+++ L’OBLAST RUSSO DI KALINIGRAD: 15.000 km2 TRA LITUANIA E POLONIA DOVE DA TEMPOSI TROVANO MISSILI ARMABILI CON TESTATE NUCLEARI: ++ DANIELE FIORI, IL FATTO QUOTIDIANO 16 APRILE 2022

 

 

 

 

KALINIGRAD, RUSSIA TRA LITUANIA E POLONIA

 

 

 

 

 

Oblast’ di Kaliningrad.

L’oblast’ di Kaliningrad (in russo: Калининградская область?, traslitterato: Kaliningradskaja oblast’) è un’oblast’ della Russia con un’estensione di 15.125 km² e con una popolazione di 1.018.624 abitanti, comprendente un territorio pianeggiante e uniforme, exclave della Federazione russa tra la Lituania e la Polonia.

Si affaccia sul mar Baltico ed è attraversato dai fiumi Pregolia e Neman. Con l’allargamento dell’Unione europea del 1º maggio 2004 confina interamente con Stati membri dell’Unione europea.

 

L’oblast’ di Kaliningrad comprende all’incirca il terzo settentrionale dell’antica regione storica tedesca della Prussia orientale (escluso il territorio di Memel, passato alla RSS Lituana nel 1945).

 

 

 ( qualcosa )    SULLA PRUSSIA

Prussia nell'Enciclopedia Treccani

LA PRUSSIA NELLA STORIA –cartina Treccani

 

 

Prussia in the German Reich (1871).svg

IL REGNO DI PRUSSIA ALL’INTERNO DEL REGNO TEDESCO ( 1871 -1918 )

 

 

Stato libero di Prussia 1918–1947

Territorio di Memel   (Lituania) 1920–1939 / 1945–presente

 

Brandeburgo (Germania) 1947–1952 / 1990–

presente

 

Territori recuperati   (Polonia)1918/1945–

presente

 

Oblast’ di Kaliningrad   (Russia) 1945–

presente

 

 

Quando nel corso della propria offensiva verso Berlino alla fine della seconda guerra mondiale cominciò a occupare la Prussia orientale, l’Armata Rossa trovò un territorio quasi completamente spopolato a causa della fuga della popolazione autoctona tedesca, che temeva rappresaglie ed episodi di pulizia etnica da parte dell’Armata Rossa. La regione, precedentemente abitata da tedeschi per la quasi totalità e con piccole minoranze lituane, in pochi giorni si era letteralmente svuotata. Ben presto le autorità sovietiche ribattezzarono dapprima la regione “oblast’ di Kenigsberg” (Kenigsbergskaja oblast), per poi introdurre la denominazione attuale in seguito alla nuova denominazione del capoluogo Königsberg in Kaliningrad.

Circa 2 280 località non vennero più ripopolate e sono pertanto o scomparse o ridotte a cumuli di rovine, mentre le rimanenti 2 520 vennero ripopolate con persone provenienti da varie regioni dell’Unione Sovietica, in gran parte russi, e ribattezzate con nomi russi spesso senza alcuna correlazione con gli antichi toponimi originari, né tedeschi né lituani.

Vivono nell’oblast’ di Kaliningrad solo 8 340 tedeschi (lo 0,87% della popolazione), i quali hanno un proprio quotidiano in lingua tedesca, il Königsberger Express.

 

 

 

LA RUSSIA E L’OBLAST DI KALINIGRAD

 

 

Questi sono i dati raccolti dal censimento effettuato nel 2010 dalle autorità russe.

  • Russi 87,38%
  • Ucraini 3,3%
  • Bielorussi 3,25%
  • Lituani 0,97%
  • Armeni 0,92%
  • Tedeschi 0,73%
  • Tatari 0,45%
  • Azeri 0,32%
  • Polacchi 0,27%
  • Uzbeki 0,23%
  • Altri 1,68%
  • Non hanno dichiarato nessuna appartenenza etnica 0,5%

L’agricoltura (patate, barbabietole, orzo e segale), l’allevamento (bovini da latte e suini), la pesca e lo sfruttamento forestale sono le principali risorse dell’oblast’.

Nella regione si trovano numerosi giacimenti della famosa e pregiata ambra del mare del Nord, che viene estratta da miniere a cielo aperto.

Kaliningrad – Veduta

KALINIGRAD

A.Savin (WikiCommons) – Opera propria

 

 

Fishing village front.jpg

VILLAGGIO DI PESCATORI

Ingvar Wolf – Opera propria

La capitale Kaliningrad (430.300 abitanti), sita presso la foce del fiume Pregolja, è un grande porto commerciale unito da un canale al mar Baltico. Per la sua importanza strategica fu “fortissimamente voluta” dai sovietici durante la seconda guerra mondiale. Fino al 1946 si chiamò Königsberg.

Aveva 500.000 abitanti nel 2020.

La città è anche nota per essere la patria del filosofo Immanuel Kant.

 

Altre città importanti sono:

  • Sovetsk (50 000* abitanti), l’antica Tilsit;
  • Gusev (35 000* abitanti), fino al 1946 nota col nome di Gumbinnen;
  • Baltijsk (25 000* abitanti), importante base navale, l’antica Pillau;
  • Zelenogradsk (15 000* abitanti), porto peschereccio sul Baltico, in ted. Cranz;
  • Neman (18 000* abitanti), sul fiume omonimo con importanti industrie della carta e della cellulosa (ted. Ragnit).

LA RUSSIA E L’UNIONE

In seguito all’adesione della Polonia e della Lituania all’Unione europea, l’exclave russa di Kaliningrad è stata al centro di negoziazioni diplomatiche tra la Russia e l’Unione. In effetti, in virtù degli accordi di Schengen, le frontiere dell’exclave, da luglio 2003, sono diventate frontiere esterne dell’Unione europea, rendendo dunque difficili i collegamenti diretti da Kalinigrad verso il resto della Russia. Entrambe le parti hanno interesse a trovare un accordo. Le autorità russe vedono questa regione come una parte del loro territorio isolata dal resto della Russia ed in difficoltà economiche legate al riassestamento seguito alla caduta dell’URSS. La Polonia e la Lituania per conto della comunità europea dovrebbero onerosamente monitorare i loro confini verso l’exclave. Un accordo è stato concluso nell’aprile 2004 tra la Russia e l’Unione europea, riguardante l’esenzione dai dazi doganali per i flussi in transito attraverso il territorio lituano. Tale accordo permette di fatto un corridoio di collegamento di Kaliningrad con la Russia (via Bielorussia), mediante la rete stradale e quella ferroviaria lituana, che in Lituania ha lo stesso scartamento (scartamento largo di 1520 mm) dei territori bielorussi e russi.

 

RUSSIA E POLONIA

Un accordo tra Russia e Polonia è stato firmato nel 2011 concernente la possibilità per tutti i residenti dell’oblast’ di muoversi senza necessità di visto in un’area frontaliera della Polonia nord-orientale (incluse le città di Danzica, Elbląg e Olsztyn). Reciprocamente, circa due milioni di polacchi hanno ottenuto libertà di circolazione nell’oblast’. L’accordo, detto di local border traffic (LBT), prevede la possibilità di recarsi nel paese terzo per 30 giorni alla volta per massimo 90 giorni in totale all’anno, con un documento a rinnovo periodico. L’accordo ha necessitato la revisione di un regolamento UE sulla questione (normalmente lo status LBT è limitato a un’area di 30 o 50 km attorno al confine), garantendo lo status frontaliero per l’intera oblast’ di Kaliningrad. A seguito di revisione del regolamento UE, l’accordo LBT è entrato in vigore il 27 luglio 2012.

 

RUSSIA E LITUANIA
I rapporti tra la Russia e la Lituania, a proposito dell’oblast’ di Kaliningrad, sono talvolta tesi. Nel 2007, una guida turistica lituana ha riprodotto una cartina dell’Europa dove l’exclave russa è stata sostituita da un lago immaginario. L’editore ha descritto questo fatto come “errore tecnico”. La Lituania non ha partecipato al negoziato sull’accordo LBT e si è detta non interessata alla semplificazione del regime dei visti.

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 16 APRILE 2022 

 

 

Guerra in Ucraina |

Da Kaliningrad parte la minaccia nucleare di Putin all’Europa: cosa sappiamo della base russa sul mar Baltico

Guerra in Ucraina | Da Kaliningrad parte la minaccia nucleare di Putin all’Europa: cosa sappiamo della base russa sul mar Baltico

 

L’exclave tra Lituania e Polonia è l’avamposto dal quale Mosca può colpire il cuore del Vecchio Continente: da anni è certa la presenza dei missili Iskander, armabili con testate nucleari, che con la loro gittata possono arrivare fino a Berlino. E proprio la stampa tedesca si interroga sull’effettiva capacità dell’Europa di difendersi da un eventuale attacco atomico.

di Daniele Fiori | 16 APRILE 2022

 

Manfred Weber apre all'espulsione di Orban dal Ppe: "Basta parole, è ora di agire. Covid ha bloccato la decisione prevista per settembre" - Il Fatto Quotidiano

MANFRED WEBER, PRES.PARTITO POPOLARE EUROPEO

FOTO IL FATTO QUOTIDIANO

 

 

Il primo avvertimento è arrivato oltre un mese fa: “L’Europa ha bisogno del proprio scudo nucleare“. È il titolo della riflessione che Manfred Weber ha scritto per il quotidiano tedesco Die Welt.

Il 49enne presidente del partito popolare europeo nella sua preoccupata analisi evidenziava due punti cruciali: come l’Europa può offrire un valore aggiunto alla difesa del Continente e come può organizzare una deterrenza nucleare di lungo periodo. La crescente apprensione della Germania di fronte a un possibile allargamento del conflitto e alla minaccia nucleare più volte prospetta da Mosca ha una ragione principale: l’exclave russa di Kaliningrad.

 

Un pezzo di terra vasto 15mila km quadrati, bagnato dal Mar Baltico e incastonato tra Lituania e Polonia: in altre parole, l’avamposto dal quale Vladimir Putin può potenzialmente attaccare il cuore dell’Europa. Kaliningrad dista in linea d’aria appena 530 km da Berlino.

Questa settimana, in risposta all’accelerazione di Svezia e Finlandia per l’adesione alla Nato, il vicepresidente del consiglio di sicurezza della Russia, Dmitrij Medvedev, ha commentato: “Ci si può dimenticare dei Baltici non nucleari“.

In altre parole, alla base militare di Kaliningrad arriveranno armi atomiche.

Dichiarazioni che però sono state liquidate come “niente di nuovo” dal primo ministro della Lituania, Ingrida Simonyte.

 

Mosca, infatti, ha già da tempo schierato testate nucleari nella sua exclave sul Baltico:

“Le attuali minacce russe sembrano piuttosto strane, quando sappiamo che già prima della guerra in Ucraina, i russi tengono le armi a 100 chilometri dal confine della Lituania. Le armi nucleari sono sempre state tenute a Kaliningrad. La comunità internazionale, i Paesi della regione, ne sono perfettamente consapevoli”, ha spiegato la premier lituana.

In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex premier svedese Carl Bildt ha espresso lo stesso concetto: “Le armi nucleari i russi le hanno già a Kaliningrad e nel Nord-Ovest del loro territorio. Ci conviviamo già“.

I timori della Germania (e dell’Europa) –

Se per i Paesi Baltici e Scandinavi quella di Medvedev è una minaccia vuota, dall’inizio del conflitto la stampa tedesca ha iniziato però a interrogarsi su un punto: quanto sarebbe preparata l’Europa per un attacco nucleare? E l’intervento di Weber su Die Welt non ha fatto altro che confermare i timori:

l’attuale ombrello difensivo della Nato si basa su una struttura di intercettori dislocata in Romania e in Polonia (Aegis Ashore).

Furono ufficialmente installati per proteggere l’Europa da un eventuale attacco nucleare iraniano, ma rimasero anche dopo l’accordo con Teheran del 2015. Per questo, l’anno successivo Putin cominciò a spostare a Kaliningrad i missili Iskander, armabili con testate nucleari.

Berlino è difesa da questa struttura ma, secondo un’analisi del settimanale Focus, il sistema non reggerebbe di fronte a una pioggia di missili. Inoltre, la capitale tedesca sarebbe vulnerabile in caso di attacco con armi convenzionali.

Infatti, a fine marzo una delegazione tedesca ha fatto visita a Israele, con l’obiettivo di studiare da vicino i dettagli del sistema missilistico “Arrow 3“, utilizzato dal 2017 per lo scudo “Iron Dome”.

Immagine scattata dal satellite Maxar nel 2022 – ©Google

 

L’avamposto di Kaliningrad –

Per la popolazione tedesca, la presenza dei missili russi a 500 km dalla sua capitale non aveva destato preoccupazioni, almeno fino all’invasione russa dell’Ucraina.

Eppure gli Iskander hanno una portata di circa 500 chilometri, quindi potrebbero colpire Berlino come altre capitali europee: Varsavia Copenaghen, oltre a Vilnius e Riga. Eppure la minaccia esiste da tempo, almeno dal 2016.

Quell’anno infatti, oltre allo spostamento dei vettori deciso da Putin, le immagini satellitari nella regione di Kaliningrad mostrarono lavori intorno a uno dei tre bunker presenti vicini a Kulikovo, conclusi poi nel 2018.

Hans M. Kristensen, esperto della Federation of american scientist, all’epoca scrisse: “L’esercito russo ha effettuato un’importante ristrutturazione di quello che sembra essere un deposito di armi nucleari attivo nella regione di Kaliningrad, a circa 50 chilometri dal confine polacco”.

Sempre nel 2018, destò particolare preoccupazione in tutta Europa la conferma dello stanziamento permanente di missili Iskander nell’exclave russa:

 

“La Russia – disse allora il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – non ha mai minacciato nessuno”. Le provocazioni sono continuate anche successivamente: nel luglio 2020, ufficialmente per partecipare a una parata della Marina russa a San Pietroburgo, un sottomarino nucleare russo era entrato nel mar Baltico.

L’estate scorsa Mosca ha ripetuto la stessa mossa, muovendo addirittura tre sottomarini.

 

L’arsenale nucleare di Putin –

 

Oltre agli Iskander, Putin ha a disposizione anche i missili 9M729, il cui sviluppo provocò nel 2019 l’uscita degli Stati Uniti dal trattato Inf.

Se fossero lanciati da Kaliningrad, potrebbero colpire anche la Spagna e di conseguenza l’Italia.

In totale, oltre a Kaliningrad, la Russia ha altre due basi in grado di lanciare armi nucleari: una sempre a nord, a San Pietroburgo, l’altra a Rostov, che si trova invece a sud, vicino all’Ucraina.

 

Secondo i dati in mano allo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), Mosca possiede circa 6.250 testate nucleari, di cui circa 4.500 schierabili e 1.600 attualmente pronte a essere lanciate su missili, sottomarini o aerei.

Numeri che corrispondono a quelli diffusi a fine febbraio dal think tank Federation of American Scientist: secondo le stime, la Russia ha a disposizione 4.477 testate nucleari.

Nel dettaglio, circa 1.588 testate strategiche sono schierate su missili balistici e basi di bombardieri pesanti, mentre circa 977 testate strategiche aggiuntive, insieme a 1.912 testate nucleari tattiche, sono tenute in riserva.

 

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