29 settembre 2012 ore 07:38 MA DIAVOLO DI NOI, A PARTE LE GRAN PAROLE, LO SAPPIAMO COSA VUOL DIRE FARCI TRATTARE COME UNA PERSONA O TRATTARE GLI ALTRI COME PERSONE? IO CREDO CHE NON LO SAPPIAMO PIU’, L’AMBIENTE INTORNO PARLA PIU’ FORTE E CI RIMBOMBA: NELLA NOSTRA CULTURA, IL SOGGETTO, LA PERSONA, NON C’E’ PIU’. IMMANUEL KANT DICEVA: “TRATTARE GLI ALTRI COME FINI E NON COME MEZZI”. PASSATE LA NOSTRA VITA AL SETACCIO, GUARDATE GLI OPERAI DELL’ILVA, PER DIRNE SOLO UNO IN NOME DI TUTTI, SPAGNA E GRECIA COMPRESI, MA DOVE MAI “E'” UNA PERSONA? GLI ESISTENZIALISTI HANNO DETTO UNA VOLTA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE: “NELLA GUERRA E’ MORTA UNA PERSONA”. E OGGI, MA NON VI VEDETE, NON CI VEDIAMO? …CONFESSO IN ME UNA VENA DA JACOPONE DA TODI!

 

 

chiara

 

MA NOI – A PARTE LE GRAN PAROLE -LO SAPPIAMO COSA VUOL DIRE FARCI TRATTARE COME  PERSONA O TRATTARE GLI ALTRI COME PERSONE?
IO CREDO CHE NON LO SAPPIAMO PIU’, L’AMBIENTE INTORNO PARLA PIU’ FORTE E CI RIMBOMBA: NELLA NOSTRA CULTURA, IL SOGGETTO, LA PERSONA, NON C’E’ PIU’.
IMMANUEL KANT DICEVA: “TRATTARE GLI ALTRI COME FINI E NON COME MEZZI”.

PASSATE LA NOSTRA VITA AL SETACCIO, GUARDATE GLI OPERAI DELL’ILVA, PER DIRNE SOLO UNO IN NOME DI TUTTI,  MA DOVE MAI  UN ESSERE UMANO ” E’ ” UNA PERSONA?

GLI ESISTENZIALISTI HANNO DETTO – DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE:
“NELLA GUERRA E’ MORTA UNA PERSONA”.

E OGGI, MA NON VI VEDETE, NON CI VEDIAMO? …
IN ME SENTO – E LO CONFESSO –  UNA VENA DA JACOPONE DA TODI!

 

 

 

 

RAGAZZI! NIENTE CHOPIN! QUI BISOGNA DARCI UNA MOSSA!

 

1923    …Scusate se intervengo, è mia convinzione che per la nostra sensibilità di gente comune il                                                  Novecento ancora non esiste, stiamo “assimilando” la seconda meta’ dell’Ottocento.

 

“Pacific 231” 1949 movie: Jean Mitry-music: Arthur Honegger original !

 

 

 

 

donatella.

 

Non so se regge il paragone, ma  penso che tutti noi, se siamo trattati come esseri umani, cioè siamo considerati in tutto e per tutto degni di stare al mondo come gli altri, con la stessa dignità, stiamo immensamente meglio e stiamo meglio tutti quanti. Verso il malato mentale, per  ignoranza o per mancanza di esperienza, in genere, almeno nella nostra epoca, non c’è stato rispetto e considerazione. E’ una strada ancora lunga perché la malattia mentale sia considerata  come le altre ed il malato possa avere dalla ” società” lo stesso rispetto che si ha, o che si dovrebbe avere, verso ogni malato.

 

 

 

diletta luna.

non vorrei essere quella che fa sempre da” bastian contrario”, ma sia nelle parole di chiara che in quelle di Donatella, trovo qualcosa che non mi suona giusto. E’ vero, tutti ci sentiamo meglio se, come dice Do, veniamo considerati e trattati come esseri umani, però non trovo che la nostra società non abbia ancora capito questo problema. Se mai non ha ancora capito che chiunque, sano o malato, va trattato con dignità e c’è ancora una grande disparità di trattamento tra persona e persona ( l’adulto, il vecchio, il bambino, il povero, il ricco, l’ignorante, il colto il debole o chi ha dei poteri, ecc. ).
Nei riguardi dello psicotico la mia esperienza mi porta invece a dire che c’è il rispetto e la comprensione, almeno in senso lato. Poi uno sgarbo o un’incomprensione può capitare anche tra sani, ovvio. Nella mia vita ho conosciuto e trattato, più o meno da vicino, sei o sette persone ( malate ) e non mi è mai capitato di trovare che ci fossero dei trattamenti da “cosa ” anzichè da esseri umani. I trattamenti diversi, secondo me, dipendono da momenti ed episodi particolari, non da cattiva volontà o sbagliata comprensione.

La ” ricetta aurea “, proprio come dice chiara, è essere o diventare ” allenato alla parola”. Questa per me è una gran bella e buona cura universale e non solo per lo psicotico. ( che significherebbe se no il ” et verbum caro factum est ” ? ( – la parola divinizzata !!! – il potere, a volte buono, ma a volte cattivo, della parola ).

Sono andata fuori tema? Non credo, ma comunque voglio sottolineare che per me la parola è il mezzo più importante nei rapporti ( sociali, politici, medici ed anche amorosi-affettivi ) tra le persone.

 

 

chiara.

 

sei in tema pienissimo centrato, cara la mia maestrina dalla penna rossa e blu, il tema è proprio quello! Sono contenta tu l’abbia detto. Anche trattare un malato da “non malato”, cioè come tratteremo un altro nostro amico o nostro parente, se del caso, è una maniera di trattarlo come cosa, non vederlo “nella sua realtà e nei suoi specifici bisogni” che sono suoi e non nostri, bisognerebbe cercare di guardare l’altro  normale o malato come si guarda un campo sconosciuto, liberandosi da quella illusione brutta di “conoscerlo a pieno”, solo perché ci ciabattiamo insieme da tanti anni:  vederlo come “sconosciuto” o inizio di una conoscenza nuova, che fa tabula rasa delle idee precedenti, fare un’inchiesta o una ricerca  “per conoscere”, dirci: “non sappiamo”, scarico tutto quello che ho nella testa riguardo a lui, lo faccio con coraggio, e adesso con liberalità di mente cerchiamo di sapere: qual’è il suo bisogno principale?

Per esempio, “non essere controllato”, se non prende le medicine non posso non controllarlo, ma quante volte gli mostro di controllarlo quando non si tratta di cose fondamentali, quasi  fosse ” un cicca cicca che Lucy fa alla testa rotonda di Charlie Brown, e lui si dice: “Non è la testa rotonda, sono quei “cicca cicca” che mi fanno veramente male?”
E’ quel rimarcare, nostra fonte di soddisfazione, che fa veramente male. E come siamo sordi a tutti gli stimoli!  La persona risponde in un modo che un neonato saprebbe interpretare, ma no, noi insistiamo e insistiamo non volendo capire.

Capire ci obbligherebbe a “tir indietro noi” e far posto a lui e a questo egoismo non vogliamo rinunciare. Oggi, alla data 29 settembre 2012, così lo trovi subito, ho scritto una parola, non mia si capisce, che andrebbe ricordata come bandiera fiammante, la parola e soprattutto il tono, il modo, le espressioni, il portamento, non so come dire, la situazione da cui è nato questo accoramento difficile da figurarsi, ebbene, tutto quel pezzetto di filmato che ho visto al tg, dovrebbe essere sulla bandiera del malato mentale come di chiunque voglia essere trattato come persona.
Ce lo diciamo sempre “trattare come persona”, e noi cristiani o noi socialisti,  atei o non atei, siamo convinti di trattare tutti come persone, perché no?
E’ il nostro credo, viviamo in funzione di quell’idea…

MA NON E’ VERO, IO SONO FISSATA E GUARDO E LO VEDO, E’ PROPRIO CHE L’INFERNO E’ LASTRICATO DI BUONE INTENZIONI A PARTIRE DA ME CHE ANCHE ME NE CREDO, ESSENDO STATA SUL TEMA BOLLATA A SANGUE O TRATTATA PER SECOLI COME UN PACCHETTO! Mi faccio un’attenzione ossessiva, appunto come uno traumatizzato, perché lo sono stata, eppure quanti errori, quanto soverchiare l’altro! Eppure, santo di un cielo, io so come si sta, io lo so, è orrendo, e lo faccio ancora molto nonostante sia forse l’impegno più grande della mia vita, dettato dalla mia storia. grazie di aver risposto. Voglio riunire in un articolo i vostri interventi e il mio. ciao ma sainte o ma santé, scegli tu, ch.

 

 

Jacopone da Todi

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
« Que farai, fra’ Jacovone?
Èi venuto al paragone »
(Jacopone da Todi, Laude, LIII)

Jacopo De Benedictis detto Jacopone da Todi (Todi1233 circa – Collazzone25 dicembre 1306) è stato un religiosopoeta italiano venerato come beato dalla Chiesa cattolica. I critici lo considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudireligiose della letteratura italiana. La sua è una “voce vigorosa e sconvolgente”, che si inserisce in modi e forme eccezionali nel contesto della nuova tradizione della lauda[1].

Di Jacopone ci sono giunti, oltre alle Laude (di cui circa 90 di sicura attribuzione e numerose altre incerte), un’epistola latina a Giovanni della Verna, il celebre Pianto della Madonna e lo Stabat mater, mentre vi sono dubbi su alcuni Detti e su un Trattato sull’amore mistico.[2]

…..

 

È di questo periodo una epistola (o “trattato”, come la definisce lo stesso Jacopone) che il poeta indirizza al Pontefice:

« O papa Bonifazio,
eo porto el tuo prefazio[6]
e la maledezzone
e scommunicazione.
[…]
Per grazïa te peto
che me dichi: Absolveto […].[7] » 

 

 

Arthur Honegger

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Arthur Honegger

Arthur Honegger (Le Havre10 marzo 1892 – Parigi27 novembre 1955) è stato un compositore svizzero nato in Francia e vissuto per gran parte del tempo a Parigi. Fu membro dei Les Six. Il suo lavoro più frequentemente rappresentato è il Pacific 231 per orchestra, che imita il suono di unalocomotiva a vapore. Honegger infatti era un grandissimo appassionato di treni, al punto da dichiarare una volta: “ho sempre amato le locomotive passionalmente. Per me sono creature viventi e le amo come altri amano le donne o i cavalli”. (QUESTO E’ DEDICATO A NEMO “IL” FERROVIERE)

Indice

[nascondi]

Vita e Musica [modifica]

Tra la prima e la seconda guerra mondiale Honegger fu molto prolifico. Compose le musiche del film epico Napoléon (1927) di Abel Gance, e scrisse molte musiche, tra cui nove balletti e tre opere. Una di queste tre, Jeanne d’Arc au bûcher (1935) è considerata uno dei suoi lavori più raffinati: venne in seguito trasformata in film da Roberto Rossellini con il nome di Giovanna d’Arco al rogo. Un’altra opera degna di attenzione è Antigone, composta su un libretto di Jean Cocteau del 1922. A queste fatiche solitarie affiancò l’opera L’Aiglon (1937), scritta in collaborazione conJacques Ibert (col quale realizzò anche un’altra operetta). Sempre in questo periodo scrisse anche la Danse de la Chèvre (1921). Dedicato a René Le Roy e scritto soltanto per il flauto, questo brano è vitale e giovane ma racchiude in sé tutte le linee guida dell’opera di Honegger.

Honegger non recise mai il legame con la Svizzera, suo paese d’origine, ma con l’incalzare della guerra e con l’invasione nazista della Francia si ritrovò giocoforza intrappolato a Parigi. Allora s’arruolò nella Resistenza francese ma non ebbe mai eccessivi problemi con i nazisti, che gli permisero di continuare a lavorare senza troppe interferenze. In ogni caso la guerra fu un duro colpo per lui. Ciononostante, prima della morte riuscì a scrivere le sue ultime quattro sinfonie (dalla due alla 5), che tutt’oggi vengono spesso eseguite e registrate.

Fu anche un valido insegnante di musica e tra i suoi allievi figurò Marcel Delannoy.

Arthur Honegger morì il 27 novembre 1955 e fu sepolto al cimitero di Saint-Vincent nel quartiere Montmartre a Parigi.

Stile [modifica]

Benché Honegger sia stato membro dei Les Six, il suo lavoro non rispecchia la giocosità e la semplicità del resto del gruppo. Pur reagendo contro il romanticismo di Richard WagnerRichard Strauss come fecero gli altri Les Six, nei suoi lavori più maturi Honegger mostra invece di subirne l’influenza come si possono trovare anche legami con il colorismo di Debussy e del primoSchönberg sintetizzati nel suo stile politonale e contrappuntisticamente rigoroso (Bach fu sempre il suo modello supremo, in questo c’è una certa vicinanza con Hindemith). A dispetto della differenza tra i loro stili, Honegger fu molto amico del giovane Les Six Darius Milhaud, avendo studiato insieme a lui al Conservatorio di Parigi. Tra i sei, fu con Milhaud che Honegger stabilì il maggior contatto.

Il suo brano più celebre è Pacific 231 per orchestra, in cui viene descritta la marcia di una locomotiva. Il “macchinismo” che svetta in questo lavoro può essere associato alla Fonderia Op.10 diAlexander Mossolov, principale esponente del futurismo russo.

Attualmente Honegger figura sulle banconote da 20 franchi svizzeriSerge Ivanoff dipinse il suo ritratto a Parigi nel 1944.

Principali opere [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Lista delle composizioni di Arthur Honegger.

Opere sinfoniche [modifica]

  • “Pastorale d’estate”, (1920)
  • “Orazio vittorioso”, (1920)
  • Movimento sinfonico n. 1, “Pacific 231”, (1923)
  • Movimento sinfonico n. 2, “Rugby”, (1928)
  • Sinfonia n. 1 (1931)
  • Movimento sinfonico n. 3, (1933)
  • Sinfonia n. 2 per archi e tromba ad libitum, (1941)
  • Sinfonia n. 3 “Liturgica”, (1946)
  • Sinfonia n. 4 “Deliciae Basilienses”, (1946)
  • Sinfonia n. 5 “Di tre re”, (1951)

Composizioni per orchestra [modifica]

  • Le Dit des jeux du monde, (1918)
  • Chant de joie, (1923)
  • Suite arcaica, (1951)
  • Monopartita, (1951)

Composizioni strumentali [modifica]

  • Sonatina VI per violino e violoncello in e minor, (1932)
  • Concerto per tromba in do e pianoforte, intrada (1947)
  • Concertino per pianoforte e orchestra, (1925)
  • Concerto da camera per flauto corno inglese e archi, (1948)
  • Sonatina per clarinetto e pianoforte, (1925)

Onorificenze [modifica]

Grand officier della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria Grand officier della Legion d’Onore

Altri progetti [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]

[nascondi]

V · D · M

Il Gruppo dei Sei

Il manifesto Il Gallo e l’Arlecchino” di Jean Cocteau Satie-lesprit.png(Visita il progetto Musica Classica)
I componenti Francis Poulenc · Darius Milhaud · Arthur Honegger · Germaine Tailleferre · Georges Auric · Louis Durey
Le composizioni principali La création du monde · Le bœuf sur le toit · Album des six · Les Mariés de la Tour Eiffel · Scaramouche ·Sonata per corno, tromba e trombone · Pacific 231 · Le Train Bleu
I padri artistici Erik Satie · Jean Cocteau
I collaboratori L’impresarioSergej Pavlovič Djagilev
Gli artistiLéon Bakst · Marie Laurencin · Pablo Picasso · Georges Braque · Fernand Léger · Jean Börlin · Coco Chanel
Le compagnieBalletti russi · Ballets suédois
I pianistiMarcelle Meyer · Jacques Février · Marguerite Long
I direttoriRoger Désormière · Ernest Ansermet
Vedi anche: Igor’ Fëdorovič Stravinskij · Maurice Ravel · Gruppo dei Cinque
Liste delle composizioni Poulenc · Milhaud · Honegger · Tailleferre · Auric · Durey
Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *