La cattiva educazione
Intervista. Un incontro con Massimo Baldacci, pedagogista e docente, autore del libro «Per un’idea di scuola». «Bisogna privilegiare lo sviluppo umano e non il capitale umano. Non incoraggiare i produttori efficienti, ma i liberi pensatori»
La misura della capacità che i governati hanno di controllare l’operato dei governanti, quindi in buona sostanza il punto cruciale del rapporto fra i cittadini di una democrazia e il potere che li dirige, passa inevitabilmente attraverso lo stato in cui versa il sistema formativo ed educativo di un Paese.
La costituzione di individui critici, autonomi, correttamente informati e in grado di impegnarsi politicamente nel consesso sociale in cui si trovano a vivere, è determinata dalla forza e dall’efficacia con cui la scuola riesce a resistere alle enormi forze spettacolari (mass media, mercato, dogmi) che invece spingono per l’affermazione di un pensiero unico. In cui l’economia domina sulla politica, all’interno di un sistema di potere che vede un numero sempre più ampio di cittadini ridotti a consumatori passivi, strumenti senza valore per scopi che sono quelli del mercato e, in generale, di un modello sociale in cui il pensiero critico e la cultura personale vengono visti come orpelli anacronistici di un tempo remoto.
Questo è tanto più vero oggi, nell’epoca della società in Rete, in cui la straordinaria efficacia pervasiva dei mezzi tecnologici consente al potere di attuare un «metodo nuovo», come lo chiamava Gunther Anders, che consiste nell’impedire la comprensione da parte dei cittadini non più fornendo loro poche notizie, ma troppe, ponendoli nella condizione di «venire sopraffatti da una tale sovrabbondanza di alberi perché risulti loro impossibile vedere la foresta».
Eppure, è proprio in questa epoca di opulenza informativa che, invece, finisce con l’emergere la sostanziale indigenza conoscitiva, che deriva da decenni di politiche volte all’impoverimento e alla degenerazione di quello strumento fondamentale chiamato scuola.
Ne abbiamo parlato con Massimo Baldacci, ordinario di pedagogia generale presso l’università di Urbino Carlo Bo, e autore di un volume per i tipi della Franco Angeli: Per un’idea di scuola. Istruzione, lavoro e democrazia (pp. 152, euro 20), da lui stesso definito di «pedagogia militante».
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