RAI STORIA—video (30 min. circa)::: INTERNATI MILITARI ITALIANI (così definiti per non dover applicare a loro la Convenzione di Ginevra sui prigionieri )—PROF. DANIELE CESCHIN (1971) –UNIV. CA’ FOSCARI DI VENEZIA

http://www.raistoria.rai.it/articoli/internati-militari-italiani-voci-dalla-prigionia/36850/default.aspx

 

 

In seguito all’annuncio dell’armistizio, l’8 settembre 1943, circa 716.000 militari italiani vengono catturati dalle Forze armate tedesche e deportati in campi di concentramento nei territori del terzo Reich, in Germania. Rinchiusi nei lager, in 650.000 rifiutano di aderire alle SS, alla Wermacht e di giurare fedeltà alla Repubblica sociale italiana. Ma il prezzo che devono pagare è altissimo. Il 20 settembre Hitler cambia il loro status giuridico in quello di “Internati militari italiani”, rifiutando così di riconoscere ai militari italiani la condizione di prigionieri di guerra, per sfruttarne la forza lavoro privandoli della tutela della Croce Rossa Internazionale. Tra i seicentocinquantamila militari italiani, c’è il tenente Michele Montagano, ultimo sopravvissuto del campo per ufficiali di Unterlüss. Nell’intervista che ci ha rilasciato, Montagano racconta le ragioni del no a Hitler e a Mussolini, e descrive la sua battaglia più difficile, quella della sua coscienza, per restare fedele al giuramento fatto a se stesso e alla patria, e non cedere alle continue sollecitazioni dei nazisti e dei repubblichini ad aderire. La vita nel lager è scandita da interminabili ore di lavoro coatto, dalle vessazioni dei tedeschi, dalla fame, dal freddo, dalle pessime condizioni igieniche. Abbiamo visitato la Mostra degli Internati Militari organizzata dall’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, che racconta la dura quotidianità dei campi di concentramento attraverso oggetti, lettere, fotografie, dipinti, realizzati dai prigionieri. La storia degli Internati Militari Italiani è la storia di una grande battaglia combattuta con le armi della dignità e dell’amore per l’Italia.

LIBRO: Gabriele Hammermann, Gli Internati Militari Italiani. 1943-1945, Bologna, Il Mulino, 2004.

 

Copertina Gli internati militari italiani in Germania

Gabriele Hammermann, dopo aver studiato nelle Universit di Monaco e Treviri e all’Istituto storico germanico di Roma, ha lavorato come ricercatrice al Memoriale di Buchenwald, e dal 1997 ricercatrice e vicedirettrice al Memoriale di Dachau. E’ autrice di diversi contributi sul lavoro forzato, sulle SS, sul campo di concentramento di Dachau cos come sui “campi speciali” sovietici nella Germania dell’est tra il 1945 e il 1950.

 


LUOGO: Unterlüss

Con i 44 eroi di Unterlüss si fa riferimento ad un avvenimento storico della seconda guerra mondiale avvenuto il 24 febbraio 1945 quando 44 ufficiali del Regio Esercito italiano, presi prigionieri dai tedeschi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, si ribellarono alle imposizioni tedesche sostituendosi a 21 loro compagni scelti per la fucilazione.

L’episodio nacque dall’originale rifiuto di 214 ufficiali del Regio Esercito che, dopo l’8 settembre 1943, presi prigionieri dai tedeschi, si rifiutarono di sottoscrivere l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Classificati come Internati Militari Italiani (per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di Ginevra), furono impiegati coattivamente in lavori pesanti nei campi di concentramento tedeschi e polacchi.

Il 16 febbraio 1945, rinchiusi presso l’Oflag 83 di Wietzendorf, furono trasferiti nell’aeroporto di Dedelsdorf ormai in disuso che avrebbe dovuto essere un campo “civetta” su cui attirare i bombardamenti Alleati, destinati altrimenti verso altri bersagli.

Gli ufficiali italiani si rifiutarono di collaborare con i tedeschi e dopo sei giorni consecutivi di opposizione, il 24 febbraio 1945 un ufficiale della Gestapo con un reparto di SS scelse 21 prigionieri a caso dal gruppo dei dissidenti minacciandone la fucilazione immediata, ma 44 ufficiali italiani si offrirono volontariamente al posto dei compagni. Dopo alcune ore di consiglio i tedeschi, sorpresi e particolarmente colpiti dal gesto eroico dei militari italiani, decisero di avviarli alla “rieducazione al lavoro”, disponendo l’immediato trasferimento nel campo KZAEL di rieducazione al lavoro di Unterlüss, tra i più duri di tutta la Germania[1], dove furono sottoposti fino all’aprile successivo a lavori forzati, torture, sfruttamenti e a un trattamento di stenti in cui soffrirono la fame.

Sei di loro morirono, tre di questi furono uccisi dalle botte dei sorveglianti tra i quali il tenente Alberto Pepe di Teramo e il tenente Giuliano Nicolini di Stresa. Il sottotenente Giorgio Tagliente di Taranto fu picchiato a morte e finito con un colpo alla nuca. Pepe, Nicolini e Tagliente, insieme a Balboni, Anelli e Rinaudo furono insigniti della Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria. La liberazione dei 38 sopravvissuti avvenne il 9 aprile 1945. L’episodio è testimoniato sia da dichiarazioni rilasciate alla Croce Rossa Internazionale subito dopo la guerra da cittadini tedeschi presenti nel campo, tra cui il signor Otto Wahl di Unterlüss e dai resoconti dei sopravvissuti.

Con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri[2] i 44 eroi di Unterlüss sono stati insigniti della Medaglia d’onore ai deportati e internati nei lager nazisti[3] e di un encomio solenne (contenuta nel B.U. del Ministero della Difesa del 1949, disp. 6 pag. 1022).

NEL LINK SOTTO, C’E’ L’ELENCO DEI 44 EROI E LA VITA DI ALCUNI DI LORO

https://it.wikipedia.org/wiki/44_eroi_di_Unterl%C3%BCss
FILM: Inferno Mittelbau Dora, regia di Mary Mirka Milo, 2016.

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  1. Carine scrive:

    Quando si leggono questi atti di eroismo viene da chiedersi:” Ed io cosa avrei fatto?”. Fortunati noi che non siamo mai stati messi ad una tale prova!

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