La fiducia basta?

 

Nemo scrive come commento a “come lavoro” più o meno così: “allora se c’è la fiducia si può cambiare qualcosa? buono.”

Ho chiesto a Marco di darmi lui una risposta. Riporto quello che mi ha dettato nel nostro incontro del 4 luglio. (per notizie, trovate “la storia di Marco scritta da lui” a pag.24).

Ma prima di tutto voglio ringraziare tanto Nemo, anzi, gli mando una coppa luccicante di stelle d’argento, per essere arrivato primo nel terribile compito (lo capisco) di entrare in argomento. Non è il solo. C’è un’altra risposta al suo commento di “Diletta luna”. Piano piano, vivo con il fiato corto. Inoltre voglio aggiungere che questa domanda: “la fiducia basta?” è forse la domanda fondamentale per curare ogni tipo di malato, per cui ci accompagnerà per molto tempo. La rivolgo intanto a Lulù che mi ha mandato un email (voi non la conoscete) quando ancora il blog non era in funzione. Preferisco non dire niente di lei, se lei non me ne dà il permesso…”scritto”!

Allora al 4 luglio con Marco…., ma mi accorgo adesso che è questo un grande giorno di libertà e uguaglianza! Pensate (lo saprete, ma mi piace dirvelo lo stesso come una piccola celebrazione) che la Costituzione americana è l’unica Costituzione (che conosca io),  che tra i diritti dei cittadini pone “IL DIRITTO ALLA FELICITA”: pensate un governo che voglia applicarlo  a tutti nella realtà quale rivoluzione farebbe! E sarebbe un governo “liberale”, niente a che fare “con quei brutti comunisti che, in passato, mangiavano anche i bambini!”

Tellìn è prof. di storia: se ho detto delle sciocchezze, corrimi subito in aiuto!

Marco e Chiara

Ch. Ti sembra giusto cosa dice Nemo? Cosa sarebbe questa “fiducia”?

M. E’ l’alleanza tra paziente e terapeuta. Non è facile che si formi. Faccio fatica a capire cosa dice il terapeuta, sono un po’ pigro e non seguo.

Dopo circa due anni di lavoro, questa fiducia con il Professor Zapparoli era nata. Lui era diventato il mio alleato contro i persecutori.  Comunque anche dopo 15 anni non mi fidavo più del 60-70%.  Ho un 40% dove si può anche entrare ma dopo tantissimo tempo. E’ un’area grigia dove la mente non funziona.

Ch. Contro i persecutori combattevi tu o lui?

M. Lui aveva una funzione contro di loro molto significativa, era un personaggio, un gran personaggio, aveva molti contatti, un sistema di amicizie (i persecutori buoni) che mi proteggevano.

Ch. Per tanti anni ti ho chiesto: “cosa avete detto nella seduta o cosa ha detto Zapparoli che ci può essere d’aiuto a noi due?” E tu puntualmente rispondevi: “Nulla”. Mi raccontavi invece, anzi prendevi appunti sui tuoi famosi libretti, cosa avevi detto tu. Da un po’ i libretti sono spariti e tu sei un po’ cambiato, sei cambiato molto nella lunga malattia di tuo papà e della Signorina (la loro balia, che ha sempre vissuto con loro come una persona di famiglia), ma forse ancora di più dopo la morte, nello stesso giorno dello stesso anno!, di tuo padre e del Professore. Ne parleremo un’altra volta. Comunque anche se il Professore “non diceva nulla”, era così forte che lo avevi messo su un piedistallo da cui emanava una protezione ideale, massima. Almeno così sembrava a me.

M. Lui comunicava, in questi venti minuti che stavo, dei segnali di alleanza frenante per certi impegni. molta prudenza.

Ch.  Forse vuoi dire che ti comunicava di frenare certi tuoi impulsi e sempre ti consigliava di usare molto prudenza nel trattare con gli altri e nella vita in genere?

M. Non mi impegno a tirarmi fuori, ma a mantenermi stabilizzato. Lei da 3-4 anni lavora meglio. (Ch.- sono gli anni in cui più esplicitamente mi sono esposta nel mio ruolo di paziente o ex malata)

M. continua: Uno dei rischi più grandi è avere incertezze, tutto deve essere chiaro nelle parti che bisogna che controlli: ad esempio il mio ruolo è di essere sempre lineare con mio fratello (Ch.-  che è per lui una specie di tutore nel senso che, per esempio, si responsabilizza  per le spese di Marco, quando le sue entrate non riescono per es. a pagare tutti i terapeuti).

M. Il controllo mio si basa su una mentalità che non è comune perché è una mentalità psicotica: essere perseguitato, sentirmi una vittima.

Chiara: se avete letto fin qui, vi vorrei porre un problema che mi preme molto e da molto tempo, da anni raccolgo dati, ma ovviamente non raggiungo a nessuna conclusione.

La domanda è questa: siete sicuri che è per “una mentalità psicotica” come dice Marco che lui si sente perseguitato e vittima. Lasciamo stare la parola “perseguitato”, ma come mai tutti, dico tutti, si capisce nelle mie osservazioni, aneliamo a sentirci vittime. L’unica cosa che capisco da me stessa è che se siamo “vittime”, siamo passive, se capite cosa voglio dire, non siamo agenti o attori e non abbiamo perciò da prenderci le nostre responsabilità. Se dico: “mia madre (o mio zio o chi volete voi, il fidanzato, la moglie ecc. ) mi ha rovinato vuol dire…” che io non c’ero”. Ma io c’ero.

Una volta ho chiesto ad una ragazzina che era una specie di paziente come ho già detto: “Ma riesci sapere perché hai così forte il bisogno di sentirti vittima?” E lei mi ha dato una risposta sorprendente, oltre che immediata: “perché così mi si abbassano i sensi di colpa.”

Bene, io me ne vado, in ritardo, a fare la passeggiata per vecchietti, oggi mi sono trattenuta a lungo con voi (commento a pensieri di fatica e a Nemo) e dopo tanta assenza per motivi importanti che sarebbero però pure chiacchiere, Mi sento meglio, “ricompensata”, forse un pochino come Stepanic quando va per le sue montagne. Ognuno ha i suoi boschi. Ed il mio siete unicamente e certamente voi. Grazie, Ch

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1 risposta a La fiducia basta?

  1. nemo scrive:

    Dialogo che ci aiuta a capire, con una conclusione ‘forte’, che vale per tutti non solo per chi ha problemi psichici : l ‘ affermazione sul bisogno di sentirsi ‘vittime’ che ‘vale’ un trattato sociologico. Bello, grazie. Nemo

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