Dalla banchina del binario dodici
il capotreno lanciava
l’avviso col megafono di latta
LIVORNOOO
STAZIONE DI LIVORNOOOOO
Qui finiva il sonno del mio sogno
iniziato a Napoli Centrale
Fra non molto un ultimo sussulto
e il treno entrerà a Genova
stazione Brignole
Mamma era felice
nonno era lì che ci aspettava
Dal finestrino appannato
lo immaginavo nella sera fredda di dicembre
come statua greca dai capelli crespi
Gli occhi vivaci a scrutare
il labirinto di treni e passeggeri
Genova nel 1954 ………..
Vivo il ricordo d’una forneria
che all’angolo di Corso Torino
già alle sette del mattino
sfornava biscotti del Lagaccio
e memorabili focacce
Alla fermata di corso Buenos Aires
operai silenziosi
montavano in fila sui tramway
Per le sterzate brusche dei binari
ciondolavano assonnati sui sedili
I bar del borgo marinai
fumigavano caffè e sigarette
qualcuno spergiurava
” un giorno, vedrai, smetterò di fumare.”
In via Garibaldi increduli turisti
indugiavano fra i cortili di palazzi gentilizi
Genova è La Superba non a caso
Dal Belvedere di Carignano
lo sguardo abbracciava la città rampicante
sorvolando i campanili
dell’Annunziata e della Cattedrale
fino all’ Oregina
fino al fanale della Lanterna
svettante sui paranchi del porto
Laggiù Villetta di Negro
sembrava un’oasi
a volte incomprensibile
Al Caffè degli Specchi
in una luce di porcellana
raffinate signore gustavano frappè
scambiandosi ricordi
ed inediti gossip
Via Pré profumava di pesto e stoccafisso
Nell’intrigo di caruggi
neanche un raggio di sole
Neppure a mezzogiorno
Fra il basilico e l’ardesia dei balconi
trasparivano ragazze come ninfe
Dalla fontana di piazza De Ferrari
zampillavano notizie cittadine
Sotto i portici di via XX Settembre
eleganti boutique ed antiquari
esponevano preziose mercanzie
Al termine del corso
Piazza della Vittoria
appare come bianco lenzuolo
coronato di palazzi in travertino
severi
in un’architettura essenziale
L’arco solenne
le verdi aiuole decorate di gerani
il trionfo della pietra di Finale
ne fanno un unico e austero memoriale
La piazza è declinante
verso la sinfonia del mare aperto
dove il libeccio s’inebria di sale
L’antica Foce si snoda in Corso Italia
Il mare la corteggia trasformando
le onde impetuose in spume bianche
come fiori di maggio
La bella promenade che tira dritto
arriva a Boccadasse
Dove il mare ruba i colori
alle case dei pescatori
Col mio cono gelato in mano
seduto su una pietra di roccia
ascoltavo il rovescio cadenzato delle onde
abbattersi sullo scoglio mitico di Quarto
Ciao Genova
ribelle misteriosa che non molla
Genova
nostalgia di mia madre
Zena mia
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