SPUNTI DI CIVLTA’ NURAGICA — SARDEGNA

 

 

Sardara-Sa Costa, arciere (da Tore 1980: 233, fig. 245).Sardara-Sa Costa, arciere (da Tore 1980: 233, fig. 245).

 

– Località di provenienza dei reperti: 1) Sulcis; 2) Sarda; 3) Esterne; 4) Nullo; 5) Narbolia.  

– Località di provenienza dei reperti: 1) Sulcis; 2) Sarda; 3) Esterne; 4) Nullo; 5) Narbolia.

 

 

– Esterzili -S'Omu 'e Orgia, arciere (da Canino 2014: 353)  

 

 Esterzili -S’Omu ‘e Orgia, arciere (da Canino 2014: 353)

 

ALFONSO STIGLITZ

 

Queste riflessioni rientrano nell’ambito della ricerca sul tradizionale e
controverso problema delle vere o presunte connessioni della Sardegna con il
fenomeno dei c.d. Popoli del Mare, tra i quali spicca per entità delle fonti, per
equivocità delle interpretazioni e per l’alto valore ideologico assunto in età moderna,
quello degli Shardana (Stiglitz 2010, e c.s.).

Gli oggetti di cui si tratta in questo testo sono parte integrante del
racconto del viaggio e prova narrante del suo avvenimento.

Gli arcieri
L’esempio più evidente di memoria di viaggio è probabilmente
quello dei due bronzi rinvenuti nel 1912 in una tomba in località Sa Costa
a Sardara, nella parte centrale della pianura del Campidano (Figg. 2-3).

DA :
ALFONSO STIGLITZ
file:///C:/Users/Brunilde/Downloads/Migrant_Images_Travel_Memories_in_Nuragic_Sardinia.pdf

 

NOTA :

SHARDANA –o più correttamente Sherdana erano una delle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., facenti parte della coalizione dei popoli del Mare; la loro presumibile identificazione con gli antichi Sardi è, ancora, oggetto di dibattito archeologico, anche se ultimamente vari archeologi propendono per tale origine.

da : wikipedia

Gli antichi sardi fra
Autore/Massimo Pittau
Editore  Domus de Janas
Edizione Selargius, Dicembre 2011

 

segue da :

http://archeologianuragica.blogspot.com/2011/11/gli-antichi-sardi-fra-i-popoli-del-mare.html

mercoledì 30 novembre 2011

Gli antichi Sardi fra i “Popoli del Mare”

di Massimo Pittau

Mi fa piacere presentare Le conclusioni culturali e storiografiche del mio ultimo libro “Gli antichi Sardi fra i “Popoli del Mare”», Domus de Janas, Selargius (CA) 2011.

Noi moderni dunque abbiamo di fronte una massa imponente di connessioni archeologiche e culturali, che legano strettamente l’antica isola di Sardegna all’antica civiltà egizia. Di fronte alle quali connessioni ci sembra che le deduzioni logiche che se ne debbano trarre siano le seguenti:

I) Questo materiale egizio – ed eventualmente egittizzante – non può essere stato importato in Sardegna dagli antichi Egizi, dato che è del tutto certo storicamente che questo popolo non ha mai espresso una politica imperialistica marittima e nemmeno un’ampia attività commerciale nel Mediterraneo e tanto meno nel Mediterraneo centro-occidentale.

II) Questo materiale egizio non può essere stato importato in Sardegna dai Fenici, sia perché numerosi elementi di quel materiale hanno una datazione precedente di alcuni secoli all’arrivo dei Fenici in Sardegna (fine del IX, inizi dell’VIII sec. a. C.), sia per il loro carattere culturale prevalente.

Il carattere culturale prevalente è senza alcun dubbio quello “religioso”, ragion per cui, avendo i Fenici una loro “religione fenicia” differente dalla “religione egizia”, non si capirebbe per nulla il fatto che essi avessero fatto gli esportatori e i “propagandisti” in Sardegna di una religione differente da quella loro nazionale. È ben vero che i “commercianti” – e i Fenici lo erano in maniera preminente – non hanno mai sentito “puzzare” i soldi guadagnati da una qualsiasi merce venduta, ma il fatto è che il tabù religioso nell’antichità era molto più forte di adesso, per cui allora molto meno di adesso “si scherzava coi santi”, ossia col materiale religioso e le credenze che vi erano annesse.

Nella supposizione pertanto che avessero assunto la parte e la funzione di “propagandisti religiosi”, perché i Fenici non avrebbero importato in Sardegna esclusivamente la loro “religione fenicia”?

(E tutto questo contribuisce a ridimensionare notevolmente la presenza dei Fenici in Sardegna, presenza che invece i “feniciomani” nostrani avevano enfatizzato in misura spropositata).

III) Non resta altra soluzione: il ricco materiale egizio di carattere religioso, assieme con la religione egizia corrispondente, sono stati importati in Sardegna dai Sardi stessi, a iniziare dall’epoca della loro partecipazione alle imprese dei “Popoli del Mare” in Egitto (fra il 1230 e il 1170 a. C. circa).

Come abbiamo accennato in precedenza, dopo quelle imprese, i Sardi non avranno interrotto i loro rapporti con quello che era il paese più ricco e più civile di tutto il bacino del Mediterraneo, ma anzi li avranno mantenuti a lungo, di secolo in secolo, anche nell’epoca della presenza nell’isola dei Fenici e pure dei Cartaginesi. In quest’ultimo periodo, sì, si può accettare che i Fenici e perfino i Cartaginesi siano diventati i prevalenti “vettori” del materiale egizio in Sardegna; ma questo essi facevano in quanto trovavano nei Sardi dei buoni acquirenti, soprattutto quei Sardi che continuavano a vivere nelle città sardo-puniche di Caralis, Bitia, Nora, Sulcis, Tharros, ecc.

Dunque l’interesse per l’Egitto e la sua splendida civiltà da parte degli antichi Sardi è iniziato all’epoca della loro partecipazione alle imprese tra i “Popoli del Mare”, ma è continuato di secolo in secolo fino a tempi molto recenti, sino all’epoca della dominazione romana, come fanno intendere non pochi reperti egizi rinvenuti in Sardegna.

I popoli del Grande Verde. Il Mediterraneo al tempo dei faraoni - Sebastiano Tusa - copertina

I popoli del Grande Verde. Il Mediterraneo al tempo dei faraoni

Chi erano realmente coloro che comunemente vengono definiti i «Popoli del Mare»? La complessità e la vastità dell’area di riferimento in cui essi agirono non consentono una risposta univoca. La loro etnogenesi non è facile da definire sia per difficoltà oggettive di dare una collocazione geografica agli etnonimi che compaiono nelle fonti, sia perché, eccettuato il caso dei Filistei, assegnare una produzione ceramica, o materiale in senso lato, a un popolo è sempre un’operazione difficile e rischiosa. Essi emersero sul finire della Tarda Età del Bronzo come diaspora migratoria seguita alla lacerante crisi socio-economica e politica del sistema palaziale delle cittadelle micenee e delle loro propaggini costiere anatoliche occidentali, aggravata anche da eventi naturali catastrofici. La loro immagine storiografica negativa, principalmente dovuta all’identificazione con i Filistei tanto vituperati nella Bibbia, deve essere rivista tuttavia alla luce di una più vasta e completa documentazione archeologica, ma anche ad una rilettura delle fonti più oggettiva. Prefazione di Paolo Matthiae.
Un ricordo di Sebastiano Tusa |
SEBASTIANO TUSA
La Sicilia nella preistoriaSellerio, 1999
UN RICORDO DI SEBASTIANO TUSA DA ” ARCHEOLOGIA VIVA “

I gioielli ritrovati il 23 agosto nel villaggio di Mursia confermano:
era un importante crocevia per i mercanti nel Mar Mediterraneo
Pantelleria, il volto del passato
fu la grande isola del commercio

Egiziani, ciprioti e abitanti del Vicino Oriente sbarcavano
incessantemente sulle sue coste. Un gigantesco emporio

REPUBBLICA 2005

https://www.repubblica.it/2005/h/sezioni/scienza_e_tecnologia/pantelleria/pantelleria/pantelleria.html

 

 

SEGUE DA :

Nurnet – La Rete Dei Nuraghi

19 LUGLIO 2015–FACEBOOK

TORO ANDROCEFALO DI NULE

 

Nome: Toro androcefalo o bronzetto di Nule

Aspetto: leggendario

Dimensioni: lunghezza 18,5 cm, altezza 17 cm, spessore massimo 5 cm

Significato: rappresentazione di un mostro antropozoomorfo, metà toro e metà uomo. Un “centauro” in versione nuragica o forse rappresenta il Boe Muliache – uomo divenuto toro, mitico personaggio del folklore sardo

Luogo di ritrovamento: NULE (SS), località su casteddu de Santu Lisèi

Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari

Segni particolari: sul dorso si nota una gualdrappa … oppure ali abbozzate (in questo caso la rappresentazione sarebbe molto simile ai mostri alati androcefali di epoca assiro-babilonese)

CURIOSITA’: il copricapo a forma di pinna che discende nella schiena con due appendici laterali ricorda una pelle di animale marino non meglio identificato

Approfondimenti: pag. 467 di “Sculture della Sardegna Nuragica” – G. Lilliu http://www.sardegnadigitallibrary.it/…/17_81…
Fotografie di G. Exana

Fotografia tratta dal web.
La zampa posteriore sinistra risulta mancante, fu restaurata.

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.
Zampa posteriore restaurata
testo e foto da :

 

 

 

 

 

 

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1 risposta a SPUNTI DI CIVLTA’ NURAGICA — SARDEGNA

  1. ueue scrive:

    Curiosi questi bronzetti che vorremmo ci svelassero i loro misteri.

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