GIACOMO E’ QUELLO A DESTRA, il più dolce e carino, non vi pare?
GUARDATE, IL NOSTRO GIACOMO, COME RISPONDE SERENO MOSTRANDO ALLA LUCE DI TUTTI, CHE LO SANNO GIA’ DI LORO, CHE E’ UN MESSAGGIO ” IMPOSSIBILE”, ALMENO FINCHE’ DURANO QUESTA NOSTRE CONDIZIONI
Giacomo Pisani
·
A prima vista sembra una simpatica campagna pubblicitaria il “Fertility Day” indetto dal Ministero alla Salute per il 22 settembre. Il messaggio è: “Non perdere tempo, pensa alle cose serie, fai figli piuttosto che farti consumare dal tempo!” Sia chiaro, la fertilità e la genitorialità sono questioni fondamentali, che meritano di avere il giusto rilievo. Ma avere un figlio ha a che fare non solo con le scelte e i percorsi di vita di ciascuno, ma con le condizioni materiali in cui si vive. C’è poco da ironizzare quando una generazione non ha la possibilità di progettare il proprio futuro, e le scelte di vita non possono essere derise sulla base di qualche slogan. La divulgazione scientifica non è sinonimo di paternalismo. C’è invece da creare le condizioni perché tutti possano decidere con libertà, appropriandosi del proprio corpo e del proprio futuro.
Condividi
Gli slogan sulla fertilità sembrano una grande presa in giro: ma pensano che gli italiani siano del tutto scemi? Che li facciano loro i figli, visto gli stipendi che prendono. Perché non fanno una campagna per costruire asili-nido, asili, scuole a tempo pieno pubbliche e gratuite, perché devono insultare così la nostra intelligenza? Perché questa gente, che dovrebbe essere la nostra classe dirigente, non si vergogna mai di se stessa e delle cavolate che esprime? L’invito a fare figli era caro anche ai fascisti: tra poco dovremo donare anche l’oro alla patria.
Leggo e trascrivo da Stefano Rodotà,”Diritto d’amore”, Laterza 2015, pag.73-74: ” Quando le condizioni economiche si fanno difficili, ecco un vero impedimento all’amore. Vi è una bellissima canzone, scritta nel 1966 da Gualtiero Bertelli e splendidamente cantata da Giovanna Marini e Francesco De Gregori, “Nina ti te ricordi” in cui bisogna citare almeno due versi: “Amarsi no xe no un pecato/ ma ancuo el xe un luso de pochi”. Chi canta è un disoccupato che ricorda con parole piane quali siano le condizioni materiali dell’amore, senza le quali diventa privilegio, appunto lusso di pochi. I versi precedenti raccontano che il parroco e la madre della futura sposa li esortavano a sposarsi per non commettere peccato…”. Tuttavia , una volta sposati, il marito scopre che un ostacolo all’amore è la sua miseria di disoccupato. Nina aspetta un figlio e l’amore è brutalmente attaccato dal bisogno, la preoccupazione riproduttiva che tanto angustia la nostra Ministra è dura realtà di mancanza di mezzi. Chissà se la nostra responsabile della salute conosce questa bellissima canzone che, a distanza di mezzo secolo, riproduce le stesse angustie non più solo della classe che un tempo si diceva operaia, ma anche della classe media, che si è allargata inesorabilmente verso il basso…