DIWALI- RIVISTA CONTAMINATA
http://www.rivistadiwali.it/un-gatto-sui-rami/
Carel Willink sul tetto della sua casa di Amsterdam, 1935 circa
Albert Carel Willink (Amsterdam, 7 marzo 1900 – 19 ottobre 1983) è stato un pittore olandese.
Willink è stato un famoso pittore olandese la cui arte rientra nei canoni del Realismo magico.Più propriamente l’artista preferiva definirlo con il termine di Realismo immaginario. Nato in Amsterdam da Jan Willink, di professione meccanico, e Wilhelmina Altes, fu incoraggiato alla pittura dal padre, pittore dilettante.
Dopo brevi studi di medicina intraprese quelli di architettura a Delft dal 1918 al 1919. Si recò poi in Germania per iscriversi all’Accademia di Düsseldorf, ma non vi fu accettato. Per breve tempo frequentò la Staatliche Hochschule a Berlino.
I suoi primi lavori erano di modi espressionistici, e poi anche astratti che espose nel 1923.Dal 1924, influenzato dal Picasso Neoclassico e soprattutto da Léger, adotta uno stile figurativo; verso la fine degli anni ’20 arriva al Realismo magico in relazione all’influenza della pittura metafisica di Giorgio De Chirico.
La sua pittura realistica spesso rappresenta ritratti, scene o situazioni sottilmente inquietanti che si svolgono davanti ad edifici di imponente architettura.Nel 1935 è definitivamente ad Amsterdam dove continua a lavorare fino alla sua morte.
1947
Bottega di J. Merkelbach – Stadsarchief Amsterdam
Schilder Carel Willink con il borgomastro Joost Johannes Gerardus Boot van Hilversum, 1966
Jac. de Nijs / Anefo – Nationaal Archief
1980
Rob Bogaerts / Anefo – Nationaal Archief
Carel Willink – La casa gialla, 1934
Carel Willink – Vista della città
Carel Willink – Il parco di Sceaux
Carel Willink – La casa con due rampe di scale, 1960
ARTRIBUNE, 8 MARZO 2021–LINK SOTTO
Lo Zeppelin, 1933
Au
Autoritratto cin teschio, 1936
Strada con statua, 1934
Vista della città, 1934
Quando si osservano i dipinti dell’olandese Carel Willink, una parola più delle altre sembra assediare i nostri stati d’animo. Si accavallano, è vero, visioni interiori di ogni tipo che hanno a che fare con una sorta di sogno, di moto onirico, ma facilmente, poi, si passa dalla dimensione dell’immaginario a quella del reale quando si plana su un termine ben preciso e incisivo oltre ogni modo; la parola in questione è “desolazione”. Guardando al Dizionario Treccani, ufficialmente la definizione di questo vocabolo è:Deṡolazióne s. f. [dal lat. tardo desolatio –onis]. – 1. Stato di squallore, di triste abbandono, o anche di rovina: le desolazioni prodotte dalla guerra, dai bombardamenti; che desolazione in quei campi, un tempo così ricchi di vegetazione. 2. a. Dolore profondo, che non ha conforto: morendo ha lasciato nella più grande desolazione la sua famiglia; lo pregò che cercasse della vedova di Cristoforo, le chiedesse in suo nome perdono d’essere stato lui la cagione … di quella desolazione (Manzoni). b. Sentimento di afflizione, di intimo dispiacere per la visione di cose rattristanti: è una desolazione vedere le piante deperire così per la siccità; provò una gran desolazione nel visitare quei poveri paesi.
—
Si percepisce fortemente che ha a che fare con una dimensione dell’altrove che richiede, sì, magia per essere attraversato: ma che sia nera, oscura, pericolosa, inquieta. Tanto che lo stesso Carel rinnega l’appartenenza storiografica e l’inquadramento intellettuale fattone negli anni, attribuendo il suo lavoro al filone del Realismo Magico e ne suggerisce una più sottile definizione, etichettando la sua opera come riconducibile al Realismo Immaginario; laddove per immaginario si intende un luogo del pensiero esplorabile solo attraverso il sogno desto o lo stare su quel veliero in burrasca anche quando tutto attorno all’apparenza è sereno.
—
LUCA CANTORE D’AMORE
IMMAGINI E TESTO DA ARTRIBUNE, 8 MARZO 2021
La vita fantasma. Carel Willink, il pittore della desolazione
ALTRE IMMAGINI DA INTERNET::
1953
DA : CHRISTIE’S
MELPOMENE, 1945
CHRISTIE’S
10.43
5 GENNAIO 2019
Coetaneo di Magritte , una decina di anni più giovane di Giorgio de Chirico, ma molto meno conosciuto di entrambi, anche se i suoi quadri ricordano un p0′ l’uno e l’altro, senza essere imitazioni. Forse perchè Amsterdam era un po’ decentrato rispetto a Parigi, che era il centro della scena artistica in quegli anni. Ma lo stesso vale per il Belgio diMagritte e per lItalia di de Chirico (quest’ultimo, è vero, ha avuto il suo doveroso peeriodo parigino). Credo che i suoi quadri abbiano ottenuto meno notorietà di altri perchè erano troppo “belli”, la tecnica, molto raffinata, dominava sull’aaspetto concettuale.
Mi sembra che i suoi quadri trasmettano un senso di solitudine e di vuoto, come se la Terra fosse disabitata e non ci fosse più vita.