AMNESTY INTERNATIONAL
“L’attacco contro Aleppo, che pone sempre di più la popolazione civile a rischio, è il prevedibile sviluppo di quel modello di violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza in tutto il paese“.
Donatella Rovera di Amnesty International è di recente tornata da un lunga missione di ricerca in Siria, dove ha assistito in prima persona a numerose violazioni dei diritti umani commesse dalle forze governative.
L’assalto che le forze fedeli al governo siriano stanno lanciando contro la città di Aleppo è il culmine di mesi di brutale repressione contro le voci dissidenti.
Assistite dalle famigerate milizie shabiha, le forze governative hanno aperto il fuoco contro le manifestazioni pacifiche, uccidendo e ferendo coloro che partecipavano o semplicemente assistevano alle proteste, bambini compresi.
L’intensificarsi della repressione ha colpito gli attivisti che hanno raccontato ad Amnesty International di essere stati minacciati e aggrediti; altri sono stati arrestati e da allora non si è saputo più nulla di loro. Anche i medici e gli infermieri che prestavano soccorso ai feriti sono stati presi di mira. Il 24 giugno sono stati ritrovati i corpi carbonizzati e mutilati di tre medici, che facevano parte di una rete volontaria di assistenza medica ai manifestanti feriti e che erano stati arrestati la settimana prima.
Mentre i combattimenti tra le forze governative e l’opposizione ad Aleppo, come in altre aree della Siria, diventano sempre più intensi e aumentano le denunce di abusi commessi dall’opposizione armata, la popolazione è esposta a rischi gravissimi. A migliaia stanno abbandonando le loro case, unendosi agli oltre 100.000 rifugiati dell’ultimo anno.
Nonostante l’escalation di violenza, la comunità internazionale è paralizzata tra misure inefficaci – come la Missione di supervisione dell’Onu – e i veti del Consiglio di sicurezza.
Nel frattempo donne, uomini e bambini in Siria vengono abbandonati al loro destino.
Per questo Amnesty International continua a chiedere al Consiglio di sicurezza di agire per fermare questo spargimento di sangue, garantendo una reale presenza di osservatori in Siria, deferendo la situazione del paese alla Corte penale internazionale e fermando l’afflusso di armi al governo di Damasco e ai gruppi dell’opposizione armata.
Stop allo spargimento di sangue in Siria!
Data di pubblicazione dell’appello: 01.06.2012
Status dell’appello: aperto
Il 20 luglio 2012 Russia e Cina, ancora una volta, hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che avrebbe potuto risolvere la situazione in Siria. La Missione di supervisione delle Nazioni Unite in Siria è stata prorogata per altri 30 giorni, ma il Consiglio di Sicurezza non è riuscito ad aggiungere una componente sui diritti umani al suo mandato. Tale mancanza di considerazione per i diritti umani sottolinea l’inadeguatezza della risposta della comunità internazionale alla situazione sempre più grave nel paese. Il voto è arrivato in un momento di grave violenza nel paese, poco dopo che esponenti di alto livello delle autorità siriane erano stati uccisi a Damasco. Alla luce della nuova escalation di violenza di questi giorni, la Russia deve immediatamente intervenire per fermare lo spargimento di sangue e smettere di bloccare gli sforzi internazionali per farlo.
Martedì 10 luglio un funzionario russo ha dichiarato che il suo paese non avrebbe più inviato armi alla Siria fino a quando la situazione sarebbe rimasta instabile. Nonostante le promesse, la Russia continua a rispettare i contratti ancora esistenti soddisfacendo le richieste siriane. La Russia deve interrompere immediatamente tutti i trasferimenti di armi, compresa l’assistenza tecnica al governo siriano. Almeno 108 persone sono state uccise nell’attacco del 25 maggio nel villaggio siriano di Houla. 49 dei morti erano bambini. La brutale uccisione di civili ha scioccato tutto il mondo e ha portato alla condanna da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma la condanna non basta – abbiamo urgente bisogno di misure concrete per fermare questo spargimento di sangue.
Amnesty International ha i nomi di oltre 14.000 persone uccise dall’inizio della repressione delle proteste pacifiche, iniziate nel marzo 2011. Molti altri sono stati feriti.
Il 27 marzo 2012 il governo siriano ha accettato un “piano in sei punti” di Kofi Annan e un cessate il fuoco è stato concordato il 12 aprile. Una Missione di osservazione delle Nazioni Unite è entrato nel paese due giorni dopo, ma la violenza continua a imperversare – più di 1.460 persone sono state uccise da allora.
Perché la Russia? Nonostante abbia sostenuto una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 aprile chiedendo la piena attuazione del piano di Kofi Annan, la Russia continua a fornire al governo siriano le armi. Inoltre ha ripetutamente esercitato il suo diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per bloccare o indebolire le risoluzioni volte a fermare la violenza in Siria. La Russia deve prendere posizione contro questa violenza e chiedere al governo siriano di fermare lo spargimento di sangue e adempiere gli obblighi previsti dal “piano in sei punti”.