Ballata n° 3
Agosto a Roma
Roma città in agosto
piacere di una morte
lenta assaporata trasognata
I ragazzi nudi si tuffano
nella fontana a Trevi come al mare
sui bordi di marmo antico prendono il sole
si schizzano lazzi con gesti osceni
e le turiste tirano giù le calze
alzano le gonne sulle cosce bianche
Noi vagabondi disperati
senza pace
senza luce
cerchiamo un locale dove andare
fra cento chiusi per ferie
ascoltare musica cubana o brasiliana
o quel che c’è
adattare il corpo al suono
perché il suono è un rumore
senza tempo oltre lo spazio
Pellegrini assonnati e disattenti
le fontane le strade le piazze
ci trovano sempre presenti
I diseredatati della città la notte
ci scrutano col bianco degli occhi
dai giardini di villa Pamphili
dagli scalini delle chiese
dalle scalinate delle piazze
dove si toccano famelici
dove ciondolano strippati
ubriachi e disperati
Come turisti ottusi
camminiamo le strade senza vedere
attenti a noi stessi
ai nostri epidermici ricordi
Mi accarezzi l’incavo del braccio
con dita tenere
ma se ti cerco non ci sei
Non ci sei più
io lo so che tu giochi
ed anch’io gioco e mi diverto
mi diverto un mondo
Ti racconto allora di quando
ragazzino godevo nei pantaloni
stringendo un’inglesina insulsa e bionda
a ridosso di un muro
nella mia città assolata di mare e di scogli
e tornando a casa facevo
merenda con pane e fichi.
Tu ridi e mi baci veloce e inattesa
E allora?
Andiamo a cercare quel benedetto locale
e scacciamo i ricordi che scavano solchi
di me
quarantenne stempiato e fiacco
E allora?
Andiamo a prendere cornetti caldi all’alba
da quel panettiere morto diecianni fa
E poi?
E poi basta
finisce agosto in città a Roma
mi rimetto la cravatta a righe
e non ti riconosco più.
Bella questa poesia: riesce a trasmettere l’apatia e il tempo sospeso di Roma ad agosto e nello stesso tempo la vita che sta sotto a questa apparente tregua. Mi sono dimenticata dei disegni di Mario, che sono bellissimi.
Grazie Donatella. Intanto hai pienamente ragione: i disegni di Mario, in qualche modo, completano quel che scrivo. E penso che, se s’impegna a sceglierli, vuol anche dire che non gli dispiace quel che scrivo.
Una nota a piè di pagina ( si dice così?) : la figura femminile ha una doppia funzione: è anche una trasfigurazione di Roma.
O così spero io ?