GIAMPAOLO CADALANU,REPUBBLICA DEL 30-12-2017, DALL’ITALIA LE BOMBE DI RIAD SUI CIVILI ;;; + LUCA KOCCI, SULLO STESSO ARGOMENTO DA ” ADISTA “

 

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bombe di Domusnovas (Cagliari)

 

 

repubblica del 30-12-2017

http://quotidiano.repubblica.it/edizionerepubblica/pw/flipperweb/flipperweb.html?testata=REP&issue=20171230&edizione=nazionale&startpage=1&displaypages=2

 

Inchiesta del New York Times

Dall’Italia le bombe di Riad sui civili

La ricostruzione dimostra che ordigni prodotti in Sardegna sono utilizzati dai sauditi per colpire nello Yemen provocando anche vittime non militari. Il governo: “Non è in vigore alcuna forma di embargo o sanzione”

GIAMPAOLO CADALANU,  roma

Le bombe che straziano le città yemenite, sganciate dai caccia sauditi, sono prodotte in Italia, dalla Rwm Italia, una fabbrica sarda di Domusnovas di proprietà della tedesca Rheinmetall. Tutto legale? Secondo il New York Times, no. Il quotidiano americano ha ricostruito la storia degli ordigni MK, raccogliendone i resti, identificando la provenienza e dimostrando che sono stati usati contro civili nei raid che l’Onu condanna come « indiscriminati ». Nel 2017 queste esportazioni sono aumentate in modo massiccio: secondo il Nyt il governo italiano autorizza vendita di armi per quasi 500 milioni di euro, di cui oltre 400 milioni per le bombe.

Ora il giornale accusa: l’esportazione a paesi in guerra è vietata dagli accordi internazionali, e la legge italiana 185 del 1990 non solo conferma il divieto di vendita ai Paesi sottoposti a embargo internazionale, ma lo estende anche a quelli in conflitto armato.

Ma in Italia nessuno sembra deciso a chiarire o a smentire. La vicenda della Rwm è nota, le Camere sono sciolte, il palleggio della responsabilità è fin troppo facile, anche di fronte alla tragedia yemenita, con quasi novemila morti, 50 mila feriti e oltre cinque milioni di sfollati. Alla Difesa vige il silenzio assoluto: la ministra Roberta Pinotti ha incassato le sue critiche per un viaggio dell’ottobre 2016 in Arabia Saudita, che i pacifisti definivano “ propagandistico”, e non replica al Nyt perché la decisione sull’esportazione di armamenti spetta al ministero degli Esteri, in particolare all’Unità per le autorizzazioni di materiali d’armamento. Ma nella valutazione va tenuto conto, per legge, dei pareri tecnici dei vari ministeri, fra cui la Difesa. Diverso è stato il caso dell’invio di armi ai combattenti curdi contro l’Isis, per il quale la stessa Pinotti aveva chiesto il parere delle commissioni: si trattava di armi di proprietà della Difesa o provenienti da sequestri.

La Farnesina ricorda che « la valutazione per autorizzazioni a Paesi extra-Ue e Nato coinvolge diversi ministeri». Come dire: non abbiamo deciso da soli. Il ministero degli Esteri ricorda che «l’Italia si adegua sempre alle prescrizioni dell’Onu o dell’Unione europea » , che l’export di armi verso Riad è inferiore a quello di altri Paesi Ue e che al momento « l’Arabia Saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea ». In altri termini: le perplessità sono politiche, la decisione è stata anch’essa politica.

Con Riad il nostro Paese ha un accordo di cooperazione militare dal 2007, che può facilitare anche le forniture di armi. Ma soprattutto, ricorda un esperto, Italia e Arabia Saudita fanno parte della coalizione anti- Daesh, l’alleanza di 74 paesi nella lotta all’Isis: è ovvio che fra alleati le forniture militari sono previste e autorizzate. Resta da chiarire se l’adesione a questa alleanza permetta o no il superamento della legge 185 senza espressa volontà parlamentare.

Il dubbio era sorto anche quando, nel febbraio 2016, l’Europarlamento aveva chiesto un embargo totale all’export di armi verso Riad per le gravi violazioni del diritto internazionale. La Camera dei Deputati ha respinto l’invito, auspicando uno sforzo comune europeo ma di fatto evitando un impegno preciso italiano. A poco sono servite le denunce dei pacifisti, che oggi ribadiscono con Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo: « Da tempo denunciamo che le autorizzazioni della Farnesina sono illegittime. Vogliamo davvero continuare a essere complici dei bombardamenti su civili e della più grave crisi umanitaria oggi in corso?».

 

 

Sardegna: pacifisti annunciano sabotaggi non violenti contro la produzione di bombe

 

Bombe Made in Sardegna: un pacifista annuncia azioni nonviolente di sabotaggio

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di Luca Kocci

«Signor prefetto, signor questore, la informo che per quanto riguarda la fabbrica di bombe di Domusnovas (Ca), potrei attuare delle azioni di sabotaggio nonviolente. Considerato che il governo italiano sta violando la legge 185/90. Infatti in base a quella norma non si possono vendere armi alle nazioni in guerra! L’Arabia Saudita usa queste bombe, ci sono le prove, anche e soprattutto contro civili inermi. La mia coscienza di cristiano mi impone di farlo».

È questa la breve lettera che il pacifista sardo Antonello Repetto, aderente a Pax Christi – ma la sua, precisa, «è una iniziativa personale» – e non nuovo ad iniziative nonviolente antimilitariste, ha inviato al prefetto e al questore di Cagliari per “autodenunciarsi” e, contestualmente, denunciare la condotta illegittima della Rwm Italia munitions (sede centrale a Ghedi, provincia di Brescia, e uno stabilimento a Domusnovas, provincia di Cagliari), costola della Rheinmetall Defence, colosso tedesco degli armamenti, subentrato nel 2010 alla Società esplosivi industriali spa, che dal 2001, dopo aver prodotto per anni esplosivi da cava e per altri usi civili, è stata convertita a fabbrica per ordigni militari.

Secondo un’inchiesta giornalistica di Reported.ly – rilanciata in Italia, fra gli altri, da Famiglia Cristiana, Il fatto quotidiano e l’Unione sarda – a Domusnovas vengono prodotte bombe, vendute, attraverso l’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e regolarmente utilizzate per bombardare lo Yemen (v. Adista Notizie n. 40/15), come denunciano anche Amnesty International, Medici senza frontiere, Rete Disarmo e Opal Brescia. In violazione, quindi della legge 185/90, che regola l’export di armi dall’Italia e vieta la vendita di armamenti a Paesi impegnati in conflitti.

«Mi sono autodenunciato per rendere pubblica, in questo modo, la violazione della legge», spiega ad Adista Antonello Repetto. «È la mia coscienza, di cristiano, che me lo impone, perché il quinto comandamento parla chiaro: non uccidere. E con le bombe fabbricate a Domusnovas si uccide, anche civili inermi. Rilevo poi, con rammarico, che la Chiesa sarda, tranne pochissime eccezioni, continua a restare in un assordante silenzio, facendo il contrario di quello che dice papa Francesco, che in più occasioni ha denunciato la guerra, la produzione e il commercio di armi. Ma io non potevo più tacere». Il prossimo 19 dicembre è in programma un sit-in presso la Rwm di Domusnovas. E in quell’occasione i pacifisti potrebbero mettere in atto nuove inziative nonviolente nei confronti dell’industria.

Repetto ha indirizzato una lettera anche agli operai della Rwm di Domusnovas, allegandole il testo della Preghiera semplice di Francesco d’Assisi. «Mi permetto di scrivervi per invitarvi a riflettere su quello che purtroppo contribuite a fabbricare», si legge nella lettera inviata anche ad Adista. «Come ben sapete gli ordigni da voi prodotti vengono usati dall’Arabia Saudita contro lo Yemen. I raid aerei hanno causato la morte di migliaia di civili. Amnesty International afferma che sono stati compiuti veri crimini di guerra. Sono state infatti distrutte scuole e addirittura ospedali. Capisco cosa vuol dire oggi come oggi avere la fortuna di lavorare, e il posto di lavoro va indubbiamente salvaguardato, soprattutto quando si ha famiglia. Però non me ne vorrete se voglio rammentare che anche in Yemen hanno la famiglia! Quanti civili inermi dovranno ancora morire a causa di questi micidiali ordigni che provengono, purtroppo, anche dalla Sardegna? Vorrei, se mi permettete, farvi una proposta: perché tramite i vostri rappresentanti sindacali non chiedete una riconversione della fabbrica? So benissimo che non è un discorso facile da affrontare. Vorrei che in occasione del Natale prendeste in considerazione la mia proposta».

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Fonte: Adista   http://www.adista.it/

nota del blog:::

Adista (acronimo di Agenzia Di Informazioni STAmpa, nasce nel 1967,) è un’agenzia di stampa «sul mondo cattolico e sulle realtà religiose» con sede a Roma.

Nata come quindicinale, attualmente pubblica due numeri a settimana: un numero dedicato alle notizie, Adista-Notizie (colore blu) che si alterna ad un approfondimento dal titolo Adista-Segni nuovi (colore arancio) e ad un numero dedicato ai documenti, Adista-Documenti (colore verde); una volta al mese i numeri diventano tre: alla coppia blu-verde o blu-arancione, si affianca un numero dedicato alla rassegna stampa internazionale, Adista-Contesti (colore rosso).

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AGGIORNAMENTO:

Un altro pacifista, Francesco Arcuri, si è autodenunciato. Anch’egli, come il collega Repetto, attuerà azioni nonviolente per sabotare la produzione di Bombe della fabbrica Rwm Italia Munitions di Domusnovas (CA). Arcuri ha comunicato la sua decisione con due lettere inviate ai vertici di Prefettura e Questura. Nelle lettere affronta anche il problema sui posti di lavoro nella fabbrica: “Sono contro il ricatto occupazionale e non voglio che i cittadini siano costretti a scegliere fra la disoccupazione e il lavoro in fabbriche di morte, diretta o indiretta che sia… io mi autodenuncio per puntare il dito contro lo Stato Italiano che non mi garantisce né un lavoro né una casa a favore di spese belliche, perché voglio che i miei figli crescano in un paese dignitoso, dove possano vivere felicemente e serenamente, senza guerre alimentate da scopi economici e poi spacciate per “sante”.”  (madu)

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