ENRICO FRANCESCHINI, Ucraina e la rivolta del 2014: insurrezione popolare o colpo di Stato? –REPUBBLICA DEL 12 MARZO 2022 

 

 

REPUBBLICA DEL 12 MARZO 2022 

https://www.repubblica.it/esteri/2022/03/12/news/ucraina_2014_golpe-341111858/

 

 

 

Ucraina e la rivolta del 2014: insurrezione popolare o colpo di Stato?

di Enrico Franceschini

 

Secondo la propaganda russa dietro alla rivolta che ha fatto cadere l’allora presidente filorusso Viktor Yanukovych c’erano neonazisti e agenti stranieri occidentali. Per l’Ucraina invece Euromaidan è stata una ribellione in difesa della democrazia. Ecco cosa è successo 8 anni fa

 

L’invasione russa di questi giorni in Ucraina è il secondo atto dell’invasione russa nel 2014 di due regioni ucraine, la Crimea e il Donbass, che Putin giustificò come una risposta al “colpo di stato” di qualche giorno prima contro il presidente pro-Mosca dell’Ucraina. Questa narrazione della guerra viene ripetuta incessantemente non soltanto dal Cremlino, ma anche da una certa sinistra italiana filoputiniana, secondo cui dietro il presunto golpe di otto anni fa c’erano neonazisti ucraini e agenti stranieri occidentali, per cui in sostanza Putin ha ragione o almeno non tutti i torti. Viceversa per l’Ucraina e i governi occidentali quella del 2014 è stata un’insurrezione popolare in difesa della democrazia, chiamata Euromaidan dal nome della piazza in cui si svolgevano le maggiori manifestazioni. Da lì bisogna dunque ripartire per capire gli eventi odierni. Ecco come andarono le cose a Kiev nel 2014.

 

Per cominciare, chi era presidente dell’Ucraina nel 2014?

Viktor Yanukovych. È stato presidente dal 2010 al 2014 e in precedenza a lungo primo ministro. È uno dei sei presidenti che l’Ucraina ha avuto dal crollo dell’Urss nel 1991. È stato l’artefice di una controversa svolta che portò l’Ucraina da una politica di avvicinamento all’Occidente a una di stretti rapporti con la Russia.

 

Ma non era già stato eletto presidente in precedenza?

Sì, nel 2004, quando era primo ministro, ma l’elezione presidenziale fu annullata dalla Corte Suprema ucraina con l’accusa di vasti brogli, intimidazione dei votanti e corruzione di massa. Il voto truffa scatenò manifestazioni di protesta poi chiamate la “Orange Revolution”, la Rivoluzione arancione, una pacifica rivolta popolare. Nella ripetizione del voto, Yanukovich fu battuto dal candidato avversario, 52 a 44 per cento.

 

E chi era il suo avversario nelle presidenziali del 2004?

Viktor Yushchenko, un leader dell’opposizione, liberaldemocratico e filooccidentale, anche lui ex-premier. Durante la campagna elettorale subì un tentato assassinio sotto forma di avvelenamento con la più potente forma di diossina esistente, un agente tossico che può risultare fatale: dopo una lunga degenza sopravvisse, ma è rimasto sfigurato dagli effetti del veleno. Yushchenko accusò tre uomini con cui era andato a cena, una dei quali vicecapo dei servizi segreti ucraini, che aveva anche cittadinanza russa e che fuggì a Mosca. La Russia lo ha messo sotto la sua protezione e ha rifiutato ogni richiesta di estradizione in Ucraina.

 

Una prima mossa di Putin per mettere l’Ucraina nell’orbita russa?

Tutto punta in questa direzione e questo è stato il giudizio delle democrazie occidentali.

 

Il veleno come arma per eliminare avversari è stato usato altre volte dalla Russia di Putin?

Sì, contro due ex-spie del Kgb che avevano ricevuto asilo in Gran Bretagna, Aleksandr Litvinenko, avvelenato nel 2006 con il polonio radioattivo, e Sergej Skripal, avvelenato nel 2018 con il gas nervino (lui e la figlia sono sopravvissuti, ma una donna inglese che ha toccato la stessa sostanza ha perso la vita). E anche contro Aleksej Navalny, il capo dell’opposizione russa, avvelenato nel 2020 in Russia, pure lui con il gas nervino, sopravvissuto ma in seguito arrestato e chiuso in prigione con accuse giudicate fraudolente dagli osservatori internazionali. Un’analisi della più autorevole rivista scientifica al mondo, Lancet, ha dimostrato che la diossina usata per avvelenare Yushchenko poteva provenire soltanto da un laboratorio e che soltanto la Russia ha laboratori in grado di produrla.

 

Eppure Yanukovich ci ha riprovato ed è poi riuscito a diventare presidente…

Sì. Nel 2010 si è ripresentato alle presidenziali, sempre con una piattaforma pro-Mosca, e ha vinto 48 a 45 per cento contro la premier filooccidentale Yulia Tymoshenko, la cui sconfitta venne spiegata principalmente con una grave crisi economica, a cui contribuirono dispute con la Russia, che interruppe le forniture di gas all’Ucraina creando enormi difficoltà alla popolazione. Putin non aveva rinunciato a interferire e ad aiutare in ogni modo il suo candidato ad andare al potere.

 

Come si è comportato Yanukovich quando è arrivato al potere?

Ha gradualmente abbandonato i piani per un’associazione dell’Ucraina all’Unione Europea e una futura adesione alla Ue. Ha dato la priorità a stretti legami con la Russia. Ha represso il dissenso e limitato il ruolo dell’opposizione cercando di creare una forma di “democrazia controllata” – di fatto un sistema autocratico. Ha incarcerato con accuse di corruzione la sua avversaria alle presidenziali, Yulia Tymoshenko, con un processo che l’Occidente ha giudicato politicamente motivato. Ha preso provvedimenti contro la libertà di stampa introducendo forme di censura. Ha passato una legge per riconoscere il russo come una delle due lingue nazionali dell’Ucraina. E quando sono iniziate le dimostrazioni di protesta ha introdotto una legge per vietare le proteste.

 

Siamo dunque alla rivolta popolare, o colpo di stato che dir si voglia, del 2014: come è iniziata?

Con una serie di proteste spontanee organizzate sui social media nella piazza principale di Kiev a favore dell’adesione all’Europa unita. “Maidan” significa piazza in ucraino ed Euromaidan diventò presto il nome della protesta, allargando i suoi obiettivi alla lotta contro la repressione delle libertà e la richiesta di dimissioni del presidente. Dai primi sit-in in novembre, le dimostrazioni crebbero fino a portare 200 mila persone in piazza, estendendosi gradualmente al resto del paese, con l’eccezione delle regioni del Donbass dove la maggioranza della popolazione è di origine russa.

 

Erano manifestazioni pacifiche o violente?

Le manifestazioni erano pacifiche. Ma la reazione del governo fu sempre più violenta. La polizia cominciò a disperdere la folla caricando e arrestando dimostranti, che però tornavano a occupare la piazza sempre più numerosi nei giorni seguenti. L’escalation si raggiunse tra il 18 e il 20 febbraio, quando i dimostranti marciarono verso il parlamento di Kiev e i cecchini della polizia e delle forze speciali aprirono il fuoco uccidendo quasi 100 persone. Negli scontri che risultarono persero la vita anche 13 poliziotti.

 

E a quel punto cosa accadde?

Il 21 febbraio il presidente Yanukovich firmò un accordo con i leader dell’opposizione per formare un nuovo governo ad interim, avviare riforme costituzionali e indire nuove elezioni. Subito dopo però, in un’operazione approvata personalmente da Putin, Yanukovich fu aiutato a fuggire in Russia, da dove chiese l’intervento armato di Mosca. Intervento che doveva essere già in preparazione, perché nei giorni seguenti truppe russe che non indossavano uniformi regolari e forze in abiti civili legate alla Russia invasero la penisola di Crimea, nel sud dell’Ucraina, e la regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, prendendone il controllo: l’inizio di una guerra civile che ha fatto 7 mila morti e decine di migliaia di feriti tra il 2014 e il 2022, fino alla seconda invasione russa dell’Ucraina, la guerra in corso in questi giorni, sempre con il pretesto di proteggere la minoranza russa e di impedire una eventuale futura adesione dell’Ucraina alla Nato e alla Ue.

 

Che fine ha fatto l’ex-presidente Yanukovich?

Da allora vive a Rostov, in Russia, da cui ha ricevuto asilo politico e scorta armata. È stato a lungo nella “lista rossa” dell’Interpol. In Ucraina è stato condannato in absentia a 13 anni di carcere per tradimento, complicità con la Russia e responsabilità nella morte di un centinaio di dimostranti.

 

 

 

 

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1 risposta a ENRICO FRANCESCHINI, Ucraina e la rivolta del 2014: insurrezione popolare o colpo di Stato? –REPUBBLICA DEL 12 MARZO 2022 

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : domani cercheremo su Limes una storia della rivoluzione del 2014, magari un po’ più complessa–

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