Christoph Degenhart, Hans-Detlef Horn, Markus C. Kerber, Dietrich Murswiek, L’Unione Europea attacca la sovranità degli Stati membri–LIMES ONLINE — 18 NOVEMBRE 2021

 

 

LIMES ONLINE — 18 NOVEMBRE 2021

https://www.limesonline.com/unione-europea-procedura-infrazione-germania-sovranita-stati-membri-bce-pepp-diritto-ue/125729

 

 

L’Unione Europea attacca la sovranità degli Stati membri

 

La famosa iscrizione del 1916 sul Reichstag "Per il popolo tedesco", Berlino. - Foto d'archivio Getty Images

Iscrizione del 1916 «Per il popolo tedesco» sul Reichstag di Berlino. Getty Images

 

 18/11/2021

Una procedura d’infrazione contro la Germania svela l’intento della Commissione europea di assoggettare gli ordinamenti giuridici nazionali al proprio volere. Un atto rivoluzionario, che va contro lo Stato di diritto e mette a repentaglio i principi democratici.

 

di Christoph Degenhart, Hans-Detlef Horn, Markus C. Kerber, Dietrich Murswiek

 

 

UE, GERMANIA

 

La Commissione Europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione contro la Germania, poiché con la sentenza del 5 maggio 2020 sul programma Pspp per l’acquisto di titoli  pubblici dei paesi dell’Eurozona, la Corte costituzionale federale avrebbe violato il principio di primato del diritto dell’Unione. Questo è solo un ulteriore punto di svolta nell’aspra e in parte non oggettiva critica mossa nei confronti della Corte costituzionale da quando è stata  espressa la sentenza.

 

Il comportamento della Commissione non ha precedenti.

Non si tratta infatti di una semplice procedura d’infrazione. In gioco c’è l’equilibrio – finora preservato – nel conflitto giurisdizionale tra la Corte di giustizia dell’Unione Europea e la Corte costituzionale federale o, più in generale, tra la Corte di giustizia europea e le Corti costituzionali nazionali.

Questa procedura mette in dubbio il vero significato di integrazione europea: l’Unione Europea è forse già diventata uno Stato federale con una propria sovranità o è ancora una “unione di Stati” i cui poteri limitati si fondano esclusivamente sull’attribuzione di competenze da parte degli Stati, essendo l’autorità statale slegata, e in questo senso sovrana, ancora una prerogativa esclusiva dei paesi membri? Con questa procedura d’infrazione, l’obiettivo della Commissione è ribadire la sua posizione di centralismo all’interno dell’Unione. Ecco perché la Commissione cita in primis l’autonomia del diritto dell’Unione tra i principi che sarebbero stati violati.

 

Puntando il dito

contro la sentenza della Corte costituzionale federale – considerata un attacco ai principi fondanti del diritto europeo – la Commissione non fa altro che ignorare quanto affermato nella sentenza. Con la sua sentenza sul programma Pepp, la  Corte ha di fatto chiesto alla Bce di giustificare la congruità delle sue azioni rispetto al suo mandato e ha dichiarato “ultra-vires” (al di là dei poteri) la sentenza della Corte di giustizia europea, che fino a quel momento non aveva effettuato alcun controllo legale, in quanto al di fuori delle proprie  competenze. Nonostante la scelta di parole potrebbe sembrare drastica dal punto di vista  dell’Unione, la sentenza era stata espressa nel rispetto della Corte di giustizia, per il bene dell’Unione Europea. A ciò si aggiunge il fatto che, di fronte a numerose conferme di una violazione del divieto di finanziamento monetario, la Corte costituzionale federale si sia astenuta da una presa di posizione netta, poiché la violazione non era sufficientemente evidente.

 

La Corte costituzionale ha accettato la valutazione della Corte di giustizia europea, sebbene non la condividesse in alcun modo. Con la dichiarazione dell’atto ultra-vires, la Corte costituzionale intendeva “solo” far notare che la Bce sembrava non aver valutato  adeguatamente la proporzionalità degli effetti del programma di acquisto dei titoli, in  particolare sulle politiche economiche e sociali degli Stati membri. Anzi, la Corte costituzionale federale aveva inoltre offerto alla Bce la possibilità di completare in un secondo momento la propria valutazione di proporzionalità mancante.

 

La Bce ha spiegato il proprio punto di vista in relazione al suo programma con una presa di posizione piuttosto generica, senza presentare però alcun approfondimento sulla valutazione  della proporzionalità. Il Bundestag e il governo federale hanno accettato tali dichiarazioni senza controbattere; per questo la Corte costituzionale si è accontentata, trattenendosi dal procedere con l’attuazione della propria sentenza. La Bce può quindi continuare a fornire denaro agli Stati stampando nuova moneta, senza porsi alcun freno. E lo sta facendo a dismisura, affiancata dal piano di ripresa dell’Ue da 750 miliardi di euro. Il caso poteva quindi essere archiviato e messo agli atti.

 

Carta di Laura Canali, 2019

Carta di Laura Canali – 2019

 

Aprendo invece una procedura d’infrazione, la Commissione europea dimostra di voler perseguire un obiettivo strategico diverso. È evidente che la Commissione intenda mettere in ginocchio la Corte costituzionale federale una volta per tutte, pretendendone la sottomissione ed eliminando il potere di verifica dell’effettivo rispetto da parte delle istituzioni comunitarie dei confini delle competenze a questa attribuiti (controllo ultra-vires).

 

Se la Commissione dovesse riuscire nel suo intento, si tratterebbe di un atto rivoluzionario. Se fosse di competenza dell’Unione Europea determinare i confini delle proprie competenze in modo del  tutto indipendente, senza che gli Stati membri possano per lo meno esercitare un controllo in  caso di violazione, l’Ue avrebbe “competenza sulle competenze”. Ciò non sarebbe  compatibile con il “principio di attribuzione” sul quale si fonda il diritto dell’Unione stesso, né con  la sovranità degli Stati membri e il principio di democrazia. La legittimazione democratica  dell’Unione Europea si basa essenzialmente su una ripartizione limitata dei poteri affidati all’Ue attraverso i parlamenti eletti con il coinvolgimento diretto dei cittadini dei paesi membri.

 

L’ampliamento incontrollato oltre i limiti delle competenze dell’Ue non ha quindi alcuna legittimazione democratica. Ma è proprio questo il problema: gli organi europei stanno cercando di allargare le proprie competenze con l’approvazione della Corte di giustizia. La Corte costituzionale federale si era già espressa contro un tale trasferimento lento della  sovranità dagli Stati membri con la sentenza di Lisbona, impedendo alle istituzione comunitarie di ampliare i proprio poteri senza l’attribuzione da parte degli Stati membri attraverso il controllo ultra-vires.

 

Con questa procedura d’infrazione, la Commissione europea intende sconvolgere la sentenza di Lisbona e affermare il dominio dell’Unione Europea sugli Stati membri. Questo comportamento è incompatibile con l’identità costituzionale democratica espressa nella Costituzione tedesca all’articolo 79 paragrafo 3 con la clausola di immodificabilità. Se il governo federale decidesse di non opporsi con determinazione alle azioni della Commissione e difendere senza riserve la propria Corte costituzionale federale, ciò risulterebbe incostituzionale.

 

Non sarebbe nemmeno possibile aprire la strada alla subordinazione della Corte costituzionale federale alla Corte di giustizia – come auspicato dalla Commissione – mediante modifica costituzionale, poiché così facendo si dovrebbe comunque abolire l’articolo 79 paragrafo 3, che a sua volta non può essere modificato. Come già affermato dalla Corte costituzionale federale nella sentenza di Lisbona, questo ostacolo può essere superato solo nel modo già delineato dall’articolo 146 della Costituzione tedesca, ovvero con una nuova  costituzione adottata dal popolo tedesco sovrano in piena libertà di decisione. L’Ue non può  quindi assumersi le funzioni costituzionali e allo stesso modo il governo federale non può porgergli la mano. Il potere spetta ai popoli degli Stati membri.

 

La procedura d’infrazione aperta dalla Commissione contro la Germania è anche una manovra diversiva per distogliere l’attenzione dalla sentenza, che con  moderazione, in termini di contenuto, ha privato una decisione della Corte di giustizia dell’Ue dei suoi effetti giuridici in Germania (in via del tutto eccezionale). In questo modo la Commissione spera che l’opinione pubblica critica non noti come in più di un’occasione si sia potuto riflettere sul ruolo istituzionale della Commissione, sulla base della sua onnipotenza legislativa ed esecutiva. La sua interazione con la Corte di giustizia europea – che la Commissione considera sua complice – richiede da tempo una discussione giuridica e politica che affronti la questione della separazione incompleta dei poteri tra l’Ue e Stati membri.Per evitare che si discuta della concentrazione dei poteri a Bruxelles, la Commissione è pronta ad attaccare l’identità costituzionale tedesca.

 

Per lo Stato di diritto, la volontà della Commissione di ribaltare quella che considera come una sentenza errata – espressione di una corte costituzionale nazionale – è un’impianto senza solide fondamenta. Non solo: il modo in cui si sta cercando di fare pressioni sulla più alta corte tedesca dimostra una comprensione davvero limitata di cosa sia l’indipendenza giuridica. Se la procedura d’infrazione dovesse essere sottoposta alla Corte di giustizia europea, la stessa Corte si troverebbe a dover decidere su una questione che la riguarda da vicino, cosa che la porterebbe a essere istituzionalmente di parte. In questo caso, la Commissione non potrebbe chiamare in causa la “sua” corte.

Un’Unione europea che esige dai suoi Stati membri il rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto non può a sua volta violare tali principi. Questo conflitto per “l’ultima parola” non può risolversi da sé, ma può essere gestito senza troppe ritorsioni. In  caso contrario, non potrà fare altro che esplodere in una lotta senza esclusione di colpi. Con il  suo comportamento avventato, la Commissione rischia una crisi costituzionale, sia a livello  nazionale che a livello europeo. Il governo federale deve respingere la richiesta della Commissione, anche nell’interesse dell’Europa.

 

Versione italiana di un articolo pubblicato su Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Carta di Francesca Canali - 2019

Carta di Francesca Canali – 2019

Autori:

Christoph Degenhart è professore di diritto costituzionale e amministrativo e diritto dei media presso l’Università di Lipsia.

Hans-Detlef Horn è professore di diritto pubblico presso l’Università di Marburgo.

Markus C. Kerber è professore di finanza pubblica e politica economica presso l’Università tecnica di Berlino.

Dietrich Murswiek è professore di diritto costituzionale e amministrativo presso l’Università di Friburgo.

Gli autori dell’articolo hanno svolto il ruolo di procuratori del ricorrente nella procedura sul programma Pspp di fronte alla Corte costituzionale federale e alla Corte di giustizia dell’Ue.

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1 risposta a Christoph Degenhart, Hans-Detlef Horn, Markus C. Kerber, Dietrich Murswiek, L’Unione Europea attacca la sovranità degli Stati membri–LIMES ONLINE — 18 NOVEMBRE 2021

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : vorrei che qualcuno mi/ ci spiegasse se il problema dei rapporti tra Costituzione nazionale e Unione europea sollevato in questo articolo ( per quello che ho potuto capire ) ha qualche relazione con l’opposizione tra il governo polacco e l’Unione europea. grazie

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