ROBERTO RODODENDRO, LA CITTA’ A ORIENTE ///non funziona piu la tastiera/// una poesia che a lui piace///E a noi … MUSICA @ ROMANTICA SOTTO….

roberto rododendro *sanremo, 1945/// 4 figli egregiamente portati, una moglie che gli sorride con simpatia * e lui a lei***/giovane poeta come fosse al primo schiudersi…di bianca schiuma, da una cara amica che di nome fa chiara

la città ad oriente

(e il Signore Iddio piantò un giardino ad Oriente
in Eden, e laggiù pose l’uomo che aveva creato
e Caino si allontanò dalla presenza del Signore
e abitò nella terra di Nod, a Oriente di Eden)
Genesi

A un mercato delle pulci
di una città orientale
così ad oriente orientata
che non si raggiunge mai

che solo esiste all’alba
e per raggiungerla bisogna
invertire l’ordine del tempo
così che al giorno si sussegua il giorno

perché cammina cammina
incontro al sole
con le piaghe ai piedi
la gola riarsa il cervello un fuoco

ma sempre torna la notte

A quel suck
di quella città tanto orientale
che non sempre esiste
perche il sole non nasce tutti i giorni

stanco incarognito sporco debilitato
così rattristato sporco disorientato
che ormai nasce solo al tramonto
giusto per morire

Era un mercato come tanti
visto da vicino
con donne che vendono pane
bambini fatti storpi che bevono vino
ladretti che frugano le tasche
con dita leggere
e i morti lasciati nella polvere
un po’ disfatti un po’ risorti

Io ci sono stato e c’era
un negozietto sporco sporco
con perline all’ingresso tintinnanti
per le mosche che cozzano contro
tenaci organizzate come legioni

c’era un vecchio d’età indefinita
da poter essere bambino
o donna col fiore negli anni
occhi verdi e vuoti
uno sguardo vivace e limpido
un po’ turpe che guardava oltre me

oltre la porta tintinnante oltre la vita
oltre tutto se qualcosa ancora c’è
oltre nulla se più nulla avanza

con orbite vuote
come una casa da sempre disabitata
o mai costruita

Ma era lì e lì entrai
per un caso o una maledizione
come un miracolo che beatifica
o un delitto oltre l’ignobile
ma non si sa mai

in quel bazaar io rovistai da solo
perchè io solo c’ero e non sapevo
quel che volevo
o non volevo trovare mai

col vecchio cieco gli occhi limpidi
forse un bambino dagli occhi vecchi
o una ragazza dagli occhi vuoti
colmi di tutto
che mi picchiava con il bastone
nodoso e antico come un albero secolare
che mi picchiava sulla testa e sulle mani
su tutto il corpo

che bestemmiava oscenità
come un angelo seduto a un crocevia
che sputava preghiere sublimi

ed in ginocchio mi supplicava
la testa nella polvere

In quel tugurio della città orientale
cosi ad oriente da non esistere mai
fatta di polvere e di sterchi
e da niente d’altro che nuguli di mosche
picchianti all’impazzata sulle perline
creando un suono un suono multiplo
sembrava un organo di chiesa

trovai due specchi concavi
di pietra dura levigata e lucida
sotto strati di polvere e di tempo

perchè quel giorno nacque un’alba
ed una sola dopo tanti anni
limpida e luminosa sulle pietre concave

D’incanto o d’incubo
mentre il bambino dagli occhi opachi
piangeva urlando
o il vecchio il capo nella polvere
mi percuoteva col bastone nodoso e millenario
o la fanciulla coi pochi giorni in fiore
rideva sguaiata
le vesti alzando sui fianchi stanchi
e le mosche entravano sciamando

come due specchi essendo
le pietre concave levigate e lucide
come in un occhio in un volto antico
mi vidi dentro da cima a fondo fin dall’inizio

dal primo giorno di tutti noi
o l’ultimo che fosse dei miei

e neanche un angolo buio
neanche un angolo
e nemmeno uno spiraglio di luce

Scappai urlando verso occidente
cosi a occidente tanto era lontano
che non raggiunsi mai il buio che cercavo

E sono ancora là
dove sono sempre stato
dove sono nato
bambino e vecchio gli occhi bianchi
e donna con gli anni in un fiore racchiusi
che percuote col nodoso bastone e duro
alla cieca le mosche
che mi scorticano l’anima nidificando
inviolata restando soltanto la memoria.

 

 

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https://www.youtube.com/watch?v=i-feDkk7WzE
1. Ideale
2. Malia
3. L’alba separa dalla luce lombra

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9 risposte a ROBERTO RODODENDRO, LA CITTA’ A ORIENTE ///non funziona piu la tastiera/// una poesia che a lui piace///E a noi … MUSICA @ ROMANTICA SOTTO….

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara non e una conoscitrice di poesia ne di componimenti percio parla libera /// Non so come hai fatto a sostenere tutte le note della composizione, tutte insieme inter/legate, sempre in aria, un gioco non leggero, una leggerezza senza gioco, ma un po- tragica…vedi come mi contamino presto…non ho il punto d-interrogazione, amen//Trovero il modo di ringraziarti di questa bellezza che ci regali! Come… Trovando una bellezza nostra da offrirti…ciao, a tutta la tribu, un bell-abbraccio di nanna, chiara per tutti

  2. Roberto scrive:

    Un Carreras giovane, dal viso cicciottello e sorridente tra lo smaliziato e l’ingenuo. è bello vederlo e un piacere ascoltarlo.grazie chiara.
    la poesia……… vedo un cammello in un deserto deserto con le dune. un’oasi sperduta come un miraggio e poi si, come dici tu: lestrofe che galleggiano a mezz’aria come su un battuffolo di vapore. e poi, per me c’è anche anche un senso,,, lontano lontano proprio alla fine: vedersi dentro e non fuori ( è uno specchio magico ed anctico, ovviamente) e proprio tutto senza lasciare spazi oscuri.non spaventa? non è meglio il buio dopo la luce accecante.
    vabbè ..a me piace anche se non so mai bene perchè. ricordo di averla scritta di getto come qualcosa che hai dentro da tempo ed in un tal momento ha necessità d’esplodere. correzioni, poi, pochissime.

    • Chiara Salvini scrive:

      CARO rob, come tutti noi, chi piu chi meno, siamo/sei su un ascensore tra due assoluti chiedendoci cosa e meglio> il meglio e esattamente quello / vivere tra luce e buio e vederli insieme facendoci crescere …due occhi mentali…se si puo capire, non facile, non facile perche//sempre sempre dalla dalla mia tana / vorrebbe dire > uscire dall-adolescenza, cioe in brevissimo, vivere in compagnia della nostra morte, unico limite certo e, pensa, per di piu///forse unica realta egualitaria! ciao, ti voglio bene perche sei tu e perche assomigli in un certo modo a me e a tante persone che amo e *ho amato, ma e uguale per me// Almeno nei miei amori sono eterna!

      • Roberto scrive:

        ed ecco qua. in qualche modo io vivo in compagnia della mia morte da …sempre. almeno da poco passata l’adolescienzal’ho sempre avuta presente come fine della vita (ovvio) – incombente-.
        guardavo le persone anziane a me care ( mia nonna che diceva sempre “sono stanza voglio morire) e mi chiedevo se ci fosse qualcosa dentro di noi che ci facesse accettare l’idea della morte che, ad una certa età, in qualche modo ci accompagnasse. Sono arrivato al punto di chiederlo apersone ( che allora ritenevo “molto anziane”) ricordo di averlo chiesto ad una giornalista famosa ( ora non ne ricordo il nome) e lei mi ha guardato con molto sorpresa e larisposta la ricordo”al contrario, mi ha detto, più ci si avvicina e più siamo attaccate allavita”.
        Ricordo che questa risposta ha sconvolto un po’ le mie certezze ma resto della mia idea che in qualche modo, la morte naturale (per senectute) in qualche modo ci sia propizia. certo: penso che da quel momento in poi non avrò più notizie dei miei cari ( la cosa mi spiace ma non troppo: non saprò dei loro dolori, se non altro) non sarò più a conoscenza dei fatti sulla terra, buone o cattive, sono molto curioso, ma è un fatto. tanto che mi devo cercare la riserva di pilloline che poi chissà se ne avrò il tempo (col cervello) o il coraggio..
        ma. forse tornando al punto 8 che ho perso di vista) mai sapremo tutto di noi stessi: siamo molto bravi a nasconderci. ciao giovane ragazza ..tu forse non lo sai ma sei una giovane fanciulla bellissima!

  3. Chiara Salvini scrive:

    …da rob, che si commenta bene anche da solo…

    la poesia……… vedo un cammello in un deserto deserto con le dune. un’oasi sperduta come un miraggio e poi si, come dici tu: lestrofe che galleggiano a mezz’aria come su un battuffolo di vapore. e poi, per me c’è anche anche un senso,,, lontano lontano proprio alla fine: vedersi dentro e non fuori ( è uno specchio magico ed anctico, ovviamente) e proprio tutto senza lasciare spazi oscuri.non spaventa? non è meglio il buio dopo la luce accecante.
    vabbè ..a me piace anche se non so mai bene perchè. ricordo di averla scritta di getto come qualcosa che hai dentro da tempo ed in un tal momento ha necessità d’esplodere. correzioni, poi, pochissime.

  4. Roberto scrive:

    due piccole annotazioni:
    mi hai ridotto gli anni e aumentato i figli
    sanremo 1943 22 giugno per l’esattezza
    figli 3 : 1 più 2 gemelli.

    • Chiara Salvini scrive:

      ma come mai sei così vecchio? A scuola, se non do i numeri, eri un anno prima di me, più giovane insomma. O forse ti ho visto solo alle gare di poesie di Don Alberto? Può darsi, frequentati non ci siamo mai frequentati…Fortunati siamo a chiedere alla memoria un ricordo così antico e intanto parlarci. chiara

  5. Roberto scrive:

    avevo l’età di jessie ed eravamo tutti e due con poca voglia di studiare. risultato (ma no, non ero un anno prima di te! magari pari) quando ero in quarta ginnasio avevo perso un anno. In quinta ne persi un altro.
    Poi basta.anche perchè in prima liceo mandai a quel paese (con buone maniere) la Bonadies ( insisteva a darmi 2 in latino considerando errore una frase di giulio cesare – me lo ricordo ancora. andai alla cattedra e le dissi “lei pensa che anche cesare abbia sbagliato?”
    Poi il Boeri ignorante come una talpa, insopportabile, due anni dopo venne a cercarmi perchè al (non ricordo come si chiamasse diciamo “festifal del latino ” c’era come ospite d’onore Bonaventura Tecchi che mi considerava un “suo giovane amico” – era amico di mario Cupisti e fu lui a presentarmelo- tra l’altro gli piacevano le mie poesie – . Il Boeri ci vide conversare su corso Matteotti e più tardi mi prese da parte per chiedermi informazioni sul Tecchi e , magari, presentarglielo. Lo snobbai. Per darti un’idea del mio rapporto coi professori: qualche anno dopo, mia sorella Deanna che malgrado avesse tre anni più di me sembrava una ragazzina, andò a fare una supplenza al cassini, Entrava tranquillamente poco prima delle dieci, ora della sua lezione, quando si senti apostrofare “ehi tu, ragazzina, ti sembra questa l’ora d’arrivare in classe? Come ti chiami?” mia sorella un po’ seccata gli rispose che si chiamava Rododendro ed andava a tenere una lezione. Boeri sbianco e balbettando le chiese “ma lei è parente di quel Rododendro… -che poi ero io…. me lo saluti tanto (o qualcosa del genere).
    La stessa cosa le successe alla Bocconi ( sempre a Deanna ) ma questa è un’altra storia divertente e la teniamo per un’altra volta.
    Comunque si (anzi no) una volta – pensa la memoria – ci siamo accompagnati per via Garibaldi – tu ed io – e forse oltre ed abbiamo chiacchierato per un po’, e poi, certo, da don alberto che non mi sopportava. ovvio.
    Mi suona tanto di sproloquio ma data l’ora va bene uguale, intanto tu puoi cestinarlo se vuoi.

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