Si tratta di un eroe dotato di super-poteri, come si direbbe oggi, dotato di quattro occhi e quattro mani. E in ciascuna ha un’arma diversa. E’ alto circa 20 cm. Periodo storico : sec. X/VII a. C.
Si trova al Museo Archeologico di Cagliari, in cui – come si vede nell’ultima foto – ce ne sono altri, con qualche differenza tra loro.
Santuario di Abini- Teti – Nuoro
Archeologia Viva n. 80 – marzo/aprile 2000
pp. 98-103
di Maria Ausilia Fadda
SANTUARIO DI ABINI -TRIPADVISOR
FOTO TRIPAVISOR
TESTO E FOTO SOTTO DA :
#iorestoacasa dal Museo Archeologico di Cagliari puntata 19
https://museoarcheocagliari.beniculturali.it/attivita/racconti-dal-museo-archeologico-di-cagliari-puntata-19/
Proseguiamo il viaggio virtuale attraverso il percorso cronologico del Museo Archeologico di Cagliari nell’ambito della campagna del MIBACT #iorestoacasa.
Oggi apriremo la decima vetrina e ci affacceremo tra bronzetti e spade nuragiche rinvenuti a più riprese nel villaggio santuario di Abini a Teti.
Il santuario con l’adiacente villaggio si trova a circa dieci chilometri dal paese di Teti nella provincia di Nuoro. Era composto da un’area monumentale recintata, il cui fulcro era il pozzo sacro, centro dei rituali legati al culto delle acque, estremamente diffusi in periodo nuragico. Abini deve aver avuto una grande importanza tra i nuragici a giudicare dalla ricchezza e dall’abbondanza dei ritrovamenti di bronzetti e altri oggetti in metallo, che ne fanno senza dubbio il santuario più prolifico dell’isola.
I bronzetti e le navicelle in bronzo sono un prodotto tipico dell’arte nuragica tra l’età del Bronzo Finale e la prima età del Ferro, ossia nei primi secoli del primo millennio avanti Cristo.
Si tratta di statuette di piccole dimensioni realizzate con la tecnica di fusione a cera persa, infatti in cera era modellato il nucleo iniziale, che era poi ricoperto con argilla e messo in forno, in seguito al calore la cera defluiva attraverso degli opportuni fori praticati nell’argilla. La matrice di terracotta diventava quindi la forma in negativo nella quale colare il bronzo, che una volta raffreddato era liberato dall’involucro. Ogni bronzetto è una creazione unica proprio per il tipo di procedimento che prevede la rottura della matrice.
Le immagini ci mostrano un folto gruppo di bronzetti provenienti dal villaggio santuario di Abini che raffigurano personaggi della comunità nuragica: il capotribù con bastone nodoso, mantello e mano destra sollevata e aperta. Ci sono poi gli offerenti, la sacerdotessa con cappello a punta e lungo mantello, arcieri e soldati. Ci sono poi gli animali domestici e selvatici e le spade votive, armi non adatte alla guerra, ma solo destinate ad uso rituale. Tutti questi manufatti infatti avevano una funzione votiva, ossia erano destinati ad essere offerti ed esposti nel santuario.
Tra i bronzetti di Abini spiccano per il loro aspetto particolare i demoni-eroi con 4 occhi e 4 braccia. Essi mostrano con la moltiplicazione degli arti e degli occhi l’appartenenza alla sfera del sovrumano e la vicinanza al divino, presente anche in altre raffigurazioni come il bronzetto di demone con corpo taurino da Nule esposto al Museo di Cagliari. I guerrieri con 4 braccia e 4 occhi sono una raffigurazione proveniente esclusivamente da Teti.
Bronzetto di arciere dal Santuario nuragico di Abini a Teti
Shardan
un’altra foto dell’eroe
– Opera propria
Coppia di soldati da Abini-Teti (NU)
– Opera propria
Museo archeologico (Cagliari)
Buongiorno, vorrei collegare il bronzetto del demone con due scudi circolari, quattro braccia e quattro occhi alle creature viventi e alle ruote descritte in Ezechiele 1 e 10. Hanno relazione con il cielo, lo zodiaco e la molteplicità dei mondi. Ho discusso l’argomento in alcuni articoli su rifugiatidipella.com, per esempio, per citarne uno: “Caro Biglino, il Kavod non è ciò che immagini…” Lì emerge, tra l’altro, il tema delle bestie del tetramorfo e ci si affaccia sul mondo del totemismo, evidente nelle corna di animale del bronzetto. Mi rendo disponibile per eventuali contatti. Saluti. Adriana Rocchia