SIBILLA ALERAMO E DINO CAMPANA, qualche lettera e qualche poesia –LINK SOTTO

 

 

 

Un viaggio chiamato amore. Lettere (1916-1918) - Sibilla Aleramo,Dino Campana - copertina

Feltrinelli, 2015

 

 

 

 

SUL ROMANZO.IT

https://www.sulromanzo.it/blog/la-lettera-d-amore-di-sibilla-aleramo-a-dino-campana

 

La lettera d’amore di Sibilla Aleramo a Dino Campana

 

Autore: La Redazione

 

Lun, 28/03/2022 – 13:52

 

 

 

La lettera d’amore di Sibilla Aleramo a Dino Campana

 

Il primo incontro tra Sibilla Aleramo e Dino Campana ebbe luogo nel 1916 a Marradi, in provincia di Firenze, dove ha attualmente sede il Centro Studi Campaniani, dedicato proprio al poeta che qui era nato nel 1885.

 

L’incontro fu sollecitato proprio da Sibilla Aleramo che, dopo aver letto i Canti orfici di Campana, scrive all’autore una lettera in cui, tra le altre cose, gli aveva scritto: «Chiudo il tuo libro, le mie trecce sciolgo».

 

 

L’amore sbocciò subito e proseguì in maniera tempestosa fino alla morte di Campana nel 1932, come del resto testimonia questa lettera di Sibilla Aleramo di Dino Campana datata proprio 1916:

I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte, mentre le stelle incupiscono il cielo. Non ho saputo che abbracciarti. Tu che m’avevi portata così lontano.

Oh tu non hai bisogno di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima!

Dino, Dino, ti amo! Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che mi hai detto ‘amore’? Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte.

Son tua. Sono felice, tremo per te ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire, ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi!

 

 

 

Dino Campana e Sibilla Aleramo, quando un grande amore è passione e violenza | BonCulture

 

 

 

 

Sibilla Aleramo: Vita, Opere, Amori... E Dino Campana - Tabook

 

 

 

 

Sibilla e Dino due anime addolorate | Il Ridotto di Venezia

Sibilla Aleramo e Dino Campana a Barco (Firenzuola) nel…

FOTO – LINK SOTTO

 

 

 

 

Il loro percorso amoroso si comprende nei versi e nelle lettere che si scambiarono.

 

 

Aleramo a Campana

10 agosto 1916

«Non importa che tu legga tutto questo, gridi, sospiri,
per non sentire il peso al cuore e al cervello.
Leggi soltanto, Dino, che vengo, vengo a te con tutta me.»

 

11 agosto 1916

Campana a Aleramo

«Ti aspetto, Dino»

 

 

1917

Campana ad Aleramo

 

«In un momento
Son sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano in un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose

P.S. E così dimenticammo le rose»

 

 

FOTO DI BARCO E TESTI 

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Dino a Sibilla (Rina):

 

Rina mia come descriverti lo sguardo idiota di questa gente dopo esser stati baciati dal tuo! Rina io potrei rinunciare a te, ma per sempre. Cosi bella come un réve potrei dimenticarti solo per andare molto lontano e non tornare più. Davanti alle cose troppo grandi sento l’inutilità della vita. Il mare ieri era discretamente bello. Sono andato di notte al mare. Avevo visto i monti pisani velati da cui sorge la luna di D’annunzio senza foco di cui leggemmo e due aeroplani che volavano sul treno. Mia vergine perché leggemmo d’Annunzio prima di partire? Nessuno come lui sa invecchiare una donna o un paesaggio. Mio amore come vuoi che ti ami? Pallida, con una vita senza foco come col suo diritto il macchinista stinge il paesaggio e viola il ciclo che non conquista? Sciocchezze? Ma sai quanto ne ho sofferto!

 

 

 

 

Sibilla a Dino:

 

Dino, Dicesti: “Sibilla resisterà una settimana, poi mi soffocherà di lettere, di espressi…”. È un mese che sei partito, e ti scrivo – per un’unica volta. Non ho mai più saputo nulla di tè, se non che ti sentivi “bene e quasi felice”. Neanche Cesarino m’ha più scritto. Non aspetto più nulla. Ma ti scrivo perché c’è una verità che ti voglio aver detto, che forse ti entrerà in petto ora che tè la dico di lontano e senza più speranza di rivederti.  Dino, io e tè ci siamo amati come non era possibile amarsi di più, come nessuno potrà mai amare di più. Dino, e il dolore non importa, e non importa la morte. Io son già fuori della vita, anche se piango ancora. Dino, fa di salvare nella tua anima il ricordo del nostro amore, poi che non hai saputo voler salvare l’amore nella vita, fa di portarlo nell’eternità com’io lo porterò! Dino, che DÌO ti guardi. Sibilla

 

 

Campana  non reggerà alle forti emozioni. Sibilla nel 1917 lo accompagna da uno psichiatra. Nel 1918 entrerà in un manicomio, dove passerà il resto della sua vita, chiusasi nel 1932. La Aleramo continuerà la sua attività di donna impegnata nella letteratura e nella politica, avrà altri amori, attraverserà il fascismo, nel secondo dopoguerra si iscriverà al PCI. Morirà nel 1960.

 

Dino Campana è forse il rappresentante italiana dei poeti maledetti, che occuparono una fase della letteratura francese della seconda metà dell’800. Nato nel 1885, compie irregolari studi di chimica, da segni di disturbi mentali ed entra nel manicomio di Imola nel 1906 per alcuni mesi. Dimesso, si imbarca per le Americhe. Torna nel 1908 e comincia la gestazione dei Canti Orfici, tra discussioni con la famiglia soggiorni a Firenze e Genova, esordio di scrittore nel 1910.

 

Sibilla Aleramo (pseudonimo di Rina Faccio) lo nota per aver letto il libro uscito nel 1914. La Aleramo è del 1876, e quando conosce Campana ha avuto una vita intensa, di amori coniugali e poi liberi: dapprima moglie dello scrittore Giovanni Cena, poi amante di una eterogenea schiera di uomini di cultura, da Papini a Boccioni. E’ esponente del Movimento Femminista ai suoi albori, agli inizi del ‘900 diresse il settimanale socialista “L’Italia Femminile”, animando il dibattito culturale dell’epoca. Nel 1906 pubblica il suo romanzo forse più famoso: Una donna.

Si conoscono nel 1916.

E’ l’amore.

 

 

due lettere e testo da :

http://amori-difficili.blogspot.com/2012/01/dino-campana-e-sibilla-aleramo.html

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3 risposte a SIBILLA ALERAMO E DINO CAMPANA, qualche lettera e qualche poesia –LINK SOTTO

  1. Patrizia Pisaneschi scrive:

    Sibilla Aleramo non si è mai sposata con Giovanni Cena. Il suo unico marito si chiamava Ulderico Pierangeli ed era impiegato nella fabbrica diretta da suo padre. Questi diciamo che la violentò a 15 anni e allora inevitabilmente si sposarono. Da questa unione, dopo un aborto, nacque il suo unico figlio, Walter che Sibilla abbandonò nel 1902 insieme al marito quando questi aveva 7 anni. Dopo andò a convivere con Giovanni Cena per circa otto anni, ma che non sposò mai. Il divorzio non c’era.

    • Chiara Salvini scrive:

      Ti ringraziamo molto cara Patrizia, evidentemente siamo assai ignoranti sulla letteratura e in particolare su questa autrice per cui ci fidiamo di quello che troviamo. Meno male che qualcuno più avveduto ci legge e ci verifica ! Grazie e mille ancora ! chiara per il blog.

  2. ueue scrive:

    Di Sibilla Aleramo ho letto molto tempo fa l’autobiografia “Una donna”. La metterei tra le “martiri” del femminismo, nel senso che ha avuto un coraggio quasi folle rispetto all’epoca in cui è vissuta.

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