TROVATO ::: DATTILOSCRITTO IN BUSTA BIANCA — SULLA SPIAGGIA, SENZA DATA NE’ AUTORE…ANTICO COME CHIARA—DI CHI E’? BELLO E’ BELLO

 

 

La pioggia e l’ombrello, dopo secoli dì continui incontri e abboccamenti, decisero di sposarsi.

Il connubio- sin dall’inizio alquanto burrascoso- avvenne durante un violento temporale.

Furono testimoni lampi, fulmini e, un po’ geloso, il vento.

Quest’ultimo infatti vantava una certa amicizia da parte della pioggia, perché insieme avevano

spesso fatto parlare di sé per i loro accoppiamenti.

Anzi a volte la gente, se c’era il vento senza la pioggia sperava che questa intervenisse per calmarlo e frenare un po’ il suo impeto. Al contrario, se era la pioggia a fare il bello e cattivo tempo, la gente invocava il vento per far allontanare la pioggia.

Questo, fra il vento e la pioggia, era sempre stato un amore strano e contrastato.

 

Il matrimonio fra la pioggia e l’ombrello quindi era stato un po’ forzato, non essendo fra due fenomeni naturali.

Tutti davano la colpa all’uomo, reo di aver reso possibili e di aver incoraggiato i contatti fra i due.

Un po’ alla volta il vento, alleatosi con il sole, cercò di minare quella mal vista unione.

Non appena la gente apriva il parapioggia e questo si inebriava della freschezza e profumo dell’acqua piovana, interveniva il vento con delle raffiche che disturbavano la serenità dei due.

Subito dopo era la volta del sole, che faceva asciugare il selciato ed i prati fino a cancellare ogni traccia di pioggia.

Nella coppia cominciarono a nascere screzi e incomprensioni. La pioggia accusò 1’ombrello di essere troppo debole e di farsi violentare dal vento, che lo rivoltava a suo piacimento o lo strappava di mano ai passanti. In più si bagnava anche all’interno e gli si arrugginivano i bracci di ferro.

Da parte sua 1’ombrello si lamentava con la pioggia insinuando che lei era d’accordo col vento, che la illudeva con continue promesse di portarla in luoghi lontani, dove non pioveva mai e dove sarebbe stata accolta come una benedizione; le sarebbero stati talmente grati da dedicarle persino una danza.

L’uomo intervenne, non accettando il definitivo divorzio fra i due. Li costrinse a convivere, cercando come sempre un compromesso.

Per quietare l’ombrello, che nel frattempo era diventato anche un po’ frivolo e appariscente, con colori vivaci, a spicchi o a tinta unita, gli permise di fare anche, se non se ne vergognava, il parasole.

 

 

Il cammello, fra una sorsata e l’altra di acqua che stava bevendo in una pozza quasi prosciugata, disse:

-Lo sai che forse ti voglio bene?

Lo disse volutamente con noncuranza, senza dare molta importanza alla sua domanda che in fondo voleva essere un’affermazione perché era troppo timido per rivolgersi direttamente alla giraffa che gli stava vicino e sostenere il suo sguardo se lei avesse preso male la cosa o se si fosse messa a ridere. Anche quel < forse> , che precedeva il < ti voglio bene >, era del tutto inutile, ma il cammello oltre che timido era anche prudente, e nell’ipotesi peggiore avrebbe sempre potuto dire che non stava parlando con lei. La giraffa finì di staccare pazientemente le foglie dal ramo che aveva davanti e disse:

-lo invece ne sono sicura.

E si scelse un altro arbusto da spogliare.

Il cammello rifletté un istante e si sentì ancora più imbarazzato.

Che cosa voleva dire la giraffa?  Che era sicura del fatto che lui le voleva bene, o che era sicura di  volerne lei a lui?

Non ebbe il coraggio di farselo spiegare e si pentì di aver manifestato il suo sentimento così apertamente.

Per alcuni giorni il cammello, quando vedeva apparire da lontano la giraffa, si girava dall’altra parte e così non si accorgeva che anche lei voltava la testa, in modo che né l’uno né l’altra avevano occasione di chiarirsi.

Alla fine il cammello, ormai da troppo tempo tormentato dal dubbio, decise di affrontare la situazione e rischiare il tutto per tutto.

– Di che cosa sei sicura? – chiese alla giraffa.

-Sono: sicura che aumenteranno le tasse, che oggi non è domani e che io sto parlando- rispose lei elusiva.

-Non sei sicura di nient’altro?

-Si. Che tu non capisci niente.

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