2002— NANNI MORETTI—DOCUMENTARIO (25 min. circa)::: ” L’IMPLACABILE TENENTE ROSSI “

 

 

  1. Ten. Antonio Rossi – (Canosa di Puglia, 2 agosto 1912 – Canosa di Puglia, 1º agosto 2005). Ultimo di tre figli si laureò in giurisprudenza a Roma nel 1934; nel gennaio 1939 fu ammesso ai corsi per aspiranti ufficiali di complemento e si guadagnò il brevetto in aprile. Dall’11 giugno 1940, sottotenente, combatté con il 232º Battaglione di fanteria sulle Alpi occidentali, quindi da dicembre partecipò alla campagna italiana di Grecia. Il 9 settembre 1942 fu nominato tenente e continuò a servire nei Balcani: dopo l’annuncio dell’armistizio di Cassibile fu fatto prigioniero a Volo e in ottobre fu internato nel campo di concentramento Stalag 333 di Beniaminowo (Polonia), poi nell’aprile 1944 nello Stalag 10B di Sandbostel (Germania); trasferito quindi in dicembre all’Oflager 83 di Wietzendorf(Germania), arrivò in ultimo al campo di punizione di Unterluss (febbraio 1945). Il 24 febbraio fu tra i quarantaquattro ufficiali che volontariamente si offrirono per salvare la vita di altri commilitoni e, perciò, fu anch’egli inviato alla “rieducazione al lavoro” presso il duro campo KZ-AEL, sempre nei pressi di Unterlüss[4]. Sopravvissuto al lavoro forzato e all’inedia, rientrò a Canosa nel settembre 1945 e riavviò la sua impresa agricola, si sposò ed ebbe tre figli (dei quali Nicola Rossi è un noto economista). Il 12 settembre 1999 è stato pubblicato il suo diario di prigionia, che ricevette il Premio dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano per diario di guerra inedito e che fu ampiamente citato nel documentario del 2002 (prodotto da Nanni Moretti) appartenente alla serie “I diari della Sacher”. Lo stesso Moretti finanziò anche il cortometraggio L’implacabile Tenente Rossi (2002).
Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

2 risposte a 2002— NANNI MORETTI—DOCUMENTARIO (25 min. circa)::: ” L’IMPLACABILE TENENTE ROSSI “

  1. Carine scrive:

    Quante cose che si vengono a sapere! La vita di questa donna è veramente straordinaria. Dalla rubrica “Questa volta c’entra” prendiamo da “Il Fatto” un fatto buono:
    ” Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole”. Il monito di Primo Levi, premesso a “Se questo è un uomo”, pesa sul vuoto di memoria che lacera la società contemporanea italiana…La frase di Primo Levi può riassumere simbolicamente il ” Progetto Memoranda.La parole dei luoghi”. Nasce per iniziativa della Fondazione Nuto Revelli di Cuneo e del Centro Studi Piero Gobetti di Torino e si propone di creare una rete interattiva delle ” Case della memoria” dell’antifascismo e della Resistenza, con particolare riguardo a quello piemontese del Partito d’Azione-Giustizia e Libertà, e al mondo della cultura. Si tratta delle abitazioni e dei luoghi in cui vissero e operarono, tanto per ricordarne qualcuno, Ada e Piero Gobetti e Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Vittorio Foa, Barbara Allason e Augusto Monti, Cesare Pavese e Duccio Galimberti, Nuto Revelli e Dante Livio Bianco, ma anche Davide Lajolo e Beppe Fenoglio, il leggendario partigiano Piero Balbo ( il “Nord” de ” Il partigiano Jonny”), Emilio Lussu e Silvio Trentin, Piero Calamandrei e Alessandro Garrone, fino a Franco Antonicelli e a Benedetto Croce ospite della villa biellese di Pollone, e a tanti altri. Dimore cittadine, borgate montane, sedi cladestine di antifascisti e partigiani, luoghi di eccidi nazisti, in cui si cementò la lotta per la libertà… Il progetto ” Memoranda”va nella direzione auspicata di un recupero della intera memoria antifascista italiana, colta nella dimensione domestica, di famiglie e di amicizie…” “il Fatto”,25 luglio 2017,pag.19 ,di Massimo Novelli. Il progetto si avvierà praticamente a settembre 2017. E’ curato da Antonella Tarpino insieme a Marco Revelli e al Centro studi Piero Gobetti. Antonella Tarpino è tra l’altro autrice del saggio “Geografie della memoria. Case, rovine, oggetti quotidiani”, edito da Einaudi.

  2. Carine scrive:

    Sempre a proposito di memoria, mi sembra interessante una mostra che si svolge a Roma, al Goethe Institut e al Museo di Roma in Trastevere, per celebrare il venticinquennale dell’Agenzia fotografica berlinese Ostkreuz. L’Agenzia nasce all’indomani della caduta del muro al Café du Marché a Parigi per volontà dei fotografi censurati dalla Stasi, diventa subito simbolo della liberazione ideologica e mostra al mondo le opere dei propri fotografi rimaste per anni nei cassetti. Magnifica è la foto delle colossali statue dei grandi del marxismo portate via a pezzi dagli elicotteri nel cielo di Berlino, ovviamente dopo la caduta del muro. Questa immagine, con un effetto stranamente tenero e simbolico, c’è nel bel film ” Good bay , Lenin” di qualche anno fa. Questa notizia, accompagnata da alcune belle foto, è stata presa da “Il Fatto” di sabato 22 luglio 2017, pag.18, autore dell’articolo Angelo Molica Franco.

Rispondi a Carine Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *