ALBERTO NEGRI, Francia, Libia (e Italia), grandi manovre nel deserto — IL MANIFESTO DEL 24 NOVEMBRE 2021 

 

 

IL MANIFESTO DEL 24 NOVEMBRE 2021 

https://ilmanifesto.it/libia-grandi-manovre-nel-deserto/

 

Francia, Libia (e Italia), grandi manovre nel deserto

 

 

Domani Macron sarà a Roma per il Trattato Quirinale. Qualcuno spera che Mattarella chieda al presidente francese , dopo 41 anni, lumi sulla strage di Ustica

 

 

 

 

 

Alberto Negri

EDIZIONE DEL  24.11.2021

PUBBLICATO23.11.2021, 23:59

 

Soltanto un ingenuo può pensare che le manovre nel deserto tra Egitto e Francia, ai confini con la Libia, potessero restare segrete. I russi, che sorvolano lo spazio aereo egiziano, le conoscevano già. All’inizio la missione Sirli, iniziata nel 2016, doveva combattere soltanto i jihadisti, poi l’Egitto ha usato le informazioni dei servizi segreti francesi in missione in terra egiziana contro trafficanti di droga e di esseri umani, uccidendo centinaia dei civili.

In realtà la missione è andata avanti fino al 2018 perché, al di là della lotta al terrorismo e ai contrabbandieri, faceva comodo al generale Al Sisi e copriva le spalle al generale Khalifa Haftar, appoggiato da Parigi, dal Cairo, dalle truppe mercenarie russe e dagli Emirati.

Il generale Al Sisi non è soltanto uno dei migliori amici di Macron, che gli ha conferito la Legione d’Onore dopo avere ottenuto cospicue commesse militari, ma è anche, insieme a Israelee ai suoi nuovi alleati arabi del Golfo, uno dei principali guardiani della regionee uno dei maggiori beneficiari degli aiuti militari americani.

Alla Francia Al Sisi fa comodo in funzione anti-turca, sia in Libia che nel Mediterraneo orientale, così come al Cairo interessa avere alleati come Parigi per tenere a bada Erdogan e un giorno magari prendersi quel pezzo di Cirenaica cui l’Egitto ambisce sin dalla monarchia di Farouk, che lo reclamava come ricompensa per l’appoggio dato agli inglesi contro la Germania nazista.

Ecco perché le «rivelazioni» sulla cooperazione tra Egitto e Francia non devono meravigliare. Il media online “Disclose” aveva già reso nota la vendita di armi francesi in Yemen e agli Emiratiche fanno parte in pieno della partita: non solo sostengono Haftar, candidato alle presidenziali, ma appoggiano militarmente la stessa Francia in Sahel, un’alleanza in chiave anti-Ankara, rinsaldata dopo la morte di Idriss Deby in Chad.

Gli Emirati, con nove milioni di abitanti e un bilancio della difesa simile a quello italiano (circa 20 miliardi di dollari), sono una sorta di «Sparta» del Golfo che ha appoggiato il tentativo fallito di Haftar di espugnare Tripoli nel 2019: non è un caso che il premier Draghi l’altro giorno abbia telefonato per le elezioni libiche al principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed Bin Zayed.

La Libia è fondamentale nel teatro del «grande gioco» nordafricano e del Sahel. Qui, dove si concentrano mire regionali e truppe straniere, ci si avvicina alla scadenza delle presidenziali del 24 dicembre. Le candidature sono un centinaio ma la commissione elettorale deve ancora pronunciarsi sulla loro validità. Le incertezze riguardano le candidature del figlio di Gheddafi, Saif al Islam, ricercato dalla Corte penale dell’Aja, del generale Khalifa Haftar, sul quale pendono numerose cause civili, e anche del premier Abdel Hamid Dbeibah, che si era impegnato a non partecipare per poter restare premier dell’esecutivo ad interim.

In ogni caso gran parte di queste candidature sembrano essere più divisive che unificanti. Lo dice anche l’ex ambasciatore libico in Italia, e ora candidato, Hafed Gaddur: ci sono città intere, dice, che rifiutano elezioni, a questo punto ancora assai incerte. Un segnale inquietante sono state ieri le dimissioni, a sorpresa, dell’inviato dell’Onu, lo slovacco Jan Kubis, in carica da soli 10 mesi.

Singolare la parabola di Gaddur: fedelissimo di Gheddafi, al punto da essere coinvolto nell’eliminazione di oppositori del regime in Italia, nel 2011 fece la giravolta schierandosi contro il raìs e per i suoi «meriti democratici» venne gratificato con la cittadinanza italiana. Anche lui si candida alla presidenziali, come il presidente del Parlamento di Bengasi Aguila Saleh e l’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha, vicino ai Fratelli Musulmani e alla Turchia.

L’Italia sull’Egitto segue il menù francese, in attesa della firma questa settimana a Roma del Trattato del Quirinale.

 

Egypt's second defense expo EDEX 2021 to be launched Nov. 29 with enormous turnout - EgyptToday

https://www.egypttoday.com/

 

Noi le nostre manovre le facciamo questa settimana lontano dal deserto, nei padiglioni della Fiera delle Armi del Cairo (Egypt Defence Expo – Edex). L’esposizione ha come principale sponsor straniero Fincantieri– controllata per il 71,6% dallo Stato italiano tramite la Cassa depositi e prestiti – e come uno dei maggiori partecipanti Leonardo (ex Finmeccanica), la cui maggioranza è in mano al Ministero dell’economia e delle finanze. In ballo ci sono contratti da miliardi

.È cosi che il nostro Stato risponde alle complicità e ai depistaggi delle autorità di polizia egiziane nel barbaro omicidio di Giulio Regeni e all’ingiusta carcerazione di Patrick Zaki, studente dell’università di Bologna.

 

Preferiamo battere cassa che ottenere giustizia: e i nostri alleati se ne accorgono. Per questo c’è poco da aspettarsi dal Trattato del Quirinale con la Francia, un modo per bilanciare quello tra Parigi e Berlino, chiamato dell’Eliseo e rinnovato nel 2019 ad Aquisgrana. Dall’estero lo interpretano come una mossa di Italia e Francia per non farsi trovare impreparate all’inizio dell’era post Merkel.

Il contenuto, che dovrà passare in Parlamento, non è stato divulgato e per quanto è dato sapere i testi da siglare riguardano difesa, sicurezza ed economia. Detto questo la Francia continuerà a farsi gli affari suoi, come dimostrano i casi della Libia e quello di Tim-Vivendi. Qualcuno spera che Mattarella chieda a Macron lumi sulla strage di Ustica ma se riuscisse a incrinare il muro di gomma che dura da 41 anni sarebbe un vero miracolo.

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1 risposta a ALBERTO NEGRI, Francia, Libia (e Italia), grandi manovre nel deserto — IL MANIFESTO DEL 24 NOVEMBRE 2021 

  1. ueue scrive:

    Le armi sembrano la merce più preziosa da vendere e comprare.

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