ANTONIO VOLTOLINI / EQUIVOCI MUSICALI, SPETTACOLO PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA 2018 —-++ ALICE HERZ SOMMERZ, LA STORIA DELLA PIANISTA SOPRAVVISSUTA ALL’OLOCAUSTO

 

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“La musica mi ha salvato la vita”
ALICE, LA PIANISTA DI THERESIENSTADT
Alice Baccalini Elda Olivieri e Rachel O’Brien presentano Il nuovo spettacolo di EquiVoci Musicali per la Giornata della Memoria 2018. Una storia vera, toccante, emozionante: quella della pianista Alice Herz Sommer sopravvissuta all’Olocausto grazie a Chopin, Schubert e Beethoven. Eseguiremo i brani che hanno salvato la sua e molte altre vite nel campo di Terezìn… ascolteremo le parole di una grande testimone del ‘900, una donna di pace, una visionaria dell’ottimismo e della speranza.

Non mancate sabato 27 Gennaio ore 21 | Teatro Binario 7 di Monza, via Turati 8

Info e biglietti qui https://goo.gl/iPvLFL

Memoriale della Shoah Milano#shoah#olocaustoTeatro Binario 7

 

 

 

LIFEGATE.IT 27 GENNAIO 2015

https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/alice-herz-sommer

 

Alice Herz-Sommer, la storia della pianista sopravvissuta all’Olocausto

MUSICA

Pubblicato il 27 GEN 2015

di

VALENTINA GAMBARO
Nel giorno della memoria ricordiamo la storia del campo di Terezìn, di tutti i musicisti che vi furono internati e sopravvissero all’orrore dell’Olocausto grazie alla musica e di tutti coloro che, invece, vi persero la vita.

Terezín (Theresienstadt in tedesco) è stato un campo di concentramento situato nella ex Cecoslovacchia, creato da Hitler e i carnefici nazisti come “campo modello” per ingannare il mondo sulle condizioni all’interno dei lager e dei ghetti. Inizialmente avrebbe dovuto ospitare ebrei anziani da lasciar morire per “cause naturali”, ma col tempo vi furono internati molti artisti, musicisti, compositori di fama europea e intellettuali famosi, difficili da far sparire proprio perché conosciuti a livello internazionale.

Ho sperimentato che la potenza della musica è così grande da poter portare nel suo regno qualunque essere umano che possieda un cuore e una mente aperta, da rendere possibile sopportare le più terribili ore della propria esistenza. (Karel Ancérl, direttore d’orchestra sopravvissuto a Terezìn)

Nonostante le condizioni di vita non fossero migliori rispetto a gran parte degli altri campi e Terezín, di fatto, fosse un campo di transito sulla strada per Auschwitz, qui la vita culturale era molto ricca. La musica e l’arte in genere, dapprima considerata clandestina dal Reich e perseguitata dalle SS, a Theresienstadt fu autorizzata subito per diventare strumento stesso di propaganda dell’orrore: i nazisti si resero conto che, attraverso la musica, avrebbero potuto raggirare il mondo intero su quello che realmente accadeva nei lager e controllare gli ebrei stessi, fino al momento delle camere a gas.

Ma, se per le SS la musica era solo uno strumento di repressione, per gli ebrei internati era l’unico modo di sfuggire alla morte o, per lo meno, di vivere gli ultimi giorni con dignità, facendo quello che più elevava l’essere umano: suonare. La musica divenne così un grande “strumento di resistenza” e all’interno del campo furono rappresentati, anche spontaneamente, vari balletti e opere liriche (La sposa venduta, Le nozze di Figaro, Carmen e anche il Requiem di Giuseppe Verdi), mentre la band The Ghetto Swingers suonava musica jazz.

 

 

Una testimonianza forte della potenza che la musica ha avuto all’interno di Terezìn arriva dalla storia di Alice Herz-Sommer, raccontata nel documentario The lady in Number 6: Music Saved My Life.

L’opera si è aggiudicata il premio come miglior corto documentario nella notte degli Oscar 2014 ed è la stessa Alice Sommer – prima di morire all’età di 110 anni (NEL FEBBRAIO 2014, IL BLOG) – a raccontare la propria storia con grande lucidità. Pianista ebrea di grande talento, la sua carriera fu bruscamente interrotta a Praga nel 1939 quando fu deportata con il figlio a Theresienstadt, in seguito alle leggi razziali di regime. Qui riuscì a scampare alle camere a gas grazie al suo talento di pianista. Nel 1949 Alice emigra in Israele, dove lavora come insegnante di musica a Gerusalemme, e nel 1986 si trasferisce a Londra. Ha suonato il piano per due ore e mezza, ogni mattina, fino all’età di 107 anni.

La musica, dunque, l’ha tenuta sempre viva, anche dopo la fine della guerra.

Che cosa mi ha fatto sopravvivere? Il mio carattere. Il mio ottimismo e la mia disciplina. Puntualmente, ogni giorno alle dieci, io siedo al pianoforte. Tutto è in ordine intorno a me. (Alice Herz-Sommer)

 

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