezza, con la dissoluzione dell’URSS oppure nel 1976, quando la plastica è diventata il materiale più diffuso in circolazione?

Tutte queste grandi preoccupazioni, però, di fatto rimangono lettera morta: vengono citate in modo apparentemente casuale ma non sono mai approfondite, e non hanno alcun risvolto pratico nella vita di Alice ed Eileen. Alice scrive e-mail a Eileen parlandole dell’inferno mediatico che deve sopportare dopo il successo dei suoi primi libri, e continua a ripeterle che non capisce come la gente possa sperare di diventare famosa, e che ora che deve scrivere un nuovo romanzo non riesce a giustificare a se stessa il privilegio di vivere inventando storie d’amore se pensa che nel mondo oltre settecento milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà. Viene da dire: Sì, sacrosanto, ma quindi?

Anche perché la conclusione a cui queste e-mail giungono è che in fondo non possiamo che continuare con la letteratura che abbiamo sempre fatto, e che va bene scrivere libri che parlano solo di amore e amicizia, perché d’altra parte viviamo di quello. È vero, certo, ma l’ovvietà di questa constatazione svuota di senso tutte le preoccupazioni delle e-mail precedenti, che appaiono così dei meri esercizi posturali, di chi fa il gesto di angosciarsi per la povertà del terzo mondo e poi racconta dei cinque giorni passati a Roma per promuovere l’ultimo libro – e cosa c’è di più privilegiato di questa giustapposizione?

Il fatto che i due personaggi femminili del libro debbano scambiarsi e-mail in cui spaziano dalla ridistribuzione della ricchezza all’età del bronzo, dai modelli economici sostenibili all’istinto umano per la bellezza, pone inoltre un’altra necessità, ossia che Alice ed Eileen siano culturalmente molto simili: e infatti la prima è una scrittrice, la seconda un’editor per una rivista letteraria. Questo significa, quantomeno per me, che a metà e-mail ho spesso avuto bisogno di tornare indietro, per vedere se l’inizio fosse Cara Alice o Cara Eileen, e così ricordare chi stesse scrivendo, perché Alice ed Eileen sono in realtà molto simili, e tendono a sovrapporsi. L’impressione, dunque, è che l’età del bronzo abbia imposto a Rooney scelte non sempre felici, e abbia tolto spazio, ad esempio, a una più approfondita caratterizzazione di Felix, che rimane piuttosto in ombra rispetto agli altri tre.

Tuttavia, Felix è il perno che Rooney usa, in maniera molto efficace, per mettere a tema i vari tipi di disparità, centrali in Beautiful World, Where Are You: tra Alice e Felix c’è una disparità culturale e sociale che emerge subito in modo chiaro, così come tra Simon e Felix, ma anche tra Eileen e Simon la differenza d’età si somma alla disparità di classe delle due famiglie di provenienza, e tra i quattro si intersecano differenze professionali e dunque disparità economiche – oltre, ovviamente, alle differenze di genere e orientamento sessuale. Tutto questo è indagato usando come cartina di tornasole il modo in cui queste quattro persone interagiscono tra loro, ed è qui che Rooney torna a fare ciò che le riesce meglio: usare le relazioni, in tutte le loro forme, come chiave per esplorare il mondo e i suoi problemi, per mostrare quante barriere, oltre a quelle che già esistono, mettiamo tra noi e l’amore degli altri.

Il problema delle disparità economiche e sociali, ad esempio, è infinitamente più efficace quando Rooney lo pone dentro una situazione narrativa, rispetto a quando inizia a specularvi mediante l’escamotage delle e-mail: c’è una breve parte, forse una delle più riuscite, in cui Felix e Alice sono descritti mentre vivono contemporaneamente le loro esistenze separate; ciò che fa l’uno è giustapposto a ciò che fa l’altra, e i due si spartiscono il paragrafo una frase per ciascuno: lui lavora al magazzino, mentre Alice parla col suo agente; Felix scansiona i codici a barre sui pacchi da smistare, Alice scrive appunti al computer; Felix spinge pesanti carrelli lungo le corsie, Alice recensisce un libro per una rivista letteraria; Felix si fa tagli profondi di cui si accorge solo quando vede il sangue, perché ha le mani intorpidite dal freddo del magazzino; Alice mangia due fette di pane e burro, sbuccia una mela e si fa una tazza di caffè. Rooney ci porta a riflettere sul fatto che vivere nelle relazioni significa sempre misurarsi con una continua negoziazione che deriva dall’esistenza di un differenziale di potere tra gli individui: non c’è relazione che possa aspirare a una sorta di zero kelvin del potere, a un immobilismo dei rapporti di forza, per via delle disparità che sempre esistono tra gli individui, su più livelli.

Le relazioni possono tendere alla stabilità, a un basso livello di entropia, ma ciò non significa che il potere possa essere annullato del tutto – al massimo, può essere ripartito, si può cercare un equilibrio, che è quello che fanno Eileen, Alice, Felix e Simon.

Un altro grande tema che corre sottotraccia in tutta la storia è la compassione, che si intreccia alle frequenti riflessioni sulla morale cattolica: Eileen osserva Simon a messa, lo guarda mentre con serietà si rivolge a Dio e per un attimo lo trova ridicolo, salvo poi chiedersi se non sia in realtà gelosa del fatto che a Simon sembri piacere Dio più di quanto gli piaccia lei. Ne parla con Alice, ponendosi il problema della morale: in assenza di Dio, che fa da bussola per il Bene assoluto, come facciamo noi a distinguere con certezza il bene dal male? Viene citata la parabola dei due debitori, in cui Gesù perdona la prostituta che si inginocchia ai suoi piedi e gli lava con le lacrime: Alice si chiede se possa essere davvero così semplice, se sia sufficiente piangere e prostrarsi per essere perdonati, per poi riflettere sul fatto che forse arrivare a quel grado di sincerità non è facile come sembra. Eileen le risponde che ne ha parlato con Simon, a cui ha chiesto perché preghi Dio, e lui le ha detto che lo fa per ringraziarlo. Eileen scrive ad Alice che sì, in effetti anche lei, se proprio dovesse rivolgersi a Dio, non lo farebbe per chiedere perdono, ma per dirgli: grazie di ogni cosa.

C’è una scena, in Parlarne tra amici, in cui Frances entra in una chiesa. Si siede in fondo alla navata e inizia a chiedere aiuto a Dio, anche se sa che ci sono delle regole, non è che si possa chiedere aiuto a Dio così, senza nemmeno crederci. Comunque prova lo stesso. Pensa che ama Bobbi, e pure Nick, e però forse non Melissa, si chiede se ama i propri genitori, e se potrebbe mai riuscire ad amare tutti, persino la gente cattiva. Poi, in una sorta di flusso di coscienza, inizia una riflessione che parte dal legno levigato delle panche e dai mattoni con cui è stata costruita la chiesa, e arriva agli esseri umani, «che si affannano a creare bambini felici e famiglie», per poi estendersi a lei stessa – «chi mi aveva messa in questa chiesa, a pensare queste cose? Altre persone, alcune che conosco bene e altre che non ho mai incontrato. Sono me stessa o sono loro? Sono io, Frances? No, non sono io. Sono gli altri … Voglio essere libera dal dolore e perciò chiedo che altri vivano liberi dal dolore, il dolore che è mio e perciò è anche loro, sì».

Frances sente le cellule del suo corpo illuminarsi «come milioni di punti di contatto scintillanti», e poi sviene, al termine di un’esperienza simile a quella di Simon a colloquio col Signore delle mosche: anche Frances, come Simon, ha capito una verità. La verità di Simon riguardava il male, quella di Frances riguarda gli esseri umani, l’empatia che ci lega gli uni con gli altri e fa diventare nostro il dolore altrui e viceversa, e che rimanda alla compassione di cui parlano Alice ed Eileen: è, in fondo, uno dei fili che legano i tre romanzi di Rooney. Tutto questo è riassunto in una scena tra Eileen e Alice, dopo che entrambe hanno capito che conoscere profondamente qualcuno significa anche avere in mano la mappa dei suoi punti deboli, sapere esattamente dove colpire per fare più male: lo scoprono entrambe a un certo punto del libro, e piangendo si stringono in un abbraccio che ci dice che c’è una forma di salvezza che consiste nel darsi completamente a un’altra persona, e che in fondo viviamo d’amore, in tutte le sue forme.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *