ch. il ricordo di questa canzone è nato in una replica di questa mattina (16 marzo) a Donatella, il cui unico pregio è far sorgere dal cuore, dalle sue più intime fibre, questa canzone che ad ogni anno che passa diventa sempre più attuale.
Gli occhi e le orecchie gentili e puri devono non leggere e non ascoltare. Soprattutto Nemo che ha le orecchie a Dumbo assai delicate. Non parliamo della mia amica del cuore G.
Si tratta di due versioni diverse del tema, di mario bardelli…ma identiche.
Maria, ti amo.
Maria, ho bisogno di te.
Poi la stringo e la bacio, infagottato d’amore e di vestiti. E anche lei si muove, felice della sua apparenza e del nostro amore. E la cosa continua bellissima per giorni e giorni. Una nave, con una rotta precisa che ci porta dritti verso una casa, una casa con noi due soli. Una gran tenerezza e una porta che si chiude.
Nelle case non c’è niente di buono
appena una porta si chiude dietro a un uomo
succede qualcosa di strano, non c’è niente da fare
è fatale, quell’uomo comincia ad ammuffire.
Basta una chiave che chiuda la porta d’ingresso
che non sei già più come prima
e ti senti depresso.
La chiave tremenda, appena si gira la chiave
siamo dentro a una stanza:
si mangia, si dorme, si beve.
Ne ho conosciute tante di famiglie, la famiglia è più economica e protegge di più. Ci si organizza bene, una minestra per tutti, tranquillanti, aspirine per tutti, gli assorbenti, il cotone, i confetti Falqui. Soltanto quattrocento lire per purgare tutta la famiglia. Un affare. Si caga, in famiglia. Si caga bene, lo si fa tutti insieme.
Nelle case non c’è niente di buono
appena una porta si chiude dietro a un uomo
quell’uomo è pesante e passa di moda sul posto
incomincia a marcire, a puzzare molto presto.
Nelle case non c’è niente di buono
c’è tutto che puzza di chiuso e di cesso:
si fa il bagno, ci si lava i denti
ma puzziamo lo stesso.
Amore ti lascio, ti lascio.
C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada e nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo.
C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
e gli angeli non danno appuntamenti
e anche nelle case più spaziose
non c’è spazio per verifiche e confronti.
[parlato] Laura, ti amo.
Laura, ho bisogno di te.
Con te io ritrovo la strada, le piazze, i giovani, gli studenti. Li avevo lasciati qualche anno fa con la cravatta. Sono molto cambiati, sono molto più belli. Le idee, sì, le idee sono cambiate, e i loro discorsi e il modo di vestire. Gli esseri meno. Gli esseri non sono molto cambiati. Vanno ancora nelle aule di scuola a brucare un po’ di medicina, fettine di chimica, pezzetti di urbanistica con inserti di ecologia, a ore pressappoco regolari. Ed esiste ancora il bar, tra un intervallo e l’altro. E poi l’amore, per fabbricarsi una felicità. Come noi ora. Una coppia, e ancora tante coppie.
Unica diversità, un viaggio in India su una Due cavalli. Due, come noi.
E poi ancora una porta, ancora una casa
ma siamo convinti che sia un’altra cosa
Perché abbiamo esperienze diverse
non può finir male
perché abbiamo una chiave moderna
abbiamo una Yale
perché è tutto un rapporto diverso
che è molto più avanti
ma c’è sempre una casa, con altre aspirine e calmanti
e di nuovo mi trovo a marcire
in un’altra famiglia, la nostra, la mia
abbracciarla guardando la porta
e la mia poesia.
Amore, ti lascio, vado via.
C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia, il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza
perché il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.
[parlato] Lidia, ti amo.
Lidia, ho bisogno di te… ma, per favore, in un hotel meublé.
Perché il giudizio universale
non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo
bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo.
C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia, il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza.
Perché il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.
…Perché il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.
Da “A spasso per Sanremo” di mario bardelli, così solo per mostrarvele e raddolcirvi dopo questa canzonaccia da trivio. Che ha quarant’anni!
Ue’ ragazzi, non passerete il fine settimana a pettinare i ricci? Io sì (lamento lamento ué ué): arrivano i ragazzi da Milano, due pupi con un pupino, il cuore dei nonni si allarga per lo spazio della provincia di Imperia e fa anche un puntatina a Mentone perché “La France est toujours la France!, come diceva mio nonno Pepìn, poi c’è l’arrivo tutto pacchi e pacchetti, i lamenti per il viaggio, stancante, stancante, Nicolò ha pianto fino a Genova, abbiamo dovuto abbassare la musica rock da palla a pallina (essere “rock” è uno stile di vita), c’è qualcosa da mangiare? No, questo non ne ho voglia, non c’è altro? Be’ andiamo a comprare qualcosa alla Teglia qui sotto (sardinare, una specie di pizza…ma non ditelo ad un vero sanremasco!), e bere, avete la coca 0, è la migliore…Non c’è neanche il sole, accidenti, era più bello a Milano, oh che carino il lettino di Nicolò, che bei regalini della zia…siamo stanchi stanchi, non terresti Nicolò con te, noi facciamo un riposino…ciao ciao, ci vediamo.
Non credete assolutamente alle parole di una vecchia tipo nonna che ha paura dell’invidia di tutti e piange e piange per farsi commiserare…anche se è “quasi quasi”, ma “quasi” vero quello che dice.
Una storiella della Cina antica, popolo che pare temesse l’invidia più dei loro diavoli rosso-neri: un possidente si compra una bella casa. Viene un amico a visitarlo per vedere la casa: e lui, ad ogni “che bello che bello”, ” oh, non dirmelo, ho ancora tutto da pagare…oh quello poi l’ho pagato tre volte del giusto prezzo…qui c’è un po’ trasandato, sai le mogli ….” e così via andare: se pensate che non so raccontare le barzellette, è vero, più di molti mi hanno tolto ogni pretesa, ma questo era “l’altra faccia della luna” di una tipo nonna piangente-salice fisso, ciao, temo che non potrò ritornare fino a lunedì! Ma un attimo! Non è sicuro che vengano: Fru ha qualcosina come l’ansenìn de centu ciaghe ed è, e in questo è “tutta sua madre”…forse riposo e varie ore d’aria e, per me, che è sempre una gran festa, l’avrete capito, forse forse ci rivediamo. Non atterritevi: ho un altro articolo quasi pronto…con un’altra canzone di Gaber”, baci baci str, ch.abaci
Tutto bello questo post, cara Chiara.
Sai cosa faccio adesso? Mi scarico questa canzone e me la ascolto fino alla nausea. Mi piace molto il suo messaggio a metà strada fra il rivoluzionario e l’ironico. Certo, solo un poeta può dire certe cose… facendoci vedere l’invisibile ad occhio nudo. Il tipo che Gaber descrive è antropologicamente opposto a quello a cui appartengo io, ma fa lo stesso. C’è sempre un gap fra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. In fondo anche la “casalinghitudine” ha qualche lato (raro) apprezzabile. Certo non quanti ne ha il vagabondaggio.