REPUBBLICA DEL 30-12-2017
“Moratoria sulla Buona scuola”: l’appello degli insegnanti firmato da intellettuali e accademici
Diventato virale in Rete un documento che chiede di aprire discussione su riforme. Più di 1.200 sottoscrizioni, tra le firme: Cacciari, Urbinati, Galimberti, Settis
di ILARIA VENTURI
Firmano Salvatore Settis, Massimo Cacciari, Tomaso Montanari, Umberto Galimberti, Nadia Urbinati, Michela Marzano, Romano Luperini, il filosofo Roberto Esposito, gli storici Giovanni De Luna e Adriano Prosperi, il sociologo Alessandro Dal Lago, i pedagogisti Benedetto Vertecchi, Massimo Baldacci e tanti altri educatori e professori universitari, insegnanti e critici letterari e dell’arte. Un elenco che si allunga a oltre 1.200 firme.
“Una risposta inattesa al nostro grido su quella che è un’emergenza culturale” , commenta Rossella Latempa, tra le promotrici dell’appello, docente di matematica e fisica a Verona. “E’ un documento per aprire una riflessione e contrastare il senso di impotenza che tanti insegnanti provano” , spiega Renata Puleo, altra prima firmataria, attivista con la “passione per la scuola”, dirigente scolastica in pensione. “Vogliamo andare oltre, animare un dibattito meno sclerotico, confidando in una moratoria e in futuri gruppi di lavoro parlamentari aperti a chi nella scuola lavora”. In buona sostanza, l’appello è che si ritorni alla scuola della Costituzione.
“La scuola è e deve essere sempre meglio una comunità educativa ed educante. Per questo non può assumere, come propri, modelli produttivistici, forse utili in altri ambiti della società, ma inadeguati all’esigenza di una formazione umana e critica integrale”, si legge nel documento che si trova via web. “Bisogna chiedersi, con franchezza: cosa è al centro realmente? L’educazione, la cultura, l’amore per i giovani e per la loro crescita intellettuale e interiore, non solo professionale, o un processo economicistico-tecnicistico che asfissia e destituisce?”.
Il documento affronta vari aspetti, tra cui il rapporto tra conoscenze e competenze (“una scuola di qualità è basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle discipline. Letteratura, Matematica, Arte, Scienza, Storia, Geografia, Filosofia, in tutte le loro declinazioni, sono la chiave di lettura del mondo”); innovazione didattica e tecnologie digitali (“servono innovazioni che sappiano valorizzare inoltre l’interculturalità, la creatività e l’immaginazione, il pensiero critico e quello simbolico, nella didattica così come nell’impianto complessivo della scuola”); la lezione (“nell’era di instagram, twitter e dell’ e-learning, la relazione e la comunicazione “viva” allievo/insegnante – nella comunità della classe – rappresentano fortezze da salvaguardare e custodire”); scuola e lavoro
(“Non si frequenta un percorso di istruzione solo per prepararsi ad una professione.”); la valutazione (“È impensabile che enti terzi, estranei al rapporto educativo, entrino nel merito della valutazione formativa, come previsto dalla Buona Scuola”).
“L’ultima riforma della scuola è l’apice di un processo pluridecennale che rischia di svuotare sempre più di senso la pratica educativa e che mette in pericolo i fondamenti stessi della scuola pubblica”. Comincia così l’appello per la scuola pubblica promosso da sei insegnanti, un docente di Milano Bicocca, Andrea Cerroni, e una ex preside di Roma. Un documento di critica alla Buona scuola, ma non solo, in cui si chiede una moratoria – una pausa di riflessione – sui punti più contestati: i test Invalsi, l’alternanza scuola-lavoro, l’insegnamento delle materie in inglese, l’ennesima riforma dell’esame di Stato. Nato dal basso, in poco tempo è diventato virale, ha conquistato la rete, ma soprattutto mosso intellettuali e accademici.