ANSA.IT / VIDEOGALLERY — 15 MARZO 2024
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LIMESONLINE – 04 DICEMBRE 2023
IL GOVERNO FILO-IRANIANO IN YEMEN NON È SOLO UN BURATTINO DI TEHERAN
Più che mero strumento dell’estroflessione dell’Iran, gli huthi vogliono accreditarsi come attore in grado di negoziare alla pari con tutti, sauditi ed emiratini compresi. La partecipazione al conflitto contro Israele. Gli attacchi nel Mar Rosso.
di Lorenzo Trombetta
Dettaglio di una carta di Laura Canali. La versione originale nell’articolo.
Il governo yemenita sostenuto dalla Repubblica Islamica dell’Iran, che da dieci anni controlla la capitale Sanaa e ampie regioni del martoriato paese arabo, è parte integrante del conflitto regionale scaturito dalla guerra a Gaza.
Attore che non può essere screditato come “forza ribelle”. Detiene il controllo di parte delle istituzioni dello Yemen, inclusa la Banca centrale, ed è guidato da un gruppo di potere costituitosi attorno al clan degli ḥūṯī (huthi) più di trent’anni fa (1992) nella regione settentrionale di Saada, al confine con l’Arabia Saudita.
nota : gli Huthi sono religiosamente zayditi, una componente minoritaria dell’Islamsciita (nata verso la fine dell’VIII secolo, dopo una disputa circa l’identità del quinto Imam sciita)
Governatorato di Sa’da, capitale le città di Saadah – wikipedia
Sia Riyad sia Teheran svolgono un ruolo di primo piano nella vicenda yemenita e soprattutto nel determinare l’atteggiamento che le forze filo-iraniane basate a Sanaa stanno assumendo rispetto al conflitto tra Ḥamās (Hamas) e Israele.
Lo Stato ebraico dista oltre duemila chilometri dallo Yemen. Ma già nel recente passato le forze huthi sostenute dall’Iran hanno dimostrato di poter colpire obiettivi molto distanti. Nel 2019 hanno usato dei droni contro la raffineria di petrolio di Abqaiq in Arabia Saudita; due anni dopo hanno colpito un centro commerciale ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, e hanno messo a segno altri attacchi contro navi commerciali nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.
Un volantino del governo yemenita filo-iraniano in cui si mostra la relativa vicinanza dello Yemen alla Palestina e, dunque, a Israele
A partire dagli stravolgimenti politici avvenuti in molti altri paesi arabi nel 2011, le forze guidate dagli huthi hanno gradualmente preso il controllo di ampie aree del paese, conquistando nel 2014 la capitale Sanaa.L’anno successivo, l’Arabia Saudita ha dato vita a una coalizione anti-huthi a cui si sono uniti, tra gli altri, gli Emirati Arabi Uniti. Diverse fonti umanitarie concordano nel constatare che in questa guerra sono morte più di 350 mila persone.
Nell’aprile 2022 una tregua regionale sostenuta dall’Onu aveva avviato una fragile tregua nel paese, diviso ormai da tempo in quattro macroaree:
–nel Nord e nel Centro le forze filo-iraniane,
–nel Centro e nel Sud-Ovest quelle filo-saudite,
–nel porto meridionale di Aden quelle filo-emiratine,
–nell’Hadramawt e nell’Est una congerie di forze affiliate all’ala yemenita di al-Qāʿida, la più influente delle quali vicina all’Iran.
Dalla metà del 2022 gli attacchi aerei delle forze di Sanaa si sono di fatto interrotti così come non ci sono stati significativi raid delle forze aeree saudite. Un anno dopo, nella primavera scorsa, il disgelo politico e diplomatico tra Iran e Arabia Saudita mediato dalla Cina ha accelerato il dialogo tra le parti yemenite e ha prolungato il cessate-il-fuoco, di fatto ancora in vigore.
Il leader del movimento yemenita Ansar Allah, Sayyed Abdul-Malik al-Houthi
In questo contesto di relativa calma dopo anni di tempesta, il 10 ottobre scorso il leader delle forze yemenite, Abd al-Malek Ḥūthī, annunciava di fatto l’entrata del suo governo nel conflitto contro Israele a fianco di Hamas e del cosiddetto asse della resistenza guidato dall’Iran.
Da metà ottobre a oggi sono più di dieci gli attacchi degli huthi contro obiettivi israeliani o statunitensi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aqaba. Queste azioni vanno lette alla luce delle altre operazioni condotte contro Israele e basi Usa in Siria, Iraq e Libano dalle diverse forze filo-iraniane schierate nei vari teatri.
L’ultimo attacco yemenita risale al 3 dicembre. Secondo il racconto del Comando centrale Usa, tre droni di Sanaa, lanciati contro quattro navi mercantili in transito nel Mar Rosso, sono stati abbattuti dal cacciatorpediniere americano USS Carney nei pressi dello Stretto di Bāb al-Mandab ( vedi cartina di LIMES all’inizio ), che separa quel tratto di mare dall’Oceano Indiano.
Il primo attacco risale invece al 19 ottobre, quando lo stesso USS Carney aveva intercettato tre missili sparati dalle coste dello Yemen. Altri attacchi si sono registrati il 20, il 29 (un drone caduto su Taba, in Egitto, ferendo cinque persone) e il 31 ottobre; e poi il 4, il 9 e il 15 novembre.
Il 19 novembre si è verificata l’azione più clamorosa, ripresa dai media governativi di Sanaa: l’assalto e il sequestro di una nave cargo a largo delle coste del Mar Rosso. L’imbarcazione non è israeliana come inizialmente detto dalle forze yemenite ma è di proprietà di un armatore israeliano
Le forze del governo yemenita filo-iraniane sequestrano una nave cargo nel Mar Rosso
Nessun israeliano era a bordo ma per gli huthi si è trattato di un successo mediatico rilevante. Anche perché dalla prospettiva delle forze yemenite vicine all’Iran gli Stati Uniti hanno assunto un atteggiamento sempre più aggressivo e invasivo nella regione. È esemplare l’ingresso della portaerei USS Eisenhower nelle acque del Golfo superando lo stretto di Hormuz del 26 marzo scorso.
Il fronte yemenita della guerra assomiglia molto a quello iracheno e a quello siriano orientale. Si tratta di teatri che non hanno confini territoriali con lo Stato ebraico ma che sono assai prossimi a obiettivi statunitensi.
A differenza delle forze filo-iraniane dispiegate in Siria e in Iraq, dallo Yemen per ora hanno sparato – o tentato di sparare – direttamente su Israele. E questo anche in virtù delle regole di ingaggio diverse che gli huthi hanno adottato negli anni contro i rivali sauditi ed emiratini.
Nella gerarchia di equilibri interni all’asse della resistenza, gli yemeniti rappresentano l’unico avamposto filo-iraniano sul Mar Rosso, e questo offre loro un vantaggio strategico di non poco conto.
Tuttavia, essi non dispongono della vicinanza ideologica e politica che può vantare Hizbullāh (Hezbollah) – il principale alleato arabo-mediterraneo della Repubblica Islamica.
Anzi, i combattenti del Partito di Dio libanesi sono presenti, assieme ai pasdaran, nelle stanze dei bottoni di Sanaa per sostenere e guidare la macchina da guerra e mediatica degli huthi.
La loro azione però non mira solo a soddisfare le esigenze dell’Iran su scala regionale e quelle di Hezbollah contro Israele. Per il governo dei “ribelli” yemeniti è vitale mantenersi come attore in grado di negoziare alla pari con sauditi ed emiratini. La loro azione nel conflitto mediorientale del 7 ottobre serve per accreditarsi con Teheran e per mostrarsi forti con Riyad, con la quale il negoziato continua anche in queste settimane.
Finora l’Arabia Saudita ha tenuto un profilo estremamente basso nella guerra di Gaza. E anche nei riguardi delle azioni del governo di Sanaa non ci sono state esplicite prese di posizione. A conferma del fatto che è interesse strategico dei sauditi mantenere la tregua in Yemen e, con essa, gli equilibri di potere scaturiti dalle trattative avviate nell’aprile del 2022 e rafforzate dalle intese della scorsa primavera.
In questo quadro è probabile che l’atteggiamento degli huthi continuerà a essere influenzato dalle decisioni politiche attorno a Gaza, tra una tregua e un’eventuale ripresa del conflitto.
In un contesto di sospensione delle attività belliche regionali, le forze yemenite filo-iraniane si limiteranno a operazioni di routine, come lanciare droni contro obiettivi militari statunitensi nel Mar Rosso. In un contesto di inasprimento della tensione in tutta la regione, torneranno forse con maggiore efficacia a puntare missili a lunga gittata contro Eilat e altri obiettivi israeliani.
EILAT, PORTO ISRAELIANO SUL GOLFO DI AQABA
https://en.wikipedia.org/wiki/File:Eilat_Israel_Map.png
EILAT – ESTREMO SUD DI ISRAELE SUL GOLFO DI AQABA–
AQABA, PORTO IN GIORDANIA CHE DA’ NOME AL GOLFO
video, 2 minuti — AQABA VISTA DAL DRONE
CONTINUA L’ARTICOLO DI LIMES :
In ogni caso, le scelte degli huthi non saranno necessariamente speculari a quelle di Hamas, Hezbollah e Iran. La loro agenda converge, per molti aspetti, con quelle delle altre entità dell’asse della resistenza, ma diverge per quanto riguarda gli spazi geografici più prossimi alle aree yemenite sotto il loro diretto controllo: il Mar Rosso vicino al porto di al-Ḥudayda, lo stretto di Bāb al-Mandab, i confini settentrionali con l’Arabia Saudita.
In questo senso una delle variabili più rilevanti è quella relativa all’atteggiamento che Riyad adotterà contro le forze di Sanaa qualora il contesto regionale dovesse surriscaldarsi ulteriormente.
Ci si chiede se l’Arabia Saudita potrà rimanere così apparentemente in disparte se gli huthi, presenti nel cortile di casa della Penisola Arabica, dovessero innalzare in maniera esponenziale il livello del loro coinvolgimento.
Carta di Laura Canali – 2023
AQABA — 4K — 2.40 minuti — Fa vedere l’antico Forte mamelucco di Aqaba, oggi Museo-
segue da : CAIRO TOURS- FORTEZZA DI AQABA
https://www.cairotoptours.com/it/Giordania-Guida-di-Viaggio/Jordan-Attrazioni/Aqaba-Fortezza
Il castello ha una forma quadrilatera, e su ogni angolo, c’era una torre di pietra, e queste torri ora sono state distrutte. 1501-1516), fu scritta la frase: “Ha ordinato la costruzione di questo castello benedetto e felice, il nostro Maestro il Sultano, il Re Ashraf Abu Al-Nasr Qansuh Al-Ghouri, il Sultano dell’Islam e dei musulmani”, e “Il nostro Maestro, il Sultano Al-Ashraf Re Murad bin Salim Khan, possa la sua vittoria, rinnovare questo castello”.
Uno dei punti salienti del castello è l’albero di Aqaba. Fu costruito nel 2004 nella piazza adiacente al castello per portare la bandiera della Grande Rivolta Araba. A quel tempo, l’albero era il più alto del mondo.
Il castello fu originariamente costruito come un castello crociato, e fu in gran parte ricostruito dai Mamelucchi nel XIV secolo, in particolare nel 1587 d.C. durante il regno dell’ultimo sultano mamelucco, e cambiò diverse volte in seguito. All’inizio del XVI secolo, Aqaba cadde sotto il controllo del dominio ottomano. La città decadde e rimase un piccolo e insignificante villaggio di pescatori per circa 400 anni. Durante la prima guerra mondiale nel 1917, le forze ottomane si ritirarono dalla città dopo che l’esercito arabo di Sharif Hussein bin Ali, leader della Grande Rivolta Araba con l’aiuto di Lawrence d’Arabia, le attaccò. Divenne una delle principali roccaforti della rivolta contro i turchi. La fortezza fu sotto l’autorità egiziana fino all’anno 1892 quando fu consegnata all’Impero Ottomano fino a quando iniziò la Grande Rivolta Araba e le tribù giordane la presero come sede e punto di partenza per liberare il Levante dal dominio ottomano che durò 400 anni.
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