8 marzo, ore 23:13- Secondo il Financial Times, il più importante giornale finanziario del mondo, alle ore 20:30 circa, la Grecia stava raggiungendo la percentuale di circa l’80% di creditori, in possesso di titoli di stato greci, che davano il loro assenso al governo. Solo domattina verranno ufficialmente pubblicati i risultati.
9 marzo: avrete letto sui giornali di oggi che la Grecia ha raggiunto il 75% nell’accettazione del ribassamento del valore dei titoli di stato, che era l’obbiettivo minimo per evitare il fallimento (percentuale del quotidiano 24 ore).
chiara: ho pubblicato con piacere l’appello arrivato il 20 febbraio da Franco Piccinini per la cancellazione del debito greco.
Ma, oggi, non posso esimermi di fare alcune considerazioni, per me importanti, sul “potere dei movimenti popolari”, anche quando a muoversi sono gente di tante nazioni a livello mondiale. E’ incancellabile dalla mia memoria, a questo proposito, “il risultato” del gigantesco movimento pacifista che ha investito l’Europa, l’America, il Giappone, forse anche le Filippine ed altri paesi che in questo momento non mi vengono in mente. Vi ricordate le bandiere della pace appese alle finestre e ai terrazzini delle case- alcune delle quali sono ancora là tutte sdrucite – in occasione della famosa “guerra preventiva” all’Irak che, come tutti sanno, è – con l’Afganistan – uno dei paesi più ricchi di petrolio e gas non ancora sfruttato: un’attrazione invincibile per i grandi capitali mondiali. In Irak, è noto, il personaggio che più ha fatto affari è proprio il vice di Bush, Dick Cheney. La recente guerra di Libia in “soccorso del popolo e della democrazia”, della cui crudeltà tutti noi ancora abbiamo memoria, ha mobilitato tutti i principali paesi della “civiltà occidentale” a difesa del quarto produttore di petrolio africano. La Siria, ahimé, ha poco di tutto: per questo Bashar-el Assad (capo del governo) rimane padrone di distruggere il suo popolo: chiunque presti soccorso ad un ferito tra i ribelli, sia questo un medico o un passante, è subito incarcerato…nessuno di noi, credo, ha il coraggio di immaginarsi cosa poi succeda in quelle prigioni.
Tornando alla famosa “guerra preventiva”, un’invenzione, nella storia della guerra, di Bush e collaboratori, e tornando al movimento-contro che ha suscitato nella gente comune, se qualcuno di voi ha partecipato, sa per caso dirmi quale risposta ha ricevuto questa mobilitazione? Qualcuno lassù in cima ci ha forse “notati”? Ha forse rilasciato un distratto commento fosse anche di disprezzo?
L’unica risposta che tutti noi, che viviamo in una “democrazia”, abbiamo avuto è stato il silenzio: milioni di persone si sono mobilitate per la pace, senza che il potere mondiale e nazionale se ne sia accorto. E pensare che il “pretesto” inventato per dichiarare questa guerra, al grido di “Dio lo vuole” proprio come le antiche crociate contro l’Islam, è stato la famosa “missione” dei nostri popoli più “civilizzati” di portare la democrazia ad un popolo che mai l’aveva chiesta. Una democrazia, che i vari governanti responsabilizzatisi di questo dovere impellente, non si curavano di tutelare prima di tutto nel proprio paese.
Oggi, per il popolo greco, a mio modo di vedere, succederà la stessa cosa anche raccogliessimo milioni e milioni di firme. Questa affermazione non vuole negare il valore politico di una testimonianza né vuole seminare la sfiducia e il pessimismo. Si tratta semplicemente della mia opinione. Purtroppo con gli anni mi sono convinta, attraverso la lettura di diverse persone autorevoli, che per quanto riguarda il mondo occidentale esistono solo tre poteri: Commissione, di cui è presidente Juan Manuel Barroso e Consiglio europeo (Ue) di cui è presidente Van Rompuy; BCE (Banca europea, diretta da Mario Draghi) e FMI – Fondo monetario internazionale – presieduto dalla francese Christine Lagarde.
Questi organismi, con poteri mondiali per noi letteralmente inimmaginabili, non sono ovviamente eletti da noi né mai si sognerebbero di rappresentarci. Nonostante questo determinano la nostra vita, la nostra possibilità di sopravvivere o di non sopravvivere, come accade adesso per il popolo greco: dall’alto, ovviamente, ma vorrei dire “dall’altissimo”, data l’estrema lontananza tra loro e i popoli di cui autoritariamente determinano i destini. Gli stessi governi nazionali, non voglio usare un’espressione che obbiettivamente è eccessiva come “fantocci”, ma certamente non possono stabilire loro le leggi per governare il loro paese. Queste sono un mandato degli organismi nominati.
Questo “forma di unificazione” avviene forse per realizzare quel sogno di unità integrata e cooperazione tra pari che ha guidato i padri fondatori dell’Europa? Nella realtà, in relazione ad un fattiva integrazione europea, non si è andati oltre una presunta unificazione economica che – in mancanza di una giurisdizione, di una fiscalità condivise e di una politica che miri all’Europa come ad un insieme organico – è diventata, sempre a mio parere, la dispotica affermazione degli interessi del più forte a scapito dei più deboli.
Cosa succederà al popolo greco, e al suo governo, si saprà stasera dopo le 21, anche se qualche notizia trapelerà prima: si sta aspettando di sapere quanti creditori del debito greco, in possesso di titoli di stato, accetteranno di ricevere il 75% del valore dei loro bond (operazione che sui giornali è chiamata tec. “swap”). Le principali banche mondiali, tra cui Banca Intesa e Unicredito, si sono già pronunciate a favore, così come importanti istituti finanziari. Bisogna sapere, come ha affermato Joseph Stiglitz – collaboratore di Clinton, premio Nobel per economia nel 2001, dimessosi dal Fondo monetario internazionale (FMI) preferendo tornare alla sua cattedra di economia da libero cittadino –in un articolo di difficile lettura, pubblicato dal supplemento economico del lunedì di Repubblica, alcune settimane fa, che i grandi investitori hanno precedentemente assicurato i loro titoli di stato greci per il 100%. Inoltre le banche hanno la possibilità di approfittare degli interessi che la BCE dà loro depositando i loro titoli dalla sera al mattino o nel week end.
Chi perderà molto sono i piccoli risparmiatori che, probabilmente accetteranno di ricevere la metà piuttosto che ricevere niente, come è già successo per l’Argentina: infatti, se i creditori che devono accettare queste perdite non superassero entro le 21 di oggi, 8 marzo, il 75%, immediatamente verrebbe dichiarato il fallimento del paese (default, tecn.). In questo caso si realizzerebbe il cosiddetto “fallimento disordinato” che i poteri economici hanno cercato di evitare a tutti costi. Bisogna però aggiungere che anche se la Grecia arrivasse al 75%, immediatamente non fallirebbe, ma per tirare un sospiro di sollievo, a mio modo di vedere solo momentaneo, dovrebbe portare la percentuale del 75% al 90%.
In questo modo, mi è parso di capire leggendo varie persone autorevoli, si sta semplicemente ritardando il suo fallimento, ritenuto inevitabile, fino a che i grandi poteri finanziari, in modo speciale, le banche estere e greche, abbiano messo a posto i loro conti, pagati non solo i proprio debiti, ma specialmente aumentato i loro lucri. Del debito greco sono responsabili certamente i vari governi greci precedenti cosiddetti di “spesa allegra”, profluvio di denaro di cui hanno beneficiato i vari poteri economici intrecciati alla politica, nazionali e internazionali, ma non il popolo. Ma, mi pare, sia ancora più responsabile l’Europa che fin dall’inizio ha accettato la Grecia nell’euro sapendo che i conti del bilancio statale erano truccati. Certamente non possiamo pensare “che fossero distratti”: la Grecia era un nuovo paese da “colonizzare” finanziariamente, come del resto è avvenuto in tutto questo lungo periodo di progressivo crollo del paese, e come avverrà anche dopo il fallimento. Chiunque, ingenuo come me, non può non chiedersi come mai l’Europa si è rifiutata di aiutare la Grecia immediatamente sborsando pochi spiccioli e ha preferito arrivare…”a sborsare miliardi… o a intascare miliardi?”. Intanto il salario minimo (700 euro), per chi è occupato, è stato ridotto del 23 % retroattivo al 14 febbraio, per dire solo del taglio che colpisce di più, mentre in altri tipi di stipendi, la riduzione è stata del 25-30%. Ma anche le pensioni degli impiegati statali sono state abbassate e, se non ricordo male, in quattro o cinque anni, forse di più, i funzionari statali dovrebbero essere ridotti di 10.000 persone. Sempre che non sbagli i numeri (cosa possibilissima).
Ha dato grande scandalo l’idea che rappresentanti della cosiddetta troika (Unione europea, Banca europea, Fondo monetario internazionale) si insedieranno in Grecia a controllo di come si comporta questo paese nel mettere in pratica le loro richieste, ogni volta più severe, per fornire il famoso e sospiratissimo aiuto di circa, mi pare, 130 miliardi, la cui prima tranche (decisa dall’Europa lunedì) permetterebbe alla Grecia di far fronte ai suoi impegni di scadenza, proprio in questi giorni, dei titoli di stato emessi evitando così il fallimento.
A parziale conferma della speculazione dei vari paesi così piangenti “di quello che devono sborsare per la Grecia”, pubblico questo articolo dal sito infoooggi, presente su facebook.
BRUXELLES, 7 MARZO 2012- Da mesi oramai, i giornali di tutto il mondo riportano notizie da una Grecia sull’orlo del tracollo economico, costretta a politiche di austerità estrema, tra pacchetti di aiuti e piani da approvare in extremis per salvare il Paese dalla bancarotta; eppure, riporta stamani il sito Eu Observer, nel 2010, moltissimi membri dell’Unione Europea (Francia in primis) avrebbero esportato armi di ogni genere nella penisola ellenica, per un valore totale di oltre un miliardo di Euro.
Mentre il governo greco negoziava le prime trance di aiuti per contrastare la crisi, insomma, i cugini d’Oltralpe concludevano contratti per la vendita di aerei da oltre 794 milioni di euro, come dimostra un recente report del Consiglio Europeo; e se per i missili francesi i greci non esitarono a mettere sul piatto altri 53 milioni di euro, fu la Germania a chiederne 90 per congegni elettronici e veicoli da terra, proprio nello stesso periodo in cui la cancelliera Angela Merkel premeva per ottenere tagli in ogni ramo del settore pubblico greco.
D’altronde si sa, con la minaccia turca percepita sempre come imminente, e la crisi di Cipro ancora aperta, la Grecia risulta da anni uno degli stati mondiali con la domanda di armi più significativa; e nessuno, in Europa, sembra farsi scrupoli per approfittare di un commercio tanto redditizio. Dalla stessa Italia, che ha concluso affari per 52 milioni di Euro, alla Spagna (33 milioni di armi chimiche importate) passando per l’Olanda, tanto preoccupata per le politiche di austerità.
Nulla di nuovo, in fin dei conti; già qualche tempo fa, il settimanale tedesco “Die Zeit” accusava la Grecia di sperperare cifre folli per la difesa (e la Germania di esserne la prima fornitrice di materiale bellico), ricordando come gli stessi Stati Uniti avessero trovato nel commercio di armi verso il Paese maggiormente in crisi dell’Eurozona una vera miniera d’oro.
E l’Europa non è certo da meno nell’esportare armi: due milioni e mezzo per l’Arabia Saudita, 1,5 per gli Emirati Arabi, 1,2 per l’Oman, circa uno tra Bahrain, Jordan, Kuwait, Qatar and Yemen; questo il fatturato nel solo anno 2010. E la primavera araba doveva ancora entrare nel vivo.
E’ difficile, davanti a questi fatti, non essere pessimisti e non rifugiarsi nel proprio angolino. L’indifferenza dei potenti di fronte al movimento per la pace è un macigno contro la democrazia. Ci sono anche grandi errori da parte di questi movimenti ( non metto assolutamente sullo stesso piano i movimenti e i sostenitori della guerra): se manca un’organizzazione che stia salda anche nei momenti difficili, non se ne fa nulla, anche perché gli altri, i guerrafondai , l’organizzazione ce l’hanno e come. I partiti socialisti, socialdemocratici, comunque progressisti di tutto il mondo devono avere dei programmi generali comuni ( ad esempio ripudiare veramente la guerra, perché si è dimostrato che peggiora soltanto la situazione, arricchisce i mercanti di armi e uccide centinaia di migliaia di persone). Mi pare che un piccolo passo verso una politica comune dei partiti socialisti europei sui grandi temi sia stato fatto ( incontri di Bersani con i dirigenti socialisti europei). Altra cosa da fare sarebbe riprendersi e difendere i valori della sinistra, che coincidono con quelli della democrazia. Da tempo la sinistra è rimasta come annichilita e il capitalismo è diventato più crudele. Forse bisognerebbe anche fare della non violenza l’unica forma di lotta, perché la violenza è dentro ad ognuno di noi e, se praticata anche in forme minime, fa paura e spezza il fronte di chi potrebbe invece comporre una grande alleanza. E poi pensare positivo, che possiamo farcela ( guardando ai tanti esempi che abbiamo nella storia anche recente). Altra cosa da fare è non pensare che i diritti e la democrazia siano acquisiti per sempre, perché bisogna stare sempre in campana e difenderli e migliorarli .