ORE 22:06 MI SEMBRA UN BELLISSIMO DISEGNO CHE VI FA “CHAN!”(brasile) SE NON LO VEDETE! DAL BLOG DI FRANCESCA BARDELLI—

 

 

CHIARA puo’ solo tradurlo “come puo'”, aiutata dal senso, su cui in parte è d’accordo, anzi è segno di grande saggezza, se si tratta di qualità personali, per il resto dobbiamo vivere comparandoci con la gente che conosciamo e conoscerne sempre di piu’, per immetterci in quella fiumana che è l’umanita’ che ci circonda e che, appunto, ci dà “un relativo valore” e anche un dose relativa di “vittima”, forse molto lontano da quello che sentiamo noi di noi stessi. Cosa ve ne pare?

 

traduco: “Compararsi con gli altri è un gioco folle che uccide la vostra gioia. La sola persona con cui dovreste paragonare voi stessi è la persona che  eravate ieri.”

Strabello, no?

Arrivo adesso a capire che nel disegno è la stessa persona che si sdoppia in una parte luminosa e uno “nera”. Entrambe si mettono una di fronte all’altra. E si osservano. Per scoprirsi, investigarsi. E’ già un ottimo punto di partenza per superare questa posizione. A mio parere, è molto difficile che arrivi saggezza e serenità a noi stessi finché siamo cosi’ perfettamente divisi in due parti opposte, una tutta bianca e l’altra tutta nera. E’ questa la cosiddetta “logica assoluta o dell’assoluto”, tipica del logica dei bambini e degli adolescenti (che possono anche avere 90 anni).  E’ anche alla base della persona bipolare intesa come persona normale. Vive in oscillazione, che puo’ essere piu’ o meno continua o girare la frittata a lunghi periodi. Puo’ succedere anche da un giorno all’altro, quando la persona, investendo moltissima energia in qualcosa che  questa eccesso di energia ha richiesto, o anche perché in quel modo ha potuto brillare come una stella E’ quasi sicuro (“quasi”) che il giorno dopo si sente come dopo un sbronza: è il sistema nervoso che, dopo essersi speso troppo, deve riguadagnare energie facendoci sentire molli, senza voglia di far niente, con un’immagine sotto le scarpe…insomma funziona come una bilancia che tende all’equilibrio. Per cui non spaventatevi: lasciate ricaricare le pile al vostro cervello in tutta calma e pazienza senza farne un problema morale o di giudizio su voi stessi. Solo lui sa quando è pronto a ripartire. Il malessere e il disagio di voi stessi è il suo che, volendo è anche un messaggio che vi manda “lasciami vivere in una via intermedia”, non sulla cima dell’Himalaya perché poi mi tocca la fossa delle filippine.  In realtà si tratta-per star bene- di costruirci (se ce la facciamo da soli, o con un aiuto, che puo’ essere anche un amico) una specie di “corpo calloso”, se volete, che è quella parte del cervello che collega l’emisfero destro con quello sinistro. Oppure meglio un’alternativa a vivere in un saliscendi che è una vita orrenda. Si tratta di esercizi mentali.  Ricordo poco di quello che facevo io, anche se è scritto nel famoso libro che non c’è. In parole povere, quando mi toglievo dalla muffa e partivo per fare le cose, mi sentivo la volgia di farne dieci, ma mi limitavo a due o tre. Questa energia rimanente finiva nell’armadio. Così, quando non volevo fare niente, un briciolo per fare almeno una cosa mi rimaneva. E’ come una ginnastica che, per formare una buona muscolatura, sapete bene che non si salta giorno o, nel nostro caso, addirittura momento.  Ho potuto farlo perché ci stavo veramente male, ma – almeno in quel periodo- non era uno star male da inibirmi cioè senza una vera motivazione non si fa niente, ammesso che la persona non sia come paralizzata- Poi “il perché” è diverso caso per caso.

Ho fatto lo stesso lavoro che avevo fatto su di me con una persona, un manovale che lavorava nell’edilizia, gia’ diagnostico come bipolare
psicotico ; il medico aveva proposto alla moglie di firmareil foglio per fargli, la sera stessa, un T.S.O. che è un ricovero coattto–se lui non vuole, e si oppone, gli infermieri ce lo portano in ospedale  di peso e legato, se necessario- La moglie fortunatamente non ha firmato.

Nella terapia con me si è dimostrato che la diagnosi era profondamente errata e che questa persona aveva corso un rischio (un trauma eccessivo) che poteva farla diventare psicotica davvero.

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