28 APRILE 2013 ORE 28 APRILE 2013 NADIA URBINATI UN PATTO INCONFESSABILE / PESANTISSIMO / DIETRO QUESTO GOVERNO “LEGGERO” ?

PACIFICAZIONE E IMPUNITÀ (Nadia Urbinati)

DA JACK’S BLOG    Di il 28 aprile 2013 • ( 6 )

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berlusconi-smeSi sente dire che questo governo delle larghe intese sia il suggello di una promessa di riconciliazione tra forze politiche che per anni si sono contrapposte; in sostanza, di chiusura del ventennio belusconiano. Non semplicemente un governo di emergenza per rispondere alla situazione economica e sociale critica nella quale si trova il paese e per rimediare all’esito elettorale che ha prodotto uno stallo vero e proprio. Insomma nessun’altra soluzione pratica era possibile anche perché andare a elezioni con questo sistema elettorale non prometteva di risolvere il problema. Quindi necessità. Questo dovrebbe in teoria bastare a giustificare questo arduo parto, un connubio tra due forze che, nella nostra mente almeno, sono e restano inconciliabili, salvo appunto dover ammettere un accordo di fronte all’alternativa estrema, che è quella della necessità, della mancanza di una via d’uscita.

Se il Pd si fosse mosso all’interno di questa logica, la brutta creatura che ha contribuito a far nascere verrebbe nobilitata con ciò che basta a giustificarla: l’uscita da un cul-de-sac che paralizza la politica facendo un pessimo servizio anzi un grande disservizio al paese. Avrebbe anche molto chiaro lo scopo dell’alleanza, che è quello di rimuovere la ragione che l’ha resa necessaria: un sistema elettorale ideato e voluto proprio per generare permanentemente una condizione che blocca l’alternanza cosa che, come vedremo tra poco, non conviene per nulla a uno dei partner. Rifare la legge elettorale e risolvere le urgenze sul fronte dell’emergenza lavoro e quindi prepararsi per una nuova tornata elettorale. Questo piano sarebbe non solo comprensibile ma ragionevole e razionale. Perché non darebbe adito a nessun retropensiero sulle vere e non dette ragioni di questo smodato amore per la concordia che muove un leader, Silvio Berlusconi, che conosce e pratica bene la lotta strategica, che lotta rimane anche quando veste i panni dell’alleanza e si tinge dei colori della concordia.

Ma la pacificazione è qualcosa di gran lunga diverso. Nelle repubbliche antiche la pacificazione veniva dopo guerre civili a seguito di rivolte contro tiranni o lo strapotere della classe aristocratica. L’esempio più eloquente di pacificazione ci viene dal ritorno alla democrazia nell’Atene del 303 a.C., dopo i pochi mesi di governo fantoccio filo-spartano dei Trenta tiranni. Quel sanguinoso colpo di stato il cui obiettivo era di umiliare la democrazia togliendo i diritti politici ai cittadini e restituendo il potere dirigente ai membri delle famiglie più potenti, si consumò con una caccia all’uomo, una repressione dei democratici al fine di decapitare il partito popolare e rendere la città domata e soggiogata. Il piano non riuscì. Il ritorno della democrazia dopo pochi mesi di tirannia fu contrassegnato dal bisogno di ristabilire le condizioni di pace civile. Pacificazione, concordia, fine della contrapposizione. Un obiettivo, come si intuisce, molto più che strategico o di calcolo delle forze in campo. Un obiettivo etico se si vuole: mettere una pietra tombale sulle ragioni di recriminazione, di risentimento, di vendetta. E come domare queste passioni radicali se non operando sul loro motore, ovvero la memoria? La pacificazione fu conquistata ad Atene con l’amnistia, ovvero l’amnesia per legge. Amnesia come condizione di pacificazione. È a questo che il Pdl aspira quando tinge questa alleanza per ragioni di necessità con i colori della concordia animi che sradichi le ragioni di risentimento o di recriminazione. Lo diceva molto bene la Senatrice Daniela Santanchè.

Ovviamente non è necessaria la pacificazione per siglare un accordo di governo tra forze politiche che competono liberamente sul terreno del voto, e per fare il bene del paese. La pacificazione ha un senso in situazioni di guerra civile come abbiamo visto. È un dopo-guerra nel senso più pieno. Se dunque la pacificazione entra ora in scena è perché uno dei partner dell’accordo si sente in guerra e ha sempre interpretato la sua condizione nei confronti della giustizia come una guerra. Il cui esito non può che essere la pacificazione. Non per il bene del paese: ma per chiudere la “guerra” che il Cavaliere dice di avere con la magistratura. Pacificazione dei suoi contenziosi con la giustizia italiana. La più completa pacificazione sarebbe quella che il Cavaliere otterrebbe se non soltanto i suoi processi fossero congelati ma se la sua persona fosse messa al riparo per sempre da ogni possibilità di riaprirli: la nomina a senatore a vita sarebbe il suggello della pacificazione.

Se non si ha chiara questa diversità di ragioni strategiche che stanno dietro a questo nascente governo delle larghe intese, questa alleanza farà solo il beneficio di un partner, regalandogli quello che nessun comune cittadino può aspirare ad avere: l’impunità.

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Categorie: Politica, cultura

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6 risposte »

  1. Paradossalmente l’assenza di tanti nomi di spicco in questo piccolo e “giovane”governo mi ha disgustata moltissimo,il nipotino Letta ha lavorato bene,vedo tanto,ma tanto,fumo negli occhi per noi ecittadini elettori di una sinistra ormai priva di ciò che la dovebbe distinguere da un deserto lurido e putrido in cui ogni malefatta è possibile.Ma pensano che siamo deficienti????Trarremo noi, al momento opportuno le nostre conseguenze.E il momento opportuno lo deciderà il nano malefico,come sempre.

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  2. Che c’entra la pacificazione con l’ammucchiata? Due forze contrapposte, in democrazia, debbono combattersi non pacificarsi. In nome di che poi? Del salvacondotto ad un criminale? Ma per favore, non c’è stata nessuna guerra, non siamo nell’aprile del 1945, non c’è stata resistenza armata. Solo sopportazione infinita da parte di elettori che hanno inghiottito bocconi amari per vedere uno spiraglio di luce. Ora è tornato il buio e non si sa fino a quando!

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  3. Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
    Laddove fanno il deserto, lo chiamano pace.
    (Publio Cornelio Tacito)

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  4. Gennaro Della Corte

    E’ nato il governo voluto e per il quale hanno lavorato sodo Berlusconi, Grillo, D’Alema e Renzi sconfiggendo Bersani … e tutti quelli come il sottoscritto che non conta nulla ma ci sperava.
    Letta al volante e Berlusconi col telecomando.
    Onore a Vendola unico estraneo a questo parto!
    BUONA FORTUNA ITALIA!

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  5. Soltanto i bambini e gli stupidi non hanno capito il vero intento del cavaliere! Ma entrando nel merito della legge, essere senatore a vita non offre l’impunità, perché se così fosse si autorizzerebbe chiunque a commettere reati e il titolo renderebbe immuni da giudizio e condanna! Non mi pare che sia così, l’immunità e non per tutto l’ha soltanto il Presidente della Repubblica. Infatti se si analizzano bene le prospettive, la nomina a senatore a vita, sarebbe il primo passo verso la meta agognata! Il momentaneo passo verso la soluzione definitiva dei guai giudiziari del signor b! Certamente i suoi colleghi, o per meglio definirli complici, non permetterebbero mai un eventuale arresto, ma non basterebbe e alla lunga si potrebbe arrivare ad inchiodarlo. Se invece sedesse sul colle……allora sì che potrebbe tirare i classico sospiro di sollievo! Quanto alla “pacificazione” basterebbe seguire un dibattito con la Santanché per capire che è soltanto aria fritta!

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