Vi avevo promesso un’immagine assolarata, del sole dell’estate, purtroppo l’unica foto (insieme alla seguente) di una mostra intitolata “La Bella Estate ed altro” di mario bardelli, fatta a Genova a “Satura”, che mi pare di ricordare fosse piaciuta… con addirittura qualche vendita!! Sono “matite colorate su carta”. O erano. Non c’è più nulla, i quadri saranno rimasti a Genova, non ha l’abitudine di ritirare i quadri di una mostra…Donatella lo sa perché una volta sono andati a “recamparli” loro… Ed io? “Mulher tacet in ecclesia!”. Così parlo’ non Zaratustra, in fondo un modesto, ma un vero “machao (masciòn) sul americano!” Prometto: siamo sotto Natale, oggi “non apro il libro” sul machismo brasiliano che, vi giuro, vi fa rimprangere le parti più nere della Sicilia 800!
La spiaggia
Il costume a strisce blu
chiara:
21-12-2012 c’è solo l’inizio, continuare?
24 dicembre 2012…continuo finché reggo a ricopiare, vorrei sapere cosa c’era in quella testolina di centanni fa.
non sembra amche a voi che il Natale si aspetta con un indiavolato valzer di Strauss il grandissimo?
chiara oggi, 24 dicembre, dopo aver trascritto: se reggete a leggerlo, se mai reggeste, e tra un regalo e l’altro, tra un augurio e l’altro, tra un pranzo e l’altro…è un buon testo-testimonianza, sì dell’adolescenza, ma -anche se oggi non potrei scrivere così- in tante cose mi ci ritrovo completamente. Ormai da qualche anno, oggi ne ho 68 compiuti, mi sono convinta che la nostra nascita, di noi umani, è stata presieduta da un dio maligno, insieme ad un altro generoso, non c’è dubbio, ma la vera condanna è “non poter essere felici” (fuori rare persone, cui mi permetto di accodarmi, dopo oltre 40 anni di analisi personale!, anche se- adesso, in questo periodo che inizia ai primi di settembre- il mio caso è diventato il classico “chi ha pane non ha denti”: ho qui i miei figli e Nini che cresce fantastico come tutti i bimbi ben alimentati e ben curati, e me li posso godere con il contagocce….Diletta Luna, anche, mi ha detto che lei è felice per una serenità tutta sua): quanti di voi, magari non giovanissimi, hanno pensato: “Come ero felice in quella circostanza?”. E vedo i miei giovani, i miei figli, che hanno tutto, ma proprio tutto per essere “straordinariamente” felici, eppure…
sfocata, ma bella come questa piccola famigliola che cresce in bellezza e virtù…la foto è di tanti mesi fa
Ed io, che ho un “bellissimo” marito, che in qualche modo a volte si occupa anche di me, specie nel ricordarmi le medicine, questi miei figli così belli (tutto è come lo vedo io, s’intende, loro non c’entrano), pieni di acciacchi, di lamentele, Francesca è senza lavoro, pieni di desideri non soddisfatti, che, come tanti altri giovani, desiderano essere ricchi di soldi e vivere viaggiando- conoscendo, appunto, come dice quel là, “il sogno”-… per cui, è inevitabile: rispetto al “sogno”, “tutto è un peso” … io invece li vedo così felici, si amano stando in una collaborazione straordinaria, e il bimbo…
Ma dicevo: “ed io?”: sto a piagnare perché ho troppe cose da fare per stare un po’ meglio, devo avere una grande autodisciplina per non cedere al bello che sono loro, mi rimane poco tempo, sto a piagnare perché non posso tenere in braccio Nini se non seduta… ma lui, adesso cammina, figuratevi quanto ci sta! me li godo poco in relazione a quanto vorrei, io lo so – in modo irrimediabile- che le cose passano veloci e “poi più”…in quindici giorno che non l’ho visto, Nini è un altro uomo-letterale- ed i ragazzi anche cambiano…Ma adesso c’ho da piagnare sul “poco”, anche io vorrei “il sogno”, caro Briatore mio, anche se ti conosco solo per Crozza… e magari, chissà, tra qualche tempo, mi dirò: Oh come era bello quel Natale del 2012, che da seduta me li godevo così tanto!
Ragazzi, voi miei del blog, avete ragione voi, mi avete curato, non piango più, e vi giuro che quello che ho (mi riferisco ai ragazzi, oggi non apro il capitolo sulla mia vita privilegiata, ma lo faro’) me lo sapro’ godere con quella voluttà che è della famosa “ultima goccia”…anche perché poi ne arriva subito un’altra!
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ALTRO GIRO- ALTRO CAPITOLO
23-12-60 a dicembre, chiara ha sedici anni compiuti a luglio.
Un altro anno. Un altro anno uguale al primo. Un Natale che non si desidera.
MI sento cattiva e ho voglia di piangere.
Sono chiusa alla vita degli altri, isolata nel mio vuoto e tutto intorno a me è luce e gioia e bontà.
Non sono capace a vivere e non credo che s’imparerà mai. Intorno a me si svolge la vita ed io credo di coglierne il suo vero volto- un volto grigio, metodico, fossi- e poi vedo il piccolo cerchio in cui è racchiuso il mio io e penso di non poter capire la vita.
Dio mio, ti sento così lontano, e questo mi rende senza vita, ma non so trovare la strada per trovarti. Mi sento inutile e stupida, ma ci deve essere una spiegazione a tutto questo, ci deve essere qualcosa che a me sfugge, ma che altra gente capisce, qualche cosa che ti faccia vivere.
Ma come si fa a vivere? Come si fa a rinnovarci ad ogni attimo, come si può adattare noi stessi ad ogni secondo della vita che è sempre diverso.
Io ho già trovato mille spiegazioni alla mia vita, ma sono state valide solo per quel momento e dopo mi sono ritrovata di nuovo priva di tutto.
Perché ci sono tante persone meravigliose e tante cretine? E perché si può dire che una persona è cretina? Io vedo delle persone che per ciò che posseggono (attenzione soprattutto), ciò che io desidero, dovrebbero almeno rendersi conto di possedere qualche cosa che da altri è desiderato; ed io so che vado a letto triste, angosciata per ciò che non ho, ma al caldo, al riparo, comodamente, vicino a persone che mi amano, e non so pensare che persone che hanno freddo desidererebbero anche loro cose belle e calde, vorrebbero ciò che io ho, ciò di cui non sono cosciente. Perché della felicità non ci si accorge se non quando si è perduta? Perché hai permesso questo? Credevi forse che sapendo di essere felici gli uomini sarebbero stati più cattivi? E perché la felicità è così assurdamente sparsa? Perché non possiamo conoscere i tuoi disegni? Non ci renderebbero più intelligenti, più umili, più amorosi verso di te?
Come si fa ad amare una persona, con tutto noi stessi, amarla se non perché è lei, in ogni atteggiamento, anche quando è buffa, brutta, ridicola, e sapere che non contiamo niente per lei? Come si fa ad immaginare la sua indifferenza? Come si fa a non sognarla che ci guarda ridendo e che ci ama? E come possiamo renderci conto che ci sono altre persone che pensano le nostre stesse cose?
Si sentono tante parole in giro, poveri, Natale, dolcezza, amore, che non trovano nessuna corrispondenza nel mio cuore. Bisogna dare agli altri, ma come si puo’ dare quando non si sente nulla, e come si puo’ non dare e vedere la loro delusione?
Questi problemi chi ci aiuta a risolverli?
Dante ha scritto la Divina Commedia e ce la insegnano a scuola, ma perché non ci insegnano prima di tutto a vivere. Cosa possiamo capire noi della Divina Commedia?
Noi siamo tristi, ma non possiamo esserlo, gli altri devono vederci sereni, ma come possiamo essere tante marionette? E perché la vita è così beffarda, perché continuamente ci facciamo del male tra di noi, e senza nemmeno volerlo, perché non sappiamo, perché siamo in ritardo, perché non ci sentiamo di fare un sorriso?
Come possiamo essere tutti così uguali e non arrivare mai a capirci?
E perché mai si hanno tanti interrogativi se non esistono risposte?
Credo che tu sia una ragazza molto intelligente e sensibile e anche coraggiosa: dire di sentirsi cattivi e di aver voglia di piangere è un atto di coraggio, persino ammettere di essere impermeabile agli altri. La differenza adesso, secondo me, è tutta nell’uso che fai della tua consapevolezza. Io per esempio per molto tempo mi sono sentito in colpa per i forti sentimenti negativi che provavo un po’ per tutto. Poi qualcuno mi ha detto che bisognorebbe sentirsi in colpa per le azioni, non per i pensieri ( che sono molti, moltissimi di più). Questo vuol dire, nella pratica per esempio, che se ti senti cattiva, non è affatto detto che tu lo sia. E se sai che sei chiusa agli altri, e questo ti fa soffrire, consapevolmente fai una qualunque piccola cosa che intacchi questa tua convinzione. Piccola ma precisa, senza dirlo a nessuno tranne che a te stessa. Ciao.
Sovente mi sento un po’ come tu dici di sentirti, a sedici anni, io invece…a sessantotto! Mi ricordo un Natale, forse eravamo ancora al ginnasio: avevo visto che vi eravate scambiate a scuola dei piccoli doni ( con Marina, Columbo ). Parlando ti avevo detto che per me il Natale non esisteva, che anzi erano giorni più brutti degli altri. La mattina di Natale mi hai fatto trovare dal cancello di casa mia un piccolo alberello di Natale che si accendeva e spegneva. Da quel giorno sono cambiate tante cose tra me e te e tra me e il mondo.
Sensibilità, accentuata dall’ età adolescenziale. Adolescenza, stagione difficilissima ( per tutti, o quasi ).
Chiara, occhi splendenti,
sotto i morbidi strati
in cui ti nascondi,
un po’ per celia e un po’ per non morir,
riconosco una donna ridente.
Sui neri occhiali
dietro cui ti proteggi
c’è una giovane amica
dal cuore intrepido e intatto.
Sai suscitare speranza e amore
fiore tenace e fantasioso
che rende belli i deserti.
Con la poesia precedente ho voluto smascherare l’allestimento della tua foto in clandestinità. E’ inutile che insisti: Chiara non può che essere chiara (oh, oh, oh).
Ieri ho sentito dalla Lilli ( sembra di stare in un salotto della buona società milanese di altri tempi) il povero Ingroia, che doveva essere sfinito. Mi ha dato fastidio il tono di sufficienza, quasi di derisione, della suddetta Lilli e non volere capire il significato alto che Ingroia dava alla politica, anche quella che fanno i magistrati quando fanno il proprio mestiere: operano cioè delle scelte e ciò è segnato sicuramente dalla loro esperienza di vita, dalle loro scelte di fondo morali. Questo secondo me voleva dire Ingroia, mentre il direttore del ” Tempo” si compiaceva di avere fatto dire al giudice che sì, i giudici fanno politica. Inoltre mi è sembrato miope e vagamente terroristico ridurre tutta la politica all’economia, anche se naturalmente sarebbe stupido non considerarla come una grande parte della fattibilità stessa di un progetto politico concreto. L’unico interlocutore che mi pareva rispettoso e onesto intellettualmente era Vittorio Zucconi, che diceva la sua opinione senza considerare Ingroia un povero illuso e pressoché deficiente (soprattutto la Lilli). Io personalmente non avrei voluto che si creasse un ennesimo partito che vada a confondere la sinistra: avrei preferito che questa aggregazione di brave persone ( giudici, intellettuali,ecc.) affiancasse la sinistra, nella convinzione che solo unita può avere possibilità di vincere di fronte a nemici così potenti. L’unico elemento positivo di una formazione del genere è che può togliere voti ai ” 5 stelle”.
fiore tenace e fantasioso
che rende belli i deserti.
Complimento ‘sublime’.
Ragazzi! Ma cos’è mai questo 7 che non ha titolo? Voi lo sapete? Anche la DO ha scritto… a parte ringraziamenti sublimi e grandi grandissimi abbracci come si fa in Brasile quando si incontra una persona. Vi prometto di mettere qualche foto della primavera 2012-2013: OLE’ BRASIL! (Brazil, è inglese)
Dalla tua rigorosa precisione, caro Nem-ino!!, capisco che questi versi anonimi sono tuoi? Bellissimi e bellissimo complimento, sublime è la parola, “fiore tenace e fantasioso che rende belli i deserti”, a chi mai potrebbero essere destinati? Una visione? Un po’ visionario me lo sei sempre apparso, sei così aggrappato alla normalità da essere clinicamente pazzo (1.), e 2. solo un pazzo si legherebbe a corde così strette alla realtà per timore di sfuggire: io lo so bene, lo dico sempre (senza ascoltatori, si capisce), che “non c’è nessuno più innamorato della realtà di chi ha dovuto vivere il delirio”, perché ha capito che – i piedi ben per terra- sono l’unica vera terapia contro i ritorni del male. Fuori i romanticismi, anche di grandi, a me che l’ho vissuta, la pazzia non puo’ che essere una malattia da combattere, fin da subito, al primo sintomo, con tutte le nostre forze e chiedendo aiuto agli altri, in primis i competenti, forze supplementari perché sono rare le persone che guariscono da sole. So che ti aspetta una tradizionalissima lasagna, tu a Bologna e da “bolognès”! (correggi), con la quale, mangiata allegramente -tu “vegetariano per ragioni morali” – entrerai nel pieno delle feste e nel nuovo anno…in stato di peccato! Oh be’, se fosse solo per questo che sei quel gran peccatore che sei, ahimé, proprio come il tuo Mario, dei quali mi azzardo a dire, “peccatori più di fantasia che di realtà”. Mario ama raccontare a ripetizione questa battutina: la moglie di Freud a Freud: “Il dramma tuo mio caro è che pensi troppo al sesso”. Ma, come si capisce anche senza i sacri testi, parla di se stesso. ciao amor bello! chiara