IL QUARTIERE DI SAN NICOLA, NUCLEO PIU’ ANTICO DI BERLINO, LUNGO LA SPREA
La sfida dell’Afd
L’ultradestra tedesca alla prova della piazza “ Fascisti di sinistra quelli che ci contestano”
BERLINO, GERMANIA
Al sottopasso della metro siamo travolti dalla puzza di catrame: qualche minuto prima sul corteo dell’Afd ne è piovuto un secchio dal ponte. Un capannello di manifestanti con i vestiti e i capelli imbrattati si è fermato qualche metro più in là. Sono ancora scioccati, ci dicono che «è sicuramente una strategia dei fascisti di sinistra di riconoscerci dopo la manifestazione e aggredirci». Ma al di là della paranoia, colpisce quell’ossimoro, quei “fascisti di sinistra” che torna anche nei cori. Del resto, uno degli slogan che la destra tedesca ama cantare ai cortei è “resistenza”. A chi l’ha fatta davvero correrà un brivido lungo da schiena, ma la retorica vittimista dell’Afd prevede anche questo: lo scippo della storia. E pazienza se mescolati ai manifestanti si intravedono tatuaggi con svastiche e rune.
Alla fine di una assolata giornata berlinese turbata solo da qualche acquazzone, la prima prova di piazza dell’Afd da quando è diventata il maggiore partito di opposizione nel Bundestag, è andata maluccio. Cinquemila militanti contro i venticinquemila che con bandiere arcobaleno e messaggi di pace e tolleranza hanno invaso le strade del centro di Berlino per manifestare contro.
Gunnar Lindemann non si scompone: «Guardi che in tanti non sono venuti perché sanno che rischiano grosso con tutti questi picchiatori rossi in giro», ci spiega.
L’uomo del miracolo dell’Afd a Marzahn, un quartiere di casermoni anonimi della periferia di Berlino, un coacervo di tensioni sociali dove i neonazisti della Npd prendevano da decenni il 10% e che invece regalò a lui, due anni fa, un incredibile 30% alle elezioni comunali, è convinto che non sia andata troppo male.
«Siamo arrivati a destinazione, è già tanto. Merito della polizia».
Qualcuno scommetteva, in effetti, che il corteo della destra nazionalista si sarebbe fermato alla stazione centrale, luogo di partenza della manifestazione, bloccato dai contro-cortei. Invece, dopo qualche momento di tensione iniziale, la polizia è riuscita a dirottare i militanti dell’Afd – una distesa di bandiere della Germania, spettacolo quasi impensabile fino a qualche anno fa – lungo la Sprea fino alla Porta di Brandeburgo.
Il parlamentare berlinese ha sentito della situazione difficile in Italia ma «non definirei mai gli italiani come ‘scrocconi’. Ogni popolo è sovrano e così come noi vogliamo uscire dall’euro, è legittimo che lo vogliano anche tanti italiani».
PORTA DI BRANDEBURGO
Arrivati alla Porta di Brandeburgo, un luogo importante della storia di Berlino, dove
UNA FOTO STORICA:: Brandenburger Tor dopo la revoca delle limitazioni ai viaggi dei cittadini della RDT; 10.11.1989
(Immagine: Landesarchiv Berlin 0312009/Edmund Kasperski)
Reagan gridò a Gorbaciov “butti giù il Muro”, i due cortei avversari si fronteggiano a distanza. A est della Porta, bandiere dorate, arcobaleno e bandiere della Linke e degli anarchici a perdita d’occhio. Nella piazza a Ovest, all’inizio del Tiergarten, un palco dove il leader dell’Afd Gauland sciorina parole d’ordine patriottiche e anti islamiche. In mezzo, dove una volta correva la ferita più dolorosa della Germania del dopoguerra, una fila di camionette della polizia e agenti in tenuta antisommossa. Per evitare scontri, la città ne ha mobilitati duemila.
Ma l’idea più geniale della giornata è venuta a un centinaio di club e locali notturni che hanno affittato otto barche sulla Sprea e organizzato un corteo di camion con delle gigantesse casse che suonavano musica elettronica a volumi spaccatimpani. Lo slogan? “Bass them away”, “cacciamoli con i bassi”. E, a concludere una giornata piena di paradossi, da entrambi i cortei, di qua e di là della Porta di Brandeburgo, parte improvvisamente lo stesso coro, “Nazis raus”, “fuori i nazi”. Un altro coro che suona stonatissimo, in bocca a qualcuno.
– Tonia Mastrobuoni
EPA/ OMER MESSINGER
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E’ incredibile che fascismo e nazismo ritornino in Europa, dopo il fallimento e la tragedia della Seconda guerra mondiale. Ieri ho rivisto in televisione ” Germania anno zero”, girato da Rossellini nel 1948 tra le macerie materiali e morali della Germania. Eppure, anche in quel momento, la malvagia pianta della demenza nazista infettava i più deboli.