UN ALTRO CAPOLAVORO– DI EUGENIO MONTALE--LEGGETE E RILEGGETE–MI DIRETE IN SEGUITO–
Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto
ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo
che di noi due
Le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
CHIUNQUE SIA QUESTA DONNA E’ DI UNA BELLEZZA STRAORDINARIA, NON VI PARE?
Il 23 luglio 1962 sposa Drusilla Tanzi, con cui conviveva dal 1939, di dieci anni più anziana di lui, con rito religioso a Montereggi, presso Fiesole; il rito civile viene celebrato a Firenze il 30 aprile 1963.[6] (Matteo Marangoni, primo marito di lei, era morto nel 1958), la quale morirà tuttavia a Milano il 20 ottobre dello stesso anno all’età di 77 anni. La salute di lei si era rapidamente deteriorata in seguito alla frattura di un femore nell’agosto di quell’anno.
QUESTO E’ IL LINK DEL POS PUBBLICATO SOTTO // MA RAGAZZI CON TUTTE LE FOTO BEN ACCOPPIATE—NON COME CHIARA CHE NON SA—
http://amori-difficili.blogspot.it/2012/02/alcune-donne-nella-poesia-di-montale.html
da questo post (SOTTO) DI :
IVANO MORESCHINI
se guardate, tutto diventa più difficile…GUARDATE VOI !
Eugenio Montale ebbe molte muse ispiratrici: Esterina, Clizia, Dora Markus. Sono stati scritti dei libri per decifrare la donna reale nascosta dietro gli pseudonimi contenuti nei versi di Montale. E comunque ciò che rimane sicuramente sono i flash delle sue parole che immortalano queste donne, con occhi innamorati.
poi ridi e come spiccata da un balzo,
ti abbatti tra le braccia
del tuo divino amico che ti afferra.
Ti guardiamo noi
della razza di chi rimane a terra.
A Clizia, che nella realtà è Irma Brandeis, studiosa americana conosciuta a Firenze, dedica versi con reminiscenze dantesche:
Tu, che il non mutato amor mutata serbi
la fronte puerile, tu distrarla
con la mano non devi. Anch’essa parla
di te, sulla mia strada è tutto il cielo
la sola luce con le giade ch’ai
accerchiate sul polso…
[…] e irrequieta la tua fronte
si confonde con l’alba, la nasconde.
in questo lago
d’indifferenza che è il tuo cuore: forse
ti salva un amuleto che tu tieni
vicino alla matita delle labbra,
al piumino, alla lima: un topo bianco,
d’avorio; e così esisti!
cio’ che osa la cicogna quando alzato
il volo dalla cuspide nebbiosa
remiga verso la Citta’ del Capo
alla volpe sarà per la falcata
prodigiosa, pel volo del tuo passo
che unisce e che divide, che sconvolge
e rinfranca il selciato […] o forse solo
per l’onda luminosa che diffondi
dalle mandorle tenere degli occhi
per l’astuzia dei tuoi pronti stupori
per lo strazio
di piume lacerate che può dare
la tua mano d’infante ad una stretta…