23 MARZO 2014 ORE 06:55 TURCHIA: BERKIN ELAV’N , 14 ANNI, COLPITO A MORTE DA UN CANDELOTTO, E’ MORTO MARTEDI’ SCORSO DOPO UN COME DI 269 GIORNI–

 

Grup Yorum’dan Berkin Elvan’a

Il Grup Yorum’ dan (o /Grup Yorum- su Facebook), un famoso gruppo turco, canta Berkin Elav’n—le notizie su questo gruppo musicale sono tutte in turco (quelle trovate da me)—guardate se vi piace questa musica: almeno due volte va sentita, poi cominciate a “enucleare il ritmo”…. e scoprite che abbinati stanno proprio bene!

 

https://www.youtube.com/watch?v=gzg7PuPlQPw

 

 

 

berkin elav’n, 14 anni                                              in varie foto

 


chiara: non ho trovato niente su kardesimim, forse un ragazzo greco?  Chi ha lumi pf. li condivida con noi!

 

 

il funerale pochi giorni fa

 

 

 

SITO IN ITALIANO: OSSERVATORIO BALCANI E CAUCASO: (www.balcanicaucaso.org)

QUESTO ARTICOLO CHE RIPRODUCIANO, E’ TRATTO DAL LINK che vedete sopra. Sembra un sito molto serio, che fa ricerche…”a vieremu”, vedremo aspettando, dicono qui nel Ponente

l’articolo E’ DI FAZILA MAT (ISTANBUL)—corrispondente a Istanbul di questo sito, la trovate su Twitter, dove è presente questo articolo, sempre suo, qui sotto, ma lo sapete dai giornali-telegiornali. L’articolo, si capisce, spiega meglio!

http://Polemiche in Turchia dopo le modifiche alla discussa legge 5651 che introducono il blocco d’ufficio dei siti web per denunce di violazione della privacy. Un provvedimento che fa gridare i critici alla censura, in un paese in cui la libertà di informazione resta sotto pressione/

 

l’autrice dell’articolo:

Fazıla Mat | Istanbul (meno la prima, le foto sono di chiara)

14 marzo 2014

Manifestazione per la morte di Berkin Elvan - F.Mat 

Manifestazione per la morte di Berkin Elvan – F.Mat

La morte di Berkin Elvan, 14enne colpito alla testa da un candelotto sparato dalla polizia ad Istanbul, durante i violenti scontri che hanno accompagnato le proteste di Gezi Park, ha riaperto profonde ferite in Turchia alla vigilia delle amministrative del prossimo 30 marzo

 

 

 

 

 

 

Berkin Elvan ölümsüzdür”, Berkin Elvan è immortale. Berkin, 14 anni, lo scorso 16 giugno – durante le manifestazioni di Gezi Park – era uscito di casa per comprare del pane quando fu colpito da un candelotto di gas lacrimogeno sparato dalla polizia. È morto martedì scorso, dopo essere rimasto in coma per 269 giorni, nel corso dei quali ha ricevuto un costante pensiero solidale ed affettuoso da amici e sconosciuti che lo ricordavano sui social media, scrivendo graffiti sui muri delle città, con le visite all’ospedale in cui era ricoverato e dal quale, dopo le prime settimane di degenza, lo vollero rispedire a casa. Una settimana fa era arrivata la notizia che le sue condizioni erano peggiorate. Pesava 16 chili quando è spirato.

Il 12 marzo scorso una marea di manifestanti gli ha reso l’ultimo saluto in un corteo che lo ha accompagnato al cimitero di Feriköy a Istanbul. Nel paese, scosso da scandali di corruzione e con un governo sempre più contestato, la morte del giovane Berkin ha causato un dolore inesprimibile. Il ragazzo ha lasciato dietro di sé lutto, rabbia e volontà di giustizia con decine di migliaia di persone di tutte le estrazioni sociali nuovamente per le strade in numerose città dopo le manifestazioni di Gezi della scorsa estate.

“Berkin Elvan è il nostro onore, è immortale!”, “AKP (partito di Erdogan) dimettiti!”, “Ladri! Assassini!” tra gli slogan lanciati dai contestatori. Ma nella tratta tra Şişli e Osmanbey, sotto la redazione del quotidiano Agos dove nel 2007 è stato assassinato il giornalista turco-armeno Hrant Dink, si cantava anche “Contro il fascismo, sei mio fratello Hrant”. Un funerale che ha ricordato a molti quello di Dink, e non solo per il numero dei presenti. Lui armeno, il giovane Berkin alevita (nota 1- in fondo—molto interessante). Entrambi membri di “minoranze” della Turchia e i cui assassini restano a tutt’oggi “ignoti” e impuniti.

Indagini senza sbocchi

Per oltre otto mesi non vi è stato alcun passo avanti nelle indagini sulla morte di Berkin. La polizia e la magistratura hanno dichiarato di non avere trovato nessuna video registrazione della strada in cui la mattina del 16 giugno il ragazzo è stato colpito alla testa dal candelotto, sparato dalla polizia a distanza ravvicinata. I pubblici ministeri hanno ascoltato i tre testimoni presentati dagli avvocati della famiglia Elvan solo dopo cinque mesi. I 14 poliziotti che risultavano in servizio quel giorno nel quartiere Okmeydanı (noto per essere abitato prevalentemente da aleviti e membri di formazioni della sinistra radicale) dove abitava Berkin, si sono difesi affermando di non aver utilizzato lacrimogeni, di non essere stati presenti o oppure di “non ricordare” niente.

Mentre il presidente della Repubblica Abdullah Gül ha chiamato la famiglia Elvan qualche giorno prima della morte del ragazzo e successivamente per presentare le condoglianze, il premier Tayyip Erdoğan non ha espresso alcuna considerazione sulla vicenda di Berkin. Nelle ore in cui si svolgeva il funerale il premier si trovava a Siirt in un comizio per le elezioni amministrative del prossimo 30 marzo ed elencava i successi economici raggiunti dal suo governo negli ultimi anni, rinnovando le accuse nei confronti dei propri oppositori che complotterebbero contro il suo esecutivo.

Intanto, il deputato AKP ed ex ministro per gli Affari europei Egemen Bağış (dimessosi dopo che il suo nome è stato coinvolto nello scandalo di corruzione dello scorso 17 dicembre) scriveva su twitter un messaggio che aveva dell’incredibile: “I necrofili che sono disturbati dalla nostra fratellanza e dalla fine del terrorismo riceveranno dal popolo la risposta che si meritano alle prossime consultazioni elettorali”. Il messaggio è poi stato cancellato dopo un paio d’ore.

Nuovi scontri

Sempre su twitter, il governatore di Istanbul Avni Mutlu, noto per il suo coinvolgimento nella repressione estremamente violenta delle manifestazioni di Gezi da parte della polizia, ha invece incitato le forze dell’ordine a “comportarsi in modo sensibile” durante il funerale del ragazzo. Comportamento mantenuto da questi ultimi fino alle 17.30 circa, quando un gruppo di manifestanti ha voluto proseguire in direzione di piazza Taksim – già circondata dai cordoni della polizia dalle prime ore del giorno – per lasciare dei garofani nel parco Gezi per Berkin.

Idranti e lacrimogeni scaricati a raffica e con indiscriminata violenza sui manifestanti hanno riprodotto le ormai consuete scene delle proteste turche. A Osmanbey decine di persone crollate a terra, con difficoltà a respirare; centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa a rincorrere i gruppi di manifestanti più agguerriti, con scontri durati nella notte fino a tarda ora in diversi quartieri della città.

Alcuni gruppi hanno spaccato le vetrine di qualche banca per protesta, rispondendo agli attacchi della polizia con fuochi d’artificio, mentre questi ultimi continuavano a sparare lacrimogeni e pallottole di gomma ad altezza uomo. A Taksim, un venditore ambulante di riso, un altro adolescente, è stato colpito alla testa da un candelotto, proprio come Berkin.

Intanto si sono registrati scontri anche tra civili di diverse fazioni politiche. Burak Can Karamanoğlu, un ragazzo di 22 anni, è rimasto vittima di uno sparo nel quartiere Okmeydanı, mentre la DHKP-C (un partito di estrema sinistra considerato illegale) ha assunto la responsabilità dell’accaduto. Numerose proteste e scontri si sono verificati anche in città come Ankara e Izmir, dove la polizia ha effettuato fermi dalle prime ore del giorno. A Tunceli (Dersim) un poliziotto è morto d’infarto per l’effetto dei gas lacrimogeni lanciati dai propri colleghi.

Amministrative del 30 marzo, test politico controverso

Nell’atmosfera tesissima che si respira nel paese il governo appare completamente sordo all’esasperazione dei propri cittadini e alla loro richiesta di giustizia. Per l’esecutivo si tratta di una fase di tumulto che troverà fine con le elezioni del 30 marzo, quando il “popolo” riconfermerà la sua fiducia nei suoi governanti. Ma sarà davvero così? Non è escluso, dal momento che per l’opposizione risulta difficile persino esporre i propri manifesti elettorali e le reti televisive cancellano i programmi dove sono invitati a parlare i loro leader, mentre a reti unificate continuano a essere trasmessi in diretta i vari comizi del premier.

Il giorno in cui è stato ferito, Berkin si era offerto di andare a comprare il pane al posto della madre, chiedendole anche il permesso di portare con sé un amico a casa, nel caso lo avesse incontrato per strada. Berkin non è più tornato a casa, ma ha portato con sé tanti amici che continueranno a chiedere giustizia per lui.

 

 

nota 1. Alevita  (da wikipedia)

 

Gli Aleviti sono un gruppo religioso, sub-etnico e culturale presente in Turchia che conta circa dieci milioni di membri. L’Alevismo è considerato una delle molte sette dell’Islam. Nonostante ciò, i riti degli Aleviti si svolgono in case assembleari (cemevi) e non nelle moschee. La cerimonia (âyîn-i cem, o semplicemente cem), include musica e danza (semah). A differenza della maggior parte delle altre pratiche musulmane, i rituali degli Aleviti sono principalmente in curdo.

Le caratteristiche principali degli Aleviti sono:

  • Amore e rispetto per tutti (“L’importante non è la religione, ma essere un umano”)
  • Tolleranza nei confronti delle altre religioni ed etnie (“Se danneggi il tuo prossimo, le preghiere rituali che hai compiuto sono invalide”)
  • Rispetto per i lavoratori (“Lavorare è il più grande atto di fede”)
  • Uguaglianza fra uomini e donne, che pregano fianco a fianco. È praticata la monogamia

L’Alevismo è una setta unica nell’ambito dell’Islam sciita duodecimano, dal momento che gli Aleviti accettano il credo sciita riguardo ʿAlīi dodici Imam. Alcuni Aleviti non vogliono però essere descritti come Sciiti ortodossi, a causa di grosse differenze nella filosofia, abitudini e rituali rispetto alle forme prevalenti dello sciismo dell’Iraq e del moderno Iran. nonostante ciò, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini nel 1970 ha dichiarato gli Aleviti parte della linea tradizionale sciita.[1]

L’Alevismo è inoltre strettamente connesso alla ṭarīqa Bektashi, Nel senso che entrambi venerano Hajji Bektash Wali (in turco: Hacibektaş Veli), un “santo” del XIII secolo.

Oltre agli aspetti religiosi, l’Alevismo è anche associato con la cultura popolare dell’Anatolia.

La teologia moderna degli Aleviti è stata profondamente influenzata dall’umanesimo e dall’universalismo. Negli anni novanta è stata portata nuova linfa all’Alevismo, visto come in grado di fornire una specifica identità culturale. Le comunità alevite oggi comunemente sostengono il secolarismo secondo il modello kemalista.

 

 

 

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