ore 23:31 un po’ di storia di fatti prima di dover leggere le ricostruzioni fantasiose di chiara nell’art sg in fondo—A me non riesce facile situare l’autore del testo…voi

La nascita della Repubblica

Prima pagina del quotidiano il Corriere della Sera, edizione dell'11 giugno 1946, che dichiarava la vittoria del voto repubblicano a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno. Prima pagina del quotidiano il Corriere della Sera, edizione dell'11 giugno 1946, che dichiarava la vittoria del voto repubblicano a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno.
Prima pagina del quotidiano il Corriere della Sera, edizione dell’11 giugno 1946, che dichiarava la vittoria del voto repubblicano a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno.
Elezioni politiche italiane del 1946: la distribuzione dei seggi

La Repubblica Italiana nacque il 2 giugno 1946, in seguito ai risultati del referendumistituzionale indetto quel giorno per determinare la forma di stato dopo la fine dellaseconda guerra mondiale. I risultati furono proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno successivo: la repubblica ottenne il 54% dei consensi e i ricorsi concernenti presunti brogli circa la legalità dello svolgimento della consultazione furono respinti il giorno 18 giugno.

La notte fra il 12 ed 13 giugno 1946, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il presidente Alcide De Gasperi, preso atto del risultato referendario, assunse le funzioni di Capo provvisorio del nuovo Stato repubblicano. Messo di fronte al fatto compiuto, l’ex re Umberto II, rimasto in carica soltanto un mese e per questo soprannominato il “re di maggio”, lasciò polemicamente e volontariamente il paese il 13 giugno 1946.

Oltre che per il referendum, si votava per l’elezione di un’Assemblea Costituente che avesse il compito di dare all’Italia una nuova Costituzione: primo partito risultò laDemocrazia Cristiana, seguita dal Partito Socialista Italiano e dal Partito Comunista Italiano. Il Partito d’Azione, invece, a seguito del risultato deludente, si sarebbe sciolto nel 1947. Fu la prima consultazione politica alla quale partecipavano anche le donne italiane.

Alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l’Assemblea Costituente, sotto la presidenza di Giuseppe Saragat, elesse quindi Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, con 396 voti su 501, al primo scrutinio. De Nicola poi sarà il primo ad assumere le piene funzioni di Presidente della Repubblica Italiana il 1º gennaio 1948.

 

Prima seduta dell’Assemblea Costituente.

In quegli anni l’Italia operò le scelte decisive che avrebbero determinato il proprio destino: guidata da De Gasperi, che presiedeva un governo di unità nazionale composto dai tre partiti antifascisti del Comitato di Liberazione Nazionale, l’Italia accettò di entrare a far parte della sfera di influenza atlantica, filoamericana e anticomunista, contrapposta al blocco sovietico. Questa collocazione accese una competizione politica tra i due maggiori partiti, la DC e il PCI. Quest’ultimo rimarrà da allora confinato all’opposizione per via dei legami ideologici e finanziari col regime totalitario dell’Unione Sovietica,[1] legami che avrebbero provocato, nel caso di una sua entrata al governo, una rottura dell’alleanza internazionale con gli Stati Uniti e degliaccordi di Yalta. Un tale assetto politico priverà inoltre l’Italia di una logica dell’alternanza fino alla caduta del muro di Berlino,[2] generando un’anomalia rispetto alle altre democrazie occidentali dove i partiti comunisti godevano di una forza e un consenso assai minori che in Italia.[3][4] Questa situazione degenererà in pratiche consociative più o meno occulte,[1] che porteranno di fatto a un progressivo coinvolgimento dell’opposizione nelle decisioni della maggioranza.[5]

Fu in particolare durante la missione di De Gasperi del gennaio 1947 negli Stati Uniti, con i quali si accordò per ricevere gli aiuti economici previsti dal Piano Marshall(un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari), che si aprì un dialogo costruttivo tra USA e Italia, in grado di dare a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l’ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre. Il Piano Marshall, con cui si chiedeva ai paesi beneficiari di estromettere in cambio le forze filosovietiche, fu il primo atto della guerra fredda. Il PSI e soprattutto il PCI interpretarono la propria esclusione dall’esecutivo, avvenuta nel maggio 1947, alla stregua di un “colpo di stato”; essi tuttavia decisero di non abbandonare i lavori dell’assemblea costituente a cui stavano partecipando insieme alla DC. Questa decisione consentirà in particolare al PCI di acquisire una legittimità costituzionale che non poteva avere sul piano ideologico, e che lo porterà, negli anni a venire, a richiamarsi spesso alla Costituzione come motivo di auto-legittimazione democratica, e a difenderla da qualunque tentativo di modificarla senza un suo previo consenso.[3]

I governi del CLN
Nel periodo costituzionale transitorio, prima della svolta centrista di De Gasperi, si erano succeduti i seguenti governi di unità nazionale: dal 22 giugno 1944 al 12 dicembre 1944 ilGoverno Bonomi II (Ivanoe Bonomi); dal 12 dicembre 1944 al 21 giugno 1945 il Governo Bonomi III; dal 21 giugno 1945 al 10 dicembre 1945 il Governo Parri (Ferruccio Parri); dal 10 dicembre 1945 al 13 luglio 1946 il Governo De Gasperi I (Alcide De Gasperi); dal 13 luglio 1946 al 28 gennaio 1947 il Governo De Gasperi II; dal 2 febbraio 1947 al 13 maggio 1947 il Governo De Gasperi III.

Un’altra anomalia tipicamente italiana fu l’atteggiamento del Partito Socialista (allora denominato PSIUP), che a differenza di quanto avveniva negli altri paesi occidentali decise di schiacciarsi sempre più sulle posizioni dei comunisti, per timore di vedersi sottrarre da costoro l’egemonia sulle masse operaie, accettando così anche la dipendenza da Mosca.[3] Alcuni esponenti del partito, guidati da Saragat, disapprovando la scelta di legarsi a un regime totalitario come l’Unione Sovietica, operarono nel gennaio 1947 una scissione, dando vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che in seguito diverrà Partito Socialdemocratico Italiano.

Nel frattempo vennero firmati nel 1947Trattati di Parigi con i quali formalmente e definitivamente fu siglata la pace con le potenze alleate e vennero sancite le conseguenze della sconfitta nella Seconda guerra mondiale, con mutilazioni nazionali territoriali: l’Istria e la Dalmazia cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il Dodecaneso alla GreciaBrigaTenda alla Francia, l’Isola di Saseno all’Albania, il pagamento dei danni di guerra all’URSS e la perdita di tutti i possedimenti coloniali italiani.

Nonostante si cercasse di tornare alla normalità, nel paese si stavano diffondendo alcuni movimenti separatisti, in particolare in Sicilia e in Alto Adige. Per farvi fronte Alcide De Gasperi creò, il 15 maggio 1946, la Regione a statuto speciale della Sicilia. Per il Sud Tirolo trovò nel settembre 1946 una soluzione con il collega ministro degli esteri austriaco Karl Gruber: fu costituita la Regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige, dotata di ampie autonomie e dove accanto all’italiano, a livello regionale, fu ufficializzato pure il tedesco. In seguito, nel 1948, si avrà la creazione della Regione a statuto speciale anche dellaValle d’Aosta.

 

Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica Italiana, firma la Costituzione il 27 dicembre 1947.

Tornò tuttavia alla ribalta in quel periodo la mafia, sconfitta durante il fascismo ma riemersa nel 1943 in occasione dellosbarco Alleato in Sicilia.[6] Il 1º maggio 1947 rimase tristemente celebre l’eccidio di Portella della Ginestra, quando il banditoSalvatore Giuliano, presumibilmente assoldato da alcuni latifondisti, sparò sulla folla che festeggiava la Festa dei lavoratorichiedendo la distribuzione delle terre: fu la prima strage in Italia di cui non si scopriranno i mandanti. Giuliano venne poi ucciso dal suo braccio destro Gaspare Pisciotta, che a sua volta fu ritrovato morto in carcere in circostanze misteriose.

Negli ultimi giorni del 1947 venne infine ultimata la stesura della Carta Costituzionale, entrata ufficialmente in vigore il 1º gennaio 1948. Fu questo un periodo particolarmente felice per la letteratura italiana ed ancor di più per il cinema, con l’affermazione del neorealismo.

Gli anni del centrismo e della ricostruzione[modificamodifica sorgente]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Piano MarshallCentrismo (Italia).
 

Poster del Piano Marshall.

Dopo che il 31 maggio 1947 era caduto il terzo governo De Gasperi per la fuoriuscita di socialisti e comunisti, si formò il IV governo De Gasperi appoggiato soltanto dalla Democrazia Cristiana, dal Partito Liberale Italiano, dal Partito Repubblicano Italiano, e dal neonato partito socialdemocratico di Saragat. L’esecutivo si avvalse anche di un gruppo di tecnici guidati dal liberale Luigi Einaudi, il quale attraverso una politica deflazionistica, attenta alla spesa pubblica e ai salari, riuscì a far diminuire fortemente l’inflazione. Fu l’inizio di una lunga fase di governo detta del “centrismo“, perché dominata da partiti collocati esclusivamente nell’area di centro dello schieramento politico. L’Italia diventò un grande cantiere, anche grazie agli aiuti del Piano Marshall che contribuì a risanare il bilancio dello Stato. In contemporanea si verificarono evoluzioni nella politica e nel costume.

Il Partito Socialista invece, dopo la scissione di Saragat, si accostò sempre più al Partito Comunista fino a formare con esso una federazione che avrebbe dovuto condurre l’Italia verso la rivoluzione socialista; la somma di PSI e PCI sembrava infatti maggiore dei voti della DC. L’effigie di Garibaldi fu il simbolo con cui il nuovo partito, denominato Fronte Democratico Popolare, si presentò alle prime elezioni parlamentari dell’Italia repubblicana nel 1948.

 

Tribune elettorali a Milano per la campagna del 1948

Il timore di una vittoria della sinistra crebbe tra i dirigenti della Democrazia Cristiana, anche in considerazione dell’avanzata del partito dell’Uomo Qualunque che avrebbe potuto sottrarle una parte consistente di elettorato. Si trattava di un movimento sorto attorno all’omonimo giornale fondato a Roma nel 1944 dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini, che ripudiava le ideologie e che per il proprio atteggiamento di generica sfiducia nella classe politica diede vita a quella tendenza definita appunto qualunquismo. Continuarono inoltre in quegli anni gli episodi di rappresaglia contro ex-fascisti ma anche contro gente comune, da parte di apparati del PCI, come l’eccidio di Porzûs in Friuliai danni di formazioni resistenziali “bianche”,[7] o le stragi del triangolo della morte in Emilia. Si trattò di vendette che si protrassero oltre la fine della guerra e che colpirono anche inermi cittadini, sacerdoti, e chiunque non fosse esplicitamente affiliato all’ideologia comunista, accusato di fascismo perché ritenuto “nemico di classe”.[8] Il 28 novembre 1947 l’esponente del PCI Giancarlo Pajetta con l’aiuto di bande armate arrivò ad occupare la prefettura di Milano a seguito della rimozione diEttore Troilo, ultimo tra i prefetti politici della Resistenza ancora in carica; seguirono due giorni di insurrezione in cui sembrò approssimarsi un colpo di stato, finché il leader nazionale del PCI Togliatti, su pressioni di Stalin, ordinò ai ribelli di ritirarsi.[9]

 

Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica dal 1948 al1955.

La campagna elettorale del 1948, tra le più aspre e combattute dell’Italia repubblicana, si risolse infine con la vittoria della Democrazia Cristiana (che ottenne il 48,51% alla Camera dei Deputati e il 48,14% al Senato della Repubblica) e la bruciante, inaspettata, sconfitta del Fronte Popolare: questo non era andato al di là della somma dei voti del PSI e del PCI ottenuti nel 1946. Tra le cause della sconfitta, oltre ai vari episodi di intimidazione che lasciavano trapelare l’esistenza di un volto armato e minaccioso accanto a quello più rassicurante di Togliatti, vi era la proposta di un modello di vita, di tipo sovietico, piuttosto ignoto allora agli italiani, contrapposto a quello ben più accattivante e filo-americano offerto dalla DC. Il partito dell’Uomo Qualunque invece per il suo scarso successo non fu tale da scalfire i voti per la DC, e si sciolse entro pochi mesi. Alcide De Gasperi poté formare così il suo quinto governo, appoggiato, oltre che dal suo partito, anche dai socialdemocratici di Saragat, dal Partito Repubblicano Italiano e dal Partito Liberale Italiano, il cui principale esponente, Luigi Einaudi, divenne il secondo presidente della Repubblica.

I governi centristi
Negli anni Quaranta e Cinquanta si susseguirono i seguenti governi: dal 1º giugno 1947 al 24 maggio 1948 il Governo De Gasperi IV (Alcide De Gasperi); dal 24 maggio 1948 al 27 gennaio 1950 il Governo De Gasperi V; dal 27 gennaio 1950 al 26 luglio 1951 il Governo De Gasperi VI; dal 26 luglio 1951 al 16 luglio 1953 il Governo De Gasperi VII; dal 16 luglio 1953 al 17 agosto 1953 il Governo De Gasperi VIII; dal 17 agosto 1953 al 18 gennaio 1954 il Governo Pella (Giuseppe Pella); dal 18 gennaio 1954 al 10 febbraio 1954 ilGoverno Fanfani I (Amintore Fanfani); dal 10 febbraio 1954 al 6 luglio 1955 il Governo Scelba(Mario Scelba); dal 6 luglio 1955 al 19 maggio 1957 il Governo Segni I (Antonio Segni); dal 19 maggio 1957 al 19 giugno 1958 il Governo Zoli(Adone Zoli); dal 1º luglio 1958 al 26 gennaio 1959 il Governo Fanfani II; e dal 15 febbraio 1959 al 25 marzo 1960 il Governo Segni II.

La sconfitta in casa comunista tuttavia fu mal digerita; il malcontento che covava esplose all’improvviso in occasione di un attentato a Togliatti il 14 luglio 1948. Alla notizia della sua presunta morte ci furono sollevazioni in tutte le città italiane che reclamavano la destituzione del governo De Gasperi democraticamente eletto. La situazione cominciò a precipitare, si contarono diversi morti e quasi un migliaio di feriti,[10][11] ma Togliatti non morì, venendo salvato dai medici; fu provvidenziale un suo stesso annuncio alla radio in cui invitava i “compagni” a deporre le armi.[12] Nello stesso giorno giunse la notizia di una grande impresa compiuta dal ciclista Gino Bartali, le cui gesta dividevano gli italiani tra suoi fan e sostenitori di Fausto Coppi.

Nel 1949, su richiesta degli Stati Uniti, l’Italia aderì alla NATO, un’alleanza fra tutti i paesi dell’Europa Occidentale contrapposta al regime sovietico, il quale stava mostrando pericolose mire espansioniste della propria influenza come nella guerra civile greca. Il Patto prevedeva, nel caso di un attacco nemico nei confronti di uno Stato alleato, che tutti i paesi intervenissero militarmente in sua difesa. La decisione di aderire alla NATO scatenò nuovamente le proteste e le agitazioni delle sinistre nelle piazze italiane; Nenni, leader del PSI, insieme a Togliatti accusarono De Gasperi di mettere in pericolo la democrazia e l’indipendenza politica dell’Italia. La contrapposizione rifletteva quella a livello mondiale tra USA e URSS che si tradusse di lì a poco con lo scoppio della guerra di Corea, scatenata dall’invasione comunista del Sud del paese, e che fu una delle fasi più “calde” della guerra fredda, durante la quale il mondo temette lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale.

 

Un edificio realizzato col piano INA-Casa.

Accanto alle agitazioni politiche l’Italia si stava comunque ricostruendo. La forte prevalenza democristiana nei governi che si succedettero, tutti a guida De Gasperi, permise di varare importanti riforme come quella del piano Casa, detta anche piano Fanfani, con cui lo Stato agevolò la costruzione di 75 000 abitazioni per i lavoratori, stanziando circa 15 miliardi di lire all’anno in cambio di una trattenuta sul loro stipendio.[13] Venne poi varata nel 1950, con una misura del ministro dell’Agricoltura Antonio Segni, la riforma agraria, ritenuta tra le più importanti del secondo dopoguerra,[14] che attuava, tramite l’esproprio coatto ai grandi latifondisti, la distribuzione delle terre incolte ai braccianti agricoli rendendoli cosìpiccoli imprenditori; se da un lato la riforma andava incontro alle rivendicazioni dei contadini del Sud, sfociate in episodi come la strage di Melissa, per altri versi ridusse in maniera notevole la dimensione delle aziende agricole, togliendo di fatto la possibilità di trasformarle in veicoli imprenditoriali avanzati.[14] Sul versante estero, nel 1951 l’Italia aderì al Trattato di Parigiche istituiva la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), il primo embrione di un’organizzazione europea. Nel1955 venne ammessa invece alle Nazioni Unite. Il 1958 vedrà infine la nascita della Comunità Economica Europea, il primo passo verso la realizzazione dell’Unione Europea.

 

Il programma Lascia o raddoppia? condotto dal presentatore Mike Bongiorno.

Tra gli altri atti di rilievo della stagione centrista ci fu l’attuazione di un riassetto fiscaleoperato dal ministro delle Finanze Ezio Vanoni, e l’istituzione della Cassa del Mezzogiornoper finanziare iniziative industriali tese allo sviluppo economico del meridione d’Italia e colmarne il divario con le regioni settentrionali. Furono così poste le premesse per quello che alla fine degli anni cinquanta diventerà un vero e proprio boom economico. La produzione industriale accelerò e comparvero i primi segnali del consumismo; iniziò la produzione su larga scala dei primi motorini come VespaLambretta. Nel 1954 cominceranno le prime trasmissioni televisive della RAI, che portarono a un incremento vertiginoso della vendita di televisori. I primi programmi televisivi più seguiti furono il festival di Sanremo e il gioco a quizLascia o raddoppia?, che «nasceva in un Paese che nasceva: c’era lo stesso carico di sogni, di speranze, di buone intenzioni».[15]In campo cinematografico, ai film del neorealismo si succedono quelli surreali di Federico Fellini, mentre grande successo riscossero i primi colossal girati a Cinecittà a cui contribuì l’emergente regista Sergio Leone. In campo artistico si affermarono talenti come Alberto Burri.

Se da un lato stava nascendo una nuova borghesia benestante, nel paese permanevano ancora delle sacche di povertà, dovute al fatto che i salari dei lavoratori crescevano più lentamente rispetto ai ritmi della produzione industriale. Le proteste sociali e sindacali, come quelle alle Fonderie Riunite di Modena nel 1950, vennero fermamente represse dal ministro dell’Interno Mario Scelba, dipinto dai comunisti con tinte fosche. Nel novembre 1951 ci fu poi una terribile alluvione nel Polesine che causò 84 morti e rivelò la penuria di mezzi adeguati di contrasto delle catastrofi naturali. La crescita economica peraltro non fu senza sacrifici: il disastro di Marcinelle in una miniera del Belgio nel 1956 mise in luce che l’Italia aveva ceduto ai belgi 50 000 minatori in cambio del carbone di cui aveva bisogno.

La DC intanto stava guardando con crescente preoccupazione all’avanzata sulla propria destra del Movimento Sociale Italiano, nato dalle ceneri della Repubblica Sociale Italiana, e del Partito Nazionale Monarchico dell’armatore Achille Lauro. Alle amministrative del 1951, dove si votava anche per eleggere il sindaco di Roma, l’invito agli elettori fu di non disperdere i voti. Alcuni componenti del clero cattolico, tuttavia, compreso papa Pio XII, intimoriti dal clima da guerra fredda e dalla minaccia sovietica, auspicarono un’alleanza con le destre ritenendo fosse opportuno unire adesso le forze in funzione anticomunista, così come durante la lotta per la Liberazione vi era stata un’unione di tutte le forze antifasciste: fu pertanto incaricato lo storico leader don Luigi Sturzo di trovare una mediazione tra DC, MSI e monarchici. Ampi settori della DC, tuttavia, tra cui lo stesso De Gasperi, opposero resistenza al progetto, rivendicando un’autonomia politica dalle volontà curiali, e sancendo il fallimento dell’operazione Sturzo nella maggior parte dei casi, in particolare a Roma dove venne comunque eletto un sindaco democristiano (mentre in altre realtà locali l’alleanza con le destre giunse in porto).

L’atteggiamento della DC nei confronti delle destre fu molto duro e aperto anche negli anni successivi. Per contrastare la loro avanzata fu varata nel 1953 la legge Scelba che vietava la ricostituzione del disciolto Partito Fascista. Anche se rivolta esplicitamente al Movimento Sociale, la legge di fatto rimase inapplicata, né i comunisti si batterono per una sua effettiva messa in pratica vedendo tacitamente nel MSI un partito capace di erodere consensi al suo principale avversario, la DC.[16] Un altro provvedimento fu una nuova legge elettorale, ribattezzata dagli oppositori “legge truffa“, che prevedeva un premio di maggioranza al partito (la DC nelle intenzioni) che avesse superato la soglia del 50% dei voti. Questa legge non avrebbe danneggiato tanto le sinistre che mantenevano ampi consensi elettorali nel paese, ma proprio le destre che avrebbero visto esclusi o ridotti i propri rappresentanti al Parlamento. Nella campagna elettorale del 1953, che vide un ampio ricorso alla satira, i democristiani vennero dipinti dai comunisti come un pericolo per la democrazia e come gente corrotta; i comunisti invece come trinariciuti e mangiatori di bambini. La contrapposizione tra DC e PCI si rifletterà nei film su Don Camillo e Peppone. Alle elezioni, per un soffio la DC non ottenne la maggioranza assoluta dei voti, e il meccanismo della “legge truffa” non scattò; ci furono peraltro accuse di brogli e irregolarità rivolte agli scrutatori di fede comunista. Si trattò comunque di una sconfitta per la DC che determinò la fine dell’esperienza politica di De Gasperi.

 

Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica dal 1955 al1962.

Gli scompigli in casa democristiana portarono a un succedersi di diversi governi (PellaFanfaniScelba), mentre emergeva l’esigenza di un superamento del centrismo, ora che la DC faticava a governare da sola con i suoi minori alleati di centro. Tra i successori più in voga di De Gasperi vi era il democristiano Attilio Piccioni, la cui carriera fu però stroncata da uno scandalo, rivelatosi poi una montatura, in cui rimase coinvolto il figlio Piero, riguardante il caso Montesi.[17] A nuovi scenari che consentissero ad esempio un’apertura ai socialisti guarderà sempre più con favore il nuovo presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, esponente della sinistra democristiana, e amico dell’imprenditore Enrico Mattei, presidente dell’Agip, una delle personalità più rilevanti e potenti del panorama post-bellico italiano, di cui appoggiava le iniziative spregiudicate. Fra i primi a intuire l’importanza del petrolio per lo sviluppo dell’Italia, Mattei osteggiò il predominio delle cosiddette sette sorelle in campo petrolifero, e portò avanti una visione neoatlantista che coinvolgesse il Mediterraneo nelle politiche di cooperazione tra EuropaStati Uniti. Avviò la costruzione di una rete di gasdotti per lo sfruttamento del metano, aprì all’energia nucleare, e negoziò rilevanti concessioni petrolifere in Medio Oriente e con l’Unione Sovietica.

 

La suddivisione del territorio di Trieste

Notevoli sconvolgimenti si stavano producendo anche in casa comunista, dove si era accesa una rivalità fra Pietro Secchia e Togliatti, dopo che quest’ultimo aveva rifiutato l’invito di Stalin a trasferirsi in URSS per occuparsi della propaganda sovietica. Nel 1953 avvenne poi la morte di Stalin: circondato allora da un’aura di mito, la sua figura venne pesantemente ridimensionata pochi anni dopo quando ne fu svelato il volto spietato dal suo successore Krusciov, che ne denunciò i crimini e le nefandezze, come le purghe e le deportazioni neigulag.[18] La notizia della denuncia fu un trauma per il mondo comunista, non solo del PCI ma anche del PCUS, che cercarono di negare i crimini, ma ebbe conseguenze in Ungheria che nel 1956 si ribellò al regime sovietico uscendo dal Patto di Varsavia. Larivolta ungherese venne però repressa nel sangue dalle armate sovietiche, una repressione che suscitò ondate di sdegno e di avversione al comunismo nei paesi occidentali. Nel PCI emerse per la prima volta il dissenso, da parte di intellettuali come Delio CantimoriCarlo MuscettaNatalino Sapegno, firmatari del Manifesto dei 101: costoro furono espulsi dal partito, che decise invece di difendere la repressione sovietica e di continuare a schierarsi con l’URSS.

Nel 1954 intanto fu firmato il Memorandum di Londra con il quale il Territorio libero di Trieste veniva suddiviso in due zone, una assegnata all’Italia con il ritorno di Trieste alla madrepatria, ed una alla Jugoslavia (la parte settentrionale dell’Istria).

Verso la fine del centrismo[modificamodifica sorgente]

 

Aldo MoroAmintore Fanfani, definiti i due “cavalli di razza” dellaDemocrazia cristiana.

Con l’uscita di scena di De Gasperi, il vuoto lasciato nella dirigenza della DC fu progressivamente riempito da due nuove personalità, Amintore FanfaniAldo Moro. Già nel1956 Fanfani, uomo dal piglio risoluto, ritenne maturi i tempi per un’alleanza col PSI, ora che questo partito sotto la spinta degli autonomisti si era deciso a rompere i legami col PCI, contestandone la sottomissione al regime comunista sovietico, soprattutto in occasione della repressione della rivolta ungherese. Pur avviandosi così verso una nuova fase, nel PSI restavano tuttavia forti le resistenze nei confronti di una possibile alleanza con la DC.

Le elezioni del 1958 segnarono un importante successo dei partiti componenti il centro-sinistra vagheggiato da Fanfani. Quest’ultimo, divenuto intanto segretario della DC, si decise perciò a compiere un ulteriore passo, formando un governo che comprendeva anche il PSDI di Saragat, come premessa per una futura alleanza coi socialisti di Nenni. Tra gli atti di rilievo del nuovo governo, orientato su tematiche care alla sinistra, come una politica estera filo-araba o l’appoggio all’ENI fondato da Enrico Mattei, ci fu l’abolizione delle case chiuse con la legge Merlin, seppure tra le contestazioni di alcuni parlamentari o del giornalista Indro Montanelli. Venne anche varato il nuovo codice della strada per far fronte al grave incremento degli incidenti automobilistici, dovuto alla motorizzazione di massa nell’epoca in cui stava esplodendo il cosiddetto boom economico.

 

Il miracolo economico

Le cifre del boom economico
Durante il cosiddetto “miracolo economico” il Prodotto interno lordo, che fino al 1958 era cresciuto in media del 5.5%, crebbe nei sei anni successivi del 6.3%. Tale crescita rappresentò un record nella storia del paese. Ilreddito pro-capite passò da 350.000 a 571.000 lire. Tra il 1958 e il 1959 gli investimenti lordi crebbero del 10%, mentre tra il 1961 e il 1962 l’incremento fu del 13%. Questi numeri ridussero sensibilmente il divario storico con i grandi Paesi europei: InghilterraGermania eFrancia

La crescita del reddito pro capite produsse l’aumento dei consumi individuali che registrarono una crescita media di cinque punti percentuali l’anno. La domanda di beni durevoli (automobili, elettrodomestici, ecc.) raggiunse una crescita annua pari al 10.4%.

La produzione industriale registrò una crescita pari all’84% tra il 1953 e il 1961, grazie sia alle nuove tecnologie di produzione che arrivavano in gran parte dagliStati Uniti, sia ad una manodopera con bassi salari.

Con l’aumento dell’industrializzazione diminuì il peso delle attività agricole nel bilancio globale dell’economia del paese. Tra il 1954 e il 1964 in tutta Italia vi fu una diminuzione di 3 milioni di posti di lavoro nel settore agricolo. Il peso dell’agricoltura si ridusse del 10.8% del Prodotto interno lordo.

Tra il 1958 e il 1963, infatti, l’economia italiana, ma anche la società e le famiglie, subirono una radicale trasformazione: da paese prevalentemente agricolo l’Italia diventò una delle sette grandi potenze industrialidel mondo.

Allora l’Italia primeggiava soprattutto in due grandi settori ad alta tecnologia, quali la microelettronica e lachimica, grazie a gruppi industriali come la Olivetti e la Montecatini, ma anche nella farmaceutica, nelnucleare, nell’aeronautica, nelle telecomunicazioni, settori che in seguito scompariranno o finiranno in mano allo straniero.[19]

Importanti cambiamenti ci furono nell’alimentazione e nella vita delle donne, grazie alla diffusione degli elettrodomestici, in particolare del frigorifero e della lavatrice. Anche le automobili e le motociclette divennero beni accessibili per un gran numero di italiani. Si affermarono marchi come FiatLanciaAlfa RomeoAutobianchiGileraPiaggio.

 

Antonio Segni (Presidente della Repubblica dal 1962 al 1964) inaugura l’Autostrada del Sole a bordo dellaLancia Flaminia 335 presidenziale, il 4 ottobre 1964

Contribuì alla rapida crescita dell’Italia l’elevata disponibilità di manodopera, dovuta ad un forte flusso di migrazione dalle campagne alle città, e dal Sud verso il Nord. Questo fenomeno provocò per certi versi un aumento del divario economico tra il Settentrione e il Meridione. Il tentativo di ridurre tale squilibrio con l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, o la formazione di polisiderurgici Italsider, non darà risultati soddisfacenti. Ma contribuì alla crescita anche un fattore esterno, cioè la creazione delMercato comune europeo (MEC), preceduta dalla creazione nel1951 della Comunità europea del carbone e dell’acciaio e la creazione della CEE nel 1957, a cui l’Italia aderì immediatamente. Con la creazione del MEC vi fu l’apertura delle frontiere europee ai commerci, col conseguente aumento delle esportazioni e degli scambi commerciali europei.

Se il paese uscì dall’arretratezza in cui versava, non mancarono però gli aspetti negativi legati al “miracolo economico”, come una crescita tumultuosa dei centri urbani. Questo notevole sviluppo si dovette tra l’altro anche all’intervento dello Stato nell’economia attraversopolitiche di tipo Keynesiano, rese possibili soprattutto dall’aumento della spesa pubblica e dalla creazione di società a partecipazione statale. Fondamentale in tal senso fu la realizzazione di alcune infrastrutture necessarie per lo sviluppo del mercato: un importante ruolo fu ricoperto dall’IRI, ente pubblico di origine fascista fondato nel 1933, che intervenne sostanzialmente nella costruzione della rete autostradale (con la costituzione della Società Autostrade) e nel potenziamento del settore dei trasporti, non solo automobilistico, ma anche metropolitano, navale e aereo (fondazione dell’Alitalia).

Il varo del centro-sinistra

Nel marzo 1959, intanto, all’interno della DC era emersa la corrente dei Dorotei, che contestava il decisionismo di Fanfani, e il fatto che egli concentrasse nelle sue mani tre poteri: quello di presidente della DC, di presidente del Consiglio, e di ministro degli Esteri. I Dorotei giunsero ad appoggiare in Sicilia la giunta del democristiano Silvio Milazzo, sostenuta da una convergenza di missini e comunisti, contro il candidato di Fanfani Barbaro Lo Giudice. Trovandosi isolato, e senza più appoggi nel partito al suo difficile tentativo di trovare un’intesa col PSI, Fanfani rassegnò le dimissioni da tutte e tre le cariche.

 

Gli scontri a Genova.

Dopo che Aldo Moro fu eletto segretario della DC col sostegno dei Dorotei, nel 1960 il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi affidò a Fernando Tambroni, ex-ministro degli Interni distintosi per il suo carattere deciso e autorevole, il governo che avrebbe dovuto finalmente varare il nuovo corso di centro-sinistra. Di fronte a un ennesimo temporeggiamento di Nenni e della base socialista, tuttavia, Tambroni decise di cercare altrove i voti di cui aveva bisogno, e li trovò nel Movimento Sociale Italiano, a cui concedeva in cambio il suo “sdoganamento”.[20] Il governo Tambroni in tal modo ricevette dall’opposizione diverse accuse di neofascismo, ma fu soltanto alcuni mesi dopo, in occasione di un congresso del MSI da tenere a Genova, città ritenuta “antifascista” in quanto medaglia d’oro della Resistenza, che scoppiarono delle pesanti proteste di piazza, sobillate dal PCI,[21] con scontri e morti ammazzati anche nelle altre città italiane.

In seguito ai gravi fatti di Genova Tambroni rassegnò le dimissioni; al suo posto tornò Fanfani che stavolta trovò i socialisti più disponibili ad un’alleanza con la DC, memori dell’esperienza appena trascorsa, a partire dalla quale il MSI subirà un isolamento dal cosiddetto arco costituzionale che durerà almeno fino alla metà degli anni ottanta.[22] Venne così varato un governo che si reggeva su un appoggio esterno del PSI, e definito da Moro delle «convergenze parallele», perché basato sulla convergenza di disegni e linee politiche assai distanti tra loro, ma che nonostante tutto durerà quasi tre anni. Tra i suoi atti di rilievo vi fu la nazionalizzazione dell’energia elettrica (che nel 1964 porterà alla nascita dell’Enel) voluta dalle forze di sinistra ma osteggiata dal PLI e dalle società private EdisonSADE, allora sostenute dal Corriere della Sera, le quali paventavano il rischio di creare in tal modo inefficienze e aumenti di spesa per lo Stato e le famiglie. Vi fu poi l’estensione della scuola dell’obbligo fino ai 14 anni con la creazione della scuola mediaunificata, per impedire l’abbandono scolastico dei ragazzi avviati precocemente al lavoro.

Nell’agosto del 1960 si erano svolte intanto le Olimpiadi di Roma. Benché l’unità nazionale italiana si stesse ormai consolidando, grazie anche alla diffusione della lingua comune veicolata dalla televisione, persistevano episodi di separatismo, tra i quali la Notte dei fuochi del 1961 in Alto Adige; un’altra strage avverrà il 25 giugno 1967 in Cima Vallona, ad opera del Comitato per la liberazione del Sudtirolo (Befreiungsausschuss Südtirol-BAS), in cui rimasero uccisi quattro militari.

Nel 1961 avvennero le celebrazioni del centenario dell’unificazione italiana: il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy disse:

« Tutti noi, nel senso più vasto, dobbiamo qualcosa all’esperienza italiana. È un fatto storico straordinario: ciò che siamo e in cui crediamo ha avuto origine in questa striscia di terra che si protende nel Mediterraneo. Tutto quello per la cui salvaguardia combattiamo oggi ha avuto origine in Italia, e prima ancora in Grecia. (…) Il Risorgimento, da cui è nata l’Italia moderna, come la Rivoluzione americana che ha dato le origini al nostro Paese, è stato il risveglio degli ideali più radicati della civiltà occidentale: il desiderio di libertà e di difesa dei diritti individuali. Lo Stato esiste per proteggere questi diritti, che non ci vengono grazie alla generosità dello Stato. Questo concetto, le cui origini risalgono alla Grecia e all’Italia, è stato, secondo me, uno dei fattori più importanti nello sviluppo del nostro Paese. (…) Per quanto l’Italia moderna abbia solo un secolo di vita, la cultura e la storia della penisola italiana vanno indietro di oltre duemila anni. La civiltà occidentale come la conosciamo oggi, le cui tradizioni e valori spirituali hanno dato grande significato alla vita occidentale in Europa dell’Ovest e nella comunità Atlantica, è nata sulle rive del Tevere.[23] »
I governi degli anni Sessanta
Negli anni Sessanta si susseguirono i seguenti governi: dal 25 marzo 1960 al 19 luglio 1960 ilGoverno Tambroni (Fernando Tambroni); dal 26 luglio 1960 al 2 febbraio 1962 il Governo Fanfani III (Amintore Fanfani); dal 21 febbraio 1962 al 16 maggio 1963 il Governo Fanfani IV; dal 21 giugno 1963 al 4 dicembre 1963 il Governo Leone I(Giovanni Leone); dal 4 dicembre 1963 al 22 luglio 1964 il Governo Moro I (Aldo Moro); dal 22 luglio 1964 al 23 febbraio 1966 il Governo Moro II; dal 23 febbraio 1966 al 24 giugno 1968 ilGoverno Moro III; dal 24 giugno 1968 al 12 dicembre 1968 il Governo Leone II; dal 12 dicembre 1968 al 5 agosto 1969 il Governo Rumor I (Mariano Rumor); dal 5 agosto 1969 al 27 marzo 1970 il Governo Rumor II; dal 27 marzo 1970 al 6 agosto 1970 il Governo Rumor III.

In questo periodo anche la Chiesa cattolica andava incontro a un grande cambiamento con il Concilio Vaticano II, avviato nel 1962 da papa Giovanni XXIII con l’intenzione di “aprire la Chiesa alla lettura dei segni dei tempi”. Si conobbero anche le prime risposte dello Stato alla mafia, dopo che nell’ambito della prima guerra di mafia il 30 giugno 1963 un’autobomba vicino alla casa di un boss a Ciaculli uccise sette carabinieri giunti sul posto in seguito ad una telefonata anonima. Il fatto, noto come strage di Ciaculli, fu alla base dei primi provvedimenti antimafia del dopoguerra. Nello stesso anno l’Italia, unendo la regione del Friuli con la parte dell’ex-territorio libero di Trieste, costituì la Regione a Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia.

Dal punto di vista letterario questo fu il periodo della neoavanguardia. Nel frattempo, le seguenti elezioni del 1963videro un indebolimento della DC e del PSI, e un contemporaneo rafforzamento da un lato del PCI, che aveva duramente contestato la loro alleanza, e dall’altro del PLI, che aveva accusato il governo di causare l’aumento dei prezzi e di gonfiare la spesa pubblica. Fanfani è costretto a ritirarsi dalla scena politica; il presidente della Repubblica Antonio Segni formò per l’estate un governo “balneare” in attesa di nuovi sviluppi. Fu nell’autunno di quell’anno che si verificò il terribile cedimento della diga del Vajont, nel fondovalle veneto, che provocò la morte di circa 2000 persone.[24]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Strage del Vajont.

Nel dicembre del 1963 fu incaricato Aldo Moro di formare il primo vero governo di centro-sinistra “organico”, cioè con l’entrata effettiva dei socialisti al governo. Fu un varo a cui sia la DC che il PSI giunsero stremati da anni di trattative, congressi, ed esitazioni. Anche in quest’occasione non mancarono i malumori all’interno di entrambi i partiti, che esplosero pochi mesi dopo, nel maggio 1964, quando il governo Moro cadde per una questione riguardante il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche. Ma già il ministro del Bilancio, il democristiano Emilio Colombo, aveva criticato Moro per un’eccessiva arrendevolezza nei confronti di alcune riforme auspicate dai socialisti, come quella sulle Regioni e sull’urbanistica, e su cui Nenni si rifiutava di cedere, sebbene il PSI avesse messo in minoranza il suo esponente più radicale, Riccardo Lombardi.

 

Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica dal 1964 al1971.

Di fronte allo stallo venutosi a creare, il presidente della Repubblica Segni convocò il comandante dell’arma dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo, il quale partecipò in seguito ad una riunione con Moro e alcuni dirigenti della DC. Qualche anno più tardi si parlerà del tentativo, o piuttosto della minaccia, di attuare un piano eversivo, noto come il “Piano Solo“, per far rientrare nei ranghi la sinistra, e convincerla ad ammorbidire le proprie posizioni. Nenni, probabilmente messo al corrente di questa possibilità, decise di far rientrare il PSI al governo; Lombardi lasciò la direzione del PSI, e il suo uomo di fiducia Giolitti non venne più confermato come ministro nel nuovo governo, il cui cui corso sarà negli anni a venire molto più moderato del precedente, e dalla cui agenda politica verranno tolte le riforme volute dai socialisti. Ci fu anche una scissione nel PSI da parte della componente più estremista del partito, che diede vita al PSIUP.

Nel 1966 invece il PSI, la cui direzione era passata da Nenni a Francesco De Martino, dopo aver contribuito ad eleggere Saragat presidente della Repubblica, si fonderà con il PSDI, rimarginando la scissione dello stesso Saragat avvenuta nel 1947, andando così a formare il Partito Socialista Unificato. La fusione si rivelerà però fallimentare alle elezioni del 1968, dopo le quali i due partiti torneranno a

 

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